Gesù spiega agli israeliti che non si è benedetti da Dio solo perché si è israeliti, ma che è indispensabile vivere la Legge data da Dio a Mosè. Quella Legge che calpestavano o che avevano modificato secondo i gusti personali. Come avviene oggi con il Vangelo da parte di molti cattolici, infastiditi dagli insegnamenti forti ma vitali dati da Gesù.
Come gli israeliti erano illusi di essere graditi a Dio per la loro falsa osservanza, così molti cattolici si saziano al pensiero che credere in Gesù è già sufficiente per sentirsi giusti e perfetti.
E l’osservanza dei Comandamenti, la preghiera giornaliera e la Confessione?
Gesù dentro la sinagoga di Nazaret, davanti ai paesani che Lo conoscevano da molti anni, spiega che Dio mandò i grandi Profeti Elìa ed Elisèo, non ad aiutare gli israeliti ma una vedova e un lebbroso pagani, non credenti in Dio. Perché Dio guarda e conosce i cuori.
Raccontò questi episodi per mostrare che non accettavano Lui per presunzione, avevano un’opinione riduttiva di Lui, non Lo credevano capace di compiere i grandi miracoli che aveva fatto a Cafarnao. Dato che Lo conoscevano come un bravo ragazzo, non poteva essere il Messia atteso. Questa presunzione li annebbiava e allontanava da essi la Grazia di Dio. Per questo Gesù racconta i due fatti accaduti alla vedova in Sarèpta di Sidóne e a Naamàn il Siro.
Dobbiamo, quindi, rientrare in noi stessi e conoscerci meglio, da qui inizia il vero incontro con Gesù. Se non conosco bene i miei limiti e vizi, le mie virtù e capacità, come potrò possedere l’Amore di Gesù?
Se scopriamo di essere egoisti, abbiamo mai pensato quale rimedio utilizzare per rimediare e diventare altruisti, generosi, disinteressati? Lo stesso vale per tutti gli altri vizi.