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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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15/10/2013 12:27
 
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sez. III. Il metodo da seguire 25-1.

Per trarre maggior profitto dalle fonti che abbiamo descritte, quale
metodo si dovra` seguire? Il metodo sperimentale e descrittivo, o il
metodo deduttivo, oppure l'unione dei due? Quale spirito deve
presiedere all'uso di questi metodi?

25. 1^ Il metodo sperimentale, descrittivo o psicologico, consiste
nell'osservare in se` o negli altri i fatti ascetici o mistici, nel
classificarli e coordinarli, per dedurne i segni o le note
caratteristiche di ciascuno stato, le virtu` o le disposizioni che
convengono a ognun di loro, e cio` senza darsi pensiero della natura o
della causa di questi fenomeni, senza chiedere se procedono dalle
virtu`, dai doni dello Spirito Santo o da grazie miracolose. Questo
metodo nella parte positiva ha molti vantaggi, perche` bisogna pure ben
conoscere i fatti prima di spiegarne la natura e la causa.

26. Se pero` venga adoperato in modo esclusivo:

a) Questo metodo non puo` costituire una vera scienza; ne somministra
certamente i fondamenti, cioe` i fatti e le induzioni immediate che se
ne possono trarre, puo` anche accertare quali sono i mezzi pratici che
generalmente riescono meglio. Tuttavia, finche` non si risalga alla
natura intima e alla causa di questi fatti, si fa piuttosto della
psicologia che della teologia; o se si descrivono minutamente i mezzi
per praticare questa o quell'altra virtu`, non si mostra abbastanza il
movente e lo stimolo che aiuta a praticarla.

b) Si e` quindi esposti a cadere in opinioni mal fondate. Se nella
contemplazione non si distingue cio` che e` miracoloso, come l'estasi e
la levitazione, da cio` che ne costituisce l'elemento essenziale, cioe`
lo sguardo prolungato e affettuoso su Dio sotto l'influsso d'una
grazia speciale, se ne potra` troppo facilmente concludere che ogni
contemplazione e` miracolosa, il che e` contrario alla dottrina comune.

c) Molte controversie sugli stati mistici s'attenuerebbero se alle
descrizioni di questi stati s'aggiungessero le distinzioni e le
esattezze fornite dallo studio teologico. Cosi` la distinzione tra
contemplazione acquisita e infusa fa meglio intendere certi stati
d'animo molto reali e conciliare certe opinioni che, a prima vista,
sembrano contradittorie. Parimenti, nella contemplazione passiva vi
sono molti gradi: ve ne sono di quelli in cui basta l'uso perfezionato
dei doni, ve ne sono altri in cui Dio deve intervenire per disporre le
nostre idee e aiutarci a trarne delle conclusioni che colpiscono, ve
ne sono infine di quelli che non si possono bene spiegare che con
conoscenze infuse. Tutte queste distinzioni sono il risultato di
lunghe e pazienti ricerche speculative insieme e pratiche; facendole,
si ridurrebbe il numero dei disparari che separano le varie scuole.

27. 2^ Il metodo dottrinale o deduttivo consiste nello studiare
accuratamente cio` che insegnano sulla vita spirituale la Scrittura, la
Tradizione, la Teologia, in particolare la Somma di S. Tommaso, e
dedurne conclusioni sulla natura della vita cristiana, sulla sua
perfezione, sul suo obbligo e sui mezzi di raggiungerla, senza darsi
abbastanza pensiero dei fatti psicologici, del temperamento e del
carattere delle persone dirette, delle loro inclinazioni, dei
risultati prodotti su questa o su quell'altra anima dai diversi mezzi;
senza studiare in particolare i fenomeni mistici descritti dai Santi
che li provarono, come S. Teresa, S. Giovanni della Croce,
S. Francesco di Sales, ecc. ecc.; o almeno senza tenerne abbastanza
conto. Essendo noi facilmente soggetti ad ingannarci nelle nostre
deduzioni, particolarmente quando le moltiplichiamo, e` cosa prudente
il verificarle confrontando i fatti. Se, per esempio, si viene a
conoscere che la contemplazione infusa e` abbastanza rara, si mettera`
qualche restrizione alla tesi sostenuta da alcune scuole, che tutti
sono chiamati ai piu` alti gradi di contemplazione 27-1.

28. 3^ Unione dei due metodi. A) Bisogna dunque saper combinare
insieme i due metodi.

E` quello veramente che fanno in generale gli autori, con questa
differenza pero` che gli uni s'appoggiano di piu` sui fatti e gli altri
sui principi 28-1. Noi cercheremo di tenere la via di mezzo, senza
la pretensione di riuscirvi. a) I principi di teologia mistica che i
grandi maestri dedussero dalle verta` rivelate ci aiuteranno a meglio
osservare i fatti, ad analizzarli in modo piu` compi`to, a ordinarli in
modo piu` metodico, a interpretarli piu` saviamente; non dimenticheremo
infatti che i mistici descrivono le loro impressioni, senza volerne,
almeno il piu` delle volte, interpretare la natura. I principi ci
aiuteranno pure a ricercare la causa dei fatti, tenendo conto delle
verita` gia` conosciute, e a coordinarli in modo da farne una vera
scienza.

b) D'altra parte lo studio dei fatti ascetici e mistici correggera` cio`
che vi sarebbe di troppo rigido e di troppo assoluto nelle conclusioni
puramente dialettiche; non vi puo` infatto essere opposizione assoluta
tra i principii e i fatti; se dunque l'esperienza mostra che il numero
dei mistici e` ristretto, non bisogna affrettarsi a conchiudere che cio`
dipende unicamente dalla resistenza alla grazia. Ed e` pure utile il
chiedersi perche` nelle cause di canonizzazione si giudica della
santita` molto piu` dalla pratica delle virtu` eroiche che dal genere
d'orazione o di contemplazione; questi fatti potranno di fatto
dimostrare che il grado di santita` non e` sempre e necessariamente in
relazione col genere e col grado d'orazione.

29. B) Come fondere insieme i due metodi? a) Bisogna anzitutto
studiare il dato rivelato quale ci e` somministrato dalla Scrittura e
dalla Tradizione, compresovi il magistero ordinario della Chiesa; e,
con l'aiuto di questo dato, determinare, col metodo deduttivo, che
cos'e` la vita e la perfezione cristiana, quali i suoi vari gradi,
quale il cammino progressivo generalmente tenuto per arrivare alla
contemplazione, passando per la mortificazione e la pratica delle
virtu` morali e teologali; in che consiste questa contemplazione, sia
nei suoi elementi essenziali, sia nei fenomeni straodinari che qualche
volta l'accompagnano.

30. b) A questo studio dottrinale bisogna aggiungere il metodo
d'osservazione: 1) esaminare con cura le anime, le loro qualita` e i
loro difetti, la loro fisionomia speciale, le loro inclinazioni e le
loro ripugnanze, i movimenti della natura e della grazia che in loro
si producono; queste conoscenze psicologiche daranno modo di
determinar meglio i mezzi di perfezione che meglio loro convengono, le
virtu` di cui hanno maggior bisogno e verso le quali la grazia le
inclina, la loro corrispondenza a questa grazia, gli ostacoli che
incontrano e i mezzi che riescono meglio per trionfarne. 2) Per
allargare il campo della propria esperienza, si leggeranno
attentamente le vite dei Santi, quelle specialmente che, senza
dissimularne i difetti, mostrano il modo progressivo con cui li
combatterono, come e con quali mezzi praticarono le virtu`, se e come
passarono dalla vita ascetica alla vita mistica e sotto quali
influenze. 3) Nella vita dei contemplativi si dovranno pure studiare i
vari fenomeni della contemplazione, dai primi incerti bagliori fino
alle piu` alte vette, gli effetti di santita` prodotti da queste grazie,
le prove a cui furono sottoposti, le virtu` che praticarono. Tutto cio`
servira` a compiere e talora a rettificare le conoscenza teoriche che
si erano acquistate.

31. c) Con l'aiuto dei principii teologici e dei fenomeni mistici
ben studiati e ben classificati, si potra` piu` facilmente risalire alla
natura della contemplazione, alle sue cause, alle sue specie, e
distinguere cio` che v'e` in essa di normale e di straordinario. 1) Si
cerchera` in quale misura i doni dello Spirito Santo sono i principii
formali della contemplazione e come bisogna coltivarli per mettersi
nelle disposizioni interiori favorevoli alla contemplazione. 2) Si
esaminera` se i fenomeni debitamente accertati si spiegano tutti coi
doni dello Spirito Santo, se qualcuno non suppone specie infuse, e
come esse operino nell'anima; oppure se e` l'amore che produce questi
stati spirituali senza nuove cognizioni. 3) Si potra` allora veder
meglio in che consiste lo stato passivo, in quale misura l'anima vi
resta attiva, la parte di Dio e quella dell'anima nella contemplazione
infusa; cio` che in questo stato e` ordinario e cio` che diviene
straordinario e preternaturale. Cosi` si potra` studiar meglio il
problema della vocazione allo stato mistico e del numero piu` o meno
grande dei veri contemplativi.

Procedendo cosi`, avremo maggior probabilita` d'arrivare alla verita` e a
conclusioni pratiche per la direzione delle anime; e uno studio di
questo genere diventera` non meno attraente che santificante.

32. 4^ Con quale spirito si deve seguir questo metodo? Qualunque sia
il metodo usato, e` necessario studiare questi difficili problemi con
molta calma e ponderazione, allo scopo di conoscere la verita`, e non
di far trionfare ad ogni costo il sistema da noi preferito.

a) Bisogna quindi rilevare e mettere in luce cio` che e` certo o
comunemente ammesso, e riporre in un secondo piano cio` che e`
controverso. La direzione da dare alle anime non dipende dalle
questioni controverse, ma dalle dottrine comunemente ricevute. Vi e`
unanimita` in tutte le scuole nel riconoscere che la rinunzia e la
carita`, il sacrifizio e l'amore sono necessari a tutte le anime e in
tutte le vie, e che l'armonica combinazione di questo doppio elemento
dipende molto dal carattere delle persone dirette. Tutti ammettono che
bisogna sempre praticare lo spirito di penitenza, benche` prenda forme
diverse, secondo i diversi gradi di perfezione; che bisogna praticare
le virtu` morali e teologali in modo sempre piu` perfetto per giungere
alla via unitiva; e che i doni dello Spirito Santo, coltivati con
cura, danno all'anima nostra una pieghevolezza che la rende piu` docile
alle ispirazioni della grazia e la preparono, se Dio ve la chiama,
alla contemplazione. Si e` anche d'accordo su questo punto importante
che la contemplazione infusa e` essenzialmente gratuita e che Dio la da`
a chi vuole e quando vuole; e che quindi nessuno puo` mettersi da se`
stesso nello stato passivo e che i segni d'una vocazione prossima a
questo stato sono quello cosi` ben descritti da S. Giovanni della
Croce. E quando le anime giungono alla contemplazione, devono, per
comun consenso, progredire nella perfetta conformita` alla volonta` di
Dio, nel santo abbandono e soprattutto nell'umilta`, virtu`
costantemente raccomandata da S. Teresa.

Si possono dunque dirigere prudentemente le anima, anche quelle
chiamate alla contemplazione, senza aver sciolto tutte le questioni
controverse che gli autori contemporanei stanno ancora discutendo.

33. b) Ci sembra cosi` che, se si affrontano questi problemi con
spirito conciliativo, cercando cio` che ci avvicina anziche` cio` che ci
divide, si arrivera`, se non a sopprimerle, certo ad addolcire queste
controversie, ad attenuarle, a vedere l'anima di verita` che ogni
sistema contiene. Ecco cio` che si puo` fare quaggiu`: bisogna sapere
attendere i lumi della visione beatifica per risolvere un certo numero
di problemi difficili.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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