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CORSO BIBLICO SUI PROFETI

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2012 23:45
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15/11/2012 23:08
 
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Elia

E' il profeta per antonomasia.

Lettura di Luca 9,28 e segg. ("La trasfigurazione"). In questo episodio accanto a Gesù si trovano Mosè, che rappresenta la Torah (la Legge), ed Elia, che rappresenta il

profetismo.

Anche in Marco 8,27 e segg. viene nominato Elia(v.28).

Lettura di Matteo 11.7-15.

Giovanni il Battista è definito come "quell'Elia che deve venire" (v.14), perché all'epoca di Gesù era abbastanza diffusa 1'idea che il profeta Elia, rapito alla fine della vita e portato in cielo su un carro di fuoco, sarebbe dovuto tornare prima di Cristo per aprire la via al Messia.

Ecco perché in un altro brano i farisei chiedono direttamente a Gesù: sei tu 1'Elia o dobbiamo aspettarne un altro? E Gesù risponde che 1'Elia atteso come suo precursore è già arrivato, è Giovanni il Battista.

Leggere "Il ciclo di Elia" in:

1 Re capp. 17.18,19 e 21

2 Re capp. 1 e 2.

Una osservazione molto importante, da porre come premessa allo studio dei profeti: mano a mano che si procede nella lettura della Bibbia si nota che la presenza del popolo diminuisce fino quasi a scomparire, mentre protagonisti della storia d'Israele diventano sempre più i singoli personaggi e specialmente i re e i profeti che li contestano.

Il popolo, ridotto quasi a una massa che subisce le angherie dei re, viene difeso dai profeti.

Nell'Esodo, invece, figlio primogénito di Jahve è il popolo e non Mosè.

Nel procedere della storia d'Israele - e in particolare nell'epoca monarchica - si ingenera 1'idea che il figlio prediletto non sia più il popolo, ma il re.

Questa opinione è stata fortemente contestata dai vari profeti. Ricordo anche che la figura del re aveva avuto una fama non favorevole prima dell'instaurarsi della monarchia.

Lettura di Giudici 9.7 e segg .

Si tratta dell'episodio di Abimèlech che vuole diventare re e di Jotam che contrasta questo suo desiderio. (Il monte Garizim, citato al v.7, è famoso in quanto considerato sacro dai samaritani. Su tale monte era stato costruito il loro tempio, distrutto poi da Ircano II).

Chiara appare la similitudine contenuta nel brano: il re è un parassita che accetta di regnare, ma che arriverà a distruggere i cedri del Libano (cioè a ridurre il popolo in schiavitù).

All'epoca dei Giudici prevale la linea contraria alla monarchia, linea che non durerà a lungo.

VI lezione

Elia - continuazione

Gli avvenimenti di cui parlerò stasera si riferiscono ad alcuni millenni fa, ma potrebbero anche apparire attuali se non si sapesse che stiamo parlando dei profeti.

Nell'incontro precedente abbiamo introdotto il discorso su Elia e sulla monarchia e abbiamo letto Giudici 9,7 e segg . in cui Abimelech si propone come re. La sua richiesta non viene accolta e, anzi, la monarchia è paragonata a un rovo che soffoca le altre piante e diventa un parassita.

La monarchia non ha portato al popolo d'Israele soltanto cose negative da un punto di vista umano, ma certamente ha realizzato una migliore organizzazione dello stato. Già Davide si circonda di collaboratori con il rango di ministri e di una corte. Però 1'istituzione della monarchia, sviluppatasi molto con il re Salomone, non si dimostra all'altezza dei tempi, cioè non segue con la sua struttura il passo dello sviluppo

economico. Si costituisce una classe di commercianti e di grandi proprietari terrieri, che potremmo definire con termine moderno "borghese", grazie anche alla posizione geografica della Palestina, collocata al centro di grandi vie di comunicazione e punto di passaggio per 1'accesso ai porti fenici delle merci provenienti dall'Assiria. Un grande progresso economico si verifica soprattutto al nord.

Ovviamente il re deve mantenere, oltre alla corte, un grande esercito. Ad esempio, re Acab del regno del nord aveva ben 10.000 carri da guerra con relativi cavalli e guerrieri e ciò comportava un costo molto elevato.

Per sostenere tutte le spese dello stato i re erano costretti a procurarsi i mezzi finanziari o sottomettendo con la guerra popoli vicini per depredarli o imponendo imposte, che si dimostravano particolarmente gravose e che rallentavano lo sviluppo dell'economia del territorio più ricco del centro-nord.

Per tale motivo questo territorio si ribella e Geroboamo - un ministro del re Roboamo realizza la secessione e con le dieci tribù del nord costituisce il regno d'Israele. Avremo ,

così, da questo momento due regni: quello del nord, opulento, che assume il nome di Israele, con il re Geroboamo, e il piccolo regno del sud con il nome di Giuda e con il re Roboamo.

Questo accenno alle vicende dei due regni ci aiuta a comprendere la dimensione in cui si muove Elia in Israele, al nord, (siamo intorno all'anno 860 a.C., a circa 50 anni dalla separazione dei due regni) sotto il regno di Acab e, successivamente, di suo figlio Acazia.

In questo periodo esiste una forte tensione politica con il confinante regno di Siria (=Aram). E' un periodo di piena espansione economica durante il quale, però, si assiste ad un graduale impoverimento dei ceti sociali più deboli. I ricchi si arricchiscono sempre di più, mentre si immiseriscono maggiormente i poveri. Tutto viene subordinato al mero interesse personale. Il regno del nord sta perdendo di vista la moralità e, addirittura, i valori religiosi.

C'è tutta una serie di giochi politici e non, che pone il re in una condizione di debolezza (consideriamo che in 57 anni si sono avvicendati ben sette re, tre dei quali morti di morte violenta). In tale situazione il re è costretto a procurarsi i favori delle classi più potenti a scapito delle altre, in un continuo gioco di equilibro.

Un forte appoggio avrebbe potuto dare alla monarchia 1'istituzione religiosa, della cui crisi ci interesseremo in modo più specifico quando parleremo di Elia.

Il regno d'Israele si trova in una situazione di transizione e il re siede sul trono in un equilibrio precario, in quanto la monarchia non è affatto consolidata.

Lettura di 1 Re 16,29-34.

Acab, salito al trono d'Israele dopo suo padre Omri, fu - come abbiamo letto - uno dei re più malvagi: "...fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori".(v. 30).

La Bibbia, infatti, considera le cose non dal punto di vista economico, ma da quello della giustizia divina. Il re dovrebbe essere il portavoce, 1'araldo, il luogotenente del re vero che è Dio. Quindi nella misura in cui il re, pur avendo raggiunto il suo regno una notevole prosperità, non è fedele alla Legge e non la fa rispettare dalla Bibbia è considerato malvagio.

Acab, inoltre, sposò Gezabele, una straniera figlia del re fenicio di Sidone, e portò nel regno del nord il culto di Baal, al quale eresse un altare. Questo sovrano innalzò anche un "palo sacro" (v.33) che costituiva 1'abominio degli abomini, perché indicava il luogo in cui si svolgeva il rito cananeo della fecondità con la partecipazione delle prostitute sacre. E la dimostrazione che la condotta del re costituisce un cattivo esempio anche per altri è data dal fatto che Chiel di Betel ricostruì Gerico, la città maledetta (e maledetto sarebbe stato chi 1'avrebbe ricostruita - Giosuè 26).

Chiel, sotto il regno di Acab, aveva ripreso la pratica del sacrificio umano di fondazione. Era una pratica antica secondo la quale un re - o chi per esso - per ingraziarsi gli dei all'atto della fondazione di una città doveva sacrificare qualche cosa di molto caro a sé, e cioè i suoi stessi figli, erigendo sul cadavere del primogenito le fondamenta e su quello dell'ultimogenito le porte della città.

Gli archeologi hanno constatato il venire meno di questa usanza con il passare del tempo ritrovando le urne sacrificali, sotto le fondamenta e sotto le porte delle antiche città, prive di scheletri. Ciò significa che del rito sacrificale era rimasto soltanto il simulacro simboleggiato dall'urna vuota.

La reintroduzione del sacrificio umano di fondazione ci dà il segno della malvagità esistente sotto il regno di Acab.

In questo contesto storico si inserisce il profeta Elia. Egli opera in una situazione di benessere e di potenza militare; una situazione, però, pessima dal punto di vista sociale e religioso in quanto Gezabele - moglie del re - aveva importato ufficialmente da Sidone i riti delle sue divinità, i Baali. Notiamo che "Belzebù" deriva da Baal, il padrone, e rappresenta la divinità negativa.

Lettura di 1 Re cap.17

"Il ciclo di Elia", che inizia al cap.l7, è più antico del primo libro dei Re. Molto probabilmente questo brano è stato mutilato nella sua parte iniziale e inserito dal redattore in 1 Re per dimostrarci qualche cosa. Leggendo il "ciclo" si possono notare delle incongruenze, come - ad esempio - la collocazione dell'episodio della vigna di Nabot che andrebbe inserito prima.

Elia diventa, qui, un personaggio emblematico da un punto di vista profetico. E' il profeta per eccellenza perché, a differenza di altri i quali si esprimono dicendo "Il Signore mi ha detto di riferirvi", Elia parla in proprio. Infatti al v.l così si esprime il profeta: "...in questi anni non vi sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io.". Inoltre nello stesso capitolo al v.l notiamo 1'espressione fondamentale: "Per la vita del Signore, Dio di Israele, alla cui presenza io sto...".

Alcune considerazioni:

I - il profeta Elia sta perennemente alla presenza di Dio, in comunione intima con Lui. Tra i due esiste una perfetta identificazione, tanto è vero che nella sua vita il profeta non fa altro che proclamare e difendere i diritti del Signore.

Dio nei confronti del popolo ha dei diritti.

A questo riguardo abbiamo presente 1'episodio della sfida dei 450 profeti di Baal (1 Re 17,20 e segg.) che vengono scannati dalla stesso Elia, rimasto 1'unico profeta di Dio;

II - Elia protegge i deboli e dimostra che Dio è con loro. Il nostro profeta è colui che aiuta la vedova di Zarepta alla quale - anche - risuscita il figlio. Pensiamo, poi, all'episodio di Nabot che difende la sua vigna e che viene ucciso per ordine di Gezabele, moglie malvagia del re Acab. Si era in un'epoca in cui la vita di ogni suddito era alla mercé anche solo di un capriccio del re e in cui la corruzione toccava anche i giudici;

III - il rapporto di Elia con il Signore - che pensa anche a nutrirlo (vv. 4 e 5) - è di totale abbandono. Il profeta non oppone alcuna resistenza a Dio;

IV - Elia è colui che vuole restaurare la Legge per mezzo della quale, appunto, si affermano i diritti del Signore e si proteggono i più deboli.

Lettura di Levitico 19,9-10; 13-18; 32-34 ("Prescrizioni morali e cultuali")

Secondo la Legge di Dio dovrebbe esistere una grande solidarietà verso il povero e il forestiero; si dovrebbe pagare subito il salario al bracciante; si dovrebbe amare il prossimo che per noi non è soltanto il cristiano. Invece al tempo di Gesù, secondo un'interpretazione molto restrittiva, i farisei tendevano a identificare con il prossimo nemmeno un altro ebreo, ma soltanto gli appartenenti alla loro stessa corrente religiosa. La Legge prescrive, anche, di onorare le persone anziane e di temere "il tuo Dio", di accogliere il forestiero ricordandosi di essere stati "forestieri nel paese d'Egitto".

A proposito dell'amore verso il prossimo e dell'anno di remissione (anno sabbatico) leggiamo:

Deuteronomio 15. 7-9

Varie sono le opinioni circa 1'applicabilità della legge d'Israele a uno straniero. Secondo alcuni lo straniero che si trova in Israele è soggetto pienamente alle prescrizioni della Legge, mentre per altri costui può continuare a seguire le proprie usanze e a vivere secondo i propri valori, purché non in contrasto con le leggi del paese ospitante.

Il profeta Elia non aiuta solo i deboli (1'orfano, la vedova, lo straniero), ma cerca di aiutare il re ad essere re come Dio vuole. .

Per sapere quanto dice la legge del Signore a proposito del re leggiamo: Deuteronomio 17.14-20) ("I re").

Elia - continuazione

Do per letta la parte del "Ciclo di Elia" che si riferisce al sacrificio del monte Carmelo (Elia e i profeti di Baal - 1 Re,l8).

Se rileggiamo ora il brano, scopriamo che il popolo di Israele non aveva più la forza di reagire, era alla mercè di Baal e, soprattutto, di chi deteneva il potere con la violenza e il sopruso, come il re Acab e la regina Gezabele. Ecco, la grande sfida di Elia: permettere al popolo di tornare ad essere se stesso, abbracciando una fede voluta e cercata, ed avere nuovamente la consapevolezza di essere il popolo di Dio.

Il nostro profeta non si mette solo al servizio del Signore, ma anche al servizio del popolo per permettergli di essere il popolo eletto. Il popolo non voleva abbracciare il culto di Baal ma, con una scelta dettata dalla paura, non voleva neppure seguire Jahve. Elia, allora, si propone di eliminare la paura del popolo invitandolo a scegliere tra Dio e Baal (v.20: "Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!"). Ricordiamo in proposito Giosuè e il grande giuramento di Galgala: "Jahve è il nostro Dio!".

Elia è il profeta per antonomasia in quanto fonda una vera e propria scuola profetica; il suo continuatore sarà Eliseo. Elia è veramente "padre" e "madre" di altri profeti, come abbiamo detto in una lezione precedente.

In 1Re 19,16-21 è descritta 1'investitura profetica di Eliseo (lettura).

Il profeta Elia, così deciso, resta, comunque, un uomo anche debole.

Lettura di 1 Re 19,1-9

Rammentiamo che il sonno nella Bibbia ha sempre anche una valenza simbolica, di torpore spirituale (ripensiamo - ad esempio - al sonno degli Apostoli nell'episodio del Getsemani - Mc 14,32 e seguenti). Ad Elia il primo cibo non basta per riprendersi dal sonno; occorre che il Signore ne mandi dell'altro perché egli si svegli e si incammini verso 1'Oreb.

Prosegue la lettura di 1 Re 19,10-13.

Il monte Oreb è carico di ricordi (rammentiamo la presenza del Signore, le grandi manifestazioni del cielo con lampi e tuoni...).

Elia è un uomo che con le sue paure si riconosce dipendente da Dio - nonostante le grandi cose operate -, un uomo che resta sempre attento al passaggio del Signore.

v.l2b: "Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero". La traduzione letterale è sconvolgente: "Dopo il fuoco si udì la voce di un silenzio leggero.".

Sono parole incomprensibili per chi vede le cose da un punto di vista umano. In questa contraddizione, in queste tre parole (voce di un silenzio leggero) c'è tutta la nostra spiritualità. Ma per sentire un silenzio leggero che parla, è necessario un orecchio preparato a un particolare ascolto. . .

Notiamo quali accenti stupendi di poesia abbia la Bibbia.

Ecco, il profeta è colui che anche nei momenti di cedimento continua a nutrirsi di ciò che il Signore gli offre. E, dopo che si è nutrito e si è svegliato, ascolta la voce del silenzio leggero.

Tutta la vita di Elia viene spesa in una continua lotta per la fede: per instaurarla dove manca, per mantenerla dove c'è e per restaurarla dove c'era e non c'è più. Nel nostro contesto vediamo un po' se dobbiamo instaurare, mantenere o restaurare la fede.

Un suggerimento: sulla morte di re Acaz e della regina Gezabele sarebbe opportuno leggere 1 Re 21~ 17-26: 22,29 e seguenti e 2 Re 9.30 e seguenti.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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