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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 5) Anno C

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2013 08:20
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28/11/2013 08:06
 
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Eremo San Biagio
Commento su Daniele 6, 21

Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?
Dn 6, 21

Come vivere questa Parola?

Daniele attraversa il tempo e continua a raccogliere in sé saggezza, giovinezza, intelligenza, fede ineccepibile. La fantasiosa ed edificante narrazione che la liturgia ha scelto oggi ce lo presenta alle prese con l'invidia dei cortigiani del re (che stavolta si chiama Dario), che per metterlo in difficoltà inventano un editto che vieta ogni forma di preghiera e di adorazione che non sia rivolta al re. Il re è amico di Daniele e lo metterebbe addirittura al suo posto, tanto ha fiducia di lui. Eppure firma questo editto e senza volere, diventa il persecutore dell'amico. Perché Daniele si è sempre mantenuto fedele al Dio dei suoi padri e, nonostante la fidata collaborazione con re Dario, non è mai venuto a compromessi circa la sua vita da credente. Viene logicamente scoperto in adorazione del suo Dio e la punizione per i contravventori l'editto è terribile: trovarsi in una fossa con leoni affamati... il resto viene da sé.

Daniele scende nella fossa carico della forza che gli viene da Dio e della autorevole superiorità che lo distanzia dai cortigiani. La graziosa fantasia del racconto ce lo dimostra capace di ammansire quei leoni affamati (che sono un'ottima rappresentazione dei cortigiani violenti e invidiosi) e di uscire indenne dalla fossa, nella quale troveranno la morte, invece, gli stessi artefici dell'inganno. Rendendo felice re Dario, che riacquista l'amico e con lui la fede in un Dio che servito con perseveranza, salva dalla morte!

Signore, a volte soffriamo e facciamo soffrire molto per invidia e gelosia; purifica il nostro cuore da questi sentimenti tristi e sterili e aprilo all'amore vero che ama le differenze, non accetta accomodamenti e gratuitamente si mette a disposizione del bene dell'altro.

La voce di una filosofa

"Se è vero che ogni vizio comporta piacere, ciò non vale per l'invidia, veleno dell'anima che genera tormento e sofferenza: si soffre di fronte al bene e alla felicità altrui, vissuti come diminuzione del proprio essere e segno del proprio fallimento. L'invidia nasce sempre dal confronto. Perché lui/lei sì e io no?, ci si chiede dirigendo sull'altro uno sguardo maligno. Una domanda che deve restare segreta, perché rivela la nostra inferiorità."
E. Pulcini, Invidia la passione triste, Bologna 2011

Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it
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