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COMPENDIO DI TEOLOGIA SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2013 13:41
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17/10/2013 11:29
 
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II. Santificazione delle relazioni domestiche.

589. La grazia non distrugge la natura ma la perfeziona. Ora le
relazioni domestiche furono istituite da Dio stesso: volle che la
specie umana si propagasse per mezzo della legittima e indissolubile
unione dell'uomo e della donna, e che questa unione fosse ancor piu`
rinsaldata dai figli che ne nascerebbero. Onde le intimissime e
affettuosissime relazioni tra marito e moglie, tra genitori e figli,
che la grazia del sacramento del matrimonio aiuta a rendere
soprannaturali.

1^ DELLE RELAZIONI TRA GLI SPOSI CRISTIANI. 590-1

590. Assistendo alle nozze di Cana ed elevando il matrimonio
cristiano a dignita` di sacramento, Nostro Signore mostro` agli sposi
che la loro unione puo` essere santificata e ne merito` loro la grazia.

A) Prima del matrimonio, l'amore cristiano, amore tenero e ardente,
casto e soprannaturale, ne unisce i cuori e li prepara a sopportar piu`
validamente i pesi della famiglia. La natura e il demonio tentano, e`
vero, d'insinuare in quest'affetto un elemento sensuale che potrebbe
essere pericoloso per la virtu`; ma i fidanzati cristiani, sorretti
dalla pratica dei sacramenti, sapranno dominar questo elemento, e
renderanno soprannaturale il mutuo amore, rammentandosi che tutti i
nobili sentimenti vengono da Dio e a lui si devono riferire.

591. B) La grazia del sacramento, unendone i cuori con vincolo
indissolubile, ne affinera` e purifichera` l'amore. Avranno
continuamente dinanzi agli occhi le parole di S. Paolo che afferma che
l'unione loro e` immagine di quella misteriosa unione che corre tra
Cristo e la Chiesa 591-1. "Le donne siano sommesse ai propri
mariti come al Signore: perche` l'uomo e` capo della donna come Cristo e`
capo della Chiesa, lui Salvatore del suo corpo. Quindi come la Chiesa
e` sommessa a Cristo, cosi` anche le donne ai mariti in tutto. Uomini,
amate le spose, come Cristo amo` la Chiesa e diede se` stesso per lei,
per santificarla, mondandola nel lavacro dell'acqua, mediante la
parola di vita, per farsi comparire davanti la Chiesa vestita di
gloria, senza macchia o ruga o altra tal cosa, ma che sia santa e
immacolata. Cosi` anche i mariti devono amar le loro mogli come i
propri corpi... Percio` anche ognuno di voi ami la moglie come se`
stesso; la moglie poi abbia in riverenza il marito". Quindi rispetto e
mutuo amore, che si avvicini il piu` possibile all'amore di Cristo per
la Chiesa; obbedienza della moglie al marito in tutto cio` che e`
legittimo; premura e protezione del marito verso la moglie; tali sono
i doveri che l'Apostolo addita agli sposi cristiani.

592. C) Quando Dio da` loro dei figli, li ricevono dalla sua mano
come un sacro deposito, li amano non solo come parte di se` stessi ma
come figli di Dio, membri di Gesu` Cristo, futuri cittadini del cielo;
li circondano di continuo affetto e premura; danno un'educazione
cristiana, studiandosi di formare in essi le stesse virtu` di Nostro
Signore, ed esercitano a questo fine con riguardo, delicatezza, forza
e dolcezza, l'autorita` data loro da Dio. Non dimenticano che, essendo
rappresentanti di Dio, devono evitare quella debolezza che tende a
viziare i figli e quell'egoismo che vorrebbe goderne senza formarli
alla virtu` e al lavoro. Con l'aiuto di Dio e degli educatori, che
scelgono con la massima cura, ne fanno uomini e cristiani, esercitando
cosi` una specie di sacerdozio in seno alla famiglia; potranno quindi
fare assegnamento sulla benedizione di Dio e sulla riconoscenza dei
figli.

2^ DEI DOVERI DEI FIGLI VERSO I GENITORI.

593. A) La grazia, che santifica le relazioni tra gli sposi,
perfeziona pure e rende soprannaturali i doveri di rispetto, di
affetto e di obbedienza che i figli devono ai genitori.

a) Ci mostra nei genitori i rappresentanti di Dio e della sua
autorita`; a loro, dopo Dio, dobbiamo la vita, la sua conservazione e
la buona sua direzione. Il nostro rispetto per loro deve quindi
giungere fino alla venerazione: ammirando in essi una partecipazione
della divina paternita`, "ex quo omnis paternitas in caelis et in
terra" 593-1, della sua autorita`, delle sue perfezioni, Dio
stesso dobbiamo venerare in loro.

b) L'affetto, la bonta`, la sollecitudine loro verso di noi ci
appariscono come un riflesso della provvidenza e della bonta` divina,
onde il nostro amor filiale diventa piu` puro e piu` intenso, giungendo
persino alla piu` assoluta dedizione, tanto che saremmo pronti a
sacrificarci per loro e dare, occorrendo, la vita nostra per salvar la
loro; prestiamo quindi tutta l'assistenza corporale e spirituale di
cui hanno bisogno, secondo tutta la nostra possibilita`.

c) Vedendo in loro i rappresentanti dell'autorita` di Dio, non esitiamo
a obbedirli, in tutto, ad esempio di Nostro Signore che, per trenta
anni, fu sottomesso a Maria e a Giuseppe: "et erat subditus
illis" 593-2. Questa obbedienza non ha altri limiti fuori di
quelli posti dallo stesso Dio, cioe` che si e` obbligati a obbedire piu`
a Dio che agli uomini; ond'e` che in cio` che riguarda il bene
dell'anima, e specialmente rispetto alla vocazione, al solo confessore
dobbiamo obbedire, dopo averlo informato delle condizioni di famiglia.
Anche in questo imitiamo Nostro Signore, il quale, quando la Madre gli
chiese perche` l'avesse abbandonata, rispose: "Non sapevate che io
debbo occuparmi delle cose del Padre mio? Nesciebatis quia in his quae
Patris mei sunt, oportet me esse?" 593-3 Rimangono cosi` salvi i
diritti e i doveri di tutti.

594. B) Entrando nel chiericato, abbandoniamo il mondo e fino a un
certo punto anche la famiglia, per entrare nella grande famiglia
ecclesiastica, e occuparci quindi innanzi principalmente della gloria
di Dio, del bene della Chiesa e delle anime. Gli interni sentimenti di
rispetto e d'affetto per i genitori non cangiano certo, anzi si
affinano, ma le esterne manifestazioni dipenderanno quindi innanzi dai
doveri del nostro stato; nulla dobbiamo fare per piacere ai genitori
ove ne venga danno al nostro ministero. Il primo nostro dovere e` di
occuparci delle cose di Dio; ove dunque accadesse che il modo di
vedere, i consigli, le esigenze loro si opponessero a cio` che da noi
richiede il servizio delle anime, con dolcezza ed affetto ma con
fermezza faremo loro intendere che, nei doveri del nostro stato,
dipendiamo solo da Dio e dai superiori ecclesiastici 594-1.
Continueremo pero` a onorarli, ad amarli, ad assisterli secondo tutta
la possibilita` compatibile coi doveri del nostro ufficio.

Cotesta regola s'applica pure, e a piu` forte ragione, a coloro che
entrano in una congregazione o in un ordine religioso 594-2.

III. Santificazione delle relazioni d'amicizia 595-1.

L'amicizia puo` essere mezzo di santificazione o serio ostacolo alla
perfezione, secondo che e` soprannaturale o naturale e sensibile.
Parleremo dunque:
* 1^ delle vere amicizie;
* 2^ delle amicizie false;
* 3^ delle amicizie in cui c'e` un misto di soprannaturale e di
sensibile.

1^ DELLE VERE AMICIZIE.

Ne diremo la natura e i vantaggi.

595. A) Natura. -- a) Essendo l'amicizia una mutua comunicazione tra
due persone, si specifica innanzi tutto secondo la varieta` delle
comunicazioni e la qualita` dei beni che si comunicano. Il che viene
molto bene spiegato da S. Francesco di Sales 595-2: "Quanto piu`
squisite saranno le virtu` in cui comunicate, tanto piu` perfetta sara`
l'amicizia. Se comunicate in scienze, l'amicizia e` certamente assai
lodevole; piu` lodevole ancora se comunicate in virtu`, nella prudenza,
nella moderazione, nella fortezza, nella giustizia. Se poi la vostra
mutua comunicazione riguarda la carita`, la devozione, la perfezione
cristiana, oh Dio! quanto preziosa sara` l'amicizia! Sara` eccellente
perche` viene da Dio, eccellente perche` tende a Dio, eccellente perche`
ne e` vincolo Dio, eccellente perche` durera` eternamente in Dio! Oh! che
buona cosa e` amare sulla terra come si ama in cielo e imparare ad
averci in questo mondo quella reciproca tenerezza che ci avremo
eternamente nell'altro!"

La vera amicizia e` dunque in generale un'intima corrispondenza tra due
anime per farsi scambievolmente del bene. Puo` restare semplicemente
onesta, se i beni che si comunicano sono di ordine naturale. Ma
l'amicizia soprannaturale e` di ordine assai superiore. E` un'intima
corrispondenza tra due anime che si amano in Dio e per Dio, a fine di
scambievolmente aiutarsi a perfezionar la vita divina che possedono.
Fine ultimo ne e` la gloria di Dio, fine immediato il progresso
spirituale, e Gesu` il vincolo di unione tra i due amici. Tal e` il
pensiero del Beato Etelredo: "Ecce ego et tu et spero quod tertius
inter nos Christus sit"; che il Lacordaire traduce cosi`: "Non posso
piu` amar persona senza che l'anima prenda posto dietro il cuore e che
Gesu` Cristo venga a fare il terzo in mezzo a noi" 595-3.

596. b) Percio` quest'amicizia, in cambio di essere appassionata,
predominante, esclusiva come l'amicizia sensibile, ha per doti la
calma, il riserbo e la mutua confidenza. E` affetto calmo e moderato,
appunto perche` fondato sull'amor di Dio ne partecipa la virtu`; onde e`
pure affetto costante, che va crescendo, al rovescio dell'amore
passionale che tende ad affievolirsi. Ed e` accompagnata da savio
riserbo: in cambio di cercar familiarita` e carezze come l'amicizia
sensibile, e` piena di rispetto e di riservatezza, perche` non desidera
altro che comunicazioni spirituali. Questa riservatezza non impedisce
pero` la confidenza; mutuamente stimandosi e vedendo nella persona
amata un riflesso delle divine perfezioni, si prova per lei confidenza
grandissima, che e` del resto reciproca; il che porta intime
comunicazioni, perche` si brama di partecipare alle soprannaturali doti
dell'amico. Si comunicano quindi i pensieri, i disegni, i desideri di
perfezione. E bramando di scambievolmente perfezionarsi, non si
peritano di avvertirsi dei difetti e di aiutarsi a correggerli. La
mutua confidenza che regna tra i due amici impedisce all'amicizia di
diventare inquieta, affannosa, esclusiva; non si ha per male che
l'amico abbia altri amici, anzi se ne gode pel bene suo e per quello
del prossimo.

597. B) E` chiaro che tale amicizia presenta grandi vantaggi. a) La
S. Scrittura ne fa frequenti elogi: "Un amico fedele e` tetto robusto,
e chi lo trova ha trovato un tesoro... l'amico fedele e` balsamo
vitale: Amicus fidelis protectio fortis; qui autem invenit illum
invenit thesaurum... Amicus fidelis, medicamentum vitae et
immortalitatis" 597-1. Nostro Signore ce ne diede l'esempio
nell'amicizia che ebbe per Giovanni, il quale era conosciuto per
"l'amato da Gesu`, quem diligebat Jesus" 597-2. S. Paolo ha amici
a cui porta profondo affetto; soffre della loro assenza e la sua piu`
dolce consolazione e` di rivederli; cosi` e` inconsolabile perche` non
trova Tito al luogo convenuto, "eo quod non invenerim Titum fratrem
meum" 597-3; si rallegra appena lo ritrova: "Consolatus est nos
Deus in adventu Titi... magis gavasi sumus super gaudio
Titi" 597-4. Si vede pure quale affetto nutriva per Timoteo e
quanto bene gli faceva la sua presenza e che aiuto gli dava a farne
anche agli altri; lo chiama quindi suo collaboratore, suo figlio, suo
carissimo figlio, suo fratello: "Timotheus adjutor meus... filius
meus... Timotheus frater... Timotheo dilecto filio" 597-5.

Anche l'antichita` cristiana ci porge illustri esempi di amicizia: uno
dei piu` celebri e` quello di S. Basilio e di S. Gregorio
Nazianzeno 597-6.

598. b) Da questi esempi si deducono tre ragioni a mostrare quanto
utile sia l'amicizia cristiana, specialmente per il sacerdote di
ministero.

1) Un amico e` una tutela rispetto alla virtu`, protectio fortis. Noi
sentiamo il bisogno d'aprire il cuore a un intimo confidente; il
direttore risponde talora a questo bisogno, ma non sempre: la sua
amicizia paterna e` diversa dall'amicizia fraterna che cerchiamo noi.
Abbiamo bisogno d'un nostro pari con cui poter discorrere con tutta
liberta`. Se non lo troviamo, correremo pericolo di far confidenze
biasimevoli a persone che non sempre riusciranno innocue per noi e per
loro.

2) E` pure un intimo consigliere a cui apriamo volontieri i dubbi e le
difficolta` e che ci aiuta a risolverli; e` un monitore savio e
affettuoso, che, vedendoci all'opera e sapendo cio` che si dice di noi,
ci dira` la verita`, facendoci cosi` schivar talora molte imprudenze.

3) E` finalmente un consolatore, che ascoltera` amorevolmente il
racconto delle nostre pene, e trovera` nel suo cuore le parole
necessarie per addolcirle e confortarci.

599. Si puo` chiedere se queste amicizie siano da approvarsi nelle
comunita`, potendosi infatti temere che portino danno all'affetto che
deve unire tutti i membri e che generino gelosie. Bisogna certamente
badare che tali amicizie non rechino nocumento alla carita` comune, e
che siano non solo soprannaturali ma tenute entro i giusti limiti
fissati dai superiori. Con queste riserve, anche coteste amicizie
hanno i loro vantaggi, perche` i religiosi hanno essi pure bisogno d'un
consigliere, d'un consolatore e d'un monitore che sia insieme un
amico. Tuttavia anche nelle comunita`, anzi piu` che altrove, bisogna
premurosamente evitare tutto cio` che puo` aver colore di falsa
amicizia.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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