00 14/11/2010 15:32
don Mario Campisi Un Regno che è dentro di noi

La solennità di Cristo re conclude l'anno liturgico. L'affermazione di Cristo Re dell'universo, oltre che dell'umanità, è la giusta conclusione del nostro cammino annuale come è anche l'ultimo termine della storia di Cristo e del mondo. Cerchiamo di addentrarci riflettendo e pregando nel tempio di questa singolare regalità.

La crocifissione riferita dal Vangelo di Luca, riprende in sostanza quelli di Matteo e Marco. Luca tuttavia è il solo dei tre sinottici a riportare due parole di Gesù: quella del v. 34 relativa al perdono invocato sui carnefici, e quella del v. 43 con cui Gesù risponde alla richiesta del secondo malfattore crocifisso con lui.

Nel testo lucano, Gesù in croce pronunzia tre parole. La prima si riallaccia al discorso programmatico di Nazaret: è una parola di grazia, di perdono (v. 34). Ma prima di passare alla seconda parola di Gesù, vediamo come il racconto lucano riprende, in quest'ora decisiva, le tre tentazioni nel deserto (4,1-13).

Dopo la divisione delle vesti, con cui i carnefici riducono all'impotenza il condannato, Luca è il solo a notare la presenza del "popolo" che osserva, ma non in senso di curiosità quanto di profondo rispettoso silenzio. Di fronte a Gesù, tre categorie di spettatori svolgeranno il ruolo del tentatore, apostrofandolo non più sulla sua identità di Figlio, ma sulla sua missione e salvezza che è venuta a portare agli uomini.

Abbiamo prima di tutto i "capi del popolo". Essi si fanno beffe di lui, schernendo il "Cristo di Dio" che Pietro aveva confessato. Poi intervengono i "soldati", che deridono il "re dei giudei" chiamandolo così in senso ironico. Infine "uno dei due malfattori" bestemmia contro "il Cristo".

Sono chiaramente riconoscibili i tre capi di accusa del Sinedrio contro Gesù: l'autorità religiosa da lui assunta indebitamente; l'istigazione alla rivolta; la potenza messianica di dare la vita, che egli ha rivendicato per sé. Sono gli stessi argomenti delle tre polemiche nel tempio (20,2.22.27). Ma già all'inizio della vita pubblica, le tentazioni nel deserto, in ordine inverso, si riferivano anch'esse al dono della vita, al potere politico e all'autorità religiosa.

Questi tre apostrofi al crocifisso sono alla fine un triplice invito a "salvare se stesso". Ma la salvezza è oggetto di grazia e avviene soltanto nel modo in cui Dio la realizza, attraverso il salvatore che egli ha inviato.

Gesù dunque è tentato proprio da coloro a cui ha consegnato se stesso, e proprio sul punto della solidarietà con i fratelli. Il problema è allora inquietante: come può accettare di morire, quando sa per certo che tutti hanno bisogno di lui? Gesù tace, si consegna e si rimette a loro. Ed è uno di loro che risponde per lui.

Mentre in Marco e Matteo i due ladroni si associano agli oltraggi degli spettatori, qui uno dei due malfattori proclama l'innocenza di Gesù: "noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male". Di fronte alla morte occorre fare spazio al timore di Dio: il destino comune degli uomini ci invita a questo.

La seconda parola di Gesù è provocata dal "buon ladrone". Egli apre il proprio cuore all'Innocente che si è posto per libera scelta nella categoria del malfattori. La preghiera del condannato viene esaudita prontamente: "...oggi sarai con me in paradiso". L' "oggi" di Luca esprime sempre l'attualità della venuta di Gesù come salvatore: la presenza nascosta del risorto nella nostra storia. Ma Gesù aggiunge: "con me", rivelando a quell'uomo, ormai ex malfattore, la sua condizione di discepolo. Questa risposta in termini personali annuncia al malfattore il suo ingresso nella nuova alleanza, alleanza eterna perché si riferisce alla realtà irreversibile che sta al di là della morte.

Il Vangelo non è necessario che sia grandioso sulle piazze, ma occorre che fermenti nella intimità dell'uomo, appunto come quel pizzico di lievito che fermenta tutta la massa.

E allora, "Non uscire da te. Entra in te stesso. Nell'uomo Interiore abita la Verità" (Sant' Agostino). E poi, è Gesù stesso che lo dice: "Il regno di Dio è dentro di voi..."