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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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15/10/2013 12:41
 
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3^ L'ORGOGLIO DELLA VITA.

204. A) Il male. "L'orgoglio, dice Bossuet 204-1, e` una
depravazione piu` profonda; per esso l'uomo, abbandonato a se stesso,
nell'eccesso dell'amor proprio considera se` come proprio Dio".
Dimenticando che Dio e` il suo primo principio e il suo ultimo fine,
stima eccessivamente se stesso, e le proprie doti vere o pretese
riguarda come fossero sue senza riferirle a Dio. Di qui quello spirito
d'indipendenza o d'autonomia che lo spinge a sottrarsi all'autorita` di
Dio i dei suoi rappresentanti; quell'egoismo che lo inclina ad operare
per se` come se fosse fine a se stesso; quella vana compiacenza che si
diletta nella propria eccellenza, come se Dio non ne fosse l'autore,
che si compiace nelle proprie buone opere, come se esse non fossero
prima di tutto e principalmente il risultato dell'azione divina in
noi; quella tendenza ad esagerare le proprie doti, ad attribuirsene di
quelle che non si posseggono, a preferirsi agli altri, e talvolta
anche a disprezzarli, come faceva il Fariseo.

205. A quest'orgoglio s'aggiunge la vanita`, che ci fa cercare in
modo disordinato la stima altrui, la loro approvazione, le loro lodi:
che si chiama anche vana gloria. Perche`, come fa notare
Bossuet 205-1, "se queste lodi sono false o ingiuste, qual errore
di compiacermene tanto! Se poi sono vere, perche` mi diletto io meno
della verita` che della stima che le rendono gli uomini?" Strana cosa
davvero! ci diamo piu` pensiero della stima degli uomini che della
stessa virtu`, e si rimane piu` umiliati d'un granchio preso in pubblico
che d'una colpa segreta. Quando uno si abbandona a questo difetto, non
tarda a commetterne altri: la millanteria, che inclina a parlar di se`
e dei proprii trionfi; l'ostentazione, che cerca d'attirare
l'attenzione pubblica col lusso e col fasto; l'ipocrisia, che simula
le apparenze della virtu` senza darsi pensiero d'acquistarla.

206. Gli effetti dell'orgoglio sono deplorevoli: e` il gran nemico
della perfezione: 1) perche` ruba a Dio la sua gloria e ci priva quindi
di molte grazie e di molti meriti, non volendo Dio esser complice
della nostra superbia: "Deus superbis resistit" 206-1; 2) e` fonte
di numerosi peccati, peccati di presunzione puniti con lagrimevoli
cadute, come vizi odiosi; di scoraggiamento quando si vede d'essere
caduti cosi` in basso; di dissimulazione, perche` rincresce confessare i
proprii disordini; di resistenza ai superiori, d'invidia e di gelosia
verso il prossimo, ecc.

207. B) Il rimedio e`: a) riferire tutto a Dio, riconoscendo che egli
e` l'autore di ogni bene e che, essendo il primo principio delle nostre
azioni, ne deve pur essere l'ultimo fine. E` cio` che suggerisce
S. Paolo 207-1: "Quid habes quod non accepisti? Si autem
accepisti, quid gloriaris quasi non acceperis? Che hai tu che non abbi
ricevuto? e se l'hai ricevuto, perche` te ne glorii come se non
l'avessi in dono?". Onde conchiude che tutte le nostre azioni devono
tendere alla gloria di Dio: "Sive manducatis, sive bibitis, sive aliud
quid facitis, omnia in gloriam Dei facite" 207-2. E per dar loro
maggior valore, procuriamo di farle in nome, nella virtu` di Gesu`
Cristo: "Omne quodcumque facitis in verbo aut in opere, omnia in
nomine Domini Jesu Cristi, gratias agentes Deo et Patri per
ipsum 207-3; qualunque cosa da voi si faccia in parola o in
opera, fate tutto nel nome del Signore Gesu` Cristo, rendendo grazie a
Dio Padre per mezzo suo".

208. b) E poiche` la natura costantemente ci porta a cercar noi
stessi, per reagire contro questa tendenza, bisogna ricordarci che da
noi non siamo che nulla e peccato. E` vero che ci sono in noi delle
buone qualita` naturali e soprannaturali che bisogna altamente stimare
e coltivare; ma, venendoci queste qualita` da Dio, non ne dobbiamo
forse glorificar lui? Quando un artista ha fatto un capolavoro, non e`
forse lui, e non la tela, che si deve lodare?

Or da noi stessi non abbiamo che il nulla: "questo noi eravamo da
tutta l'eternita`; e l'essere di cui Dio ci ha rivestiti, non da noi
viene ma da Dio; e benche` ci sia stato dato, non cessa d'essere pur
sempre anche cosa sua, di cui vuol essere onorato" 208-1.

Da noi stessi siamo pure peccato, nel senso che per ragione della
concupiscenza tendiamo al peccato, per modo, dice
S. Agostino 208-2, che, se noi non commettiamo certi peccati, lo
dobbiamo alla grazia di Dio: "Gratiae tuae deputo et quaecumque non feci
mala. Quid enim non facere potui, qui etiam gratuitum facinus amavi?"
Pensiero che l'Olier 208-3 spiega cosi`: "Quel che posso dire e`
che non vi e` specie immaginabile di peccati, non vi e` imperfezione o
disordine, non vi e` errore ne` confusione di cui la carne non sia
piena; talmente che non vi e` sorta di leggerezza, non vi e` follia o
sciocchezza che la carne non sia capace di commettere ad ogni
istante". La nostra natura non e` certo intieramente corrotta, come
pretendeva Lutero; e col concorso naturale o soprannaturale 208-4
di Dio, puo` fare qualche bene, e ne fa anche molto, come vediamo nei
Santi; ma poiche` Dio ne e` causa prima e principale, a lui dobbiamo
renderne grazie.

209. Concludiamo dunque con Bossuet 209-1: "Non presumere di
te; perche` nella presunzione sta il principio di ogni peccato... Non
desiderar la gloria degli uomini; perche`, ottenutala, avresti ricevuta
la tua ricompensa e non dovresti poi aspettarti altro che veri
supplizi. Non ti gloriare; perche` tutto cio` che ti attribuisci nelle
tue opere buone, lo togli a Dio che ne e` l'autore e ti metti al suo
posto. Non scuotere il giogo della disciplina del Signore; non dire
dentro di te, come un superbo orgoglioso: Non serviro`; perche`, se non
servi alla giustizia, sarai schiavo del peccato e figlio della morte.
Non dire: Io sono senza macchia; e non credere che Dio abbia
dimenticato i tuoi peccati perche` li hai dimenticati tu; perche` il
Signore ti destera` dicendoti: Vedi le tue vie in quella segreta
vallicella; io ti seguii dappertutto e contai tutti i tuoi passi. Non
resistere ai savi consigli e non ti adirare quando sei ripreso, perche`
e` il colmo dell'orgoglio ribellarsi alla verita` stessa quando ti
avverte, e ricalcitrare contro lo sprone".

Regolandoci in questo modo, saremo piu` forti per lottare contro il
mondo, che e` il secondo dei nostri nemici spirituali.
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