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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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15/10/2013 12:36
 
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CONCLUSIONI.

129. 1^ Dobbiamo dunque avere la piu` grande stima per la vita della
grazie; e` una vita nuova, una vita che ci unisce e ci rende simili a
Dio, con tutto l'organismo necessario al suo esercizio. Ed e` vita
assai piu` perfetta della vita naturale. Se la vita intellettuale e`
molto superiore alla vita vegetativa e alla vita sensitiva, la vita
cristiana e` infinitamente superiore alla vita semplicemente razionale;
questa infatti e` dovuta all'uomo, posto che Dio si risolva a crearlo,
mentre la vita della grazia supera tutte le attivita` e tutti i meriti
delle creature anche piu` perfette. Qual creatura infatti potrebbe mai
pretendere il diritto di divenire figlio adottivo di Dio, tempio dello
Spirito Santo, e il privilegio di vedere Dio faccia a faccia come Dio
vede se stesso? Dobbiamo quindi stimare questa vita piu` di tutti i
beni creati, e considerarla come il tesoro nascosto pel cui acquisto
non si deve esitare a vendere tutto cio` che si possiede.

130. 2^ Quando si possiede un tal tesoro, bisogna sacrificare ogni
cosa piuttosto che esporci a perderlo. E` questa la conclusione che ne
trae il Papa S. Leone: "Agnosce, o christiane, dignitatem tuam, et,
divinae consors factus naturae, noli in veterem vilitatem degeneri
conversatione redire 130-1". Non vi e` alcuno che piu` del cristiano
debba rispettare se stesso, non certo per ragione dei propri meriti ma
per ragione di quella vita divina a cui partecipa, e perche` e` tempio
dello Spirito Santo, tempio santo di cui non si deve mai offuscare la
bellezza: "Domum tuam decet sanctitudo in longitudinem
dierum 130-2".

131. 3^ Anzi, e` evidente che dobbiamo pure utilizzare, coltivare
quest'organismo soprannaturale di cui siamo dotati. Se piacque alla
divina bonta` di elevarci ad uno stato superiore, di darci largamente
virtu` e doni che perfezionano le nostre facolta` naturali, se ad ogni
istante ci offre la sua collaborazione per metterli in opera, sarebbe
un mal corrispondere a tanta liberalita` il rigettar questi doni col
non voler fare che atti naturalmente buoni o col non far produrre alla
vigna dell'anima nostra che frutti imperfetti. Quanto piu` il donatore
si mostro` generoso, tanto piu` s'aspetta da noi una collaborazione
attiva e feconda. Il che apparira` anche meglio quando avremo veduto la
parte che ha Gesu` nella vita cristiana.

sez. II. Della parte che ha Gesu` nella vita cristiana 132-1.

132. Tutta la SS. Trinita` ci conferisce quella partecipazione della
vita divina che abbiamo descritta. Ma lo fa per riguardo ai meriti e
alle soddisfazioni di Gesu` Cristo, il quale sotto questo aspetto ha
una parte cosi` essenziale nella nostra vita soprannaturale, che questa
a buon diritto viene detta vita cristiana.

Secondo la dottrina di S. Paolo, Gesu` Cristo e` il capo dell'umanita`
rigenerata, come Adamo lo era stato dell'umana stirpe al suo nascere,
in guisa pero` assai piu` perfetta. Egli coi suoi meriti ci riconquisto`
il diritto alla grazia e alla gloria; coi suoi esempi ci mostra come
dobbiamo vivere per santificarci e meritare il cielo; ma egli e`
sopratutto il capo d'un corpo mistico di cui noi siamo le membra: e`
quindi causa meritoria, esemplare e vitale della nostra
santificazione.

I. Gesu` causa meritoria della nostra vita spirituale.

133. Quando diciamo che Gesu` e` causa meritoria della nostra
santificazione, prendiamo questa parola nel suo piu` esteso significato
in quanto comprende la soddisfazione e il merito; "Propter nimiam
charitatem qua dilexit nos, sua sanctissima passione in ligno crucis
nobis iustificationem meruit et pro nobis satisfecit".

Logicamente la soddisfazione precede il merito, nel senso che, per
ottenere il perdono dei nostri peccati e meritare la grazia, e` prima
necessario riparare l'offesa fatta a Dio; ma in realta` tutti gli atti
liberi di N. Signore erano nello stesso tempo soddisfatorii e
meritorii, e avevano tutti un valore morale infinito, come abbiamo
detto al n. 78. Non ci resta che trarre da queste verita` alcune
conclusioni.

A) Non vi sono peccati irremissibili, purche`, contriti e umiliati, ne
chiediamo umilmente perdono. E questo noi facciamo nel sacro tribunale
della penitenza, ove la virtu` del sangue di Gesu` ci viene applicata
per mezzo del ministro di Dio. Questo facciamo pure nel santo
sacrifizio della messa, ove Gesu` continua ad offrirsi, per le mani del
sacerdote, vittima di propiziazione, eccita nell'anima nostra profondi
sentimenti di contrizione, ci rende Dio propizio, ci ottiene perdono
sempre piu` pieno dei nostri peccati e una remissione sempre piu`
abbondante della pena che dovremmo subire per espiarli. Possiamo
aggiungere che tutti i nostri atti cristiani, uniti ai patimenti di
Gesu`, hanno un valore soddisfatorio per noi e per le anime per cui li
offriamo.

134. B) Gesu` ci merito` pure tutte le grazie di cui abbiamo bisogno
per conseguire il nostro fine soprannaturale e coltivare in noi la
vita cristiana: Benedixit nos in omni benedictione spirituali in
caelestibus in Christo Jesu 134-1", Dio ci benedisse in Cristo con
ogni sorta di benedizioni spirituali: grazie di conversione, grazie di
perseveranza, grazie per resistere alle tentazioni, grazie per trar
profitto dalle tribolazioni, grazie di consolazione, grazie di
rinnovamento spirituale, grazie di nuova conversione, grazia di
perseveranza finale, tutto egli ci merito`; e ci assicura che tutto cio`
che chiederemo al Padre in suo nome, vale a dire appoggiandoci sui
suoi meriti, ci sara` concesso.

Per ispirarci anche maggior fiducia, istitui` i sacramenti, segni
visibili che ci conferiscono la grazia in tutte le circostanze piu`
importanti della vita e ci danno diritto a grazie attuali che
riceviamo a tempo opportuno.

135. C) Ma fece anche di piu`; ci diede il potere di sodisfare e di
meritare, volendo cosi` associarci a lui come cause secondarie e far di
noi gli artefici della nostra santificazione. Ce ne fa perfino un
precetto e condizione essenziale della nostra vita spirituale. S'ei
porto` la croce, gli e` perche` anche noi lo seguiamo portando la nostra:
"Si quis vult post me venire, abnegat semetipsum, tollat crucem suam,
et sequatur me 135-1". Cosi` l'intesero gli Apostoli: "Se vogliamo
partecipare alla sua gloria, dice S. Paolo, dobbiamo anche partecipare
ai suoi patimenti, si tamen compatimur ut et
conglorificemur 135-2"; e S. Pietro aggiunge che se Gesu` Cristo
pati` per noi, lo fece perche` noi battiamo le sue orme 135-3. Anzi,
le anime generose si sentono stimolate, come S. Paolo, a soffrir
lietamente, in unione con Cristo, per il suo corpo mistico che e` la
Chiesa 135-4; a questo modo partecipano all'efficacia redentrice
della sua Passione e collaborano come cause seconde alla salute dei
fratelli. Oh! quanto questa dottrina e` piu` vera, piu` nobile, piu`
consolante dell'incredibile affermazione di certi protestanti che
hanno il triste coraggio d'affermare che, avendo Gesu` Cristo patito
sufficientemente per noi, noi non abbiamo che da godere dei frutti
della sua redenzione senza berne il calice! Pretendono con cio` di
esaltare la pienezza dei meriti di Cristo, mentre in verita` e` il
potere di meritare quello che fa risaltar meglio la pienezza della
redenzione. Non e` infatti piu` onorifico per Cristo il manifestare la
fecondita` delle sue soddisfazioni, associandoci all'opera sua
redentrice e rendendoci capaci di collaborarvi, benche` in modo
secondario, con imitarne gli esempi?

II. Gesu` causa esemplare della nostra vita.

136. Gesu` non si contento` di meritare per noi, ma volle pur essere
la causa esemplare, il modello vivente della nostra vita
soprannaturale.

Gran bisogno noi avevamo d'un modello di questo genere; perche`, per
coltivare una vita che e` una partecipazione della vita stessa di Dio,
dobbiamo avvicinarci quanto piu` e` possibile alla vita divina. Ora,
osserva S. Agostino, gli uomini che avevamo sotto gli occhi erano cosi`
imperfetti da non poterci servire da modelli, e Dio, che e` la santita`
stessa, sembrava troppo distante. E allora l'eterno Figlio di Dio,
viva sua immagine, si fa uomo e ci mostra coi suoi esempi come si puo`
sulla terra avvicinarsi alla perfezione divina. Figlio di Dio e figlio
dell'uomo, visse una vita veramente deiforme e pote` dire, "qui videt
me, videt et Patrem" 136-1, chi vede me, vede anche il Padre mio.
Avendo manifestato nelle sue azioni la santita` divina, pote` proporci
come possibile l'imitazione delle divine perfezioni: "Estote igitur
perfecti sicut et Pater vester caelestis perfectus est" 136-2.
Ecco perche` il Padre ce lo propone come modello: nel battesimo e nella
trasfigurazione, apparendo ai discepoli dice loro parlando del Figlio:
"Hic est filius meus in quo mihi bene complacui" 136-3: ecco il
mio Figlio nel quale mi sono compiaciuto. Se trova in lui tutte le sue
compiacenze, ei vuole dunque che noi l'imitiamo. Anche Nostro Signore
ci dice con tutta sicurezza: "Ego sum via... nemo venit ad Patrem nisi
per me... Discite a me quia mitis sum et humilis corde... Exemplum
enim dedi vobis ut quemadmodum ego feci vobis, ita et vos
faciatis" 136-4. E che cos'e` in sostanza il Vangelo se non il
racconto della vita, della passione e morte e risurrezione di Nostro
Signore, onde proporlo alla nostra imitazione? "caepit facere et
docere" 136-5. Che cos'e` il cristianesimo se non l'imitazione di
Gesu` Cristo? tanto che S. Paolo compendiera` tutti i doveri cristiani
in quello d'imitare Nostro Signore: "Imitatores mei estote sicut et
ego Christi" 136-6. Vediamo dunque quali sono le qualita` di
questo modello.

137. a) Gesu` e` un modello perfetto; anche per confessione di coloro
che non credono alla sua divinita`, egli e` il tipo piu` compito di virtu`
che sia mai comparso sulla terra. Pratico` le virtu` in grado eroico e
con le disposizioni interne piu` perfette: religione verso Dio, amore
del prossimo, annientamento di se` stesso, orrore del peccato e di cio`
che puo` condurvi 137-1. Eppure e` un modello imitabile ed
universale, pieno d'attrattiva, i cui esempi sono pieni d'efficacia.

138. b) E` un modello che tutti possono imitare; perche` volle
assumere le nostre miserie e le nostre debolezze, subire persino la
tentazione, esserci simile in tutto fuori del peccato: "Non enim
habemus Pontificem qui non possit compati infirmitatibus nostris;
tentatum autem per omnia pro similitudine absque peccato" 138-1.
Per trent'anni ei visse la vita piu` nascosta, piu` oscura, piu` comune,
obbedendo a Maria e a Giuseppe, lavorando come garzone ed operaio,
"fabri filius" 138-2; e percio` divenne il modello perfetto della
maggior parte degli uomini, che non hanno se non doveri oscuri da
compiere e che devono santificarsi in mezzo alle occupazioni piu`
comuni. Ma visse pure la vita pubblica e pratico` l'apostolato sia in
un gruppo scelto, formando gli Apostoli; sia tra la folla,
evangelizzando il popolo; e quindi dovette soffrire la fatica e la
fame; godette l'amicizia di alcuni come ebbe a sopportare
l'ingratitudine di altri; provo` trionfi e sconfitte; passo` insomma per
le peripezie di ogni uomo che ha relazioni con gli amici e col
pubblico. La sua vita sofferente ci diede l'esempio della pazienza piu`
eroica in mezzo alle torture fisiche e morali che ei tollero`, non solo
senza lamentarsi, ma pregando per i suoi carnefici. Ne` si dica che
che, essendo Dio, pati` di meno; era anche uomo: dotato di squisita
sensibilita`, senti` piu` vivamente di noi l'ingratitudine degli uomini,
l'abbandono degli amici, il tradimento di Giuda; provo` tali sentimenti
di tedio, di tristezza, di timore, che non pote` tenersi dal pregare
che l'amaro calice, se fosse possibile, s'allontanasse da lui; e,
sulla croce, emise quel grido straziante che mostra la profondita`
delle sue angoscie: "Deus, Deus meus, ut quid dereliquisti
me?" 138-3 Gesu` fu dunque un modello universale.

139. c) Si mostra pieno d'attrattiva. Aveva predetto che, quando
fosse elevato da terra (alludendo al supplizio della croce), avrebbe
attirato tutto a se`: "Et ego, si exaltatus fuero a terra, omnia traham
ad meipsum 139-1". La profezia si avvero`. Vedendo cio` che Gesu`
fece e pati` per loro, i cuori generosi si accesero d'amore pel divin
Crocifisso e quindi per la sua croce 139-2; non ostante le
ripugnanze della natura, portano valorosamente le croci interne od
esterne, sia per meglio rassomigliare al divino Maestro, sia per
attestargli il loro amore, soffrendo con lui e per lui, sia per avere
una parte piu` abbondante dei frutti della redenzione e collaborare con
lui alla santificazione dei fratelli. E` cio` che chiaramente si vede
nella vita dei santi, i quali corrono dietro la croce con piu` avidita`
che non i mondano dietro i piaceri.

140. d) Questa attrattiva e` tanto piu` forte in quanto che egli vi
aggiunge l'efficacia della sua grazia: essendo le azioni fatte da Gesu`
prima della morte tutte meritorie, egli ci merito` la grazia di farne
di simili; quando noi consideriamo la sua umilta`, la sua poverta`, la
sua mortificazione e le altre sue virtu`, siamo eccitati ad imitarlo
non solo per la forza persuasiva dei suoi esempi, ma anche per
l'efficacia delle grazie che ci merito` praticando le virtu` e che in
quell'occasione ci concede.

141. Vi sono poi certe particolari azioni di Nostro Signore che
hanno una maggiore importanza e a cui dobbiamo in modo speciale unirci
perche` contengono piu` copiose grazie: sono i suoi misteri. Cosi` il
mistero dell'Incarnazione ci merito` la grazia della rinunzia a noi
stessi e della unione con Dio, perche` Nostro Signore ci offri` con Lui
per consacrarci tutti al Padre; il mistero della crocifissione ci
merito` la grazia di crocifiggere la carne e le sue cupidigie; il
mistero della morte ci merito` di morire al peccato e alle sue cause,
ecc. 141-1 La qual cosa, del resto, intenderemo meglio, vedendo
in che modo Gesu` e` il capo del corpo mistico di cui noi siamo le
membra.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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