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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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15/10/2013 12:43
 
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CONCLUSIONE.

226. 1^ La vita cristiana e`, come abbiamo visto, una lotta, lotta
penosa che, con peripezie diverse, non termina che alla morte; lotta
di importanza capitale, perche` la posta ne e` la vita eterna. Come
insegna S. Paolo, ci sono in noi due uomini: a) l'uomo rigenerato,
l'uomo nuovo, con tendenze nobili, soprannaturali, divine, prodotte in
noi dallo Spirito Santo per i meriti di Gesu` e per l'intercessione
della SS. Vergine e dei Santi; tendenze a cui ci studiamo di
corrispondere mettendo in opera, sotto l'influsso della grazia
attuale, l'organismo soprannaturale di cui Dio ci ha dotati. b) Ma al
suo fianco c'e` l'uomo naturale, l'uomo carnale, il vecchio uomo, con
le tendenze malvage che il battesimo non ha estirpato dall'anima
nostra: e` la triplice concupiscenza che abbiamo dal primo nostro
nascere, e che il mondo e il demonio stuzzicano e rinforzano, tendenza
abituale che ci porta all'amore disordinato dei piaceri sensuali,
della nostra eccellenza e dei beni della terra. Questi due uomini
vengono fatalmente a conflitto: la carne o l'uomo vecchio desidera e
cerca il piacere senza curarsi della sua moralita`; lo spirito ben gli
rammenta che vi sono piaceri proibiti e pericolosi che bisogna
sacrificare al dovere, vale a dire alla volonta` di Dio; ma, insistendo
la carne nei suoi desideri, la volonta`, aiutata dalla grazia, e`
obbligata a mortificarla e occorrendo crocifiggerla. Il cristiano e`
dunque un soldato, 226-1 un atleta, che lotta per una corona
immortale e lotta fino alla morte.

227. 2^ Questa lotta e` perpetua; perche`, non ostante i nostri sforzi
non possiamo liberarci dall'uomo vecchio; non possiamo che
indebolirlo, incatenarlo, e fortificare nello stesso tempo l'uomo
nuovo contro i suoi assalti. Da principio la lotta e` quindi piu` viva,
piu` accanita, e i contrattacchi del nemico piu` numerosi e piu`
violenti. Ma a mano a mano che, con sforzi energici e costanti,
riportiamo vittorie, il nostro nemico s'indebolisce, le passioni si
calmano, e, salvo certi momenti di prova voluti da Dio per elevarci a
piu` alta perfezione, godiamo d'una calma relativa, presagio della
vittoria definitiva. Alla grazia di Dio ne dobbiamo il buon esito. Non
dimentichiamo pero` che le grazie concesseci sono grazie di
combattimento non di riposo; che siamo lottatori, atleti, asceti, e
che dobbiamo, come S. Paolo, lottare sino alla fine per meritar la
corona: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho
conservato la fede. Ormai mi e` serbata la corona di giustizia che il
Signore mi dara`: Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem
servavi. In reliquo reposita est mihi corona iustitiae quam reddet mihi
Dominus" 227-1. E` questo il mezzo di perfezionare in noi la vita
cristiana e d'acquistare copiosi meriti.

sez. II. L'aumento della vita spirituale per mezzo del merito 228-1.

228. Noi progrediamo per mezzo della lotta contro i nostri nemici ma
piu` ancora con gli atti meritorii che facciamo ogni giorno. Ogni opera
buona, fatta liberamente da un'anima in stato di grazia per un fine
soprannaturale, possiede un triplice valore, meritorio, sodisfattorio
e impetratorio, che contribuisce al nostro progresso spirituale.

a) Un valore meritorio, col quale aumentiamo il nostro capitale di
grazia abituale e i nostri diritti alla gloria celeste: ne riparleremo
subito.

b) Un valore sodisfattorio, che inchiude a sua volta un triplice
elemento: 1) la propiziazione, che per ragion del cuore contrito ed
umiliato ci rende propizio Dio e l'inclina a perdonarci le colpe;
2) l'espiazione che, con l'infusione della grazia, cancella la colpa;
3) la sodisfazione che, per il carattere penoso annesso alle nostre
buone opere, annulla in tutto o in parte la pena dovuta al peccato.
Questi felici risultati non sono prodotti soltanto dalle opere
propriamente dette ma anche dall'accettazione volontaria dei mali e
dei patimenti di questa vita, come insegna il Concilio di
Trento 228-2; il quale aggiunge che vi e` in questo un gran segno
del divino amore. Che cosa infatti di piu` consolante che poterci
giovare di tutte le avversita` per purificarci l'anima e unirla piu`
perfettamente a Dio?

c) Finalmente queste opere hanno pure un valore impetratorio, in
quanto contengono una domanda di nuove grazie rivolta all'infinita
misericordia di Dio. Come ben fa notare S. Tommaso, si prega non solo
quando in modo esplicito si presenta una supplica a Dio, ma anche
quando con uno slancio del cuore o con le opere si tende a Lui, cosi`
che prega sempre colui che l'intiera sua vita tiene sempre ordinata a
Dio: "tamdiu homo orat quamdiu agit corde, ore vel opere ut in Deum
tendat, et sic semper orat qui totam suam vitam in Deum
ordinat" 228-3. Infatti, questo slancio verso Dio non e` forse una
preghiera, un'elevazione dell'anima verso Dio e un mezzo efficacissimo
per ottenere da Lui quanto desideriamo per noi e per gli altri?

Per lo scopo che ci proponiamo, ci bastera` esporre la dottrina sul
merito dicendone:
* 1^ la natura;
* 2^ le condizioni che ne aumentano il valore.

I. La natura del merito.

Due punti sono da spiegare:
* 1^ che cos'e` il merito;
* 2^ in che modo le nostre azioni sono meritorie.
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