La spiegazione del rifiuto categorico della predicazione di Gesù, era dato dal fatto stesso che Gesù era mandato da Dio. Lo spiega Gesù stesso: “Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste”.
È vero, quelle persone che vivono nei peccati o sono disturbate da negatività malefiche, rifiutano o provano malessere verso quelle persone spirituali che si prodigano nell’apostolato. Figuriamoci cosa dovevano avvertire contro Gesù.
Il simile cerca il simile, così chi porta la pace nel cuore e prega non ha problemi ad ascoltare parole ed insegnamenti del Vangelo; mentre chi ha la guerra nel cuore e vive nei peccati, non riesce ad accogliere lo Spirito Santo che si manifesta in chi compie apostolato o elargisce insegnamenti spirituali.
È più forte di tutto, è difficile resistere ed accogliere Gesù per chi non ha il controllo della propria volontà.
Credere in Gesù non significa solo accettarlo come Dio o riconoscerlo nell’Eucaristia, credere comporta la pratica, l’osservanza dei suoi insegnamenti. Questo imbarazza parecchio i deboli e preferiscono accogliere e seguire chi insegna frottole e fuffa, cioè, nulla.
È conveniente e piacevole seguire il predicatore che permette ogni peccato e calpesta la morale sessuale della Chiesa, mentre è impegnativo seguire Gesù. Bisogna vincere il proprio egoismo.
E chi rifiuta Gesù, rifiuta la vita eterna. “Voi non volete venire a Me per avere vita”.
L’egoismo e la ricerca dell’affermazione conduce alla ricerca di gloria, di protagonismo, opposti al raccoglimento e alla modestia. Mentre è diverso e positivo quando si è chiamati a svolgere un ruolo pubblico o di responsabilità. “Come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?”.
La compiacenza non è solo cortesia, alle volte è ricerca di consenso, anche a costo di andare contro la propria Fede, scendendo a compromessi.