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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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15/10/2013 12:45
 
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1. CONDIZIONI TRATTE DALLA PERSONA.

237. Quattro sono le condizioni principali che contribuiscono
all'aumento dei meriti:
* il grado di grazia abituale o di carita`;
* l'unione con Nostro Signore;
* la purita` d'intenzione;
* il fervore.

a) Il grado di grazia santificante. Per meritare in senso proprio,
bisogna essere in stato di grazia: quindi quanta piu` grazia abituale
possediamo, tanto piu`, a parita` di condizioni, siamo atti a meritare.
E` vero che alcuni teologi lo negarono sotto pretesto che questa
quantita` di grazia non influisce sempre sui nostri atti per renderli
migliori, e che anche certe anime sante operano talora con negligenza
e imperfezione. Ma la dottrina comune e` quella che sosteniamo.

1) Infatti il valore d'un atto, anche presso gli uomini, dipende in
gran parte dalla dignita` della persona che opera e dal credito che
gode presso colui che deve ricompensarlo. Ora cio` che fa la dignita`
d'un cristiano e gli da` credito sul cuore di Dio e` il grado di grazia
o di vita divina a cui e` elevato; e` questa la ragione per cui i Santi
del cielo o della terra hanno un potere d'intercessione cosi` grande.
Se quindi possediamo un grado di grazia piu` alto, ne viene che agli
occhi di Dio valiamo piu` di quelli che ne hanno meno, che maggiormente
gli piacciamo, e che per questo capo le nostre azioni sono piu` nobili,
piu` accette a Dio e quindi piu` meritorie.

2) Ma poi ordinariamente e normalmente questo grado di grazia avra` un
felice influsso sulla perfezione dei nostri atti. Vivendo di vita
soprannaturale piu` abbondante, amando Dio con amore piu` perfetto,
siamo portati a far meglio le nostre azioni, a mettervi piu` carita`, ad
essere piu` generosi nei nostri sacrifizi; le quali disposizioni, come
tutti ammettono, aumentano certamente i nostri meriti. Ne` si dica che
talora avviene il contrario; si ha in tal caso l'eccezione non la
regola generale, e noi ne abbiamo tenuto conto aggiungendo: a parita`
di condizioni.

Quanto consolante e` questa dottrina! Moltiplicando gli atti meritori,
aumentiamo ogni giorno il nostro capitale di grazia; questo capitale a
sua volta ci aiuta a mettere maggior amore nelle nostre opere, onde
acquistano maggior valore per accrescere la nostra vita
soprannaturale: Qui justus est, justificetur adhuc.

238. b) Il grado d'unione con Nostro Signore. E` cosa evidente: la
fonte del nostro merito e` Gesu` Cristo, autore della nostra
santificazione, causa meritoria principale di tutti i beni
soprannaturali, capo d'un corpo mistico di cui noi siamo le membra.
Quanto piu` vicini siamo alla sorgente, tanto piu` riceviamo della sua
pienezza; quanto piu` ci accostiamo all'autore di ogni santita`, tanto
maggior grazia riceviamo; quanto piu` siamo uniti al capo, tanto piu`
riceviamo da lui moto e vita. E non e` cio` che dice Nostro Signore
stesso in quel bel paragone della vite? "Io sono la vite, voi i
tralci... chi rimane in me ed io in lui, questi porta gran frutto: Ego
sum vitis vera, vos palmites... qui manet in me, et ego in eo, hic
fert fructum multum" 238-1. Uniti a Gesu` come i tralci al ceppo,
noi riceviamo tanto maggior linfa divina quanto piu` abitualmente, piu`
attualmente, piu` strettamente siamo uniti al ceppo divino. Ecco perche`
le anime fervorose o che tali vogliono divenire, cercarono sempre
un'unione ognor piu` intima con Nostro Signore; ecco perche` la Chiesa
stessa ci chiede di fare le nostre azioni per Lui, con Lui, in Lui:
per Lui, per Ipsum, perche` "nessuno va al Padre senza passar per Lui,
nemo venit ad Patrem nisi per me" 238-2; con Lui, cum Ipso,
operando con Lui, perche` si degna di essere il nostro collaboratore;
in Lui, in Ipso, vale a dire nella sua virtu`, nella sua forza, e
soprattutto nelle sue intenzioni, non avendone altre che le sue.

Gesu` allora vive in noi, ispira i nostri pensieri, i nostri desideri,
le nostre azioni, tanto da poter dire con S. Paolo: "Io vivo, non piu`
io, ma vive in me Gesu`: Vivo autem, jam non ego, vivit vero in me
Christus 238-3. E` chiaro che opere fatte sotto l'influsso e
l'azione vivificante di Cristo, con l'onnipotente sua collaborazione,
hanno un valore incomparabilmente piu` grande che se fossero fatte da
noi soli. Quindi in pratica bisogna unirsi spesso, massime al
principio delle nostre azioni, a N. S. Gesu` Cristo e alle sue cosi`
perfette intenzioni, con la piena coscienza della nostra incapacita` a
far nulla di bene da noi stessi e con l'incrollabile fiducia ch'Egli
puo` rimediare alla nostra debolezza.

239. c) La purita` d'intenzione o la perfezione del motivo che ci fa
operare. Molti teologi dicono che perche` le nostre azioni siano
meritorie basta che siano ispirate da un motivo soprannaturale di
timore, di speranza o d'amore. S. Tommaso vuole certamente che siano
fatte sotto l'influsso almeno virtuale della carita`, ossia in virtu`
d'un atto d'amor di Dio posto precedentemente e il cui influsso
persevera. Ma aggiunge che questa condizione si avvera in tutti coloro
che sono in stato di grazia e compiono un atto lecito: "Habentibus
caritatem omnis actus est meritorius vel demeritorius" 239-1 Ogni
atto buono infatti si riconduce ad una virtu`; ora ogni virtu` converge
alla carita`, essendo essa la regina che comanda a tutte le virtu`, come
la volonta` e` la regina di tutte le facolta`. La carita`, sempre attiva,
ordina a Dio tutti i nostri atti buoni e vivifica tutte le virtu` dando
loro la forma.

Tuttavia, se vogliamo che i nostri atti diventino meritori quanto piu`
e` possibile, occorre una purita` d'intenzione molto piu` perfetta e
attuale. L'intenzione e` la cosa principale nei nostri atti, e` l'occhio
che li illumina e li dirige al debito fine, e` l'anima che li ispira e
da` loro valore agli occhi di Dio: "Si oculus tuus fuerit simplex,
totum corpus lucidum erit". Ora tre elementi danno alle nostre
intenzioni un valore speciale.

240. 1) Essendo la carita` la regina e la forma delle virtu`, ogni
atto ispirato dall'amor di Dio e del prossimo avra` assai maggior
merito di quelli ispirati dal timore o dalla speranza. Conviene quindi
che tutte le nostre azioni siano fatte per amore: cosi` diventano,
anche le piu` comuni (come il pasto e la ricreazione), atti di carita`,
e partecipano al valore di questa virtu`, senza perdere il proprio;
mangiare per rifarsi le forze e` motivo onesto e in un cristiano anche
meritorio; ma rifarsi le forze per meglio lavorare per Dio e per le
anime, e` motivo di carita` assai superiore che nobilita quest'atto e
gli conferisce un valore meritorio molto piu` grande.

241. 2) Poiche` gli atti di virtu` informati dalla carita` non perdono
il proprio valore, ne viene che un atto fatto con piu` intenzioni
insieme sara` piu` meritorio. Cosi` un atto d'obbedienza ai superiori
fatto per doppio motivo, per rispetto alla loro autorita` e nello
stesso tempo per amor di Dio considerato nella loro persona, avra` il
doppio merito dell'obbedienza e della carita`. Uno stesso atto puo`
quindi avere un triplice, un quadruplice valore: detestando i miei
peccati perche` hanno offeso Dio, io posso avere l'intenzione di
praticare nello stesso tempo la penitenza, l'umilta` e l'amor di Dio;
onde quest'atto e` triplicemente meritorio. E` quindi cosa utile
proporsi piu` intenzioni soprannaturali; ma si eviti di dar negli
eccessi col cercare troppo affannosamente intenzioni multiple, il che
turba l'anima. Abbracciare quelle che spontaneamente ci si presentano
e subordinarle alla divina carita`, e` questo il mezzo di aumentare i
propri meriti senza perdere la pace dell'anima.

242. La volonta` dell'uomo essendo volubile, e` necessario esprimere e
rinnovar spesso le intenzioni soprannaturali; altrimenti potrebbe
accadere che un atto cominciato per Dio continuasse sotto l'influsso
della curiosita`, della sensualita` o dell'amor proprio, e perdesse cosi`
una parte del suo valore; dico una parte, perche` queste intenzioni
sussidiarie non distruggendo intieramente la principale, l'atto non
cessa d'essere soprannaturale e meritorio nel suo complesso. Quando
una nave, salpando da Genova, fa rotta per New York, non basta
dirigere la prora una volta per sempre verso questa citta`; ma poiche`
la marea, i venti e le correnti tendono a farla deviare, bisogna
continuamente ricondurla, per mezzo del timone, verso la meta. Cosi` e`
della nostra volonta`; non basta ordinarla una volta, e neppure ogni
giorno, a Dio; le umane passioni e le influenze esterne la faranno
deviar presto dalla diritta via; bisogna spesso con atto esplicito
ricondurla verso Dio e verso la carita`. Cosi` le nostre intenzioni
restano costantemente soprannaturali, anzi perfette e assai meritorie,
specialmente se vi aggiungiamo il fervore nell'operare.

243. d) L'intensita` o il fervore con cui si opera. Si puo` infatti
operare, anche facendo il bene, con negligenza, con poco sforzo, o
invece con slancio, con tutta l'energia di cui si e` capaci,
utilizzando tutta la grazia attuale messa a nostra disposizione.
E` chiaro che il risultato in questi due casi sara` ben diverso. Se si
opera con negligenza, non si acquistano che pochi meriti e talvolta
anche uno si rende colpevole di qualche colpa veniale, -- la quale del
resto non distrugge tutto il merito; -- se invece uno prega, lavora,
si sacrifica con tutta l'anima, ognuna delle fatte azioni merita una
quantita` considerevole di grazia abituale. Senza entrare qui in
ipotesi poco sicure, si puo` dire con certezza che, rendendo Dio il
cento per uno di cio` che si fa per lui, un'anima fervorosa acquista
ogni giorno un numero considerevolissimo di gradi di grazia, e diviene
cosi` in poco tempo molto perfetta, secondo l'osservazione della
Sapienza: "Perfezionatosi in breve, compi` una lunga carriera;
Consummatus in brevi, explevit tempora multa" 243-1. Qual
prezioso incoraggiamento al fervore, e come torna conto rinnovar
spesso gli sforzi con energia e perseveranza!
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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