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Introduzione

Ciò che è sgradito a te, non lo fare al tuo prossimo.
Questa è la Legge, il resto non sono che commenti. Vai e impara.

(Talmud babilonese, Sabbat 31a)

La regola d’oro di Hillel il Saggio definisce nel giudaismo la relazione
interpersonale e serve anche ad altre culture e religioni, quale indicazione per
definire umanità e saggezza. Il dovere di amare il prossimo e lo straniero, così
come il comandamento di prendersi cura della vedova, dell’orfano, del povero e
dello straniero hanno il loro fondamento nella Bibbia ebraica, nella letteratura
rabbinica e nel Nuovo Testamento. Ma qual è il significato di “Altro” nelle fonti
giudaiche e cristiane? E’ amico, compagno, vicino, fratello, prossimo, straniero o
nemico? Nella Bibbia e nella letteratura rabbinica, l’“Altro” non è ancora visto nel
senso della filosofia giudaica moderna, che lo vede come un “Mitmensch”
(letteralmente “l’uomo con il quale mi trovo”) nel senso etico e religioso (Hermann
Cohen), come l’“Altro” che mi impedisce di uccidere (Emmanuel Levinas), come il
“tu” che costituisce il mio io (Franz Rosenzweig; Martin Buber). Le tradizioni
bibliche e pre-giudaiche concordano tuttavia con il pensiero contemporaneo che
legge il termine come “di fronte all’Altro”.
Solo il conoscere e il riconoscere l’“Altro” conducono, in campo interreligioso, a
una percezione differenziata dell’ebraismo da parte dei cristiani e del
cristianesimo da parte degli ebrei.
Il saggio “L’Immagine dell’Altro” si basa su uno scambio di riflessioni della
Commissione di Dialogo ebraico-cristiana e della giornata di studio tenuta il 21-22
marzo 2004 in collaborazione con il Centro di studi Lassalle di Bad
Schönbrunn/ZG. Ringraziamo tutti i relatori e gli invitati per le loro osservazioni e
riflessioni.
Il tema dell’Altro e dello straniero suscitano un crescente interesse nelle diverse
sfere della società, della politica, delle arti e delle scienze. Noi possiamo solo
sfiorare questa problematica. La scienza biblica, giudaica, interreligiosa, filosofica
e sociologica getta uno sguardo sulle immagini dell’“Altro” e sulle sfaccettature
dello straniero e si interpella sulla loro validità oggi. In questo contesto, è
purtroppo impossibile studiare la questione considerando tutte le dimensioni e
secondo la prospettiva della scienza politica, della ricerca antisemita, della
psicologia, della questione femminile e delle religioni mondiali. Speriamo tuttavia
che l’immagine abbozzata dell’Altro trovi una eco sulla piazza pubblica e serva
come riferimento per le comunità e le scuole ebraiche e cristiane.
L’anno 2005 è posto sotto il segno del ricordo e della memoria.
La seconda guerra mondiale è terminata 60 anni fa. Il movimento di costruzione
del dialogo ebreo-cristiano, nato all’ombra della shoah, della persecuzione e
dell’estinzione dell’ebraismo europeo, si basa sulla conoscenza, la comprensione
delle altre religioni e la riconciliazione fra ebraismo e cristianesimo. Con la
dichiarazione Nostra aetate, che spiega la sua posizione verso le religioni non
cristiane, la Chiesa cattolica ha innescato 40 anni fa, durante il Concilio Vaticano
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II, la ripresa e il rinnovo delle relazioni con il popolo ebreo, il giudaismo e Israele.
In Germania, la Chiesa evangelica ricorda soprattutto la decisione sinodale
renanica Il rinnovo delle relazioni fra cristiani e ebrei di 25 anni fa. Dal punto di
vista ebraico, la dichiarazione Dabru Emet (Dite la verità) ha dato, 5 anni fa, degli
impulsi per un dialogo teologico fra ebrei e cristiani.
In Svizzera, da 15 anni, esiste la Commissione di Dialogo ebraico-cristiana
(CDJC) che riunisce uomini di scienza e persone impegnate nel dialogo ebreocristiano
e i cui scopi sono l’informazione sull’attualità e le pubblicazioni ebraiche
e cristiane, le reazioni agli avvenimenti politico-sociali, discussioni su temi religiosi
e filosofici che trattano del giudaismo e del cristianesimo. Le pubblicazioni
preparate dalla Commissione Antisemitismo: peccato contro Dio e l’umanità
(1992); Dichiarazione della Conferenza dei Vescovi svizzeri sul comportamento
della Chiesa cattolica in Svizzera verso il popolo ebraico durante la seconda
guerra mondiale e oggi (2000); Dichiarazione contro il terrorismo e la violenza
(2002), sono state ampiamente divulgate. Ringraziamo i membri della CDJC, il
Prof. Alfred Donath e il Vescovo Kurt Koch, la Federazione svizzera delle
Comunità Israelitiche (FSCI) e la Conferenza dei Vescovi svizzeri (CVS) per
l’incoraggiamento a questa pubblicazione.
In un’epoca confrontata al fenomeno dell’antisemitismo, del razzismo e dell’odio
verso lo straniero, noi seguiamo la via del rispetto reciproco e della comprensione
dell’ebraismo e del cristianesimo. Esprimiamo all’“Altro” la nostra riconoscenza.
L’immagine dell’Altro non può essere che un inizio, perché queste immagini
devono lasciare spazio all’inafferrabile, a questa scintilla viva e divina che è
nell’uomo. Lo scrittore Max Frisch ha trasferito il problema del divieto di crearsi
un’immagine, dai valori culturali e teologici alla sfera umana e psicologica: “è
scritto: non crearti immagini di Dio. Questo potrebbe valere anche nel senso: Dio
vive in ogni uomo, è ciò che è inafferrabile. E’ una trasgressione che
commettiamo pressoché di continuo e che ci è inflitta a nostra volta – Eccetto
quando amiamo”.
Per la Commissione di dialogo ebraico-cristiana
Prof. Ernst Ludwig Ehrlich, co-presidente
Prof. Verena Lenzen, co-presidente
[Modificato da Credente 04/03/2012 23:03]