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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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19/10/2013 16:36
 
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I. Da parte dell'oggetto.

649. La condizione piu` importante, da parte dell'oggetto, e` di
chiedere soltanto i beni che ci conducono alla vita eterna, prima di
tutto le grazie soprannaturali, e secondariamente, in quanto saranno
utili alla eterna nostra salute, i beni d'ordine temporale. Tale e` la
regola fissata da Nostro Signore stesso: "Cercate in primo luogo il
regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date
di giunta. Quaerite primum regnum Dei et justitiam ejus, et haec omnia
adjicientur vobis 649-1. Come infatti abbiamo detto,
n. 307-308, la felicita`, come la perfezione dell'uomo, consiste
nel possesso di Dio e quindi nelle grazie necessarie a questo fine.
Onde non dobbiamo chiedere nulla che non sia in relazione con questo
fine.

1^ I beni temporali in se stessi sono troppo al disotto di noi, troppo
incapaci di soddisfare le aspirazioni del nostro cuore e di renderci
felici, onde non possono essere l'oggetto principale delle nostre
preghiere. Ma, avendo noi fino a un certo punto bisogno di questi beni
per vivere e assicurar la nostra salute, ci e` lecito chiedere il pane
quotidiano, tanto quello del corpo come quello dell'anima,
subordinando pero` il primo al secondo. Puo` darsi infatti che un bene
particolare che ci pare desiderabile, poniamo la ricchezza, ci diventi
poi pericoloso per l'eterna salute; onde non si puo` chiederlo che
subordinatamente ai beni eterni.

650. 2^ Anche quando si tratta di questa o quella grazia
particolare, non conviene chiederla che conforme alla divina volonta`,
Nella infinita sua sapienza Dio sa meglio di noi cio` che a ogni anima,
secondo la sua condizione e il suo grado di perfezione, si conviene.
Come bene osserva S. Francesco di Sales, noi dobbiamo voler la nostra
salute come la vuol Dio, quindi risolutamente volere e abbracciare le
grazie che ci distribuisce, perche` e` necessario che la nostra volonta`
sia conforme alla sua 650-1; ma quando si tratta di grazie
particolari, come sarebbe questa o quella forma di orazione, di
consolazione, di aridita` ecc., non bisogna chiedere nulla in modo
assoluto ma subordinar tutto alla volonta` di Dio 650-2. Dio
distribuisce le grazie di consolazione o di aridita`, di riposo o di
lotta, secondo i disegni della infinita sua sapienza e i bisogni
dell'anima nostra. Non ci resta quindi che rimetterci a lui per la
scelta delle grazie che ci sono piu` utili. Possiamo certo esprimere un
desiderio, ma con umile sommessione alla volonta` del Padre Celeste:
egli ci esaudira` sempre se preghiamo come si conviene; ci concedera`
talora anche piu` e meglio di quel che domandiamo, onde noi, non solo
non ce ne dobbiamo lamentare, ma dobbiamo anzi benedirnelo 650-3.

II. Condizioni da parte del soggetto.

Le condizioni piu` essenziali per rendere efficaci le nostre preghiere,
sono: l'umilta`, la confidenza e l'attenzione, o almeno lo sforzo serio
per stare attenti.

651. 1^ L'umilta` nasce dalla natura stessa della preghiera. Essendo
la grazia essenzialmente gratuita e non avendovi noi alcun diritti,
siamo, dice S. Agostino, rispetto a Dio, dei mendicanti, e dobbiamo
implorare dalla sua misericordia cio` che per giustizia non possiamo
ottenere. Cosi` pregava Abramo il quale, al cospetto della maesta`
divina, si riguardava come polvere e cenere: "Loquar ad Dominum Deum,
cum sim pulvis et cinis 651-1; cosi` pregava Daniele, quando
chiedeva la liberazione del popolo ebreo, appoggiandosi non sui meriti
suoi e sulle sue virtu`, ma sulla ricchezza delle divine misericordie:
"Neque enim in justificationibus nostris prosternimus preces ante
faciem tuam; sed in miserationibus tuis multis" 651-2; cosi`
pregava il pubblicano che fu esaudito: "Deus, propitius esto mihi
peccatori" 651-3, mentre il superbo fariseo vide respinta la sua
preghiera. Gesu` stesso ce ne da` la ragione: "Chiunque si esalta sara`
umiliato e chi si umilia sara` esaltato: quia omnis qui se exaltat
humiliabitur, et qui se humiliat exaltabitur". Ben lo intesero i suoi
discepoli, e S. Giacomo ripete con insistenza: "Dio resiste ai superbi
e da` le sue grazie agli umili: Deus superbis resistit, humilibus autem
dat gratiam" 651-4. Ed e` giustizia questa: perche` il superbo
attribuisce a se` l'efficacia della sua preghiera mentre l'umile
l'attribuisce a Dio. Or vorremmo noi che Dio ci esaudisse a spese
della sua gloria, per nutrire e fomentare la nostra vanita`? L'umile
invece confessa che tutto gli proviene da Dio; quindi Dio,
esaudendolo, lavora per la gloria sua e insieme per il bene del
supplicante.

652. 2^ Quindi la vera umilta` genera la confidenza, quella
confidenza che non si fonda sui meriti nostri ma sull'infinita bonta`
di Dio e sui meriti di Gesu` Cristo.

a) La fede c'insegna che Dio e` misericordia, e che quindi si piega con
tanto maggior amore verso di noi quanto piu` noi riconosciamo le nostre
miserie; perche` la miseria chiama la misericordia. Invocarlo con
fiducia, e` in sostanza un onorarlo, e` proclamare che egli e` la fonte
di tutti i beni e nulla tanto desidera quanto di largirceli. Ci
dichiara quindi le tante volte nella S. Scrittura che esaudisce coloro
che sperano in lui: "Quiniam in me speravit, liberabo eum: clamabit ad
me et ego exaudiam eum 652-1. Nostro Signore c'invita a pregare
con confidenza e per insinuarci questa disposizione ricorse non solo
alle esortazioni piu` premurose ma anche alle piu` tenere parabole. Dopo
avere affermato che chi chiede riceve, aggiunge: "Chi e` mai tra voi
che, chiedendogli il figlio del pane, gli porgera` un sasso?... Se
dunque voi, cattivi come siete, sapete dare cose buone ai vostri
figliuoli, quanto piu` il Padre vostro che e` nei cieli concedera` cio`
che e` buono a coloro che lo pregano" 652-2. Ritorna su questo
punto nell'ultima Cena: "In verita`, in verita` vi dico... tutto cio` che
chiederete al Padre nel nome mio, io lo faro`, affinche` il Padre sia
glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa in mio nome, la
faro` 652-3... In quel giorno chiederete nel nome mio, e non vi
dico 652-4 che preghero` io pure il Padre per voi. Perche` anche il
Padre vi ama avendo voi amato me". Sarebbe quindi un diffidare di Dio
e delle sue promesse, sarebbe un far poca stima dei meriti infiniti di
Gesu` e dell'onnipotente sua mediazione, il non avere assoluta fiducia
nella preghiera.

653. b) Pare talvolta, e` vero, che Dio faccia il sordo alle nostre
preghiere, perche` vuole che la nostra confidenza sia perseverante, a
fine di farci meglio sentire la profondita` della nostra miseria e il
pregio della grazia; ma ci mostra pure, coll'esempio della
Cananea 653-1, che anche quando pare che ci respinga, gode poi di
lasciarsi fare dolce violenza. Una donna Cananea viene a supplicar
Gesu` di guarirle la figlia tormentata dal demonio. Il Maestro non le
risponde; essa allora si rivolge ai discepoli, importunandoli con le
grida, tanto che essi pregano Gesu` d'intervenire. Gesu` risponde di
essere venuto pei soli figli d'Israele. Senza punto disanimarsi, la
povera donna gli si prostra ai piedi, dicendo: "Signore, aiutatemi.
Gesu` replica con apparente durezza che non e` bene prendere il pane dei
figli per gettarlo ai cani. -- E lei: E` vero, Signore; ma anche i
cagnolini mangiano almeno le briciole che cadono dalla tavola del
padrone. -- Vinto da cosi` constante [sic] e umile confidenza, Gesu` le
concede finalmente il favore domandato e le guarisce sull'istante la
figlia. Poteva farci intendere meglio che se, nonostante il poco buon
esito delle nostre preghiere, perseveriamo nell'umile fiducia, siamo
sicuri d'essere esauditi?

654. 3^ Ma a questa perseverante fiducia e` necessario aggiungere
l'attenzione o almeno il serio sforzo per pensare a cio` che diciamo a
Dio. Le distrazioni involontarie, quando cerchiamo di respingerle e
diminuirne il numero, non sono ostacolo alla preghiera, perche`
l'anima, appunto per questi sforzi che facciamo, resta orientata verso
Dio. Ma le distrazioni volontarie, che deliberatamente accettiamo o
che solo fiaccamente respingiamo o di cui non vogliamo sopprimere le
cause, nelle preghiere di precetto sono peccati veniali, e nelle altre
sono negligenze e mancanze di rispetto verso Dio, che non lo
dispongono molto ad esaudirci. La preghiera e` un'udienza che il nostro
Creatore si degna di concederci, una conversazione col Padre celeste
in cui lo supplichiamo che si degni d'ascoltar le nostre parole e
badare alle nostre suppliche: "Verba mea auribus percipe Domine...
intende voci orationis meae 654-1; e nel momento stesso che gli
chiediamo di ascoltarci e di parlarci, non faremmo serio sforzo per
capir cio` che diciamo e per stare attenti alle divine ispirazioni? Non
sarebbe un'incoerenza e una mancanza di religione? Non meriteremo il
rimprovero che Nostro Signore faceva ai Farisei? "Questo popolo mi
onora con la punta delle labbra ma il suo cuore e` lontano da me:
Populus hic labiis me honorat, cor autem eorum longe est a
me" 654-2.

655. Bisogna quindi seriamente sforzarsi di cacciar prontamente ed
energicamente le distrazioni che si presentano, sapercene umiliare e
giovarcene per rinnovar l'unione con Gesu` e pregare con lui. E` pur
necessario diminuire il numero delle distrazioni, combattendo
vigorosamente le cause, l'abituale dissipazione della mente, la
liberta` della fantasia, i pensieri e gli affetti che sopraffanno la
mente e il cuore, e abituarsi a poco a poco al pensiero, spesso
rinnovato, della presenza di Dio con l'offerta delle proprie azioni e
colle giaculatorie. Adoprando questi mezzi, non c'e` ragione
d'inquietarci delle distrazioni involontarie che ci passano per la
mente o ci turbano la fantasia: sono prove e non colpe, e, sapendo
fare, ci accrescono i meriti e il valore delle preghiere.

656. Triplice e` l'attenzione che possiamo porre nelle preghiere:
1) quando badiamo a pronunziar bene le parole, si ha l'attenzione
verbale, che suppone gia` un certo sforzo per pensare a cio` che si
dice; 2) se badiamo di preferenza a ben comprendere il senso delle
parole, si ha l'attenzione letterale o intellettuale; 3) se, lasciando
da parte il senso letterale, l'anima si inalza a Dio per adorarlo,
benedirlo, unirsi a lui, o per addentrarsi nel mistero che si onora, o
per chiedere a Dio tutto cio` che gli chiede la Chiesa e tutto cio` che
gli chiede Gesu`, si ha l'attenzione spirituale o mistica. Piu` che
agl'incipienti, quest'ultima conviene alle anime proficienti. A coloro
che cominciano a gustar la preghiera, bisognera` raccomandare l'una o
l'altra delle due prime specie d'attenzione, secondo il carattere e le
inclinazioni di ciascuno e le circostanze in cui si trova.

ART. II. DEGLI ESERCIZI DI PIETA` DEGLI INCIPIENTI.

657. Essendo la preghiera uno dei grandi mezzi per salvarsi, il
direttore iniziera` a poco a poco gl'incipienti alla pratica di quegli
esercizi spirituali che costituiscono la trama d'una vita seriamente
cristiana, tenendo conto dell'eta`, della vocazione, dei doveri del
loro stato, del carattere, delle inclinazioni soprannaturali e dei
progressi loro.

658. 1^ Lo scopo a cui si ha da mirare e` di giungere adagio adagio
ad abituar le anime alla preghiera, in modo che la loro vita sia fino
a un certo punto una vita di preghiera (n. 522). Ma e` chiaro che
occorre tempo notevole e sforzi diuturni per accostarsi a questo
ideale, che non e` alla portata degl'incipienti ma che il direttore
deve conoscere per meglio guidarvi i penitenti.

659. 2^ I principali esercizi che servono a convertir la vita in
abituale preghiera, oltre la preghiera del mattino e della sera che i
buoni cristiani non mancano mai di fare, sono:

A) La meditazione del mattino, su cui torneremo presto, e la santa
messa con la santa comunione che ci mostrano l'ideale a cui dobbiamo
tendere e ci aiutano a conseguirlo (n. 524). Vi sono pero` persone
che, per i doveri del loro stato, non possono assistere tutti i giorni
alla messa; vi potranno supplire con la comunione spirituale da farsi
alla fine della meditazione o anche mentre attendono alle occupazioni
manuali. In ogni caso bisognera` ammaestrarle del come trar profitto
dalla messa e dalla comunione, quando vi potranno assistere, adattando
alla loro capacita` quanto abbiamo detto al n. 271-289; e
soprattutto poi del come seguire con intelligenza gli uffici liturgici
delle domeniche e delle feste, perche` la sacra liturgia ben compresa e`
una delle migliori scuole di perfezione.

660. B) Nel corso della giornata, bisognera` consigliare, oltre
l'offerta spesso rinnovata delle azioni principali, alcune
giaculatorie, alcune buone letture adattate allo stato dell'anima
sulle verita` fondamentali, sul fine dell'uomo, sul peccato, sulla
mortificazione, sulla confessione e sugli esami di coscienza,
aggiungendovi alcune vite di Santi celebri per la pratica della
penitenza; il che sara` luce per l'intelletto, stimolo per la volonta` e
ottimo mezzo per facilitar la meditazione. La recita di alcune diecine
del Rosario meditandone i misteri, accrescera` la devozione alla
SS. Vergine e l'abitudine di unirsi a Nostro Signore. La visita al
SS. Sacramento, la cui durata variera` con le occupazioni, verra` a
rianimar lo spirito di pieta`; e ognuno potra` vantaggiosamente servirsi
dell'Imitazione, specialmente del libro quarto, e delle Visite al
SS. Sacramento di Sant'Alfonso de' Liguori.

661. C) La sera, un buon esame di coscienza integrato dall'esame
particolare aiutera` gl'incipienti a rilevar le mancanze, a prevedere i
rimedi, a rimettere la volonta` nella ferma risoluzione di far meglio,
non permettendo cosi` che cadano nel rilassamento e nella tiepidezza.
Sara` necessario richiamare anche qui quanto abbiamo detto sugli esami,
n. 460-476, e sulla confessione, n. 262-269, ricordando che
gl'incipienti devono esaminarsi principalmente sui peccati veniali
deliberati, essendo questa vigilanza il mezzo migliore per evitare o
per immediatamente riparare i peccati mortali in cui si avesse la
disgrazia di cadere in un momento di sorpresa.

662. 3^ Consigli al direttore. A) Il direttore vigilera` perche` i
penitenti non si carichino di esercizi di pieta` troppo numerosi, che
verrebbero poi a nuocere all'adempimento dei doveri del loro stato, o
che sarebbero di ostacolo alla vera devozione. Vale certamente meglio
recitar qualche preghiera di meno ma mettervi maggior attenzione e
pieta`. Ce lo dice il Signore stesso: "Nelle preghiere non moltiplicate
le parole come fanno i pagani, che pensano d'essere esauditi a furia
di parlare. Non li imitate dunque, perche` il Padre vostro sa di che
avete bisogno prima ancora che glielo domandate 662-1. E appunto
allora insegno` quella breve e sostanziale preghiera del Pater, che
contiene tutto cio` che possiamo chiedere, n. 515-516. Ora ci sono
incipienti che facilmente pensano di essere tanto piu` pii quante piu`
preghiere vocali fanno; si rammenti loro la parola del Maestro e si
mostri che una preghiera attenta di dieci minuti vale piu` di un'altra
di venti seminata di distrazioni piu` o meno volontarie, e sara` un
grande servizio. Per aiutarli a fissar l'attenzione, si rammenti che
pochi secondi impiegati a mettersi alla presenza di Dio e ad unirsi a
Nostro Signore, assicureranno in modo singolare l'efficacia della
preghiera.

663. B) Per le preghiere che si debbono ripetere di frequente, e`
utile, a schivar l'abitudine, insegnare un metodo semplice e facile
onde fissar l'attenzione. Cosi`, per esempio, quanto al Rosario, se si
bada a meditarne i misteri con la doppia intenzione di onorare la
SS. Vergine e di attirare in noi la virtu` speciale che corrisponde al
mistero, se ne trae maggior vantaggio e la recita diventa una piccola
meditazione. Ma sara` anche bene far notare che non si puo`,
ordinariamente almeno, attendere nello stesso tempo al senso letterale
dell'Ave Maria e allo spirito del mistero, e che basta fissarsi o
sull'uno o sull'altro.

ART. III. DELLA MEDITAZIONE 664-1.

Esporremo:
* 1^ Le nozioni generali sulla meditazione;
* 2^ i vantaggi e la necessita`;
* 3^ i caratteri distintivi della meditazione degl'incipienti;
* 4^ i metodi principali.
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