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Meditazioni per le festività (di Mons.Riboldi)

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2017 21:39
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25/02/2011 22:07
 
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VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Non affannatevi per il domani

Fa veramente impressione la corsa affannosa dell'uomo - di sempre - alla ricerca di una sicurezza, di qualunque tipo sia il problema.

E, se vogliamo, è innegabile che la sicurezza sia un grande bene, che dona serenità a chiunque, ma si rivela , ed è, spesso una difficile conquista.

Penso ai precari, ai disoccupati, tanti, tantissimi, che non sanno come affrontare i tanti problemi personali o della famiglia e, a volte, dal lavoro passano alla strada.

Così come penso a tanti ammalati che vedono sfuggire di mano quella serenità che si aveva quando si era sani o a coloro che per incidenti, si ritrovano a dover riprogettare la vita, con tanti ostacoli, che a volte possono apparire insormontabili.

E non dimentichiamo gli anziani, con tutte le incertezze che questa condizione comporta. Difficile, insomma, che si possa vivere su questa terra una pienezza di sicurezza.

Tante volte, per difendere la sicurezza economica, ci si barrica nelle case, circondandosi di mille allarmi, perché nessuno vi entri con cattive intenzioni.

Si arriva a diffidare di quanti si incontrano e non si conoscono, vedendo in tutti un potenziale pericolo. Un male, questo, che purtroppo - lo scopriamo dalla cronaca - è riuscito comunque, molte volte, a raggiungerci tra le stesse pareti di casa.

Senza contare che così facendo si perde quella serenità che si dovrebbe avere, nella consapevolezza che tutti, senza eccezioni, siamo nelle sicure mani di Dio.

I veri fedeli non temono, ma continuano ad avere - nonostante tutto - tanta fiducia nella vita e nell'uomo.

Così afferma il profeta Isaia oggi: 'Sion ha detto: 'Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato. Risponde Dio per tutti, anche per noi: 'Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo grembo? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, Io invece, dice Dio, non mi dimenticherò mai". (Is. 49, 14-15)

Ma è tanto difficile entrare in questa atmosfera di serenità, per chi non ha tanta, tanta fiducia in Dio e, quindi, nell'uomo.

L'uomo, nonostante tutta la sua ricerca di serenità, ha molte volte la sensazione di avere costruito nella vita un secchio pieno di fori sul fondo. Il difetto sta nel fatto che egli cerca la pace nelle sue forse. Ma le nostre mani sono monche, povere, sempre vuote, e riusciamo solo a riempirle di fumo, ossia di cose che spariscono con la rapidità delle ombre.

Mani che ci illudiamo siano grandi da contenere il mondo e si rivelano capaci solo di contenere un po' di terra, rivelando il poco che umanamente sappiamo fare.

Non è così per le anime di fede, che si affidano alla protezione e gioia di un Padre, che sa fugare le nebbie e rende i suoi figli davvero ambasciatori di serenità.

Ricordo sempre la povertà della mia famiglia, con tanti figli. Si aveva poco, lo stretto necessario per vivere. Ma, ripensando oggi alla luce del Vangelo, comprendo la grande fiducia dei miei genitori, che erano sempre sereni, anche quando offrivano il poco che avevano, condividendolo. Sapevano che Dio non li avrebbe abbandonati. Ripenso alla sofferenza e umana preoccupazione di papà, ferito gravemente ad una gamba nelle acciaierie, che venne licenziato senza alcun risarcimento. Era il tempo del fascismo e delle poche garanzie. Appena potè, senza lamentarsi, ogni mattina partiva con la bicicletta in cerca di lavoro e tornava sempre a casa con il necessario per mantenerci. E quando scelsi di seguire la vocazione, non so come abbia fatto mamma a mettere insieme il corredo di biancheria .richiesto. Ma attraverso loro Dio mi ha insegnato quella serenità, che è poi stata la compagna della mia vita, anche quando nel Belice il terremoto mi lasciò senza nulla. Con i miei confratelli eravamo contenti del poco che ci veniva dato, anzi la gioia era di poter dare il più possibile ai tanti senza tetto. Era lì la nostra felicità.

Un mondo - mi si dirà - irripetibile. Può darsi.

Ma se si misura la vita con il metro della serenità, qual è il tempo, che ne manifesta di più?

Quello di oggi, che non si accontenta mai di avere ed ha l'impressione di possedere sempre troppo poco o nulla, o il tempo delle mani vuote, ma con il cuore fiducioso e sereno?

Gesù, oggi, vuole riportarci alla fiducia e alla serenità, quelle vere.

Ascoltiamo la Sua preziosa Parola, che è davvero una luce per tutti:

"In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 'Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro; o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di ciò che mangerete e berrete, e neanche per il vostro corpo di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?

Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai, eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?

E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito?

Osservate i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure, Io vi dico, che neanche Salomone con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.

Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: cosa mangeremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani: il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.

Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la Sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena". (Mt. 6, 24-34)

Una pagina di Vangelo che prende a schiaffi la corsa affannosa al consumismo, che crea solo disagio, irrequietezza e non accontenta mai.

Ma, allora, Gesù vuole dirci che dobbiamo stare con le mani in mano, attendendo tutto dal Cielo? No. Ognuno deve conoscere la fatica quotidiana, come disse Dio ad Adamo, dopo il peccato: `Mangerai il pane con il sudore della tua fronte'. Ognuno deve operare affinché a se stesso, alla famiglia, all'intera comunità venga assicurata la dignità della vita.

giusto, quindi, occuparsi del vestirsi, della casa, di tutto ciò che fa parte di questa nostra vita terrena, ma liberi da quella pre-occupazione, che fa diventare schiavi delle cose e ruba la serenità. Ogni giorno sul mio tavolo di vescovo giungono puntualmente per lettera o direttamente, le miserie del nostro tempo', e ce ne sono tante.

Donne con il marito in carcere e i figli da mantenere, che portano sul volto il timbro inconfondibile dell'insicurezza. Uomini e donne in cerca di un lavoro, che li tolga dalla disperazione. Considero questi appelli come un appuntamento della povertà con la carità, lacrime di un'umanità che cercano due mani che le consolino, una voce che continui a ricordare la grandezza del Cuore di Dio che ripete: lo non ti dimenticherò mai'. Non è facile accogliere tutte queste lacrime nel palmo della propria mano. Si sente tutta la propria insufficienza, la povertà che si è. Ma, nello stesso tempo, la tremenda responsabilità che Dio affida.

Noi cristiani, per quello che possiamo, siamo chiamati con la carità a colmare i tanti spazi vuoti che l'ingiustizia del mondo ha saputo creare con il benessere di pochi e la miseria di tanti. Ma bisogna che, a volte, usciamo dalla nostra sicurezza, per indossare le scomode vesti dell'insicurezza, sicuri che Dio sa come venirci in aiuto.

Un grande esempio, ai nostri tempi, di come Dio si serva di persone 'umili e piccole' per essere Provvidenza, è certamente stata Madre Teresa di Calcutta, che ha davvero colpito il mondo per la sua immensa carità. Era una donna in cerca di diseredati, abbandonati a morire sul ciglio di un marciapiede, ma che per lei erano Gesù da pulire, rivestire, consolare, ridando loro dignità.

Se si ragiona solo umanamente, considerando le sue forze, è impossibile capire come la sua carità abbia potuto giungere in tutto il mondo, come un ampio e caldo mantello per i poveri. Ho avuto la gioia di stare con lei per ben tre volte, durante dei Convegni.

La sua sola presenza diventava una 'sferzata' al nostro egoismo, al nostro 'chiuderci in noi stessi', che è egoismo e negazione della carità. Ma era, la sua, una sferzata creativa, che faceva nascere in ciascuno che l'avvicinava la voglia di dare il meglio di sé.

Con Madre Teresa preghiamo:

"O Signore, affinché possiamo seguire il Tuo esempio,

donaci la grazia di abbracciare la Tua povertà,

come il più grande di tutti gli impegni umani.

Rendici capaci di imitare nella nostra vita la povertà di Gesù

e della Sua Santissima Madre.

Fa' che perseveriamo su questa strada fino alla fine.

Aiutaci ad esercitare il controllo più severo su noi stessi,

affinché non abbandoniamo mai questo impegno,

a causa della nostra debolezza o dei consigli altrui.

Fa' insomma Gesù che io viva più per gli altri che per me stessa, come Tu vivesti noi più che Te."

Antonio Riboldi – Vescovo –
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