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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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15/10/2013 12:47
 
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2^ DELLA COMUNIONE COME MEZZO DI SANTIFICAZIONE 277-1.

277. A) Gli effetti. L'Eucaristia, come sacramento, produce
direttamente in noi per sua propria virtu`, ex opere operato, un
aumento di grazia santificante. Infatti e` stata istituita per essere
cibo dell'anima nostra: "Caro mea vere est cibus et sanguis meus vere
est potus" 277-2; i suoi effetti sono dunque simili a quelli del
nutrimento materiale: sostiene, aumenta e ripara le forze spirituali,
causandoci una letizia che, se non e` sempre sensibile, e` per altro
reale. Gesu` stesso e` il nostro alimento, l'intiero Gesu`, il suo corpo,
il suo sangue, la sua anima, la sua divinita`. Si unisce a noi per
trasformarci in lui; questa unione e` insieme fisica e morale,
trasformante e di sua natura permanente. Tal e` la dottrina di
S. Giovanni che il P. Lebreton 277-3 compendia cosi`:
"Nell'Eucaristia si compie l'unione di Cristo e del fedele e la
vivificante trasformazione che ne e` il frutto; non si tratta solo piu`
dell'adesione a Cristo per mezzo della fede, ne` dell'incorporazione a
Cristo per mezzo del battesimo; e` una nuova unione realissima insieme
e spiritualissima: si puo` per lei dire che chi aderisce al Signore non
solo e` con lui un solo spirito, ma anche una sola carne. E` unione cosi`
intima che Gesu` non teme di dire: "Come io vivo per il Padre, cosi`
colui che si ciba di me vivra` per me"; abbiamo certamente qui solo
un'analogia; ma resta sempre vero che, per mantenerla, bisogna
intendervi non solo un'unione morale fondata sopra una comunanza di
sentimenti ma una vera unione fisica, che importa la fusione di due
vite, o meglio la partecipazione del cristiano alla vita stessa di
Cristo".

Studiamoci di spiegare cotesta unione.

278. a) E` un'unione fisica. E` di fede, secondo il Concilio di
Trento, che l'Eucaristia contiene veramente, realmente e
sostanzialmente il corpo e il sangue di Gesu` Cristo, con la sua anima
e la sua divinita`, e quindi tutto quanto Cristo 278-1. Onde,
quando facciamo la comunione sacramentale, riceviamo realmente e
fisicamente, nascosti sotto le sacre specie, il corpo e il sangue del
Salvatore, con la sua anima e la sua divinita`. Siamo quindi non solo
tabernacoli ma anche pissidi ove Gesu` abita e vive, ove gli angeli
vengono ad adorarlo, e dove noi dobbiamo aggiungere le adorazioni
nostre alle loro. Anzi c'e` tra Gesu` e noi una unione simile a quella
che esiste tra il cibo e colui che se l'assimila; con questa
differenza pero` che non siamo noi che trasformiamo Gesu` nella nostra
sostanza ma e` Gesu` che noi trasforma in lui: e` infatti l'essere
superiore che si assimila l'inferiore 278-2. E` un'unione che
tende a rendere la nostra carne piu` sottomessa allo spirito e piu`
casta, e depone in lei un germe d'immortalita`: "Et ego resuscitabo
eum" 278-3.

279. b) Su questa unione fisica viene ad innestarsi un'unione
spirituale intimissima e trasformatrice. 1) E` unione intimissima e
santificantissima. L'anima di Gesu` s'unisce alla nostra per non fare
con lei che un cuore solo e un'anima sola: "cor unum et anima una". La
sua immaginazione e la sua memoria, cosi` ben regolate e cosi` sante,
s'uniscono alla immaginazione nostra e alla nostra memoria per
disciplinarle e orientarle verso Dio e le cose divine, volgendone
l'attivita` verso il ricordo dei benefici di Dio, verso l'incantevole
sua bellezza e l'inesauribile sua bonta`. La sua intelligenza, vero
sole delle anime, ci illumina la mente con gli splendori della fede e
ci fa veder tutto e tutto giudicare alla luce di Dio; tocchiamo allora
con mano la vanita` dei beni della terra, la follia delle massime del
mondo, assaporiamo le massime evangeliche prima cosi` oscure per noi
perche` tanto contrarie ai naturali nostri istinti. La sua volonta` cosi`
forte, cosi` costante, cosi` generosa, viene a correggere le nostre
debolezze, la nostra incostanza, il nostro egoismo, comunicandoci le
divine sue energie, tanto da poter dire con S. Paolo: "Io posso tutto
in colui che mi fortifica: "omnia possum in eo qui me
confortat" 279-1. Ci pare allora che gli sforzi non ci costeranno
piu`, che le tentazioni ci troveranno incrollabili, che la perseveranza
nel bene non ci spaventi piu`, perche` non siamo piu` soli ma aderiamo a
Cristo come l'edera alla quercia e ne partecipiamo quindi la fortezza.
Il suo cuore, cosi` ardente d'amore per Dio e per le anime, viene a
infiammare il nostro cosi` freddo per Dio, cosi` tenero per le creature;
come i discepoli d'Emmaus ripetiamo: "Non ci ardeva forse il cuore in
petto mentre ei ci parlava? Nonne cor nostrum ardens erat in nobis,
dum loqueretur in via?" 279-2. Sotto l'azione di questo fuoco
divino, sentiamo allora slanci quasi irresistibili verso il bene e una
volonta` guardinga ma ferma di far tutto, di tutto soffrire per Dio e
di non rifiutargli nulla.

280. 2) E` chiaro che una cosiffatta unione e` veramente
trasformatrice. 1^ A poco a poco i nostri pensieri, le nostre idee, le
nostre convinzioni, i nostri giudizi si modificano: invece di
giudicare le cose secondo le massime del mondo, facciamo nostri i
pensieri e i giudizi di Gesu`, amorosamente abbracciamo le massime
evangeliche, e costantemente ci domandiamo: Che farebbe Gesu` se fosse
al mio posto? 2^ Lo stesso e` dei nostri desideri e dei nostri voleri;
persuasi che il mondo e il nostro io hanno torto, che solo Gesu`,
Sapienza eterna, e` nella verita`, non desideriamo piu` che cio` che
desidera lui, la gloria di Dio, la salvezza nostra e quella dei nostri
fratelli; non vogliamo che cio` che vuol lui "non mea voluntas, sed tua
fiat"; e anche quando questa volonta` e` dura per noi, l'accettiamo di
gran cuore, sicuri che non mira se non al bene spirituale nostro e a
quello del prossimo.

3^ Il nostro cuore si libera egli pure a poco a poco del suo egoismo
piu` o meno cosciente, delle sue affezioni naturali e sensibili, per
amare ardentemente, generosamente, appassionatamente Dio e le anime
guardate in Dio: non amiamo piu` le consolazioni divine, per quanto
dolci elle siano, ma Dio stesso; non si mira piu` al piacere di
trovarsi con quelli che si amano, ma al bene che si puo` lor fare.
Viviamo quindi una vita piu` intensa e sopra tutto piu` soprannaturale e
piu` divina che pel passato; non e` piu` l'io, l'uomo vecchio che vive,
pensa ed opera: e` Gesu` stesso, e` il suo spirito che vive in noi e
vivifica il nostro: "Vivo autem jam non ego, vivit vero in me
Christus" 280-1.

281. c) Questa unione spirituale si prolunga quanto vogliamo,
affermando Gesu` stesso: "Qui manducat meam carnem et bibit meum
sanguinem, in me manet et ego in eo" 281-1. Quanto a lui altro
non brama che di restare eternamente in noi; da noi quindi dipende con
la sua grazia, di restargli costantemente uniti.

Ma in che modo si perpetua quest'unione?

Alcuni autori pensarono, col P. Schram 281-2, che l'anima di Gesu`
si raccolga, a cosi` dire, nel centro dell'anima nostra, per
stabilmente rimanervi. -- Sarebbe questo un miracolo assolutamente
straordinario, perche` l'anima di Gesu` resta costantemente unita al suo
corpo e il suo corpo sparisce con le specie sacramentali. Non possiamo
quindi ammettere quest'opinione, perche` Dio non moltiplica i miracoli
di tal genere senza necessita`.

Ma se la sua anima umana si ritira da noi nello stesso tempo che il
suo corpo, la sua divinita` resta in noi finche` siamo in stato di
grazia. Anzi, la sua santa umanita`, unita alla sua divinita`, conserva
con l'anima nostra un'unione speciale. Il che puo` teologicamente
spiegarsi nel modo seguente. Lo Spirito di Gesu` o, in altri termini,
lo Spirito Santo che vive nell'anima umana di Gesu`, resta in noi in
virtu` dell'affinita` speciale contratta nella comunione sacramentale
con Gesu` e vi opera delle disposizioni interne simili a quelle di
Nostro Signore; a richiesta di Gesu`, che prega continuamente per noi,
ci largisce grazie attuali piu` copiose e piu` efficaci, ci preserva con
cura speciale dalle tentazioni, produce in noi privilegiate
impressioni, dirige l'anima nostra e le sue facolta`, ci parla al
cuore, fortifica la nostra volonta`, rinfiamma il nostro amore, e ci
continua cosi` nell'anima gli effetti della comunione sacramentale. Ma
per godere di questi privilegi, e` chiaro che bisogna vivere nel
raccoglimento interiore, ascoltare attentamente la voce di Dio, ed
essere pronti ad eseguirne i minimi desideri. A questo modo la
comunione sacramentale si perfeziona con la comunione spirituale che
ne perpetua i santi effetti.

282. d) Questa comunione trae seco un'unione speciale con le tre
persone divine della SS. Trinita` 282-1; perche`, in virtu` della
circumincessione (che e` l'abitazione delle divine persone l'una
nell'altra), il Verbo non viene solo nell'anima nostra; ci viene col
Padre che continuamente lo genera nel suo seno, ci viene con lo
Spirito Santo che continuamente procede dal mutuo amplesso del Padre e
del Figlio: "Chi ama me, anche il Padre mio amera` lui, e verremo a lui
e in lui faremo dimora" 282-2. E` vero che le tre divine persone
sono gia` in noi per la grazia, ma, nel momento della comunione, vi
sono per un titolo speciale: essendo noi fisicamente uniti al Verbo
Incarnato, in lui e per lui esse sono unite a noi e ci amano come un
prolungamento del Verbo Incarnato di cui siamo le membra. Portando
Gesu` nel nostro cuore, vi portiamo pure il Padre e lo Spirito Santo;
la comunione e` quindi un anticipato paradiso e, se avessimo viva fede,
proveremmo a verita` di quella parola dell'Imitazione, che essere con
Gesu` e` il paradiso in terra: "Esse cum Jesu dulcis
paradisus" 282-3.

283. B) Disposizioni per trar profitto dalla comunione. Avendo
l'Eucaristia per fine d'unirci a Gesu` e a Dio in modo intimo,
trasformante e permanente, tutto cio` che fomentera` quest'unione, nella
preparazione o nel ringraziamento, ne intensifichera` i lieti effetti.

a) La preparazione sara` quindi una specie d'unione anticipata a Nostro
Signore. Si suppone che l'anima sia gia` unita a Dio con la grazia
santificante, altrimenti la comunione sarebbe un
sacrilegio 283-1. Cio` posto, la preparazione abbraccera` almeno
queste tre cose:

1) Anzitutto l'adempimento piu` perfetto di tutti i doveri del nostro
stato in unione con Gesu` e per piacere a Lui. Non e` forse questo
infatti il mezzo migliore per attirare in noi Colui la cui vita si
compendia nell'ubbidienza filiale al Padre a fine di piacergli? "Quae
placita sunt ei facio semper" 283-2. Abbiamo gia` spiegato questa
pratica al n. 229.

2) Una sincera umilta`, fondata da un lato sulla grandezza e sulla
santita` di Nostro Signore e dall'altro sulla nostra bassezza e
indegnita`: "Domine, non sum dignus..." Questa disposizione fa, per
cosi` dire, il vuoto nell'anima nostra, sgombrandola dall'egoismo,
dall'orgoglio, dalla presunzione; ora e` proprio nel vuoto di se` che si
opera l'unione con Dio; quanto piu` ci vuotiamo di noi stessi, tanto
meglio prepariamo l'anima a lasciarsi prendere e possedere da Dio.

3) A questa umilta` terra` dietro un desiderio ardente d'unirsi al Dio
dell'Eucaristia: sentendo vivamente la nostra impotenza e la nostra
poverta`, sospireremo a Colui che solo puo` fortificare la nostra
debolezza, arricchirci dei suoi tesori e riempire il vuoto del nostro
cuore. Or questo desiderio, dilatandoci l'anima, la spalanchera` a
Colui che desidera dare tutto se stesso a noi: "Desiderio desideravi
hoc pascha manducare vobiscum" 283-3.

284. b) Il migliore ringraziamento sara` quello che prolunghera` la
nostra unione con Gesu`.

1) Principiera` dunque con un atto di silenziosa adorazione,
d'annientamento, e di intiera donazione di noi stessi a Colui che,
essendo Dio, si da` interamente a noi 284-1: "Adoro te devote,
latens deitas... Tibi se cor meum totum subjicit" 284-2. In
unione con Maria, la piu` perfetta adoratrice di Gesu`, ci annienteremo
davanti alla Maesta` divina, per benedirla, lodarla, ringraziarla,
prima il Verbo Incarnato e poi, con Lui e per Lui, la SS. Trinita`.
"Magnificat anima mea Dominum... fecit mihi magna qui potens est, et
sanctum nomen ejus" 284-3. Nulla fa meglio penetrar Gesu` nel piu`
intimo dell'anima nostra quanto quest'atto di annientamento di noi
stessi; povere creature, e` questo per noi il modo di darci a Colui che
e` tutto. Gli daremo tutto cio` che v'e` di buono in noi, e sara` una
restituzione perche` tutto viene da lui e non cessa d'appartenergli;
offriremo pure le nostre miserie, perche` le consumi nel fuoco
dell'amor suo e vi sostituisca le sue cosi` perfette disposizioni.
Quale mirabile cambio!

285. 2) Vengono allora i dolci colloqui tra l'anima e l'ospite
divino: "Loquere, Domine, quia audit servus tuus... Da mihi
intellectum ut sciam testimonia tua. Inclina cor meum in verba oris
tui" 285-1... Si ascolta attentamente il Maestro, l'Amico; gli si
parla rispettosamente, semplicemente, affettuosamente. Si apre l'anima
alle comunicazioni divine; perche` e` questo il momento in cui Gesu` fa
passare in noi le sue disposizioni interiori e le sue virtu`; bisogna
non solo riceverle ma attirarle, assaporarle, assimilarsele: "Os meum
aperui et attraxi spiritum" 285-2. Onde poi questi colloqui non
degenerino in abitudine, e` bene variare, se non ogni giorno almeno
ogni tanto, l'argomento della conversazione, prendendo ora una virtu`
ora un'altra, meditando adagino qualche parole del Vangelo, e
supplicando Nostro Signore di volercela far ben capire, gustare e
praticare.

286. 3) Non dimentichiamo di ringraziarlo dei lumi che si degna, per
grazia sua, di comunicarci, dei pii affetti, come pure delle oscurita`
e delle aridita` in cui ci lascia ogni tanto; cogliamo anzi l'occasione
da quest'ultime per umiliarci, per riconoscerci indegni dei divini
favori, e per aderire piu` frequentemente con la volonta` a Colui che,
anche nelle aridita`, non cessa di far passare in noi, in modo segreto
e misterioso, la sua vita e le sue virtu`. Supplichiamolo di prolungare
in noi la sua azione e la sua vita: "O Jesu, vivens in Maria^, veni et
vive in famulis tuis" 286-1; di ricevere, per trasformarlo, quel
poco di bene che e` in noi: "Sume, Domine, et suscipe omnem meam
libertam..." 286-2.

287. 4) Offriamoci pronti a fare i sacrifici necessari per riformare
e trasformare la nostra vita, specialmente su quel tal punto
particolare; consapevoli della nostra debolezza, chiediamo
istantemente la grazia di compiere questi sacrifizi 287-1.
E` questo un punto capitale, dovendo ogni comunione esser fatta allo
scopo di progredire in una speciale virtu`.

288. 5) E` questo pure il momento di pregare per tutte le persone che
ci sono care, per tutti i grandi interessi della Chiesa, secondo le
intenzioni del Sommo Pontefice, per i Vescovi, i sacerdoti. Non
temiamo di rendere la nostra preghiera universale quanto piu` e`
possibile: e` questo in sostanza il miglior mezzo d'essere esauditi.

Infine si termina chiedendo a Nostro Signore, con una formola o con
un'altra, la grazia di restare in lui come egli resta in noi e di fare
tutte e ciascuna delle nostre azioni in unione con lui, in spirito di
ringraziamento. Si affida a Maria quel Gesu` da lei cosi` ben custodito,
perche` ci aiuti a farlo crescere nel nostro cuore; e cosi`,
riconfortati dalla preghiera, si passa al lavoro.
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