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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 5) Anno C

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2013 08:20
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19/06/2013 08:01
 
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Mt 6,1-6.16-18
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

In questo Vangelo Gesù manifesta il suo grande desiderio di metterci in comunione con il Padre, lo stesso desiderio che l'ha spinto a donarsi a noi nell'Eucaristia. Se ha istituito l'Eucaristia è stato proprio perché noi potessimo essere in comunione con lui e con il Padre, come scrive san Giovanni nella prima lettera, e la nostra gioia fosse perfetta. Qui Gesù ci indica la condizione per entrare in questa mirabile comunione e per avere questa profonda e purissima gioia: bisogna operare bene, senza ritorni su se stessi. E quello che chiamiamo rettitudine di intenzione e che può anche chiamarsi sincerità dell'amore.
Gesù conosce il cuore dell'uomo, sa che quando facciamo il bene siamo subito tentati di cercarvi un interesse personale, una soddisfazione di amor proprio e di egoismo e ci insegna che abbandonandoci a questa tentazione svuotiamo ogni nostra azione del suo contenuto di bene.
Si tratta di scegliere tra la soddisfazione dell'amor proprio, dell'egoismo e la ricompensa presso il Padre che è nei cieli.
Se ci pensiamo bene, potremmo dire che Gesù ci spinge a cercare il nostro vero interesse, cioè la ricompensa del Padre celeste. Dimenticando noi stessi per vivere nell'amore abbiamo proprio questa ricompensa, che consiste nell'essere in comunione con Dio, essere nell'amore come Dio è nell'amore, lui che è amore.
Dovremmo avere il gusto di ricercare la comunione con Dio, e niente altro; di fare il bene perché Dio ama ciò che è bene e perché facendo il bene siamo in comunione con lui. E meno ricompensa si ha sulla terra, più si gode la ricompensa intima di essere con Dio.
Ogni volta che leggo questo Vangelo sono colpito dalla cura con cui Gesù ha espresso il suo pensiero. Avrebbe potuto esprimerlo in modo molto secco, come fanno tante volte i predicatori, no? Bisogna far attenzione alle nostre intenzioni, conservare la rettitudine di intenzione e così via, con concetti astratti. Invece Gesù ha scelto una forma molto concreta, vivace, quasi visiva. Ha utilizzato il modo che troviamo sovente nella Bibbia, ha usato cioè immagini perfino esagerate, che colpissero la fantasia. Per esempio: "Quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te...". Non succede sovente che si suoni la tromba
quando si fa l'elemosina! Oppure quest'altra espressione, estremamente parlante ma anch'essa esagerata:
"Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra". È uno stile vivacissimo: le due mani sono personificate, come se fossero due persone che vivono a fianco a fianco, e una non deve sapere quello che l'altra fa. E noi comprendiamo benissimo quel che Gesù vuol dire: quando si fa del bene bisogna quasi che noi stessi lo ignoriamo, per evitare la vanagloria. Così la concretissima descrizione di quelli che "pregano ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini". E, di contro: "Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta" perché il Padre è li, nel segreto.
Questi tre esempi sono costruiti molto armoniosamente, con un parallelismo, un equilibrio letterario che è un piacere per lo spirito. All'inizio c e ogni volta l'antitesi: Gesù descrive coloro che si abbandonano alla tentazione della vanità e dell'amor proprio e, in contrapposizione, l'attitudine buona che mette in comunione con Dio. Ogni volta ci sono parole che fanno quasi da ritornello e che inculcano l'insegnamento che Gesù vuol dare.
In negativo: "Hanno già ricevuto la loro ricompensa"; in positivo: "E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà".
Questo esempio della cura con cui Gesù ha espresso il suo insegnamento in modo vivo, interessante, espressivissimo ("Nessuno ha mai parlato come quest'uomo" dicevano quelli che erano venuti ad ascoltarlo con pensieri ostili), ci incoraggia a curare anche la forma di ciò che facciamo per Dio, di ciò che facciamo nell'evangelizzazione, specialmente quando parliamo di lui.
Ringraziamo il Signore dei suoi preziosi insegnamenti e anche della forma con cui ce li ha dati, che fanno del Vangelo un libro inesauribile ed incomparabile.
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