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Meditazioni per le festività (di Mons.Riboldi)

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2017 21:39
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08/07/2011 14:50
 
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XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Una preziosa lezione sull’ASCOLTO DELLA PAROLA

L'impressione che si ha, leggendo il Vangelo, è una preziosa lezione su come ci si deve accostare alla Parola di Dio. Tanti di noi, almeno alla domenica - ma è poco - hanno la possibilità di ascoltare tre brani della Parola: la I lettura dall'Antico Testamento, la II lettura dalle lettere degli Apostoli ed infine il Vangelo.

Noi ministri siamo incaricati di dare una mano ai fedeli nell'accogliere la Parola.

Sono tanti anni, che compio questa missione, di portare al maggior numero di persone la Parola: nelle Liturgie, nei tanti luoghi in cui sono invitato, ma anche alla spicciolata, negli incontri personali, perché la Parola di Dio, è per tutti il solo modo di entrare nella verità, che è la luce della vita.

È davvero grande la nostra missione. Non si tratta di parlare bene, ma di suscitare, in chi ci ascolta, un desiderio, una passione, per entrare nella verità, in un mondo tanto confuso.

E che ci sia bisogno della Parola di Dio, tutti lo sappiamo e, forse, desideriamo.

Voglio ricordare un fatto, che mi ha commosso e mostrato la sete di verità, che è nelle persone. Invitato a tenere una conferenza, in una cittadina, in cui ogni anno si celebra per una settimana la festa, arrivando, chi mi aveva invitato mi disse subito la grande difficoltà di fare posto, nel calendario degli intrattenimenti, alla Parola.

A sera, nonostante gli inviti, alle ore 21, recandomi puntualmente nella grande sala, trovai 20 persone: le solite - mi dissero. Attardandomi a dialogare con qualcuno, mi chiesero di iniziare, 'tanto, come sempre, saremo sempre solo i soliti'. Chiesi di attendere, perché non mi rassegnavo, di fronte a tanta delusione degli organizzatori. In un quarto d'ora - non riesco ancora, oggi, a capirne le ragioni, se non in un soffio dello Spirito - la grande sala si riempì; non solo, ma tanti per ascoltare rimasero fuori attorno all'edificio e dalle finestre seguirono l'intervento.

Il tema era provocatorio: "Solo Gesù è il centro della vera festa dell'uomo'. Parlai per un'ora, in un silenzio di ascolto... irreale. Quando feci cenno che era giunto il momento di lasciarci, mi pregarono in coro di continuare: 'Fuori è buio - dissero - qui è la luce'. E si continuò, dialogando, fino a mezzanotte. Un vero miracolo della Parola.

Fui invitato l'anno seguente e, dopo l'esperienza vissuta, l'incontro avvenne nel grande teatro con le balconate. Mi faceva compagnia il Prof. Zichichi. Il teatro venne chiuso mezz'ora prima, perché ogni posto era occupato e così molte persone dovettero stare fuori, in attesa che qualcuno uscisse.

Ormai la Parola aveva conquistato l'attenzione della gente.

Successe un'altra volta, in un'altra località, con il teatro pieno, che dopo l'ascolto, qualcuno chiese con commozione: 'Ci dica: ma chi può, oggi, in un mondo chiassoso, senza offerta di verità, donarci speranza nella vita?'. La mia risposta fu ed è sicura: 'Solo Gesù e la Sua Parola'.

Davvero lo dico con la mia lunga esperienza: tutti abbiamo bisogno della Parola di Dio, anche se non sempre - come narra il Vangelo - per le troppe altre parole che ci sommergono, riesce a mettere radici profonde.

"Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. Si cominciò a raccogliere attorno a Lui tanta folla, che dovette salire sulla barca; si pose a sedere, mentre la folla rimaneva sulla spiaggia. Egli parlò di molte cose in parabole. E disse: 'Ecco il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava, parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma spuntato il sole, restò bruciata e, non avendo radici, si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove li trenta. Chi ha orecchi intenda'.

Una parabola che gli apostoli non capirono, tanto da chiederGli: 'Perché parli in parabole?'. Allora Gesù spiegò loro - e a noi - la parabola del seminatore.

'Tutte le volte che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.

Quello che è stato seminato in un luogo sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radici in sé ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o persecuzione del mondo, a causa della Parola, egli ne resta scandalizzato.

Quello seminato tra le spine, è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto.

Quello seminato nella terra buona, è colui che ascolta la Parola e la comprende: questi dà frutto e produce, ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta'. (Mt 13, 1-23)

Una parabola che impegna tutti noi nell'esaminare che fine fa la Parola di Dio, che leggiamo o ascoltiamo. Ricordo, da ragazzo, tutti sentivano l'impegno di andare a Messa la domenica, ma, gli uomini, avevano l'abitudine di attardarsi sul sagrato a raccontarsi i fatti della settimana, in attesa che il sacrista li avvertisse della fine della predica!!! Per loro, quindi, la Parola non faceva parte della Messa. Una cattiva abitudine.

Sono passati quei tempi, ma ancora tanti vedono la Messa o l'omelia come un 'perditempo'.

Grazie a Dio, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha fatto della Parola il centro della fede e della vita della Chiesa, questa ha riconquistato il suo vero posto.

Si sono moltiplicati i centri di ascolto, che sono quegli incontri, in cui i fedeli cercano di 'entrare' nella bellezza della Parola, perché diventi efficace, luce della vita.

È facile, oggi, incontrare cristiani che portano con sé, ovunque, il Vangelo. Ma occorre fare ancora tanto lavoro, da parte di noi sacerdoti, perché la Parola, che è Cristo, sia messa al centro della vita

delle Comunità ecclesiali, curandone la predicazione.

Ricordo sempre, a Torino, - ero studente - una sera mi recai a sentire un grande conferenziere, sacerdote, con tanta gente ad ascoltarlo. Vi furono tanti battimani, per l'eloquenza del predicatore. Tornando a casa, mi imbattei in una chiesa avvolta nel raccoglimento. Vi erano molti fedeli presenti, incollati all'ascolto del celebrante che, con estrema semplicità - quale si addice alla predica, per mettere al primo posto Gesù e non la nostra arte oratoria - spiegava la Parola. Mi incantò la sua semplicità, che faceva filtrare il bello della Parola, come fosse pronunciata direttamente da Gesù.

Un poco come era abitudine del S. Curato d'Ars, che con la sua umiltà e profondità, scuoteva i cuori dei suoi fedeli.

Scriveva il caro Giovanni XXIII: "La saggezza si esprime nella scelta accurata dei tempi della predicazione sia ordinaria di tutto l'anno ... sia straordinaria o caratteristica della Quaresima e della preparazione alle maggiori feste del calendario liturgico. La tentazione non manca di fare della poesia e della letteratura su argomenti più piacevoli, oppure di specializzarsi in apologetica, forse affidandosi a vecchie forme, senza tener conto delle necessità, qualche volta tremende, del tempo presente. Facciamo attenzione: il popolo ci domanda pane sostanzioso di verità, non diamogli piccoli tratti o racconti più o meno edificanti, che non hanno presa profonda sullo spirito. L'ideale è nel sapere così bene inquadrare la dottrina, in debite proporzioni, da niente dimenticare e tutto volgere ad incrementare di solida formazione intellettuale. La semplicità è il grande dono del predicatore, la via sicura per toccare il fondo delle coscienze. Semplicità non è parlare a vanvera o a braccio; essa richiede seria preparazione di preghiera e di studio. La semplicità non accarezza la preoccupazione di fare bella figura, né di cercare la parola tornita, che fa scattare l'applauso: essa rende anzi timorosi di ciò che può arrestare il moto della grazia nelle anime".

Ricorderò sempre la testimonianza di mamma. La domenica era una festa partecipare tutti alla S. Messa. Poi mamma, prima di sederci a tavola, ci chiedeva una frase della predica, senza la quale si rischiava di saltare il pranzo. Una saggezza perduta.

C'è un modo per capire se le persone a cui rivolgi la Parola, ti stanno seguendo. Quando predico, ho l'abitudine di guardare negli occhi delle persone più vicine, facendo della predica un dialogo della Parola con loro. Mi accorgo sempre quando la Parola non giunge e quando, invece, diventa dono.

Noi sacerdoti e vescovi dobbiamo veramente imparare la semplicità di un Vangelo donato con amore, come voce di Cristo, e lasciare sempre impronte incancellabili della Parola di Dio.

Ne saremo capaci?

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