00 14/08/2011 08:40

Solennità dell’ASSUNZIONE AL CIELO DI MARIA S.MA

La Solennità di Maria Assunta in Cielo è posta al centro di un tempo di riposo, di vacanza, almeno per chi può, e dà il via, in ogni modo, ad un momento di gioia: una gioia ed una festa, che se si fermasse solo allo svago e al riposo, a poco gioverebbe.

La Chiesa ha posto al centro del ferragosto questa solennità, per farci alzare lo sguardo ... e sono tantissime le comunità che sanno cercare la gioia vera, meditando questo grande Mistero, che ci riguarda da vicino.

Tutti sappiamo di essere quei figli che il Padre ha creato e vuole, per quell'Amore che lo ha spinto a darci vita e anima, a ritrovare i vicini a Lui, durante, ma soprattutto dopo la prova difficile sulla terra: una prova, che trova la sua suprema espressione nella morte, che non è il segno della fine, ma un vero esame, attraverso cui, se siamo diventati degni del Paradiso - cioè capaci di amare - si passa all'incontro con il Padre, che è Amore.

La morte è come dare un addio, in ogni senso, a tutto ciò che di mortale ci era servito per vivere, per rivestirci di un 'corpo celeste', come lo definisce S. Paolo ... se ne saremo degni.

Per questo la Chiesa definisce la morte 'transito', ossia passaggio dalla terra al cielo, 'cambiando abito': il corpo, che non si consumerà più.

Ma tutti anche sappiamo, che l'amore del Padre, dopo il nostro peccato originale, in cui per superbia Lo abbiamo rinnegato e ci siamo condannati al doloroso esilio, che è diventata la vita, non ha mai rinunciato ad averci con Sé, e questo suo grandioso desiderio lo ha attuato con il dono del Figlio Gesù, che con la Sua passione e morte ha tolto il peccato del mondo e ci ha riaperto le porte del Cielo.

Però la morte di ciascuno di noi rimane: torneremo 'poveri', ma per assumere quell'aspetto, che Dio da sempre ha riservato a chi torna a Lui.

È duro il passaggio da questa vita, attraverso la morte, alla vita eterna. È davvero deporre tutto ciò che è terreno, con il corpo, ma per poter fare spazio al nuovo che, se ci 'lasceremo salvare', avremo in Cielo ... come intona dolcemente il canto che dedichiamo a Maria e che è pieno di nostalgia del Cielo: 'Andrò a vederla un dì, in Ciel Patria mia ... '

Scrive oggi, nella Festa dell'Assunta, S. Paolo ai Corinzi:

"Fratelli, quando questo corpo mortale si sarà vestito d'immortalità, si compirà allora la parola della Scrittura: 'La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?'. Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo". (1 COL 15,54-57)

Chi di noi, trovandosi a Lourdes, la sera, durante la processione dei flambeaux, non sente la nostalgia del Cielo? Quante volte quell'inno 'Andrò a vederla un dì...' risuona come un profondo anelito e desiderio di Paradiso, per il peso delle responsabilità che tutti abbiamo, le sofferenze, che a volte sembrano schiacciarci ...

Dovremmo alimentare tutti, oggi, questa nostalgia di Cielo, per distrarre la nostra voglia di terra, che inganna, e finalmente alzare gli occhi dov' è Maria, che ci attende.

"Ma - osservava Paolo VI - proprio nella festa dell'Assunzione, a volte siamo gente occupata dai desideri e dagli affari di questo mondo, come se noi altro non dovessimo cercare e amare. Così non siamo più spiriti veramente religiosi, che conoscono la contingenza radicale delle cose presenti, e non siamo più allenati ad estrarre i valori superiori, che sono quelli morali, connessi con il nostro destino eterno, valori umani, che a volte sono a noi prodighi di valori utili, ma non definitivi.

Ecco allora che il ricordo dell'Assunzione di Maria fa risuonare nelle nostre anime, quasi come uno squillo di trombe celesti, una chiamata che parte di Là, dall'altra riva del tempo, oltre il quadro del nostro mondo naturale: quella dell'eternità e della vita soprannaturale nella sua pienezza.

Così l'Assunzione ci obbliga con suadente invito a verificare se la via che ciascuno di noi percorre è rivolta verso il sommo traguardo e a rettificarla decisamente verso di essa.

Nessuna età, come la nostra, è stata tentata di 'temporalismo', cioè di amore alle cose presenti, come se queste fossero gli unici e sommi beni da conseguire.

Ed è forse per questo che la Provvidenza ha disposto che la verità dell'Assunzione ci fosse proclamata proprio in questo tempo.

Dobbiamo alzare perciò le nostre teste. Dobbiamo guardare in alto, verso l'orizzonte dell'altra vita, che già risplende nella luminosa figura di Maria.

Maria ci chiami. Maria ci dia la fede nel Paradiso e la speranza di raggiungerlo.

Maria ci aiuti a camminare per la via di quell'amore che a quel beato termine conduce.

Maria ci dia la sapienza e la povertà di spirito che tenga liberi i nostri cuori e agili i nostri animi per la ricerca dei beni eterni. 'Difendici, o Maria, dal nemico invisibile e raccogli la nostra anima nell'ora della morte!''. (15 agosto 1961)

C'è nella parola ispirata di Paolo VI il richiamo a vivere sempre con i piedi a terra e il cuore là dove non esiste più la morte: il Cielo.

È possibile? Credo che sia davvero un errore grande quello di avere anima e cuore talmente attaccati alle cose della terra, che inevitabilmente passano.

Incontravo un giorno una persona, che non nascondeva la sua amarezza. Era una persona adulta. Mi accostai e le chiesi la ragione del suo malessere:

'Vede, Padre, nella vita ho avuto tutto, dalla salute alla ricchezza. Ma ci sono momenti, come questi, in cui mi chiedo: 'ma poi? Quando verrà il momento di lasciare questa terra, che mi resterà? Io che non ho pensato o creduto ad altro, che a ciò che avevo? Poi improvvisamente mi chiese: 'Ma lei non sente il vuoto?'

'No, non ho nulla sulla terra a cui aggrapparmi. So che tutto è momentaneo, passa, a cominciare dalla salute. Chiamato dal Signore ho fatto dono della vita a Lui e al servizio al prossimo. La mia vita è sempre un camminare, con le opere, verso l'incontro con Dio che mi ha scelto, mi ama e per il quale ho lasciato tutto e sono quello che sono. La morte? Fa paura a tutti, però ho tanta fiducia, perché per me vivere è Cristo'.

Mi guardò con tanto stupore e curiosità e mi chiese: 'Mi insegni come si fa a guardare in alto e dare senso alla vita?'

'Semplice: il cuore rivolto al Cielo, il resto per le cose in terra, operando con amore e giustizia. E se vuole un consiglio, cominci a privarsi di tanti beni, scegliendo i poveri'. La lasciai piangente.

La incontrai dopo un certo tempo, ma era tutto cambiato nella sua vita. Mi disse solo: 'Grazie! Ho seguito il suo consiglio: ho gustato l'aria del Paradiso, che è diversa dall'afa mortale della terra'. Papa Giovanni XXIII, il Papa del sorriso, il Papa buono, che tutti abbiamo amato ed ammirato per la sua semplicità profonda, così consigliava di festeggiare 1'Assunta:

"La vita terrena non è fine a se stessa: essa si concluderà in cielo. Passa la giovinezza, cadono sogni e progetti; si avanza il vespro accompagnato da delusioni e nostalgie, ma il cristiano non si abbandona alla disperazione. L'anima ha dei diritti indiscutibili e preminenti sul corpo e per essa occorre disciplinare le passioni, rinunciare alle seduzioni mondane.

L'unica soggezione a Dio è il segreto della felicità vera e della pace.

La solennità dell'Assunzione così intesa accende nei nostri cuori gli entusiasmi santi che la nostra religione sa suscitare nei popoli e nei singoli.

Sono felice, lo confesso, di avere una Mamma così. Una Mamma tanto bella, che niente ha potuto imbruttire, ma solo la luce e la gloria di Dio hanno circondato. Sono orgoglioso, o Maria, che Tu sia la nostra Mamma. Sai, Maria, che nel nostro mondo è tanto facile 'sporcarci di terra'. Da piccolo, mamma, a sera, quando tornavo sporco dai giochi, sapeva come 'farmi nuovo, pulendomi' e poi mi diceva: 'Adesso davvero assomigli a mio figlio!'. Fa, o Maria, che nelle mie immancabili mancanze, tu possa trovare la via 'per ripulirmi', così che io possa sentirmi dire: 'Adesso davvero sei mio figlio!' e con Te cantare il Magnificat:

"L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore ...

Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della Sua Misericordia,

come aveva promesso ai nostri Padri ... (Lc. 1,39-55)

Antonio Riboldi – Vescovo –