Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Oggi è la prima domenica di Avvento, un tempo forte, in cui si riflette e si prega in attesa del Natale del Signore, e la Messa ci presenta letture forti, che aprono orizzonti vasti, parlano di quello che avverrà alla fine. Tre letture intense e chiare nel significato messianico.
Il Vangelo ci fa riflettere sulla condizione di vita di questa società, sulla monotona ripetizione di scelte opposte all’amore e al perdono. Nei cuori di miliardi di persone alberga l’odio e la vendetta, la preoccupazione riguarda solo la parte materiale, ci si arrovella fino allo sfinimento come se questa vita dovesse durare eternamente.
La vita di chi non ha accettato Gesù, è una fonte di inquietudine e di affanno, prende sopravvento sempre l’aspetto pagano, la ricerca di soddisfare i sensi e le passioni disordinate.
La mancanza di ordine interiore è la manifestazione del disordine morale.
Le preoccupazioni di questa società sono tutte rivolte al denaro, al successo, al sesso, alla vita spensierata, a un benessere che spegne l’amore e la verità. Ma il benessere vissuto nell’equilibrio non è sbagliato. Il problema nasce quando il benessere diventa una divinità, quando si adora al posto di Gesù.
La ricerca eccessiva delle comodità infiacchisce il corpo, rende superficiali verso i veri problemi della vita, non c’è alcun interesse riguardo la dimensione spirituale. La persona non è solo materia, è l’anima che dà vitalità al corpo.
Senza l’anima il corpo non può sussistere.
È necessario fermarsi a riflettere, a riprendere la propria vita oramai lanciata in avanti.
Questo periodo dell’Avvento è propizio per prepararci all’incontro con Gesù Bambino la notte di Natale. Un periodo per rivedere la nostra vita, fare la verifica interiore. Durante l’anno risulta difficile fermarsi a meditare, per questo si accumulano preoccupazioni e si perde di vista il bene primario: Gesù Cristo.
L’uomo si ferma a riflettere dinanzi un evento grave, solo lì capisce che la vita è un dono. Ma quante vite si sciupano inutilmente. Quanti vedono nel Natale esclusivamente una festa pagana, il periodo dei prolungati giorni solenni e dei dolci, delle grandi abbuffate e dello spreco. Forse non si fa più caso allo spreco dei cibi, quando ogni giorno muoiono di fame incalcolabili persone nel mondo.
Intuisco il ragionamento di chi calcola che a casa sua e con i suoi soldi è libero di organizzare quello che preferisce. Nulla da eccepire, ma perché preparare abbondanti tavolate piene di cibi quando poi si sta male? Non è più intelligente spendere soldi per il cibo, anche costoso, che si consumerà in maniera equilibrata? Si pensa che l’abbondanza di cibi, sia beneaugurante, invece è vero il contrario: lo spreco è una grave offesa alla povertà del mondo.
Si tratta di trovare la forza per vincere il vizio della gola, un vizio che porta molta confusione mentale e dissipazione. È giusto festeggiare e spendere i propri soldi come si vuole, ma perché sprecare?
Dopo il Natale ho sempre visto le persone sconvolte, sovrappeso, meno spirituali. Dicono che a causa delle spese hanno meno soldi e più peccati. È questo il vero Natale per noi cristiani?
La funzione dell’Avvento è di prepararci all’incontro con Gesù, dovremmo pensare a rendere buona e bella l’anima invece di pensare fissamente a cosa comprare e cosa mangiare per Natale. Le compere e il cibo sono obbligatori, ma ad ogni cosa bisogna dare la giusta importanza.
L’uomo decide il suo futuro, ha nelle proprie mani la salvezza o la disperazione, anche il periodo di Natale è una prova da superare, perché il clima spinge fatalmente a fare pazzie per la presenza di tanti familiari ed amici. Proprio in queste circostanze si manifesta la vera spiritualità.