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La liturgia è attività della Chiesa peregrinante sulla terra e vivente nel tempo; le sue celebrazioni come si dispiegano in uno spazio così si svolgono in un tempo. Come vi sono luoghi sacri in cui si riunisce l’assemblea, così vi sono i tempi sacri per le celebrazioni liturgiche.

 

 

Ma come il culto cristiano è, per sé, svincolato da spazi determinati, così esso non è “schiavo” di tempi o epoche imposte da necessità a lui estrinseche. S. Paolo riprende i Galati perché “osservano mesi, giorni e tempi e anni, confidando in questi elementi miseri ed impotenti” (Gal. 4,8—11). Libera da questa servitù, la Chiesa organizza il suo culto in giorni e secondo epoche che ricevono il loro vero significato dal rapporto con i grandi avvenimenti della storia della salvezza. Come già il popolo ebraico, così la Chiesa ha una concezione storica, e non cosmica, del tempo sacro.

 

1. La Pasqua e il senso della festa cristiana

 

L’avvenimento fondamentale del Cristianesimo è la Pasqua del Signore, cioè il suo passaggio dal mondo al Padre, nella dolorosa Passione e nella gloriosa Risurrezione. Con l’ingresso del Cristo nel Cielo hanno già inizio i tempi escatologici, i tempi ultimi annunciati dai Profeti. Con la Chiesa il Regno di Dio è già inaugurato e l’eternità è già inserita nel tempo. E’ iniziato il sabato etérno, diranno i Padri, affermando che il cristiano è sempre in festa, perché il Signore ha promesso di essere sempre presente offrendo ai suoi fedeli la possibilità di vivere sempre in unione con lui. Si arrivava persino a sostenere che per i cristiani è inutile organizzare feste; ma in ciò si vede una intenzione polemica contro i giudei e, specialmente, i pagani che riducevano tutta la religione alla osservanza delle feste sacre.

In verità la Chiesa apostolica ha un giorno, ogni sette, che vede la comunità raccolta per celebrare, nell’Eucaristia, la Risurrezione del Signore. Il primo giorno della settimana, chiamato ben presto giorno del Signore, domenica, diventa il giorno commemorativo della Pasqua. La domenica è così la festa cristiana per eccellenza. “Secondo una tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della Risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quel giorno che si chiama giustamente domenica. In questo giorno infatti i fedeli devono ritrovarsi insieme perché, ascoltando la Parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, facciano memoria della Passione, della Risurrezione e della Gloria del Signore Gesù e rendano grazie a Dio che li ha generati nella speranza viva per mezzo della Risurrezione di Gesù Cristo dai morti (1 Pt 1,3). Perciò la domenica è la festa primordiale, e come tale sia proposta e fatta penetrare nella pietà dei fedeli, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro” (C.L. art. 106).

Fra le domeniche dell’anno ha particolare rilevanza quella in cui si commemora con particolare solennità la Risurrezione del Signore, unitamente alla sua Passione (C.L. art. 102). Il “passaggio” del Cristo viene celebrato annualmente nel “triduum paschale” che, introdotto dalla Messa a ricordo della istituzione della Eucaristia il giovedì santo, occupa il venerdì santo nella commemorazione della Morte e culmina nella Veglia che, con la Messa, inaugura il tempo pasquale della gioia e della grazia. Le solennità pasquali sono il tempo privilegiato della liturgia della Chiesa. Da esse prende avvio il tempo pasquale di cinquanta giorni, concluso dalla festa di Pentecoste. La Chiesa si prepara alla celebrazione del mistero pasquale con la Quaresima.

La Pasqua, tanto nella celebrazione settimanale che in quella annuale, è la festa cristiana per eccellenza. Il riferimento alla domenica si organizza la settimana, in cui risalteranno i giorni di mercoledì e venerdì, legati, secondo antichissima tradizione, alla passione del Signore. Ancora oggi il venerdì, con l’impegno di mortificazione, richiama a tutti i cristiani il sacrificio della Croce. Nelle quattro Tempora, mercoledì e venerdì hanno speciale liturgia eucaristica. Sulla Pasqua annuale si organizza, come abbiamo visto, il ciclo liturgico principale.

La Chiesa però non si sofferma solo nella meditazione degli avvenimenti pasquali del Signore. “Nel corso dell’anno poi, distribuisce tutto il Mistero di Cristo, dall’Incarnazione e dalla Natività fino alla Ascensione, al giorno di Pentecoste e dell’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore” (C.L. art. 102). Questa attesa ha la sua espressione liturgica nell’Avvento, che prepara la festa del Natale. La celebrazione del Mistero della “venuta del Signore nella carne e nella gloria” (Natale ed Epifania) costituisce il secondo ciclo liturgico dell’anno.

Lungo l’anno la Chiesa celebra le feste della Vergine Maria, Madre di Gesù, e dei Santi. In queste feste non si perde di vista il mistero centrale del culto, che viene visto nella sua concreta realizzazione in Maria e nei Santi. “Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la Santa Chiesa venera con particolare amore Maria Santissima Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera della salvezza del Figlio suo... La Chiesa ha inserito nel corso dell’anno anche la memoria dei Martiri e degli altri Santi... Nel loro giorno natalizio infatti la Chiesa proclama il mistero pasquale realizzato nei Santi che hanno sofferto con Cristo e con Lui sono glorificati. . .“ (C.L. art. 103 — 104).

Tutte le feste della Chiesa hanno quindi qualche rapporto con la Pasqua del Cristo, poiché proclamano la realizzazione del mistero pasquale in un avvenimento o in una persona (Maria o i Santi), e ne assicurano l’attuazione nella comunità ecclesiale.

 hiesa soltanto quelle che celebrano Santi di importanza universale” (C.L. art. 111)