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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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19/10/2013 16:34
 
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II. LO SCOPO A CUI MIRARE.

641. Abbiamo detto, n. 309, che la perfezione essenzialmente
consiste nell'unione con Dio per mezzo della carita`. Ma, essendo Dio
la stessa santita`, non possiamo essergli uniti se non possedendo la
purita` di cuore, che abbraccia un doppio elemento: l'espiazione del
passato e il distacco dal peccato e dalle sue occasioni per
l'avvenire.

La purificazione dell'anima e` dunque il primo lavoro degli incipienti.

Si puo` anche aggiungere che l'anima tanto piu` intimamente si unira` con
Dio quanto piu` sara` pura e distaccata. Ora la purificazione e` piu` o
meno perfetta secondo i motivi che la ispirano e gli effetti che
produce.

A) La purificazione rimane imperfetta se e` ispirata principalmente da
motivi di timore e di speranza, timore dell'inferno e speranza del
cielo e dei beni celesti. Gli effetti ne sono incompleti: si rinunzia
certo al peccato mortale che ci priverebbe del cielo, ma non si
rinunzia ai peccati veniali, anche deliberati, perche` questi non
impediscono l'eterna salvezza.

B) Vi e` dunque una purificazione piu` perfetta, la quale, senza
escludere il timore e la speranza, ha per motivo principale l'amor di
Dio, il desiderio di piacergli e quindi di schivare tutto cio` che
anche leggermente l'offende. Si avvera allora la parola del Salvatore
alla donna peccatrice: "Le sono rimessi i molti suoi peccati perche`
molto ella ha amato"641-1.

A questa seconda purificazione devono mirare le anime buone; il
direttore pero` si ricordi che molti incipienti non sono subito capaci
di levarsi tant'alto, e, pur parlando dell'amor di Dio, proponga anche
quei motivi di timore e di speranza che operano piu` fortemente
sull'anima loro.

DIVISIONE DEL PRIMO LIBRO.

642. Conosciuto il fine, bisogna determinare i mezzi necessari a
conseguirlo, che si riducono poi a due: la preghiera, che ci ottiene
la grazia, e la mortificazione con cui alla grazia corrispondiamo. Ma
la mortificazione prende vari nomi secondo gli aspetti sotto cui si
considera: si chiama penitenza, quando ci fa espiare le colpe passate;
mortificazione propriamente detta, quando prende di mira l'amor del
piacere per diminuire il numero delle colpe nel presente e nel futuro;
lotta contro i vizi capitali, quando combatte le profonde inclinazioni
che ci portano al peccato; lotta contro le tentazioni, quando resiste
agli assalti dei nostri nemici spirituali. Onde cinque capitoli:
* Cap. I. -- La preghiera degl'incipienti.
* Cap. II. -- La penitenza per riparare il passato.
* Cap. III. -- La mortificazione per assicurar l'avvenire.
* Cap. IV. -- La lotta contro i vizi capitali.
* Cap. V. -- La lotta contro le tentazioni.

Tutti questi mezzi suppongono chiaramente la pratica delle virtu`
teologali e delle virtu` morali nel primo loro grado: non si puo`
infatti pregare, far penitenza e mortificarsi, senza credere
fermamente alle verita` rivelate, senza sperare i beni del cielo e
senza amar Dio, senza esercitarsi nella prudenza, nella giustizia,
nella fortezza e nella temperanza. Ma noi tratteremo di queste virtu`
nella via illumunativa, ove conseguono il pieno loro sviluppo.
_________________________________________________________________

635-1 A. Saudreau, I gradi, Via purgativa, 1. I-II (Marietti,
Torino); Schryvers, Les principes, II P., c. II.

636-1 Vi sono alcuni autori che, col P. Marchetti, (Rev. d'Asce't.
et de Mystique, gen. 1920, p. 36-47), pensano che si debba estendere
la via purgativa anche ai peccatori per convertirli, ma confessa che
in cio` si allontana dalla dottrina comune. La conversione dei
peccatori e i mezzi da suggerire per perseverare nello stato di grazia
fanno parte della Morale piu` che dell'Ascetica. Aggiungiamo tuttavia
che i motivi che presto proporremo per schivare il peccato mortale,
confermeranno quelli insegnati dalla Morale.

638-1 Il Castello interiore e` la corona e la sintesi di tutte le
opere di S. Teresa e fu da lei composto nel 1577, nel monastero di
Toledo, cinque anni prima di morire, pregatane dai Padri Graziano e
Velasquez. Vengono in esso chiaramente ed esattamente descritti i
sette principali gradi di orazione corrispondenti a sette stati della
vita spirituale. Mentre la Santa stava pensando, la vigilia della
festa della SS. Trinita`, quale avrebbe dovuto essere l'idea
fondamentale, di questo Trattato, Dio si degno` di suggerirgliela egli
stesso, mostrandole l'anima in grazia sotto il simbolo di un magnifico
globo di cristallo in forma di castello con sette grandi abitazioni.
Nella settima, che e` nel centro, abita Dio stesso, cinto di mirabile
fulgore che illumina tutte le altre divisioni a proporzione della loro
prossimita` al centro. Fuori del castello tenebre, immondezze e bestie
velenose, che s'avventano a coloro che s'avventurano in quelle
regioni. Porta d'ingresso ne e` l'orazione, che ci fa rientrare in noi
stessi e trovar Dio. Porta d'uscita il peccato mortale, di cui la
Santa fa una terribile descrizione.

Delle sette grandi concentriche abitazioni, le prime due corrispondono
alla via purgativa, la terza alla via illuminativa, colla quarta
comincia la contemplazione infusa.

(I primi traduttori italiani delle opere di S. Teresa tradussero il
vocabolo spagnuolo moradas, indicante le sette grando abitazioni del
Castello, con mansioni; parola ben scelta, perche` non si tratta
propriamente di sette stanze o sale o aule che si voglia dire, ma di
sette grandi spazii ideali. Infatti, scrive S. Teresa nel secondo
capitolo della prima mansione: < considerarne poche, ma un milione di stanze, perche` di molte maniere
entrano qui anime e tutte con buona intenzione>>. Questo vocabolo anche
noi riterremo nelle citazioni. N. d. T.)

641-1 Luc., VII, 47.
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