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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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15/10/2013 12:47
 
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1^ DEL SACRIFICIO DELLA MESSA COME MEZZO DI SANTIFICAZIONE 271-1.

271. A) I suoi effetti. a) Questo sacrifizio anzitutto glorifica Dio
e lo glorifica in modo perfetto, perche` Gesu` vi offre di nuovo al
Padre, per mezzo del sacerdote, tutti gli atti di adorazione, di
riconoscenza e d'amore che gia` offri` sul Calvario, atti di valore
morale infinito. Offrendosi come vittima, afferma nel modo piu`
espressivo il sovrano dominio di Dio su tutte le cose: e` l'adorazione;
dando se stesso a Dio in riconoscenza dei suoi benefici, gli rende una
lode pari ai benefici: e` il ringraziamento o culto eucaristico. Nulla
quindi puo` impedire il conseguimento di quest'effetto, neppure
l'indegnita` del ministro; 271-2 perche` il valore del sacrifizio
non dipende essenzialmente da colui che l'offre come ministro
secondario, ma dal pregio della vittima che viene offerta e dalla
dignita` del sacerdote principale che non e` altri che Gesu` Cristo
stesso. Tal e` l'insegnamento del Concilio di Trento quando dichiara
che questa offerta purissima non puo` essere macchiata dall'indegnita` o
dalla malizia di coloro che l'offrono; che in questo divin sacrifizio
e` contenuto ed immolato, in modo incruento, quello stesso Cristo che
sull'altare della Croce si e` offerto in modo cruento. E` quindi la
stessa ostia e lo stesso sacrificatore quello che si offre ora pel
ministero dei sacerdoti e quello che s'e` offerto una volta sulla
Croce: non c'e` differenza che nel modo d'offrire la
vittima 271-3. Percio`, quando assistiamo alla S. Messa e piu`
ancora quando la celebriamo, rendiamo a Dio tutti gli omaggi che gli
sono dovuti, nel modo piu` perfetto possibile, perche` facciamo nostri
gli omaggi di Gesu` vittima. -- Ne` si dica che tutto questo non ha che
far nulla con la nostra santificazione; quando noi glorifichiamo Dio,
egli amorosamente si china verso di noi, e quanto piu` noi ci occupiamo
della sua gloria, tanto piu` egli si occupa dei nostri spirituali
interessi; molto dunque si fa per la nostra santificazione rendendogli
i nostri ossequi in unione con la vittima divina che rinnova
sull'altare la sua immolazione.

272. b) Il divin sacrifizio ha inoltre un effetto propiziatorio per
la virtu` stessa della sua celebrazione (ex opere operato, come dicono
i teologi). Ed ecco in che senso: il sacrifizio, offrendo a Dio
l'ossequio che gli e` dovuto e un giusto compenso per il peccato, lo
inclina a concederci, non direttamente la grazia santificante (il che
e` effetto proprio del sacramento), ma la grazia attuale e il dono
della penitenza, e a rimetterci, quando siamo contriti e pentiti, i
peccati anche piu` gravi 272-1. -- E` nello stesso tempo
sodisfattorio, nel senso che rimette infallibilmente ai peccatori
pentiti una parte almeno della pena temporale dovuta al peccato, in
proporzione delle disposizioni piu` o meno perfette con cui vi
assistono. Ecco perche`, aggiunge il Concilio di Trento, puo` essere
offerto non solo per i peccati, le sodisfazioni e i bisogni spirituali
dei vivi, ma anche per quelli che son morti in Cristo senza avere
sufficientemente espiato le loro colpe 272-2. E` facile vedere
quanto questo doppio effetto, propiziatorio e sodisfattorio,
contribuisca al nostro progresso nella vita cristiana. Il grande
ostacolo all'unione con Dio e` il peccato; ottenere il perdono e farne
sparire anche gli ultimi vestigi e` quindi preparare un'unione sempre
piu` intima con Dio: "Beati mundo corde quoniam ipsi Deum
videbunt" 272-3. Quale consolazione per i poveri peccatori di
veder cosi` cader il muro di separazione che li impediva di godere
della vita divina!

273. c) La Messa e` impetratoria nello stesso modo che e`
propiziatoria: ottiene quindi da Dio, per la virtu` stessa del
sacrifizio (ex opere operato), tutte le grazie di cui abbiamo bisogno
per santificarci. Il sacrifizio e` una preghiera in azione, e Colui che
al santo altare prega per noi con gemiti inenarrabili e` Quegli stesso
le cui preghiere sono sempre esaudite "exauditus est pro sua
reverentia" 273-1. Quindi la Chiesa, interprete autentica del
pensiero divino, vi prega costantemente, in unione con Gesu`
sacrificatore e vittima (per Dominum nostrum Jesum Christum), per
chiedere tutte le grazie di cui hanno bisogno i suoi membri alla
salute dell'anima e alla salute del corpo, "pro spe salutis et
incolumitatissuae", per la salvezza e il progresso spirituale,
sollecitando per i suoi fedeli, principalmente nella Colletta, la
grazia speciale che corrisponde a ciascuna festa. E chiunque entra in
questa corrente di preghiera liturgica, con le disposizioni volute, e`
sicuro d'ottenere per se` e per tutti quelli che gli premono le piu`
copiose grazie.

E` dunque chiaro che il santo sacrifizio della Messa contribuisce, con
tutti i suoi effetti, alla nostra santificazione; e cio` tanto piu`
efficacemente in quanto che noi non vi preghiamo da soli ma uniti a
tutta la Chiesa e principalmente al Capo invisibile della Chiesa, a
Gesu` sacrificatore e vittima, che, rinnovando l'offerta del Calvario,
chiede, per la virtu` del suo sangue e per le sue suppliche, che le sue
sodisfazioni e i suoi meriti ci vengano applicati.

274. B) Disposizioni per trar profitto dalla S. Messa. Quali sono
dunque le disposizioni che dobbiamo avere per trar profitto da questo
potente mezzo di santificazione? La disposizione fondamentale, che
comprende tutte le altre, e` di aderire con umilta` e confidenza ai
sentimenti espressi dalla vittima divina, di comunicarvi, di farli
nostri, adempiendo cosi` cio` che il Pontificale vuole dai sacerdoti
"Agnoscite quod agitis, imitamini quod tractatis". Al che del resto
c'invita la Chiesa nella santa sua liturgia 274-1.

275. a) Nella messa dei catecumeni, che va fino all'Offertorio
esclusivamente, ci fa entrare in sentimenti di penitenza e di
contrizione (Confiteor, Aufer a nobis, Oramus te, Kyrie eleison), di
adorazione e di riconoscenza (Gloria in excelsis), di ferventi
petizioni (Collette) e di fede sincera (Epistola, Vangelo e Credo).

b) Viene appresso il gran dramma: 1) l'offerta della vittima
all'Offertorio per la salute di tutto il genere umano, "pro nostra^ et
totius mundi salute"; l'offerta del popolo cristiano in unione alla
vittima principale, "in spiritu humilitatis et in animo contrito
suscipiamur a te, Domine," -- seguita da una preghiera alla
SS. Trinita` perche` benedica ed accetti quest'offerta dell'intiero
Cristo mistico. 2) Il prefazio annunzia l'azione propriamente detta,
il Canone in cui si rinnova la mistica immolazione della vittima, e la
Chiesa c'invita a unirci agli Angeli e ai Santi, ma principalmente al
Verbo Incarnato, per ringraziare Dio, proclamarne la santita`,
implorarne gli aiuti per la Chiesa, pel suo capo visibile, per i suoi
vescovi, per i fedeli, in particolare per quelli che vi assistono e
per tutti quelli che ci sono piu` cari. Allora il sacerdote, entrando
in comunione con la SS. Vergine, coi SS. Apostoli, coi Martiri e con
tutti i Santi, si trasporta in spirito all'ultima Cena, s'identifica
col Sommo Sacerdote e ripete con Lui le parole che Gesu` pronunzio` nel
Cenacolo. Obbedendo alla sua voce, il Verbo Incarnato discende
sull'altare, col suo corpo e col suo sangue, e silenziosamente adora e
prega in nome suo e nostro. Il popolo cristiano si curva, adora la
vittima divina, s'unisce ai suoi sentimenti, alle sue adorazioni, alle
sue domande, e si studia d'immolarsi con lei, offrendo alcuni suoi
piccoli sacrifici "per ipsum, et cum ipso, et in ipso".

3) Col Pater incomincia la preparazione alla Comunione. Membri del
corpo mistico di Gesu`, ripetiamo la preghiera ch'Egli stesso ci
insegno`, il Pater, offrendo con lui i nostri doveri religiosi e le
nostre umili suppliche, domandando particolarmente quel pane
eucaristico che ci liberera` da tutti i nostri mali e ci dara`, col
perdono dei peccati, la pace dell'anima e l'unione permanente con
Gesu`, "et a te nunquam separari permittas". Allora, protestando, come
il centurione, la propria indegnita` e chiedendo umilmente perdono, il
sacerdote e, dopo di lui, il popolo fedele mangia e beve il corpo e il
sangue del Salvatore, s'unisce dal profondo dell'anima all'intiero
Gesu`, ai piu` intimi suoi sentimenti; e per mezzo suo a Dio stesso e
alla SS. Trinita`. Il mistero dell'unione e` compito: noi non facciamo
piu` che una cosa sola con Gesu`, e non facendo egli che una cosa sola
col Padre e col Figlio, la preghiera sacerdotale del Salvatore
nell'ultima Cena e` avverata: "Io in loro e tu in me, affinche` siano
perfetti nell'unita`: Ego in eis et tu in me, ut sint consummati in
unum" 275-1.

276. Non resta piu` che ringraziar Dio di quest'immenso beneficio; il
che facciamo nel Postcommunio e nelle preghiere che seguono. La
benedizione del sacerdote ci comunica i tesori della SS. Trinita`;
l'ultimo Vangelo ci ricorda le glorie del Verbo Incarnato, che e`
nuovamente venuto ad abitare in mezzo a noi e che noi ci portiamo via
pieno di grazia e di verita`, per attingere nel corso della giornata a
questa fonte di vita e vivere d'una vita simile a quella dello stesso
Gesu`.

E` chiaro che l'assistere alla santa messa o celebrarla con queste
disposizioni e` un santificarsi e coltivare nel modo piu` perfetto
possibile la vita soprannaturale che e` in noi. Quel che diremo sulla
santa comunione ce lo mostrera` anche meglio.
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