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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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15/10/2013 12:44
 
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1^ CHE COS'E` IL MERITO.

229. A) Il merito in generale e` il diritto a una ricompensa. Il
merito soprannaturale, di cui qui trattiamo, sara` dunque il diritto a
una ricompensa soprannaturale, vale a dire a una partecipazione alla
vita di Dio, alla grazia e alla gloria. Non essendo Dio tenuto a farci
partecipare alla sua vita, occorrera` una promessa da parte sua per
conferirci un vero diritto a questa ricompensa soprannaturale. Si puo`
quindi definire il merito soprannaturale: un diritto a una ricompensa
soprannaturale, che risulta da un'opera soprannaturale buona, fatta
liberamente per Dio, e da una promessa divina che garantisce questa
ricompensa.

230. B) Il merito e` di due specie: a) il merito propriamente detto
(che si chiama de condigno), al quale la retribuzione e` dovuta per
giustizia, perche` vi e` una specie d'uguaglianza o di proporzione reale
tra l'opera e la retribuzione; b) il merito di convenienza (de
congruo), che non si fonda sulla stretta giustizia ma su un'alta
convenienza, essendo l'opera solo in piccola misura proporzionata alla
ricompensa. Per dare un'idea approssimativa di questa differenza, si
puo` dire che il soldato che si diporta valorosamente sul campo di
battaglia, ha uno stretto diritto al soldo di guerra, ma solo un
diritto di convenienza ad essere citato nel bollettino di guerra o ad
essere decorato.

C) Il Concilio di Trento insegna che le opere dell'uomo giustificato
meritano veramente un aumento di grazia, la vita eterna, e, se muore
in questo stato, il conseguimento della gloria 230-1.

231. D) Richiamiamo brevemente le condizioni generali del merito.
a) L'opera, per essere meritoria, dev'essere libera; infatti se si
opera per forza o per necessita`, non si e` moralmente responsabili dei
propri atti. b) Deve essere soprannaturalmente buona, per aver
proporzione colla ricompensa; c) e, quando si tratta di merito
propriamente detto, dev'essere fatto in stato di grazia, perche` e` la
grazia che fa abitare e vivere Cristo nell'anima nostra e ci rende
partecipi dei suoi meriti; d) fatta nel corso della vita mortale o
viatoria, avendo Dio sapientemente determinato che, dopo un periodo di
prova in cui possiamo meritare o demeritare, arrivassimo al termine,
dove si resta fissati per sempre nello stato in cui si muore. A queste
condizioni da parte dell'uomo si aggiunge, da parte di Dio, la
promessa che ci da` un vero diritto alla vita eterna; secondo
S. Giacomo infatti "il giusto riceve la corona di vita che Dio ha
promesso a coloro che l'amano: Accipiet coronam vitae quam repromisit
Deus diligentibus se" 231-1.

2^ COME GLI ATTI MERITORI AUMENTANO LA GRAZIA E LA GLORIA.

232. Pare difficile a prima vista capire come atti semplicissimi,
comunissimi, ed essenzialmente transitori, possano meritare la vita
eterna. La difficolta` sarebbe insolubile se questi atti provenissero
solo da noi; ma in verita` si e` in due a farli, sono il risultato della
cooperazione di Dio e della volonta` umana, il che spiega la loro
efficacia: Dio, coronando i nostri meriti, corona pure i suoi doni,
avendo in questi meriti una parte preponderante. Spieghiamo dunque la
parte di Dio e quella dell'uomo e cosi` intenderemo meglio l'efficacia
degli atti meritori.

A) Dio e` la causa principale e primaria dei nostri meriti: "Non sono
io che opero, dice S. Paolo 232-1, ma la grazia di Dio con me:
Non ego, sed gratia Dei mecum. E` Dio infatti che crea le nostre
facolta`, che le eleva allo stato soprannaturale perfezionandole con le
virtu` e coi doni dello Spirito Santo; e` Dio che con la grazia attuale,
preveniente e adiuvante, ci sollecita a fare il bene e ci aiuta a
farlo: egli e` dunque la causa primaria che mette in moto la nostra
volonta` e le da` forze nuove per abilitarla a operare
soprannaturalmente.

233. B) Ma la nostra libera volonta`, rispondendo alle sollecitazioni
di Dio, agisce sotto l'influsso della grazia e delle virtu`, e diviene
quindi causa secondaria ma reale ed efficiente dei nostri atti
meritorii, perche` siamo i collaboratori di Dio. Senza questo libero
consenso non c'e` merito; in cielo non meritiamo piu`, perche` la` non
possiamo non amare Dio che chiaramente vediamo essere bonta` infinita e
fonte della nostra beatitudine. D'altra parte anche la nostra
cooperazione e` soprannaturale: per mezzo della grazia abituale noi
siamo divinizzati nella nostra sostanza, per mezzo delle virtu` infuse
e dei doni lo siamo nelle nostre facolta`, e per mezzo della grazia
attuale anche nei nostri atti. Vi e` quindi vera proporzione tra le
nostre azioni, divenute deiforme, e la grazia che e` essa pure una vita
deiforme o la gloria che non e` se non lo sviluppo di questa stessa
vita. E` vero che questi atti sono transitorii e la gloria e` eterna; ma
poiche` nella vita naturale atti che passano producono abiti e stati
psicologici che restano, e` giusto che nell'ordine soprannaturale
avvenga lo stesso, che i nostri atti di virtu`, producendo nell'anima
una disposizione abituale ad amar Dio, siano ricompensati con una
durevole ricompensa; ed essendo l'anima nostra immortale, conviene che
la ricompensa non abbia fine.

234. C) Si potrebbe certamente obiettare che, non ostante questa
proporzione, Dio non e` tenuto a darci una ricompensa cosi` nobile e
duratura come la grazia e la gloria. Il che concediamo senza
difficolta` e riconosciamo che Dio, nella sua infinita bonta`, ci da` piu`
di quanto meritiamo; non sarebbe quindi tenuto a farci godere
dell'eterna visione beatifica se non ce l'avesse promesso. Ma ei l'ha
promesso per il fatto stesso d'averci destinato a un fine
soprannaturale; la qual promessa ci e` piu` volte ricordata nella
S. Scrittura, dove la vita eterna ci e` presentata come ricompensa
promessa ai giusti e come corona di giustizia: "coronam quam
repromisit Deus diligentibus se... corona justitiae quam reddet mihi
justus judex" 234-1. Quindi il Concilio di Trento dichiara che la
vita eterna e` nello stesso tempo una grazia misericordiosamente
promessa da Gesu` Cristo e una ricompensa che, in virtu` della promessa
di Dio, e` fedelmente concessa alle buone opere ed ai
meriti 234-2.

235. Per ragione appunto di questa promessa si puo` conchiudere che
il merito propriamente detto e` qualche cosa di personale: per noi e
non per gli altri meritiamo la grazia e la vita eterna, perche` la
divina promessa non va oltre. -- La cosa va ben diversamente per Gesu`
Cristo, il quale, essendo stato costituito capo morale dell'umanita`,
in virtu` di quest'ufficio merito` per ognuno dei suoi membri, e merito`
in senso stretto.

Possiamo certamente meritare anche per gli altri, ma solo con merito
ci convenienza; il che e` gia` cosa molto consolante, perche` cotesto
merito viene ad aggiungersi a cio` che meritiamo per noi stessi e ci fa
cosi` capaci, lavorando alla nostra santificazione, di cooperare pure a
quella dei nostri fratelli. Vediamo ora quali sono le condizioni che
aumentano il valore dei nostri atti meritorii.

II. Condizioni che aumentano il nostro merito.

236. Queste condizioni si traggono dalle varie cause che concorrono
a produrre gli atti meritori e quindi da Dio e da noi. Quanto a Dio,
possiamo fare assegnamento sulla sua liberalita`, perche` e` sempre
magnifico nei suoi doni. Onde la nostra attenzione deve principalmente
rivolgersi alle nostre disposizioni: vediamo cio` che puo` renderle
migliori sia da parte della persona che merita, come da
parte dell'atto meritorio.
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