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LA CHIESA DI FRONTE AI TOTALITARISMI

Ultimo Aggiornamento: 08/05/2022 10:55
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17/06/2012 00:00
 
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Se questi sono i Fronti negativi che chiameremo Ad Extra, non sono mancati in questo secolo gli attentati Ad Intra, all'interno della stessa Chiesa, dai quali lei si è dovuta difendere. Si tratta di attentati alla dottrina stessa della Chiesa, gli attacchi all'ortodossia. 
Il secolo si è aperto con il modernismo e la questione dell'Action Française, facente capo a Charles Maurras e condannata dal Vaticano nel 1926. L'appoggio dato alla Chiesa da questo movimento aveva poco da fare con la religione. 
Altri interventi si sono succeduti sia prima come dopo il Concilio: il catechismo olandese, un libro di moralisti americani sulla sessualità; recentemente circa la 'Teologia della Liberazione' in America Latina, ed altre deviazioni dottrinali di singoli teologi.
Combes parlava di 'gerarchia dispotica'. Questo atteggiamento della Chiesa non potrebbe dar adito ad una riflessione: la Chiesa che combatte i totalitarismi non è poi la prima totalitaria a casa sua?
Qui si deve chiarire la struttura della Chiesa che è una 'societas sui generis'. Uno degli angoli di osservazione sbagliati è quello di porsi nei riguardi della Chiesa con un'ottica pagana, pianificandola con tante altre organizzazioni umane. La Chiesa non ha coniato, non possiede una 'sua' dottrina, ma solo quella del suo fondatore Cristo, alla quale lui l'ha affidata e che la Chiesa deve sforzarsi di custodire gelosamente. 
Allora non si tratta di 'dittatura del pensiero' ma di 'fedeltà' a Cristo e di rispetto per la verità. La Chiesa è chiamata ad esercitare la 'diaconia' della verità. 
Se sono molto pericolosi i tentativi da parte di strutture politiche di annientare la Chiesa nella sua conformazione visibile, molto più rischioso è l'attentato che viene rivolto al cuore stesso della Chiesa, all'integrità della dottrina cristiana. Non ho detto "alla 'sua' dottrina" ma "alla dottrina di Cristo". Volutamente mi sono espresso così proprio perché la dottrina che la Chiesa presenta e difende non è la 'sua' ma le è stata affidata da Cristo. 
La discussione teologica è utile e necessaria se serve a chiarire, approfondire, evidenziare la ricchezza intrinseca della verità. E' invece dannosa quando tenta di mettere in dubbio la stessa verità, di alterarne l'essenza stessa dei contenuti. Compito dei teologi è di sviscerare i profondi e molteplici contenuti della verità. Il teologo, all'inizio del suo mandato deve proferire un giuramento di fedeltà, dove tra l'altro si legge: "Nell'adempiere il compito che mi è stato affidato a nome della Chiesa conserverò integro il deposito della fede, lo trasmetterò e lo spiegherò fedelmente, evitando qualsiasi dottrina ad esso contraria" (Professio Fidei, 1 marzo 1989). 
A questo punto la Chiesa interviene spinta da un duplice dovere di fedeltà: a Cristo ed all'uomo. Giovanni Paolo II è intervenuto su tale argomento con l'enciclica Veritatis Splendor. Nel n. 37 si legge: "In forza del mandato divino che gli è stato dato nella Chiesa, il magistero ha per missione di proporre l'insegnamento del Vangelo, di vegliare sulla sua integrità e di proteggere così la fede del popolo di Dio. Per realizzare questo, talvolta può essere costretto a prendere delle misure onerose. Agendo così esso intendere essere fedele alla sua missione".

Ho tentato di aprire uno squarcio nella storia di questa secolo per quanto riguarda le difficoltà che la Chiesa ha dovuto affrontare. E' emerso un panorama preoccupante ed eroico: eroico perché la Chiesa non ha ceduto e dopo la persecuzione è rifiorita più giovanile di prima, annaffiata dal sangue dei martiri, secondo quella proverbiale espressione di Tertulliano: "Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani". Ma anche preoccupante e doloroso, segno della miopia e superficialità degli uomini. Se costoro fossero convinti dell'importanza della Chiesa, della sua insostituibilità nel quadro dell'ecologia morale e spirituale, non si sforzerebbero di privare il mondo e loro stessi di un bene così preziono ed unico. In una lettera un cristiano del Viet-Nam così si esprime: "Quando si vive in una società in cui la religione esiste, si critica i religiosi senza rendersi conto di come sarebbe la vita senza di essi. E' solo quando si vede tutta una società che bandisce la religione, che ci si rende conto fino a che punto l'uomo può diventare orribile senza di essa" (settembre 1977). 
La frase di Anthony Rhodes, citata all'inizio è profondamente vera. Proviamo ad immaginare la società di oggi senza questo punto di riferimento. In un mondo di compromessi, che va alla deriva, che ha perso la bussola dei valori, la Chiesa è l'unica che si erge come via e luce, che ha il coraggio, a rischio di rendersi antipatica, di proclamare come stanno le cose, la verità sull'uomo, che non sbiadisce i valori ma li ripresenta, sfidando l'attuale schizofrenia dell'uomo occidentale, pur di salvarlo dalla spirale dell'autodistruzione interiore. 
Anche questa Chiesa è santa e peccatrice insieme. Anche lei ha bisogno di perdono. Ma se lei deve chiedere perdono, molto di più deve concedere il perdono. Ma la Chiesa, vera madre, ha già perdonato, al imitazione del suo Fondatore: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno", non sanno di qual bene privano loro e la stessa umanità con la distruzione della Chiesa.
Costoro tuttavia devono rendersi conto di un'altra realtà. Forse a costoro sarà bene ricordare le parole del saggio Gamaliele il quale al Sinedrio che voleva impedire agli Apostoli di predicare nel nome di Cristo, rispose: "Lasciate in pace questi uomini e non occupatevene più. E la ragione è questa: nel caso che questa teoria e questa prassi sia di origine umana essa si dissolverà; se invece è da Dio, non sarete voi a distruggerla; senza contare che un giorno non vorrete risultare nemici anche di Dio" (At V, 38 s.). 
S. Leone Magno scriveva: "Nessun genere di crudeltà può distruggere una religione, che si fonda sul mistero della croce di Cristo. La Chiesa infatti non diminuisce con le persecuzioni, anzi si sviluppa, e il campo del Signore si arricchisce di una messe sempre più abbondante, quando i chicchi di grano, caduti a uno a uno, tornano a rinascere moltiplicati" (Discorso n. 82).
Questo non perché gli uomini che dirigono la Chiesa sono migliori o più bravi degli altri, ma perché la Chiesa è di Cristo e dietro questi uomini c'è l'assistenza continua di Cristo e del Suo Spirito: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevaranno contro di essa" (Mt XVI, 18); "Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo" (Mt XXVIII, 20).

di Vitaliano Mattioli

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