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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:30
 
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V. Santificazione delle relazioni d'apostolato.

611. Che le opere d'apostolato possano e debbano essere per noi un
mezzo di santificazione e` cosa che facilmente si capisce. Eppure ci
sono di quelli che vi trovano indirettamente una fonte di
dissipazione, di spirituale infiacchimento, e anche occasione di
peccato e causa di dannazione. Si richiami qui la parola d'un uomo
d'azione che diceva a Don Chautard: "Il lavorar per gli altri fu
quello che mi rovino`!" 611-1. Ci sono infatti di quelli che si
lasciano talmente sopraffare dalle opere esterne che non trovano piu`
il tempo di fare gli esercizi piu` essenziali di pieta`; onde un
decadimento morale che fa rivivere le passioni e prepara la via a
dolorose cadute: all'amore soprannaturale per le anime si mescola
insensibilmente un elemento naturale e sensibile.

Si cerca di farsi mutuamente coraggio col pensiero che l'intento
principale e` di fare e di ricevere del bene, si commettono intanto
imprudenze, si viene a familiarita`, e si finisce male. In ogni caso,
dove manca la vita interiore, uno si fa ben pochi meriti e l'azione
esterna non ottiene che magri risultati, perche` la grazia di Dio non
scende a fecondare un ministero ove la preghiera non ha quasi posto. E`
quindi necessario avvivare le opere esterne con lo spirito di
preghiera. Ecco i mezzi principali a ben riuscirvi.

612. A) Prima di tutto bisogna ricordarsi che c'e` una gradazione nei
mezzi di zelo e che i piu` efficaci sono la preghiera, il sacrifizio,
l'esempio, e in ultimo luogo la parola e l'azione. Chi voglia
convincersene, ricordi gli esempi di Nostro Signore, la cui vita fu
tutta una perpetua preghiera e un sacrifizio perpetuo, e che comincio`
col praticare cio` che poi insegno` agli altri, passando trent'anni
nella vita nascosta prima di darsi ai tre anni di ministero pubblico.
Ne` si dimentichi la condotta degli Apostoli che si esonerarono di
certe opere di carita` affidandole ai diaconi, per poter piu`
liberamente attendere alla preghiera e alla predicazione del Vangelo:
"Nos vero orationi et ministerio verbi instantes erimus" 612-1.
Si ascolti sempre l'eco della parola di S. Paolo che dice che ne` colui
che pianta ne` colui che innaffia fanno il bene, ma Dio che solo fa
crescere la semente: "Neque qui plantat est ali'quid, neque qui rigat,
sed qui incrementum dat, Deus" 612-2.

Si dara` dunque il primo posto alla preghiera (n. 470): non si
sacrificheranno gli esercizi essenziali, come la meditazione, il
ringraziamento, la recita devota del divino ufficio, l'esame di
coscienza, l'offerta esplicita delle azioni principali, persuasi che
si rende cosi` piu` servizio alle anime che se si consacrasse tutta la
vita all'azione. Il pastore di anime dev'essere, come dice
S. Bernardo, un serbatoio e non un semplice canale: il canale lascia
passare tutto cio` che ha a mano a mano che lo riceve; il serbatoio
prima empie se` stesso, e poi da` ad altrui della sua ripienezza senza
proprio danno: "Si sapis, concham te exhibebis et non
canalem" 612-3.

613. B) Un secondo mezzo per non dimenticare la vita interiore, e` di
mirare a formar una schiera d'anime elette, senza per questo
trascurare il popolo. A riuscirvi, si sente meglio la necessita` di
essere uomo interiore; gli studi ascetici che si fanno, i consigli che
si danno agli altri, le pratiche di virtu` che si inculcano, ci
conducono per forza alla vita di preghiera e di sacrifizio. Ma per
questo bisogna che uno sia nella generosa disposizione di fare cio` che
consiglia altrui; non c'e` allora da temere il rilassamento e la
tiepidezza. Molti sacerdoti rivennero alla vita interiore per questa
premura di formare una schiera di anime elette.

614. C) Nell'insegnamento che si da` ai fedeli, dommatico o morale
che sia, si segua un programma ben definito, onde si riesca ad esporre
il complesso dei dommi e delle virtu` cristiane: nel preparare queste
istruzioni, uno alimenta la propria devozione, perche` e` naturale che
si voglia praticar noi cio` che si consiglia altrui.

615. D) Finalmente, nell'esercizio ordinario del ministero
parrocchiale, in occasione di battesimi, matrimoni, funerali, visite
agli infermi, visite di condoglianza o anche di semplice cortesia,
bisogna rammentarsi che si e` sacerdoti ed apostoli, cioe` servi delle
anime. Quindi, dopo alcune benevoli parole, non bisogna peritarsi di
inalzar le menti e i cuori a Dio; una conversazione sacerdotale deve
sempre suggerire un Sursum corda.

Con questi vari mezzi conserveremo e accresceremo la vita interiore; e
il nostro ministero, avvivato dalla grazia, produrra` frutti
centuplicati: "qui manet in me et ego in eo, hic fert fructum
multum" 615-1.

Ecco dunque come tutte le nostre relazioni col prossimo possono e
devono diventar soprannaturali; riescono allora tutte occasione di
progresso nella virtu` e di aumento in noi di quella vita divina di cui
abbiamo ricevuto una copiosa partecipazione.
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