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DARWIN ERA CREDENTE ? Aspetti importanti delle sue ricerche

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    00 21/07/2012 12:06

    Charles Darwin

     

    di Fiorenzo Facchini

    Nella conclusione dell’opera L’origine delle specie di Charles Darwin, pubblicata 150 anni or sono, si legge:  “Vi è qualcosa di grandioso in queste considerazioni sulla vita”. Nella successiva edizione del 1860 e nelle altre che seguirono vi è un’ aggiunta:  “…e sulle varie facoltà di essa, che furono impresse dal Creatore in poche forme o anche una sola”. Sono sufficienti queste parole per fare ritenere che Darwin era credente? Qualche anno più tardi, nel 1879, scriverà:  “Nelle mie fluttuazioni più estreme non sono mai stato ateo nel senso di negare Dio. Credo che in generale (e sempre di più con il passare degli anni), ma non sempre, la mia posizione possa essere descritta più appropriatamente con il termine agnostico”.
    Charles Darwin da giovane aveva avuto una educazione religiosa, ma con gli anni i rapporti con la fede cristiana si erano raffreddati. Le osservazioni naturalistiche che aveva fatto nel lungo viaggio intorno al mondo a bordo del brigantino Beagle dal dicembre 1831 all’ottobre 1836, lo portavano a riferire la grande varietà dei viventi alla diversità dell’ambiente, non ad atti creativi di Dio (non si può però escludere che ritenesse possibile un Suo intervento iniziale che desse un orientamento allo sviluppo di tutto l'esistente).

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    00 21/07/2012 12:07

    Per spiegare la struttura degli organismi si poteva pensare a una origine comune delle varie specie, differenziatesi nel tempo in forza di variazioni (le mutazioni della genetica moderna) insorte spontaneamente, senza riferimento all’esito che avrebbero avuto, e trasmesse alla discendenza. Soltanto quelle adatte all’ambiente hanno potuto sopravvivere. Nel pensiero di Darwin i fattori ambientali (isolamento, competizione con altre specie, clima, e così via) sono decisivi per la sopravvivenza. Di fatto si ha una lotta per l’esistenza (un’idea presa da Malthus) che realizza una selezione naturale, analoga a quella degli allevatori. Tale selezione è da intendersi non solo conservativa, ma creativa, perché può favorire nuove combinazioni adattative dei caratteri casualmente formatisi.
    Un modo di vedere molto diverso da quello del tempo, ricavato da una interpretazione letterale della Genesi. Secondo il pensiero del teologo anglicano William Paley, dell’epoca di Darwin, la natura va vista come un perfetto congegno pensato e realizzato dal Creatore.
    Alle stesse conclusioni di Darwin sulla selezione naturale era pervenuto indipendentemente Alfred Russel Wallace, il quale pure aveva fatto viaggi nelle regioni orientali dell’Asia e raccolto molte osservazioni. Le conclusioni dei due scienziati furono presentate alla Linnaean Society di Londra il I luglio 1858, ma Darwin uscì nell’anno seguente con l’opera poderosa L’origine delle specie che si impose rapidamente nel mondo scientifico.
    Nella spiegazione darwiniana non c’è bisogno di pensare alla creazione delle specie. È la natura che le forma casualmente. E se c’è un ordine, se ci sono correlazioni e finalità è perché certe combinazioni dei caratteri, che spontaneamente si formano, vengono premiate dalla selezione naturale.
    La teoria di Darwin si è arricchita nella prima metà del secolo ventesimo delle vedute della genetica sulla trasmissione dei caratteri, sui diversi tipi di mutazioni, sulle ricombinazioni geniche e, in seguito, sul Dna, conoscenze tutte che confluirono nella teoria sintetica dell’evoluzione largamente accettata. Essa trova riscontri a livello di genetica di popolazioni e sul piano microevolutivo, ma la sua estensione a tutto il processo evolutivo è ancora problematica e richiede integrazioni che possono venire dalla paleontologia e dalla biologia evolutiva.
    Gli studi sui ritmi evolutivi sembrano suggerire modalità in parte diverse – “equilibri punteggiati” – da quelle supposte da Darwin. Le ricerche sui geni regolatori multifunzionali (o architetti) e sulle convergenze evolutive che si osservano in serie indipendenti e lontane nello spazio, fanno pensare a qualche vincolo o canalizzazione nella evoluzione, mentre l’eredità epigenetica e le diverse forme di simbiosi e di cooperazione allargano lo scenario dei processi evolutivi. Anche darwinisti convinti ammettono che la spiegazione darwiniana debba essere integrata. Ma a parte gli aspetti scientifici la teoria di Darwin viene allargata da alcuni suoi seguaci a una visione della natura in cui non c’è più bisogno di Dio. In questo modo viene ad assumere il carattere di ideologia o filosofia della natura.
    È evidente una provocazione alla teologia della creazione, nella quale può invece trovare spazio l’evoluzione in una prospettiva storica, come più volte è stato rilevato in autorevoli documenti del magistero. Pierre Teilhard de Chardin l’ha raccolta andando oltre il darwinismo e prospettando una “casualità orientata”.
    Nella visione darwiniana può fare problema non tanto il fatto che la storia della vita sia segnata da trasformazioni, quanto il rapporto con Dio creatore e il finalismo della creazione che, di per sé, però può realizzarsi anche per eventi in parte aleatori.
    Per quanto riguarda l’uomo, Darwin sostiene una derivazione analoga a quella delle altre specie, senza porsi il problema della dimensione spirituale. Nell’opera Le origini dell’uomo (1871), afferma una differenza soltanto di grado, non di qualità, tra la mente dell’uomo e quella degli animali più elevati. Secondo la stessa prospettiva si sviluppa l’opera successiva:  Le espressioni delle emozioni negli uomini e negli animali (1872), in cui vengono descritti e paragonati i comportamenti degli uomini e degli animali a sostegno della comune ascendenza. È evidente una visione riduzionista, di tipo materialista, volta a spiegare anche il comportamento culturale e i valori morali con la selezione naturale. In questo modo finisce per assumere una connotazione ideologica, quella che ha poi ispirato largamente il pensiero di molti etologi e il naturalismo, una posizione che va riemergendo, particolarmente nelle neuroscienze.
    La posizione dell’uomo nella natura non sarebbe più quella di vertice o centro dell’universo, trattandosi di un evento fortuito. Secondo Monod, “l’uomo è solo nell’immensità dell’universo da cui è emerso per caso”.
    Va notato però che il riduzionismo antropologico di per sé non è richiesto dalla teoria darwiniana della selezione naturale. Del resto questa posizione di Darwin non era condivisa da Wallace che pure sosteneva l’evoluzione per selezione naturale.
    Viene poi da chiedersi se l’agire dell’uomo, capace di opporsi intenzionalmente alla selezione naturale e di padroneggiare l’ambiente, non vada a scardinare di fatto il concetto di una sua marginalità come specie biologica. L’importanza e la centralità dell’evento-uomo nella natura – a parte le considerazioni filosofiche fatte da Giovanni Paolo II sul salto ontologico che è da ammettersi nella comparsa dell’uomo – gli viene restituita dal fatto che l’uomo ha coscienza di sé, può dare coscienza a quanto lo circonda e interviene intenzionalmente sull’ambiente.
    Charles Darwin è una personalità complessa con luci e ombre. Essa si presta a molte discussioni sia dal punto di vista scientifico che per i suoi orientamenti di carattere filosofico e morale che riflettono i problemi, i dubbi, il mondo interiore della persona. Tra questi non va dimenticato il forte impatto con la sofferenza per la morte della figlia bambina.
    Charles Darwin è stato certamente un grande naturalista e ha avuto felici intuizioni che in parte sono state confermate dalla scienza.
    La sua teoria è stata usata ideologicamente in senso antireligioso da alcuni suoi seguaci. Le estensioni della selezione naturale per spiegare la sfera morale, costruita su supposte analogie del comportamento animale e umano, non hanno fondamento scientifico. Non vanno neppure dimenticate alcune derive, storicamente perniciose, come il darwinismo sociale, denunciate dagli stessi seguaci di Darwin.
    A Darwin va riconosciuta una funzione di stimolo per la teologia. Il tema dell’evoluzione ha stimolato la riflessione teologica sulla creazione, sul rapporto tra Dio e natura vista dinamicamente, nel quale può trovare posto l’evoluzione della vita, secondo l’intuizione di alcuni grandi ecclesiastici dell’Ottocento, come i cardinali Nicholas P. S. Wiseman e John Henry Newman.
    Mentre per quanto riguarda l’uomo va rilevato un riduzionismo non conciliabile con la visione cattolica, il riferimento al Creatore nella conclusione delle Origini delle specie, citato più sopra, potrebbe apparire non lontano da una visione dinamica della creazione. Resta il problema:  come si è sviluppato il processo evolutivo? come si sono formate le regolarità che si osservano in natura? Se la selezione naturale non basta (ed è molto probabile) il discorso è aperto, ma sta alla scienza affrontarlo.

    (©L’Osservatore Romano – 12 febbraio 2009)

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    00 12/10/2012 00:29
    Qui sotto riproduciamo una pagina della prefazione al suo libro: l'ORIGINE DELLE SPECIE", in cui Darwin, manifesta umilmente che le sue ricerche presentano dei limiti a causa della scarsa conoscenza di certi fattori importanti per la comprensione delle cose esposte.
    Inoltre, tra le sottolineature che abbiamo fatto, si trova anche l'espressione "SONO STATE CREATE". Con questa espressione, Darwin lascia pensare che, secondo il suo pensiero, le specie abbiano avuto un Creatore, sia che fossero state create indipendentemente le une dalle altre, sia che fossero state create con un unico capostipite.

    SNC01012
    [Modificato da Credente 12/10/2012 00:31]
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    00 19/11/2012 14:57
    Secondo Sigmund Freud, Charles Darwin è stato, insieme a Copernico, uno degli studiosi capaci di sovvertire i sistemi di pensiero alla base della società occidentale. Gli accomuna il fatto che entrambi erano cristiani: Darwin, padre della teoria che ha permesso un enorme salto in avanti per capire i processi dell’evoluzione umana, è ritenuto ateo da molti. Invece era notoriamente cristiano di influenza anglicana. Nonostante, questo è vero, si sia un po’ allontanato dalla fede dopo la morte della figlia nel 1851, chiuse il suo libro di maggior successo, nel 1859, in questo modo: 

    1. «Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con i suoi diversi poteri, originariamente impressi  in poche forme o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l'immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano ad evolversi.»

    La conclusione sopra riportata anche nel testo inglese di origine, omette il termine "Creatore", che tuttavia aveva utilizzato nella penultima pagina del suo libro "L'origine delle specie" e che risulta  come segue:



    Traduzione:
    "per la mia mentalità meglio si accorda con quanto conosciamo delle leggi impresse sulla materia dal Creatore, il concetto che la produzione e l'estinzione degli abitanti passati ed attuali del mondo siano derivati da cause seconde, simili a quelle che determinano la morte e la nascita dell'individuo.
    --------

    In questa significativa frase viene esplicitamente citato il Creatore, a cui Darwin attribuisce di aver IMPRESSO LE LEGGI NELLA MATERIA, specificando che ritiene di attribuire alle "cause seconde" la produzione e l'estinzione degli abitanti passati ed attuali del mondo. Ciò indica ancora, indirettamente, che ritiene il Creatore, quale CAUSA PRIMA di quelle LEGGI.



    [Modificato da Credente 06/08/2023 18:18]
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    00 22/01/2013 17:17

    Charles Darwin1809, biologo, geologo, zoologo e botanico, agnostico
    Padre della teoria darwinista che ha permesso un enorme salto in avanti per capire i processi dell’evoluzione umana. Di religione anglicana, si allontanò dalla fede dopo la morte della figlia nel 1851.
     

    • «Il mio giudizio è spesso fluttuante, e persino nelle mie fluttuazioni più estreme non sono mai stato ateo nel senso di negare Dio. Credo che in generale, ma non sempre, la mia posizione possa essere descritta più apporpriatamente con il termine agnostico»
      (C. Darwin, 
      “Autobiografia”, 1879)

     

    • «È quasi impossibile esimersi dal paragonare l’occhio al telescopio. Noi sappiamo che questo strumento venne perfezionato per gli sforzi incessanti degli intelletti più distinti; quindi naturalmente inferiamo che anche l’occhio sia stato formato per mezzo di qualche processo analogo. Ma questa induzione sarebbe forse presuntuosa? Abbiamo noi qualche diritto di applicare alle opere del Creatore delle facoltà intellettuali analoghe a quelle dell’uomo?


      ...come non potremo ritenere che un apparato ottico vivente sia stato così formato, tanto superiore a quello di cristallo, quanto le opere del Creatore lo sono a quelle dell’uomo? [...]

      Darwin stava discutendo l'origine dell'occhio e la possibilità che potesse evolversi attraverso un processo di selezione naturale. Ha notato che gli occhi sono strumenti estremamente complessi e che è difficile immaginare come possano essersi formati per caso. Ha quindi ipotizzato che gli occhi potrebbero essersi evoluti gradualmente, da strutture più semplici, attraverso un processo di selezione naturale.

      Ha osservato che gli esseri umani sono in grado di progettare e costruire strumenti estremamente complessi, come telescopi e microscopi. Ha quindi ipotizzato che il Creatore potrebbe essersi servito di un processo simile per creare gli occhi. Tuttavia, ha anche riconosciuto che questa era solo un'ipotesi e che non aveva dimostrato un sostegno concreto.

      Tuttavia, la domanda di Darwin è importante perché ci ricorda che la teoria dell'evoluzione è solo una teoria scientifica. È anche una visione del mondo che ci sfida a pensare alla natura e al nostro posto in essa in modo nuovo.
      In questo passaggio, sta discutendo la possibilità che il Creatore possa aver usato un processo di evoluzione per creare gli occhi. Sta riconoscendo che è difficile immaginare come gli occhi possano essersi formati per caso, ma sta anche sostenendo che è possibile che il Creatore abbia usato un processo graduale per creare gli occhi.
      La domanda di Darwin se sia appropriata applicare alle opere del Creatore le facoltà intellettuali analoghe a quelle dell'uomo è ancora oggetto di dibattito. Alcuni scienziati credono che sia possibile, mentre altri credono che sia impossibile. Non esiste una risposta definitiva a questa domanda e probabilmente continuerà a essere dibattuta per molti anni a venire.

      In questa espressione va comunque notato come Darwin  si domandi in che modo il Creatore potrebbe aver agito nel formare l'occhio e quindi implicitamente ne riconosce l'esitenza




      Da Origine delle specie cap.14 Ricapitolazione e conclusione di Darwin



    [Modificato da Credente 06/08/2023 18:36]
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    00 22/04/2013 08:49
    Darwin, mentre rifletteva sull’uomo, arrivava ad affermare:

     
    «Quando rifletto su questo, mi sento in dovere di guardare ad una Prima Causa avente una mente intelligente in qualche misura analoga a quella dell’uomo; e merito perciò di essere chiamato un Teista» 

    (citato in 
    Quoted in The Life of Charles Darwin, [1st Edition - 1902], Francis Darwin – author. London: Senate, 1995, reprint, p. 60).
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    00 11/09/2015 17:03

    Esistenza di Dio e teoria dell’evoluzione. La testimonianza delle lettere di Charles R. Darwin















    Charles Darwin 1860






    Dalla corrispondenza di Charles R. Darwin, 1860-1879








    Darwin manifestò le sue opinioni religiose in modo discreto, senza assumere posizioni nette e intransigenti e, soprattutto, contrariamente a quanto si ritiene comunemente, non impiegò mai la teoria dell’evoluzione biologica né come strumento, né come prova scientifica per negare l’esistenza di un Creatore. Proponiamo la traduzione in versione italiana, con testo originale a fronte, di alcune lettere tratte dalla corrispondenza del naturalista inglese che riportano alcune sue considerazioni sull’esistenza di Dio e sui maggiori temi esistenziali legati alla religione. Le trascrizioni del testo inglese originale sono rese disponibili dal Darwin Correspondence Project.








     




    Lettera 2814 – C.R. Darwin ad Asa Gray, 22 Maggio 1860


    In una lettera indirizzata al noto botanico americano Asa Gray (1810-1888), Darwin sostiene che, seppur egli non creda alla necessità di un disegno nella natura, trova difficile credere che tutto sia il risultato di una “forza bruta”. Osservando, in particolare, quanto siano meravigliosi l'universo e la natura umana, Darwin conclude dicendo che tale questione è “troppo profonda per essere risolta dall'intelletto umano”.


     



    Down Bromley Kent
    22 maggio

    Mio caro Gray,
    […]

    In merito all’aspetto teologico della domanda; è sempre doloroso per me.— sono sconcertato— non avevo alcun’intenzione di dare un’impronta atea al mio scritto. Ma confesso che non riesco a vedere,  chiaramente come altri e come desidererei, prove di un progetto e di benevolenza tutto attorno a noi. Mi sembra ci sia troppa miseria nel mondo. Non riesco a convincermi che  un Dio benevolo e onnipotente avrebbe creato di proposito le Ichneumonidæ con l’espressa intenzione che si alimentassero all’interno dei corpi vivi dei vermi, o che un gatto dovesse giocare con i topi. Non credendoci, non vedo alcuna necessità nel credere che l’ideazione dell’occhio sia stata mirata. D’altra parte, non riesco comunque ad  accontentarmi di guardare questo meraviglioso universo  e specialmente la natura dell’uomo, e di concludere che tutto sia l’esito della forza bruta. Sono incline a guardare tutto come risultante da leggi mirate, con i dettagli, vuoi buoni vuoi cattivi, lasciati all’elaborazione di quello che noi potremmo chiamare caso. Non che questa concezione mi soddisfi affatto. Nel più intimo di me stesso, sento che l’intera materia è troppo profonda per l’intelletto umano. Un cane potrebbe ugualmente speculare sulla mente di Newton. — Lasciamo che ogni uomo speri e creda quel che può.—Concordo certamente con Lei che le mie vedute non sono affatto necessariamente atee. Il fulmine uccide un uomo, che sia un buono o un cattivo, a causa dell’azione esageratamente complessa delle leggi naturali - un bimbo (che potrebbe risultare un idiota) nasce per effetto di leggi ancor più complesse; e non riesco a concepire alcun ragione per cui un uomo, o altro animale, non potrebbe essere stato prodotto ab origine da altre leggi e che tutte queste leggi potrebbero essere state ideate da un Creatore onnisciente, che prevedesse ogni evento e conseguenza futuri. Ma più penso più mi sento sconcertato; come in effetti ho probabilmente palesato in questa lettera.

     

    Sono profondamente colpito dalla Sua gentilezza e dal Suo interesse.—

    Sinceramente e cordialmente Suo,

    Charles Darwin

    Down Bromley Kent
    May 22d

    My dear Gray.
    [...]

     

    With respect to the theological view of the question; this is always painful to me.— I am bewildered.— I had no intention to write atheistically. But I own that I cannot see, as plainly as others do, & as I shd  wish to do, evidence of design & beneficence on all sides of us. There seems to me too much misery in the world. I cannot persuade myself that a beneficent &  omnipotent God would have designedly created the Ichneumonidæ with the express intention of their feeding within the living bodies of caterpillars, or that a cat should play with mice. Not believing this, I see no necessity in the belief that the eye was expressly designed. On the other hand I cannot anyhow be contented to view this wonderful universe & especially the nature of man, & to conclude that everything is the result of brute force. I am inclined to look at everything as resulting from designed laws, with the details, whether good or bad, left to the working out of what we may call chance. Not that this notionat all satisfies me. I feel most deeply that the whole subject is too profound for the human intellect. A dog might as well speculate on the mind of Newton.— Let each man hope & believe what he can.—Certainly I agree with you that my views are not at all necessarily atheistical. The lightning kills a man, whether a good one or bad one, owing to the excessively complex action of natural laws,—a child (who may turn out an idiot) is born by action of even more complex laws,—and I can see no reason, why a man, or other animal, may not have been aboriginally produced by other laws; & that all these laws may have been expressly designed by an omniscient Creator, who foresaw every future event & consequence. But the more I think the more bewildered I become; as indeed I have probably shown by this letter.

     

     

     

    Most deeply do I feel your generous kindness & interest.—

    Yours sincerely & cordially

    Charles Darwin

     

     

    Lettera 5307 – C.R. Darwin a Mrs. M.E. Boole, 14 dicembre 1866

    Darwin risponde a Mrs Mary Everest Boole – una signora molto interessata ad approfondire le implicazioni tra scienza, psicologia, educazione e religione  –  a proposito di alcune sue domande sulle implicazioni religiose della selezione naturale. Il naturalista dichiara di non poter dare delle risposte se non come lo farebbe un uomo qualunque ed afferma di preferire pensare alla sofferenza e al male come frutto della naturale sequenza degli eventi umani e non come effetto dell'intervento diretto di Dio.

     

    Down. Bromley. Kent.
    14 dicembre 1866

     

    Gentilissima Signora,

    Mi avrebbe fatto un enorme piacere poter inviarLe risposte soddisfacenti ai Suoi quesiti, o per meglio dire  risposte di sorta. Ma non riesco a capire come la credenza che tutti gli esseri organici, uomo compreso, possano essere geneticamente scaturiti da qualche essere semplice, invece di essere stati creati separatamente, abbia a che fare con le Sue perplessità. Queste, mi pare, possono essere fugate soltanto ricorrendo a prove estremamente diverse dalla Scienza, ovvero dalla cosiddetta “coscienza interiore”. La mia opinione non vale di più di quella di chiunque altro abbia riflettuto su tali temi, e sarebbe una follia da parte mia esprimerla; posso comunque osservare che mi è sempre sembrato più soddisfacente considerare l’immensa quantità di dolore e sofferenza a questo mondo come l’esito inevitabile della sequenza naturale degli eventi, ossia leggi generali, piuttosto che dell’intervento diretto di Dio, per quanto sia consapevole come ciò non sia logico se rapportato a un Dio onnisciente – La Sua ultima domanda sembra risolversi nel problema del Libero Arbitrio e della Necessità che la maggioranza della persone ha ritenuto insolubile. 

    Mi rammarico che questa nota si sia rivelata di così scarso valore; ne fossi stato capace, malgrado mi rimangano poco tempo o forza, Le avrei inviato risposte complete.

     

    Ho l’onore di rimanere gentilissima signora, mi creda davvero, Suo,
    Charles Darwin.

    P.S. Mi addolora il pensiero che le mie opinioni  possano incidentalmente aver turbato il suo spirito, ma Le sono grato per il Suo giudizio – e  La stimo per questo - che teologia e scienza debbano ciascuna seguire il proprio percorso e che nel caso specifico io non sia personalmente responsabile se il loro punto d’incontro sia ancora destinato a essere così distante.

    Down. Bromley. Kent.
    Dec. 14. 1866.

     

    Dear Madam,

    It would have gratified me much if I could have sent satisfactory answers to yr. questions, or indeed answers of any kind. But I cannot see how the belief that all organic beings including man have been genetically derived from some simple being, instead of having been separately created bears on your difficulties.— These as it seems to me, can be answered only by widely different evidence from Science, or by the so called “inner consciousness”. My opinion is not worth more than that of any other man who has thought on such subjects, & it would be folly in me to give it; I may however remark that it has always appeared to me more satisfactory to look at the immense amount of pain & suffering in this world, as the inevitable result of the natural sequence of events, i.e. general laws, rather than from the direct intervention of God though I am aware this is not logical with reference to an omniscient Deity— Your last question seems to resolve itself into the problem of Free Will & Necessity which has been found by most persons insoluble.

     

    I sincerely wish that this note had not been as utterly valueless as it is; I would have sent full answers, though I have little time or strength to spare, had it been in my power.

    I have the honor to remain dear Madam. | Yours very faithfully
    Charles Darwin.

    P.S. I am grieved that my views should incidentally have caused trouble to your mind but I thank you for your Judgment & honour you for it, that theology & science should each run its own course & that in the present case I am not responsible if their meeting point should still be far off.

     

     

    Lettera 8837 – C.R. Darwin a N.D. Doedes, 2 aprile 1873

    Oggetto della lettera di Darwin a Sir N.D. Doedes, un professore dell'università di Utrecht, è se l'impossibilità di concepire l'universo come sorto per caso possa costituire l'argomento centrale per sostenere l'esistenza di Dio. Darwin dichiara non essere in grado di rispondere alla domanda e ritiene che la questione sia superiore alle nostre forze, anche se l'uomo ha il dovere di riflettervi.

     

    Down, Beckenham, Kent.
    2 aprile 1873

     

    Riservata.

    Egregio Signore,

    La ringrazio di cuore per la fotografia che la ritrae in compagnia del Suo amico/della Sua amica. Sono sicuro che mi scuserà se mi dilungo un po’ nel riferirLe che da tempo sono in precarie condizioni di salute e mi tengo lontano da casa per riposarmi. Risulta impossibile  rispondere alla Sua domanda in modo succinto; e non sono sicuro che ci riuscirei se anche mi dilungassi nello scrivere. Ma mi permetta di dire che l’impossibilità di concepire che quest’universo grandioso e meraviglioso, con i nostri sé coscienti,  sia scaturito per caso a me pare l’argomento principe a favore dell’esistenza di Dio; ma se questo sia un argomento di reale valore, non sono mai stato capace di deciderlo. Sono consapevole che, se pur ammettiamo una causa prima, la mente arde comunque dal desiderio di  sapere da dove sia venuta e come sia scaturita. Né posso trascurare la difficoltà derivante dall’immensa quantità di sofferenza che flagella il mondo. Sono, inoltre, indotto a rinviare in certa misura al giudizio delle miriadi di uomini capaci che hanno pienamente creduto in Dio; ma anche qui mi rendo conto quanto povero si riveli quest’argomento. La conclusione più sicura sembra essere che l’intero tema vada al di là dell’orizzonte dell’intelletto umano; eppure l’uomo può fare il proprio dovere.

    Con i migliori auguri di successo nella sua vita, egregio signore, rimango Suo, mi creda,

    Ch. Darwin

    Down, Beckenham, Kent.
    April 2 1873

     

    Confidential.

    Dear Sir,

    I am much obliged for the photograph of yourself and friend. I am sure that you will excuse my writing at length, when I tell you that I have long been much out of health, and am now staying away from my home for rest. It is impossible to answer your question briefly; and I am not sure that I could do so, even if I wrote at some length. But I may say that the impossibility of conceiving that this grand and wondrous universe, with our conscious selves, arose through chance, seems to me the chief argument for the existence of God; but whether this is an argument of real value, I have never been able to decide. I am aware that if we admit a first cause, the mind still craves to know whence it came and how it arose. Nor can I overlook the difficulty from the immense amount of suffering through the world. I am, also, induced to defer to a certain extent to the judgment of the many able men who have fully believed in God; but here again I see how poor an argument this is. The safest conclusion seems to be that the whole subject is beyond the scope of man's intellect; but man can do his duty.
     

    With my best wishes for your success in life, I remain, dear Sir, Yours faithfully,

    Ch. Darwin.

     

     

    Letttera 11416 – C.R. Darwin a James Grant, 11 marzo 1878

    Nella lettera a sir James Grant, un esploratore scozzese dell'Africa equatoriale con interessi nel campo della botanica e della microbiologia, Darwin dichiara che l'argomento più forte per affermare l'esistenza di Dio è costituito dall'intuizione che vi sia un “iniziatore intelligente” dell'universo. Ma il problema permane quando ci si chiede se questa intuizione sia affidabile e veritiera.

     

    Egregio Signore,

     

    Mi avrebbe fatto un immenso piacere assisterLa in qualche misura, ne fossi stato capace. Ma rispondere alla Sua domanda richiederebbe un saggio, ma per questo mi mancano le forze, godendo di una salute assai precaria. Né, a dire il vero,  vi avrei risposto in modo chiaro e  soddisfacente con tutte le forze a mia disposizione.
    L’argomento più forte per l’esistenza di Dio, a quanto mi sembra, è rappresentato dall’istinto o l’intuito che tutti (suppongo) avvertono che ci sia dovuto essere un iniziatore intelligente  dell’Universo; ma sorge poi il dubbio e la difficoltà se o meno tali intuizioni siano degne di fede. 
    Ho toccato un punto difficoltoso nelle due ultime pagine della mia “Variazione degli Animali e Piante sottoposti ad Addomesticamento”, ma sono costretto ad lasciare il problema irresolubile.
    Nessun uomo che compia il suo dovere ha qualcosa da temere, e gli è lecito sperare qualsiasi cosa desideri ardentemente— Egregio signore, mi creda suo,
    Ch. Darwin.

    Down, Beckenham, Kent, 11 marzo, 1878

    Dear Sir,

     

    I should have been very glad to have aided you in any degree if it had been in my power. But to answer your question would require an essay, and for this I have not strength, being much out of health. Nor, indeed, could I have answered it distinctly and satisfactorily with any amount of strength.The strongest argument for the existence of God, as it seems to me, is the instinct or intuition which we all (as I suppose) feel that there must have been an intelligent beginner of the Universe; but then comes the doubt and difficulty whether such intuitions are trustworthy.
    I have touched on one point of difficulty in the two last pages of my “Variation of Animals and Plants under Domestication,'” but I am forced to leave the problem insoluble.No man who does his duty has anything to fear, and may hope for whatever he he earnestly desires.— Dear sir, yours faithfully,
    Ch. Darwin.

     

    Down, Beckenham, Kent, March 11th, 1878.

     

     

     

    Lettera 12041 – C.R. Darwin a John Fordyce, 7 maggio 1879

    Nel rispondere all'ateo sir John Fordyce, Darwin afferma di ritenere assurdo poter dubitare del fatto che un uomo possa essere al tempo stesso teista e evoluzionista, ed afferma di non essersi mai ritenuto un ateo che nega l'esistenza di Dio ma piuttosto un agnostico.

     

    Down Beckenham | Kent
    7 maggio 1879

    Privata

    Egregio Signore,

    Mi sembra assurdo dubitare che un uomo possa essere un ardente teista e altrettanto ardente evoluzionista.— Le do ragione su Kingsley. Asa Gray, l’eminente botanico, è un altro caso in questione — Quali possano essere le mie opinioni è una faccenda di nessun peso per alcuno salvo me stesso.— Ma visto che me lo chiede, posso affermare che il mio giudizio è spesso fluttuante. Inoltre, se o meno un uomo si meriti di  esser chiamato teista dipende dalla definizione del termine: argomento di gran lunga troppo vasto per una breve nota. Nelle mie fluttuazioni più estreme, non sono mai stato un ateo nel senso di negare l’esistenza di un Dio.—  Ritengo generalmente (e sempre di più invecchiando), ma non sempre, che agnostico corrisponderebbe alla definizione più corretta della mia condizione intellettuale.

    Egregio signore, mi creda, Suo

    Ch. Darwin

    Down Beckenham | Kent
    May 7 1879

    Private

    Dear Sir,

    It seems to me absurd to doubt that a man may be an ardent Theist & an evolutionist.— You are right about Kingsley. Asa Gray, the eminent botanist, is another case in point— What my own views may be is a question of no consequence to any one except myself.— But as you ask, I may state that my judgment often fluctuates. Moreover whether a man deserves to be called a theist depends on the definition of the term: which is much too large a subject for a note. In my most extreme fluctuations I have never been an atheist in the sense of denying the existence of a God.—I think that generally (& more and more so as I grow older) but not always, that an agnostic would be the most correct description of my state of mind.
     

    Dear Sir, Yours faithfully

    Ch. Darwin

     

     

    Per la fonte digitale del testo inglese: Darwin Correspondence Project, 


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    Credente
    00 30/08/2016 19:18

    Poche parole scritte a mano da Charles Darwin che hanno fatto scalpore.

    Si tratta di una lettera autografa del naturalista britannico, in cui afferma chiaramente di non credere nella versione della creazione offerta dalla Bibbia e dichiara il suo agnosticismo nei confronti della fede cristiana.

    La lettera che sarà battuta all’asta a New York, dalla casa Bonhams, il prossimo 21 settembre, è datata 24 novembre 1880 e il suo valore è stimato tra 70.000 e 90.000 dollari (Globalist.it, 18 settembre).

    “NO” A BIBBIA E GESU’

    Darwin rispondeva ad una precedente lettera ricevuta da un giovane avvocato, Francis McDermott, il quale voleva sapere da lui se credeva nel Nuovo Testamento, chiedendogli di rispondere con un semplice “sì” o “no” e precisando che non avrebbe rivelato a nessuno la sua risposta. Darwin rispose con poche e nette frasi: «Mi dispiace di dover comunicare che non credo nella Bibbia come una rivelazione divina, e quindi nemmeno in Gesù Cristo come il figlio di Dio» (jobnews.it, 17 settembre).

    DA GIOVANE ERA VICINO AL VANGELO

    In effetti, spiega ad Aleteia il giornalista e scrittoreFrancesco Agnoli, esperto di tematiche legate al rapporto scienza e fede, «Darwin abbandona la fede nel cristianesimo». Ma liquidarlo come un ateo tout court è sbagliato. Abbandona il suo credo religioso nel tempo, perché da giovane era un convinto sostenitore della Parola di Dio. «Il suo primissimo articolo – sentenzia Agnoli – scritto insieme a FitzRoy sul South African Christian Recorder nel 1836, racconta come i missionari cristiani abbiano contribuito al bene delle popolazioni indigene allontanandoli da pratiche come quella del sacrificio umano e dell’infanticidio. A quest’epoca Darwin crede nella forza civilizzatrice del Vangelo. Con il tempo si allontanerà dalla fede nella Bibbia, e nella Rivelazione».

    MAI “CONTRO” IL CREATORE

    Man mano Darwin si allontanerà da questa posizione, dichiarandosi “agnostico” (mai ateo) senza però “rompere” con la dottrina cristiana. Non a caso, prosegue Agnoli, «alla fine de “L’origine della specie” cita il Creatore e in varie lettere dice che la sua teoria non è contro il Creatore. Per tutta la vita dirà di non essere in grado di capire davvero l’esistenza di Dio: “Il mio giudizio è spesso fluttuante” scrive in una lettera; altrove si definisce un agnostico, ma afferma che questa stessa definizione non è sempre giusta: penzola tra credere in un Dio Creatore, il non credere, e la sospensione del giudizio».

    “NON E’ SOLO IL FRUTTO DI UNA FORZA CIECA”

    Altrove afferma: “Non riesco a vederci chiaro”. “D’altra parte non posso accontentarmi di vedere questo meraviglioso Universo e soprattutto la natura dell’uomo e di dedurne che tutto è il risultato di una forza cieca. Sono propenso a guardare ad ogni cosa come il risultato di leggi progettuali (as resulting of designed laws), e che i dettagli, siano essi buoni o cattivi, risultino invece da ciò che noi possiamo chiamare caso […]. Non posso pensare che il mondo così come lo vediamo, possa essere il risultato del caso; eppure non posso guardare ogni singola cosa separata come se essa fosse il risultato di un progetto. Percepisco nel mio intimo che l’intera questione è troppo profonda per l’intelligenza umana. È come se un cane tentasse di speculare sulla mente di Newton” (C. Darwin, The Correspondance of Ch. Darwin, Cambridge UP, Cambridge 1985-1995, 224).

    “VEDO UN DISEGNO INTELLIGENTE”

    Inoltre va detto che sono numerose le lettere in cui Darwin dice:
    «io vedo, nel complesso, un disegno intelligente nella natura, crescita di complessità della vita e della storia che non è casuale, ma nel dettaglio mi sfugge». La ragione, osserva lo scienziato, «non riesce a risolvere questo problema».


    [Modificato da Credente 30/08/2016 19:22]
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    Credente
    00 08/05/2017 13:54

    Charles Darwin, ex credente
    che non ha mai rinnegato il progetto di Dio

     

    Va all'asta una lettera in cui lo scienziato nega la Bibbia e Dio. In realtà lui è stato credente e sempre tormentato dal "disegno intelligente"

    Poche parole scritte a mano da Charles Darwin che hanno fatto scalpore. Si tratta di una lettera autografa del naturalista britannico, in cui afferma chiaramente di non credere nella versione della creazione offerta dalla Bibbia e dichiara il suo agnosticismo nei confronti della fede cristiana.

    La lettera che sarà battuta all’asta a New York, dalla casa Bonhams, il prossimo 21 settembre, è datata 24 novembre 1880 e il suo valore è stimato tra 70.000 e 90.000 dollari (Globalist.it, 18 settembre).

     

    “NO” A BIBBIA E GESU’

    Darwin rispondeva ad una precedente lettera ricevuta da un giovane avvocato, Francis McDermott, il quale voleva sapere da lui se credeva nel Nuovo Testamento, chiedendogli di rispondere con un semplice “sì” o “no” e precisando che non avrebbe rivelato a nessuno la sua risposta. Darwin rispose con poche e nette frasi: «Mi dispiace di dover comunicare che non credo nella Bibbia come una rivelazione divina, e quindi nemmeno in Gesù Cristo come il figlio di Dio» (jobnews.it, 17 settembre).

    DA GIOVANE ERA VICINO AL VANGELO

    In effetti, spiega ad Aleteia il giornalista e scrittore Francesco Agnoli, esperto di tematiche legate al rapporto scienza e fede, «Darwin abbandona la fede nel cristianesimo». Ma liquidarlo come un ateo tout court è sbagliato. Abbandona il suo credo religioso nel tempo, perché da giovane era un convinto sostenitore della Parola di Dio. «Il suo primissimo articolo – sentenzia Agnoli – scritto insieme a FitzRoy sul South African Christian Recorder nel 1836, racconta come i missionari cristiani abbiano contribuito al bene delle popolazioni indigene allontanandoli da pratiche come quella del sacrificio umano e dell’infanticidio. A quest’epoca Darwin crede nella forza civilizzatrice del Vangelo. Con il tempo si allontanerà dalla fede nella Bibbia, e nella Rivelazione».

    MAI “CONTRO” IL CREATORE

    Man mano Darwin si allontanerà da questa posizione, dichiarandosi “agnostico” (mai ateo) senza però “rompere” con la dottrina cristiana. Non a caso, prosegue Agnoli, «alla fine de “L’origine della specie” cita il Creatore e in varie lettere dice che la sua teoria non è contro il Creatore. Per tutta la vita dirà di non essere in grado di capire davvero l’esistenza di Dio: “Il mio giudizio è spesso fluttuante” scrive in una lettera; altrove si definisce un agnostico, ma afferma che questa stessa definizione non è sempre giusta: penzola tra credere in un Dio Creatore, il non credere, e la sospensione del giudizio».

    “NON E’ SOLO IL FRUTTO DI UNA FORZA CIECA”

    Altrove afferma: “Non riesco a vederci chiaro”. “D’altra parte non posso accontentarmi di vedere questo meraviglioso Universo e soprattutto la natura dell’uomo e di dedurne che tutto è il risultato di una forza cieca. Sono propenso a guardare ad ogni cosa come il risultato di leggi progettuali (as resulting of designed laws), e che i dettagli, siano essi buoni o cattivi, risultino invece da ciò che noi possiamo chiamare caso […].  


    e ancora:
     Non posso pensare che il mondo così come lo vediamo, possa essere il risultato del caso; eppure non posso guardare ogni singola cosa separata come se essa fosse il risultato di un progetto. Percepisco nel mio intimo che l’intera questione è troppo profonda per l’intelligenza umana. È come se un cane tentasse di speculare sulla mente di Newton” (C. Darwin, The Correspondance of Ch. Darwin, Cambridge UP, Cambridge 1985-1995, 224).

    LA “SPONDA” DEL CRISTIANO WALLACE

    Poi va sottolineato che la teoria della selezione naturale l’ha presentata insieme a sir Alfred Wallace. «Loro sono i due padri della selezione naturale – sottolinea Agnoli -. Wallace è sempre stato un teista, invece Darwin passa dalla fede cristiana alla perdita della fede cristiana. In diverse lettere dice: “non credo più nella Rivelazione, non credo più nella Bibbia”. ma non dice mai non credo più in Dio».

    DARWIN E IL “TEISTA” LYELL

    Tra i primi sostenitori dell’evoluzione, ci sono molti cristiani devoti, che non concordano con Darwin, però, quanto all’origine dell’uomo. Agnoli cita ad esempio sir Charles Lyell, «il cui volume “Principi di geologia” è essenziale per gli studi dell’amico Darwin, che nella sua Autobiografia ne loda l’intelligenza e le opere e lo definisce “teista deciso”».

    IL FRONTE DEGLI OPPOSITORI

    Nello stesso tempo tra i suoi oppositori ci sono molti scienziati (del resto la visione dell’evoluzione di oggi è ben diversa da quella di allora). «A criticare più o meno fortemente alcune idee darwiniane, non tanto sull’evento-evoluzione quanto sui suoi meccanismi, sono, ad esempio, nella sola Inghilterra studiosi come sir Richard Owen (1804-1892), professore di Anatomia e Fisiologia Comparata e membro della Royal Society, per il quale le differenze tra uomo e animale sono di qualità e non di grado; i fisici di Cambridge sir William Thompson (1824-1907), futuro lord Kelvin, e George Stokes (1819-1903); Benjamin Brode (1783-1862), anatomista e fisiologo, presidente della Royal Society; Alfred William Bennett (1833-1902), botanico, entrambi contrari alla possibilità dell’esistenza di tappe intermedie dell’evoluzione (giudicate inutili e dannose)».

    ....CONNESSIONI TRA ATOMI E STELLE

    Ma oggi, aggiunge Agnoli, «fisica e cosmologia ci insegnano qualcosa che all’epoca di Darwin non si sapeva: vi è un importante legame tra l’evoluzione cosmica, il cui padre è il sacedote Lemaitre, l’evoluzione terrestre, scoperta dal beato Niccolò Stenone, e quella biologica; vi sono profonde connessioni tra stelle e atomi, cosmo e uomo; vi sono condizioni cosmiche iniziali molto particolari, mancando le quali non potrebbe nascere la vita. L’Universo, dunque, come una pianta di cui l’uomo è il fiore? Come una “donna incinta”, come scriveva tanti secoli or sono sant’Agostino, oggi spesso citato dai cosmologi, “che porta in sé la causa delle cose che verranno alla luce in futuro”?» (S. Agostino, Sulla Trinità, III, 9, 16)

    “UNA CENTRALITA’ NON GEOMETRICA”

    Certamente, come nota l’astrofisico Piero Benvenuti, Assistente Segretario Generale dell’Unione Astronomica mondiale, siamo di fronte ad un “ritrovato legame tra uomo e cosmo”, ad una ritrovata “centralità”, non geometrica, come nel sistema aristotelico-tolemaico, ma biblica (Piero Benvenuti con Francesco Brancaccio, Contempla il cielo e osserva, san Paolo, Milano, 2013). «Tanto più che come il cosmo è sintonizzato per accogliere l’uomo, così le leggi della fisica e la mente umana sono in qualche modo, anch’essi, sintonizzati tra loro, di modo che l’uomo può comprenderle».

    “QUALCOSA DI GUIDATO”

    Oggi, conclude Agnoli, «l’evoluzione appare dunque sempre più come qualcosa di guidato, e l’universo non come un insieme di fatti accidentali, scollegati e casuali, ma come un progetto unitario, una armonia di strumenti diversi, diretti da un unico direttore».

    fonte ALETEIA
    [Modificato da Credente 06/08/2023 17:42]
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    Credente
    00 01/08/2022 13:09

    Il darwinismo porta alla negazione della fede in un Dio Creatore?


    Fortunatamente le “nuove” leve del proselitismo laicista hanno preso le distanze da  convinzioni preistoriche. Telmo Pievani ad esempio afferma che «La scienza non può dimostrare la non esistenza di Dio. Con l’evoluzione la scienza offre una spiegazione della vita molto plausibile. Ci dà una opportunità. Chi vuole, può trovare nell’evoluzionismo una risposta esaustiva. Ma altri potranno, se vogliono, integrarla con un credo religioso».


    Proprio Pievani ha avuto il merito di confutare  l’incompatibilità tra fede e darwinismo, attraverso “Lettere sulla religione” (Einaudi 2013), dove ha raccolto alcune lettere del naturalista Charles Darwin, padre del darwinismo, in cui parla del suo rapporto con il cristianesimo. Il suo distacco dalla fede e l’approdo ad un agnosticismo leopardiano avvenne principalmente a causa della morte della figlia e non per le sue scoperte scientifiche. Anche il male e la violenza presente nella natura erano per lui scandalo alla fede, enfatizzato da una società protestante non cattolica, come quella vittoriana, abituata all’interpretazione letterale dell’Antico Testamento.


    Lui stesso, tre anni prima di morire, scrisse: «Il mio giudizio è spesso fluttuante, e persino nelle mie fluttuazioni più estreme non sono mai stato ateo nel senso di negare Dio. Credo che in generale, ma non sempre, la mia posizione possa essere descritta più appropriatamente con il termine agnostico» (C. Darwin, “Autobiografia”, 1879). Nei momenti migliori, invece, mentre rifletteva sull’uomo, arrivava ad affermare: «Quando rifletto su questo, mi sento in dovere di guardare ad una Prima Causa avente una mente intelligente in qualche misura analoga a quella dell’uomo; e merito perciò di essere chiamato un Teista» (citato in Quoted in The Life of Charles Darwin, [1st Edition – 1902], Francis Darwin – author. London: Senate, 1995, reprint, p. 60).

    fonte UCCR


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    Credente
    00 20/08/2023 14:45

     Creazione, Dio non è contro Darwin






     

     


    ​Tra evoluzione, come teoria scientifica, e creazione, come verità teologica, se si prendono nei contenuti propri di ciascuna, non dovrebbero esserci contrapposizioni. Stephen Gould (1992) ha osservato che esse appartengono a due ordini di conoscenza diversi, a due magisteri non sovrapponibili (noma: non overlapping magisteria) e quindi non possono entrare in conflitto tra loro. La verità della creazione non implica che la realtà, così come noi la vediamo, provenga direttamente da Dio, da un cenno della sua volontà, dalla sua parola, come dice la Bibbia, quasi che non abbia avuto un passato, una storia, e neppure implica che la realtà creata debba essere vista, secondo un’idea cara alla teologia naturale del teologo Paley e fortemente osteggiata da Darwin, come un orologio perfettamente predefinito, funzionante e sempre uguale a se stesso. Tra le sollecitazioni culturali dell’evoluzionismo quella del carattere storico della vita, cioè delle vicende che l’hanno caratterizzata sulla terra, è tra le più forti. Variazioni negli esseri viventi e vicende ambientali complesse fanno apparire il mondo della natura come una realtà dinamica e non statica, che ha portato al popolamento degli spazi acquatici e terrestri con i milioni di specie che oggi si contano. Vi sono stati eventi casuali ed eventi di tipo deterministico dovuti alle leggi della natura. Tutto si è succeduto in diverse centinaia di milioni di anni. Sarebbe illusorio riferire la storia della vita a un progettista o un operatore, come se tutto, in ogni particolare, fosse stato progettato in vista di uno scopo. Nello stesso tempo il mondo della natura ci appare ordinato e armonico nel suo insieme. È un sistema che funziona. E il Creatore? Come può essere visto in questa storia della terra e della vita sulla terra, segnata da eventi aleatori e da eventi di tipo deterministico? Con quale rapporto con la realtà presente? La teologia, sulla linea del pensiero di san Tommaso, vede Dio come «causa prima» che fa esistere le cose, cioè gli elementi della natura, come «cause seconde», nel loro inizio e nei cambiamenti che le caratterizzano. I fattori della natura vengono considerati come «cause seconde». Si può dire che nella evoluzione si prolunga la creazione. Questo modo di agire di Dio corrisponde a un’economia che lascia autonomia e spazio alle «cause seconde», cioè ai diversi fattori, anche casuali, che agiscono nella natura. Dio non fa le cose, fa in modo che si facciano, diceva Teilhard de Chardin. Il Catechismo della Chiesa cattolica così si esprime: «Dio e la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde» (n. 308). Dunque una creazione che si manifesta nel tempo attraverso le trasformazioni della natura creata da Dio.Nell’economia divina, che include lo sviluppo e il manifestarsi delle potenzialità della creazione, può essere visto il Big Bang, la grande esplosione a cui vengono ricollegati gli inizi e la formazione dell’universo. Alcuni vedono nel Big Bang una prova scientifica della creazione, ma ciò non è corretto, proprio perché il concetto di creazione è essenzialmente di ordine filosofico, e il Big Bang è una teoria scientifica, per quanto attualmente la più accreditata, che si fonda su un modello e su ragionamenti, non su dati empiricamente rilevabili. Il passaggio dal nulla all’esistenza non è documentabile. Le vicende che sono seguite da quel primo istante per l’energia e la materia possono inquadrarsi nello sviluppo di potenzialità della creazione e quindi nell’economia delle «cause seconde». Nessuno può negare la sintonia delle forze della natura e l’armonia che la caratterizza nel suo insieme. La regolarità del movimento degli astri, come le interazioni a livello infra-atomico e molecolare, non sono inquadrabili nella casualità. Si può parlare di razionalità scientifica nella natura che rimanda a una mente superiore, ha osservato Benedetto XVI. Ma risalire a una causa intelligente superiore, in qualunque modo essa abbia operato, è ragionevole e non impedisce di cercare spiegazioni alle forze della natura e alla loro interazione ai vari livelli. L’intelligibilità del reale induce a pensare a una intelligenza che sta a monte di tutto. Questo ragionamento è a sua volta possibile perché c’è una intelligenza, quella umana, che è in grado di conoscere la realtà nelle sue diverse espressioni. Il riferimento dell’universo e della vita a una causa intelligente di ordine trascendente diventa congruente con la realtà che si osserva.Dalla visione scientifica o dalla visione teologica possono sorgere difficoltà o incongruenze tra l’una e l’altra. Un certo modo di intendere la creazione può far pensare a un mondo bene ordinato in tutte le sue parti, a un sistema perfettamente funzionante. La creazione viene intesa come sinonimo di opera perfetta. A ciò può avere contribuito l’attribuzione diretta di tutte le cose al Creatore, secondo il racconto biblico. Per le diverse realtà create nei sei giorni si dice: «Dio vide che era cosa buona». E chi potrebbe dubitare della bontà intrinseca degli elementi della natura? In realtà un mondo che si è formato per una serie infinita di trasformazioni ed è passato attraverso varie tappe di organizzazione dei viventi, un mondo che ha conosciuto cataclismi, terremoti, estinzioni di specie non può essere un mondo perfetto. Lo rileva il Catechismo che, pur non usando il termine di evoluzione, osserva che il mondo non è stato creato come noi lo vediamo, ma «in stato di via verso la perfezione ultima». La presenza del male nel mondo è un’altra incongruenza con l’idea di creazione e di progetto di Dio Creatore che spesso viene rilevata. Darwin stesso ne era disorientato. Non riusciva a rendersi conto di come vi sia tanta sofferenza in un mondo voluto da Dio. Ciò che lo turbava era soprattutto la sofferenza cosciente, la sofferenza umana innocente, lui che era stato provato dalla morte di una figlia appena dodicenne. Tutto questo in un mondo che non ha un riferimento trascendente può essere più facilmente spiegato. Ma se si ammette un Creatore all’origine di tutto, se si ammette un suo disegno, come è possibile pensare che egli abbia creato un mondo che produce tanta sofferenza? Non avrebbe potuto farlo migliore? È questa una delle obiezioni o degli interrogativi più forti che si pone chi ammette un progetto di Dio Creatore. Certamente vi sono limiti intrinseci al sistema della natura. Il carattere contingente delle cose si manifesta nella precarietà e provvisorietà e nell’inevitabile logorio prodotto nel tempo. La morte degli individui fa parte del ciclo della vita e dà spazio ad altri. È inevitabile. Il vero problema non è questo. Piuttosto ci si può chiedere se questa contingenza abbia un senso, se tutto si esaurisce in questa prospettiva. Per rispondere non ci si può limitare agli orizzonti della scienza. Ci si porta inevitabilmente sul piano filosofico. A questo punto può aprirsi la prospettiva della fede che si fonda sulla rivelazione di Dio e apre a orizzonti che vanno oltre quello terreno. Il progetto di Dio sul mondo da lui creato non è intramondano, non si esaurisce nella natura, ma si allarga a eventi che non riusciamo a immaginare e soltanto intravediamo nella fede. Essi hanno qualche connessione con il mondo presente, con la sofferenza e con la morte, dalle quali può germogliare una realtà nuova. Di fronte al male nel mondo, allo sconcerto della sofferenza e della morte l’annuncio cristiano rivela un progetto superiore che ha del paradossale.Tra i Mammiferi le scimmie sono quelli meno lontani dalla forma umana. Ma quale parentela abbiamo con loro? Una parentela diretta, per discendenza, con le scimmie antropomorfe, nonostante si cerchino le somiglianze con l’uomo, non viene sostenuta da nessuno. Allora una parentela collaterale? È quello che oggi si ritiene in base alle ricerche della paleoantropologia e della biologia molecolare: viene ammesso 6,7 milioni di anni fa un ceppo comune per le Antropomorfe e per gli Ominidi, tra i quali si svilupperà la linea umana. L’accettazione di queste umili origini dell’uomo può presentare qualche problema, soprattutto per la precomprensione che possiamo avere dalla descrizione della prima coppia umana fornitaci dalla Bibbia e dalle rappresentazioni di Michelangelo. Tuttavia una corretta interpretazione del testo biblico e l’individuazione di ciò che costituisce l’identità dell’essere umano dal punto di vista biologico e spirituale consentono di aprirsi all’evoluzione dell’uomo senza scandalizzarsi. L’uomo che oggi vediamo è punto di arrivo di un cammino non ancora concluso, ma ciò che lo contraddistingue sul piano culturale e spirituale c’è sempre stato. Ammettendo un salto ontologico nella comparsa dell’uomo e quindi il concorso di Dio Creatore, come può essere visto ciò? È un’intrusione di Dio nella storia della vita? Dio non lascia più fare alle «cause seconde»? L’obiezione viene mossa partendo anche dalla critica che viene fatta alla teoria dell’«Intelligent Design» che introduce una causa esterna per la formazione di strutture «irriducibilmente complesse» nel corso dell’evoluzione. Qualcosa di simile si avrebbe ammettendo la creazione immediata dell’anima in un ominide. Sarebbe un caso particolare della teoria dell’«Intelligent Design», per la quale si muovono giuste critiche. In realtà l’obiezione non regge. Infatti l’intervento di Dio nella comparsa dell’uomo non è per supplire a deficienze di causalità di ordine naturale al fine di realizzare una struttura biologica complessa, ma perché la struttura fisica del vivente non è adeguata a produrre da sola un essere arricchito dello spirito. Occorre una volontà superiore, il concorso di Dio Creatore. Quando e come ciò sia avvenuto è impossibile dirlo o immaginarlo. Non possiamo avere la pretesa di entrare nei pensieri del Creatore. D’altra parte, la comparsa di un essere intelligente e libero, che è cosciente e dà coscienza alle cose e riesce a contrastare la selezione naturale, non fa pensare che dietro tutte le vicende ci sia qualcosa che sfugge alle considerazioni di una mente umana? Ammettere che ci sia del mistero in questa costruzione dell’universo che si cerca di esplorare non è un’abdicazione alla nostra intelligenza, ma caso mai il riconoscerne i limiti. Molti equivoci nel dibattito su evoluzione e creazione sono venuti dalla pretesa di contestare la creazione sulla base della teoria dell’evoluzione mettendo il racconto biblico sullo stesso piano della scienza, ma sono venuti anche dall’opposizione all’evoluzione motivata da una lettura errata della Sacra Scrittura, come è avvenuto per il caso Galilei. Nello stesso tempo non si può ricavare dalla scienza quello che la scienza non può dire, e cioè dimostrare o negare l’esistenza di Dio o dell’anima. Sono fondamentalismi di segno opposto che purtroppo persistono ancora in alcune frange del mondo scientifico e del mondo religioso e non giovano né alla scienza né alla religione. Non dobbiamo scegliere tra evoluzione e creazione. La dottrina teologica e la narrazione biologica dell’evoluzione sono complementari.