00 28/03/2010 15:47
Si utilizzano due denominazioni per indicare questa Domenica: “Domenica delle Palme” e “Domenica della Passione del Signore”. Una spiega l’altra, perché Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme per arrivare alla crocifissione. Prima la gloria a Gerusalemme, subito dopo l’ignominiosa morte in Croce. È sempre la Croce a richiamare la riflessione per comprendere meglio, per cercare di penetrare questo mistero.

L’inizio avviene quando Gesù entra a Gerusalemme trionfalmente. La gente è piena di gioia, Lo applaude e grida Osanna perché in Lui vede il Messia. Addirittura la gente stende i propri mantelli al passaggio di Gesù e nelle mani alza ed agita in alto i rami delle palme e degli ulivi.

Questa gente che esalta Gesù, dopo alcuni giorni Lo condannerà a morte. Come è volubile il cuore dell’uomo. E Gesù sente le grida di gioia insieme alle accuse che gli stessi gli lanceranno poco dopo. Nel trionfo delle palme Gesù già patisce nel Cuore la Passione.

Gesù entra a Gerusalemme sopra un asinello, senza soldati accanto e nessuna autorità gli và incontro. Sopra l’asino ci insegna che la gloria umana dura poco ed è ingannevole. Il potere vissuto senza Dio, è una tortura.

Al potere umano Gesù sceglie l’amore eterno, sceglie la morte in Croce per riparare il peccato originale e riportare l’amicizia tra l’uomo e Dio. Quindi, per sconfiggere satana. Ma noi in che modo possiamo essere coinvolti in questa atroce sofferenza? Gesù non ci coinvolge senza la nostra adesione e non ci costringe, Lui non vuole la nostra sofferenza e cerca di aiutarci se trova la possibilità, o meglio, se gli permettiamo di farlo.

Poveretti quelli che non credono e non si accorgono delle croci che portano, infatti, cercano qualche forma di sballo per dimenticare le loro croci. Noi invece vogliamo guardare le nostri croci ed accettarle fino a quando il Signore ascolterà le preghiere e le prenderà Lui, donandoci un sollievo bellissimo che gli atei non possono comprendere.

In questa Domenica vediamo Gesù crocifisso, in una situazione che causa una tremenda umiliazione, che faceva gioire i suoi nemici, falsi e malvagi, i quali erano convinti di avergli inferto una condanna che Lo avrebbe distrutto definitivamente. Invece furono semplici protagonisti della volontà di Gesù. Senza saperlo si prestarono a compiere quello che voleva Dio. E Dio voleva quella situazione per amore delle sue creature, ingrate in massima parte, ma tutte create da Lui.

Il gesto di Gesù di morire in Croce è compiuto con infinito amore. È l’amore a spingere Gesù a donare la Vita, a trascurare se stesso per dare la vita spirituale agli uomini desiderosi di entrare in comunione con Lui.

Poco prima di morire, in un momento di sofferenza infinita, ha la forza di perdonare anche i suoi uccisori, dopo con altra facilità perdona e salva il buon ladrone, che sarà venerato dalla Chiesa come Santo: San Disma.

Gesù in mezzo ai ladroni ci mostra la sua sete di entrare in comunione con tutti i peccatori per salvarli, e mostra dalla Croce il suo Sangue come prezzo che ha versato per comprarci. La nostra salvezza passa dalla tremenda morte di Croce del Signore. Senza questo gesto clamoroso, il Paradiso sarebbe ancora chiuso, con tutti i buoni in attesa di Giudizio negli Inferi, che non è l’inferno, ma il luogo dell’attesa del Messia.

Con la sua morte, Gesù dice anche all’uomo più corrotto ma pentito: “Oggi sarai con Me in Paradiso”. Queste parole vorrebbero sentirle quanti sono finiti nell’inferno e non hanno più speranza di poterne uscire. Noi abbiamo la vita davanti per conquistare il premio della vita eterna.

Ma dobbiamo saper accettare le nostre croci quotidiane, quelle piccole torture fisiche o spirituali che ci fanno riflettere sul dono e la bellezza della vita. Croci che ci aiutano a comprendere l’amore che Gesù continua ad avere per ognuno di noi.