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COME FAR TESORO DEI PROPRI SBAGLI

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 18:16
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10/08/2013 09:44
 
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7. - L'inquietudine e il turbamento provengono più che altro dall'orgoglio.

Il nostro Santo combatte tutte le astuzie di quest'orgoglio, che sì cela sotto la maschera dell'umiltà. Combatte quella premura che ha l'anima non tanto di guarire quanto di vedersi già bell'e guarita; quel segreto dispetto per cui non si vuol far pace con la propria coscienza e si trova più comodo abbandonarla come incorreggibile; quelle malinconie in cui uno s'immerge tanto volentieri; quella continua ed esclusiva contemplazione di se stessi e delle proprie colpe; quel bisogno di gemere più davanti agli uomini che davanti a Dio, con la segreta brama di essere compianti e accarezzati. Il santo Dottore mette a nudo ogni cosa e dimostra che “tutto questo smarrimento si fa dietro suggerimento di un certo padre spirituale che si chiama amor proprio” (27).
“Un ottimo esercizio di dolcezza sarebbe quello che ha per oggetto noi stessi, e consiste nel non sdegnarci mai contro di noi, né contro le nostre imperfezioni. Perché, sebbene la ragione voglia che quando commettiamo errori ne proviamo dispiacere e rincrescimento, bisogna però che ci guardiamo dall'averne un dispiacere amaro, dispettoso, affannoso, collerico. Quindi grandemente sbagliano quelli che, essendo andati in collera, si adirano per essersi adirati, si stizziscono per essersi stizziti, si sdegnano per essersi sdegnati. In tal modo tengono il cuore continuamente immerso nell'ira; e quantunque sembri che la seconda collera distrugga la prima, essa invece prepara la via a una nuova collera che entrerà alla prima occasione. Di più tali ire, dispetti e amarezze contro se stessi, tendono alla superbia e non hanno altra radice che l'amor proprio, il quale sì turba e s'inquieta alla vista delle nostre imperfezioni” (28).
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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