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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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15/10/2013 12:31
 
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I. Nozione del soprannaturale.

59. Richiamiamo che in teologia si distinguono due specie di
soprannaturale: il soprannaturale assoluto, per essenza, quoad
substantiam, e il soprannaturale relativo, quanto al modo, quoad
modum.

1^ Il soprannaturale per essenza e` un dono divino fatto alla creatura
intelligente, e che supera assolutamente tutta la sua natura, in
questo senso che non puo` essere da lei prodotto e neppur da lei
postulato, richiesto, meritato, cosicche` non solo supera ogni sua
capacita` attiva ma anche tutti i suoi diritti e tutte le sue esigenze.
E` qualche cosa di finito, perche` e` un dono fatto alla creatura; ma e`
nello stesso tempo qualche cosa di divino, perche` solo il divino puo`
superare le esigenze di ogni creatura. E` pero` un divino comunicato e
partecipato in modo finito e cosi` evitiamo il panteismo. Non ci sono
veramente che due sole forme di soprannaturale per essenza:
l'Incarnazione e la grazia santificante.

A) Nel primo caso, Dio si unisce all'umanita` nella persona del Verbo,
in modo che la natura umana di Gesu` ha per soggetto personale la
seconda persona della SS. Trinita`, senza alcuna alterazione come
natura umana; cosicche` Gesu`, uomo per la sua natura umana, e` anche
veramente Dio quanto alla sua persona. Abbiamo qui un'unione
sostanziale, che non fonde due nature in una sola, ma le unisce,
conservandone l'integrita`, in una sola persona, la persona del Verbo;
e` quindi un'unione personale o ipostatica. E` questo il piu` alto grado
del soprannaturale quoad substantiam.

B) La grazia santificante e` un grado minore di questo stesso
soprannaturale. Con lei infatti l'uomo serba la personalita` ma viene
divinamente, benche` accidentalmente, modificato nella natura e nella
capacita` operativa; non diventa Dio, ma deiforme, cioe` simile a Dio,
divinae consors naturae, capace di afferrar direttamente Dio nella
visione beatifica, quando la grazia sara` trasformata in gloria, e di
vederlo faccia a faccia, come Dio vede se stesso; privilegio che
supera evidentemente le esigenze delle creature anche piu` perfette,
poiche` ci fa partecipare alla vita intellettuale di Dio e alla sua
natura.

60. 2^ Il soprannaturale relativo, quanto al modo, e` in se` qualche
cosa che non supera la capacita` o le esigenze di ogni creatura, ma
solamente di qualche natura particolare. Tale e` la scienza infusa, che
supera la capacita` dell'uomo ma non quella dell'angelo.

Dio comunico` all'uomo queste due forme di soprannaturale: conferi`
infatti ai nostri progenitori il dono di integrita`, (soprannaturale
quoad modum) che, perfezionandone la natura, la disponeva a ricevere
la grazia, e nello stesso tempo conferi` loro la grazia stessa, dono
soprannaturale quoad substantiam: il complesso di questi due doni
costituisce quella che si chiama giustizia originale.

II. Doni preternaturali conferiti ad Adamo.

61. Il dono di integrita` perfeziona la natura dell'uomo senza
elevarla all'ordine divino; e` certamente un dono gratuito e
preternaturale che supera le sue esigenze e le sue forze; ma non e`
ancora il soprannaturale per essenza. Comprende tre grandi privilegi,
i quali, senza cangiare il fondo della natura umana, le danno una
perfezione a cui non avea alcun diritto: la scienza infusa, il dominio
delle passioni o l'esenzione dalla concupiscenza, l'immortalita` del
corpo.

62. A) La scienza infusa. Per natura noi non vi abbiamo diritto,
perche` e` privilegio degli angeli; solo progressivamente e con
difficolta` noi, secondo le leggi psicologiche, possiamo arrivare alla
conquista della scienza. Ora, per facilitare al primo uomo il suo
ufficio di capo e di educatore del genere umano, Dio gli diede
gratuitamente la scienza infusa di tutte le verita` che gli erano
necessarie, ed una certa facilita` d'acquistare la scienza
sperimentale; s'avvicinava cosi` agli angeli.

63. B) Il dominio delle passioni ossia l'esenzione da quella
tirannica concupiscenza che rende la virtu` cosi` difficile. Abbiamo
detto che, per la costituzione stessa dell'uomo, vi e` in lui una lotta
terribile tra il desiderio sincero del bene e l'appetito disordinato
dei piaceri e dei beni sensibili, ed una spiccata tendenza
all'orgoglio: tutto quello insomma che noi chiamiamo la triplice
concupiscenza. Per rimediare a questo naturale difetto, Dio conferi` ai
nostri progenitori un certo dominio sulle passioni che, senza renderli
impeccabili, agevolava loro la virtu`. In Adamo non v'era quella
tirannia della concupiscenza che inclina violentemente al male, ma
solamente una certa tendenza al piacere, subordinata alla ragione.
Essendo la sua volonta` sottomessa a Dio, le facolta` inferiori erano
sottomesse alla ragione e il corpo all'anima: ordine quindi e
rettitudine perfetta.

64. C) L'immortalita` corporea. L'uomo e` per natura soggetto alla
malattia e alla morte; per una provvidenza speciale, fu preservato da
questa doppia debolezza, affinche` l'anima potesse cosi` piu` liberamente
attendere all'adempimento dei suoi doveri superiori.

Ma questi privilegi erano destinate a rendere l'uomo piu` atto a
ricevere e trafficare un dono molto piu` prezioso, intieramente e
assolutamente soprannaturale, quello della grazia santificante.

III. I privilegi soprannaturali.

65. A) Per natura l'uomo e` servo di Dio, cosa sua e sua proprieta`.
Ma per un'insigne bonta`, di cui non potremo mai ringraziarlo
abbastanza, Dio volle farlo entrare nella sua famiglia, adottarlo per
figlio, farne il suo erede presuntivo, riserbandogli un posto nel suo
regno; e perche` questa adozione non fosse una semplice formalita`, gli
conferi` una partecipazione della sua vita divina, una qualita` creata,
e` vero, ma reale, che gli fa godere sulla terra i lumi della fede,
molto superiori a quelli della ragione, e possedere un giorno Dio nel
cielo con la visione beatifica e un amore proporzionato alla chiarezza
di questa visione.

66. B) A questa grazia abituale, che perfezionava e divinizzava, a
cosi` dire, la sostanza stessa dell'anima, s'aggiungevano delle virtu`
infuse e dei doni dello Spirito Santo che divinizzavano le sue
facolta`, e una grazia attuale che, mettendo in moto tutto
quest'organismo soprannaturale, lo rendeva capace di fare atti
soprannaturali, deiformi e meritori di vita eterna.

Questa grazia e` sostanzialmente la stessa di quella che ci viene
concessa per mezzo della giustificazione; per ora quindi non la
descriviamo in particolare, perche` ci riserbiamo di farlo piu` tardi
parlando dell'uomo rigenerato.

Tutti questi privilegi, eccettuata la scienza infusa, erano stati dati
ad Adamo, non come un bene personale ma come un patrimonio di famiglia
che doveva essere trasmesso a tutta la sua discendenza, a patto che
egli rimanesse fedele a Dio.

ART. III. LA CADUTA E IL CASTIGO. 67-1

I. La caduta.

67. Non ostante tutti questi privilegi, l'uomo restava libero, e fu
percio` sottoposto ad una prova, per potere, con l'aiuto della grazia,
meritare il cielo. Questa prova consisteva nell'osservanza delle leggi
divine e in particolare d'un precetto positivo aggiunto alla legge
naturale, espresso dal Genesi sotto la forma di proibizione di
mangiare il frutto dell'albero della scienza del bene e del male. La
Scrittura narra come il demonio, sotto forma di serpente, venne a
tentare i nostri progenitori, sollevando nell'anima loro un dubbio
sulla legittimita` di quella proibizione. Egli tenta di persuaderli
che, mangiando di quel frutto, non solo non morranno, ma diventeranno
come dei, e conosceranno da loro stessi il bene e il male senza aver
bisogno di ricorrere alla legge divina: "eritis sicut dii, scientes
bonum et malum" 67-2. Era una tentazione d'orgoglio, e di
ribellione a Dio. L'uomo soccombe e commette formalmente un peccato di
disobbedienza, come nota S. Paolo 67-3, ma ispirato dall'orgoglio
e presto seguito da altre debolezze. Fu una colpa grave, perche` fu il
rifiuto di sottomettersi all'autorita` di Dio, una specie di negazione
del suo sovrano dominio e della sua sapienza, essendo quel precetto un
mezzo per provare la fedelta` del primo uomo; colpa tanto piu` grave in
quanto che i nostri progenitori conoscevano l'infinita liberalita` di
Dio verso di loro, i suoi imprescrittibili diritti, la gravita` del
precetto manifestata dalla gravita` della sanzione che vi era annessa,
e perche`, non essendo trascinati dall'impetuosita` delle passioni,
avevano il tempo di riflettere sulle formidabili conseguenze del loro
atto.

68. Si fece pur questione come mai poterono essi peccare, non
essendo soggetti agli allettamenti della concupiscenza. Per
intenderlo, bisogna ricordarsi che nessuna creatura libera e`
impeccabile; ella puo` infatti deviar lo sguardo dal vero bene per
volgerlo al bene apparente, attaccarsi a quest'ultimo e preferirlo al
primo; questa preferenza costituisce appunto il peccato. Solo colui,
come fa notare S. Tommaso, e` impeccabile, la cui volonta` si confonde
con la legge morale: il che e` privilegio di Dio.
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