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Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 13/05/2024 09:21
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09/07/2022 07:50
 
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«Un discepolo non è più grande del maestro»

P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)
Oggi, il Vangelo ci invita a riflettere sulla relazione maestro-discepolo: «Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone» (Mt 10,24). Nel campo umano non è impossibile che l’alunno possa superare a chi lo inizia in una disciplina. Esistono nella storia esempi come Giotto, che supera il suo maestro Cimabue, o come Manzoni l’abate Pieri. Però la chiave della grande saggezza sta solamente nelle mani dell’Uomo-Dio, tutti gli altri ne possono partecipare, fino a capirla a diversi livelli: dal grande teologo San Tommaso D’Aquino fino al bambino che si prepara per la sua Prima Comunione. Potremmo aggiungere vari stili ed accessori, però non saranno mai nulla di essenziale che arricchiscano il valore intrinseco della dottrina. Al contrario, esiste la possibilità di sfiorare l’eresia.

Dobbiamo essere cauti nel cercare di fare combinazioni che possano falsare e non arricchire per nulla la sostanza della Buona Novella. «Dobbiamo astenerci dalle ghiottonerie, pero soprattutto dobbiamo digiunare dagli errori», dice Sant’Agostino. In una occasione mi passarono un libro sugli Angeli Custodi, nel quale appaiono elementi di dottrine esoteriche, come la metempsicosi, e una incomprensibile necessità di redenzione che perturberebbe questi spiriti buoni e confermati nel bene.

Il Vangelo di oggi ci apre gli occhi rispetto al fatto ineludibile che il discepolo sia a volte incompreso, trovi ostacoli o sia addirittura perseguitato per dichiararsi seguace di Cristo. La vita di Gesù fu un servizio ininterrotto in difesa della verità. Se a Lui lo appellarono come “Belzebu”, non è strano che in un dibattito, in un confronto culturale o nei faccia a faccia che vediamo in televisione, ci dicano di essere retrogradi. La fedeltà a Cristo Maestro è il massimo riconoscimento del quale possiamo vanagloriarci: «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32).
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