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Signore, insegnaci a pregare”. Così i discepoli dicevano a Gesù, riconoscendo in tal modo di non saper pregare con le proprie forze. Essi avevano necessità di imparare.

Imparare a pregare: infatti pregare non significa semplicemente dare sfogo al proprio cuore, ma piuttosto procedere nel cammino verso Dio e parlare con Lui, sia che il nostro cuore sia traboccante oppure vuoto. Ma per trovare questa strada non bastano le risorse umane ed è necessario Gesù Cristo.

Se infatti Gesù ci coinvolge nella sua preghiera, se ci consente di pregare con Lui, se ci fa percorrere in Sua compagnia il cammino verso Dio, allora avremo finalmente trovato il modo di realizzare questo nostro desiderio. Ed è proprio questo che Gesù Cristo vuole: vuol pregare con noi, e noi partecipiamo alla sua preghiera. Perciò possiamo avere la certezza e la gioia che Dio ci presta ascolto.

Ed è corretta la nostra preghiera se tutta la nostra volontà, tutto il nostro cuore fa tutt’uno con la preghiera di Cristo. Solo in Gesù Cristo possiamo pregare e con lui saremo esauditi anche noi.

Un momento di preparazione per disporsi in modo calmo e rilassato in ascolto del Signore è sempre utile prima di iniziare a pregare: diventa indispensabile se ci si vuol predisporre alla contemplazione. Il controllo della propria mente sfuggirà molte volte e torneranno alla memoria ricordi e preoccupazioni: non importa, impariamo a lasciarli andare via uno per uno, come palloncini che, sfuggiti dalle mani, si allontanano verso il cielo…

“Colui che si esercita progressivamente in questa sospensione mentale sentirà calma attorno a sé e il contatto con il Signore risulterà molto più facile e piacevole di quanto si creda. E così, senza rendersene conto, incontrerà se stesso già entrato in una profonda relazione in quiete e raccoglimento”

Se è vero che la presenza di Dio è sempre oscura, quando ci si dispone con tutta la propria fede e il proprio amore di fronte al Signore si amplifica la certezza della sua Presenza. E’ come quando stiamo, in una notte oscura, insieme ad una persona: non ci vediamo, non ci tocchiamo, siamo in assoluto silenzio guardando le stelle, ma “sentiamo” vivamente la sua presenza, sappiamo che c’è.

La recitazione lenta dei Salmi o di qualche versetto delle Scritture può essere utile per “far presente” il Signore: in questo modo prepariamo il terreno, manifestiamo la nostra volontà di fare tutto il possibile per cercare il Volto di Dio, nella consapevolezza che ogni orazione è dono di Dio.

Ora l’anima è pronta: si è liberata per quanto possibile dei propri pensieri, è imbevuta della Parola di Dio e, confidando nell’azione dello Spirito Santo, attende che il Padre riempia il buio della sua solitudine con la luce della sua presenza. Siamo creati a sua immagine e somiglianza e portiamo dentro di noi, in quella regione di confine fra l’uomo e Dio che è l’anima, il suo Volto: è lì, nella nostra intimità, che dobbiamo andare se vogliamo contemplare il nostro Creatore, se vogliamo metterci in relazione d’affetto con Lui con stupore e gioia:

Tu, Signore, sei in me e quasi non ci posso credere