00 13/08/2010 14:40

di Padre Giulio Maria Scozzaro


Il tema del DIVORZIO è alquanto delicato, bisogna trattarlo con chiarezza e sincerità. La chiarezza è obbligatoria per evitare ogni dubbio, mentre la sincerità è opportuna usarla anche dinanzi una trattazione così dolorosa.

Molti cattolici inquadrati approvano il divorzio perché vi sono incappati loro o qualche familiare ne è coinvolto, senza mostrare alcuna verità oggettiva sul divorzio come causa di traumi dei figli e, soprattutto, lo stato di peccato permanente in cui si cade.

Ovviamente questi cattolici che vogliono stare con un piede in due scarpe non mostrano coerenza.

Non è questo il metodo migliore per dialogare, alla base deve esserci sempre la coerente sincerità e poi descrivere la situazione. Bisogna dire che è stato Gesù a non volere il divorzio come il Vangelo di oggi ci dice, non è stata la Chiesa ad imporre questa morale, e non si può continuamente attaccarla, chiedendo di cambiare questa legge.

Detto questo, bisogna aggiungere che i divorziati non sono assolutamente cattolici di serie B, al contrario, come per i sofferenti, gli ammalati e quanti vivono nella sofferenza morale, anche su di essi Gesù indirizza di continuo il suo sguardo per cercare di incrociare i loro occhi e dire che pur non potendo accedere ai Sacramenti, Lui li ama.


Quanti divorziati sono brave persone, oneste e virtuose!

Ricordo la corrispondenza con una persona sincera e addolorata, la quale mi poneva il quesito del divorzio nella Chiesa.

Trascrivo una parte di ciò che le risposi: La sua risposta alla mia risposta è un po’ confusa, perché esprime quello che chiede, senza spiegare quello che vuole dare a Dio. Ho la piena comprensione verso tutti i peccatori, i peccati si condannano, l'anima di un peccatore da salvare vale quanto tutta la ricchezza del mondo. Anzi di più. Non voglio condannare i divorziati risposati, perché prego per loro, e sarebbe una contraddizione condannarli e amarli. Il loro stato di irregolarità permanente è brutto, ma non implica già una condanna da Dio. Lui giudicherà nel Giudizio e finché un peccatore vive in questa terra è sempre in tempo per abbandonare il peccato, ma non è mai abbandonato da Gesù. La questione deve essere vista e posta in modo diverso: non è la Chiesa a cambiare, noi, solo noi dobbiamo cambiare. Questo è il cammino cristiano, difficile e siamo d'accordo, ma è così perché lo ha detto Gesù nel Vangelo. Non è la Chiesa ad imporre questo, è Gesù a dirlo: “L'uomo non separi ciò che Dio unisce”.

Il divorzio rimane sempre un cattivo esempio per i figli che pure soffrono terribilmente, i giovani che non vedono buoni esempi, al contrario, conoscono modelli di vita pienamente opposti alla morale cattolica, al Vangelo di oggi.

Non mi sogno neanche di giustificare i divorzi, però, da persona prudente, devo evidenziare che oggi nel marito o nella moglie, a volte in tutti e due, c’è molto nervosismo, litigi continui, mancanza di apprezzamento, insincerità. La causa principale è la mancanza dell’amore in generale, inteso come affetto per il coniuge.

La maggior parte delle coppie è priva dell’amore cristiano che perdona il coniuge, comprende, consola, aiuta, minimizza, copre le intemperanze.

Oggi le coppie sono vulnerabili da tutti i lati, se non c’è la Grazia di Dio, la preghiera giornaliera, l’affetto per il coniuge, presto o tardi si finisce per divorziare. E una delle cause principali del divorzio è l’annoiarsi. Con il coniuge il menage familiare è ripetitivo, stessi orari di lavoro, di mangiare, di guardare la televisione, infatti si annoiano. Questo è sbagliato, bisogna rinnovare ogni giorno la vita familiare, non cambiando le regole e gli orari, ma l’atmosfera e gli interessi comuni.

Quasi tutti i cittadini non conoscono la storia e i monumenti delle loro città, ogni settimana la coppia potrebbe girare e conoscere la propria città, dopo la partecipazione alla Santa Messa. Dialogare e pregare insieme. Dove si recita il Santo Rosario difficilmente si arriverà mai al divorzio.

Ho scritto menage, che è l’andamento della vita familiare, in modo speciale in relazione a quella coniugale. C’è poi la doppia vita di uno dei coniuge e alle volte di tutti e due i coniugi. Questo è diffusissimo, c’è chi mantiene una relazione con l’amante per venti o trent’anni. Ci sono storie curiose di tradimenti e divorzi, noi limitiamoci a pregare per chi non riesce a dominare i propri istinti carnali.

Il divorzio oggi è aumentato notevolmente, soprattutto al centro-nord si divorzia con più facilità, ed è la Valle d’Aosta la regione con la maggiore percentuale di scioglimenti dei matrimoni, quindi, rotture. La fine di un matrimonio spesso è accompagnata da un senso di liberazione e di libertà, ma non in tutti è così.

C’è chi chiede il divorzio e chi lo subisce, spesso arrivano anche ad un accordo comune.

Quindi, i divorzi sono in aumento, vediamo un’altra causa molto potente, come ha detto la Madonna a Medjugorje: “Dovete sapere che satana esiste. Egli un giorno si è presentato davanti al trono di Dio e ha chiesto il permesso di tentare la Chiesa per un certo periodo con l'intenzione di distruggerla. Dio ha permesso a satana di mettere la Chiesa alla prova per un secolo ma ha aggiunto: Non la distruggerai!: Questo secolo in cui vivete è sotto il potere di satana ma, quando saranno realizzati i segreti che vi sono stati affidati, il suo potere verrà distrutto. Già ora egli comincia a perdere il suo potere e perciò è diventato ancora più aggressivo: distrugge i matrimoni, solleva discordie anche tra le anime consacrate, causa ossessioni, provoca omicidi. Proteggetevi dunque con il digiuno e la preghiera, soprattutto con la preghiera comunitaria. Portate addosso oggetti benedetti e poneteli anche nelle vostre case. E riprendete l'uso dell'acqua benedetta!” (14 aprile 1982).

Presento una lettera dell'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Cardinale Ratzinger, in cui espone esaurientemente la morale sui divorziati risposati: LETTERA AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA CIRCA LA RECEZIONE DELLA COMUNIONE EUCARISTICA DA PARTE DI FEDELI DIVORZIATI RISPOSATI. (14 settembre 1994)

«Di fronte alle nuove proposte pastorali, questa Congregazione ritiene pertanto doveroso richiamare la dottrina e la disciplina della Chiesa in materia. Fedele alla parola di Gesù Cristo, la Chiesa afferma di non poter riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione” (Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1650).

Questa norma non ha affatto un carattere punitivo o comunque discriminatorio verso i divorziati risposati, ma esprime piuttosto una situazione oggettiva che rende di per sé impossibile l'accesso alla Comunione eucaristica: “Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale; se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio” (Esort. apost. Familiaris consortio, n. 84).

Per i fedeli che permangono in tale situazione matrimoniale, l'accesso alla Comunione eucaristica è aperto unicamente dall'assoluzione sacramentale, che può essere data “solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò importa, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi -quali, ad esempio, l'educazione dei figli- non possono soddisfare l'obbligo della separazione, “assumano l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi”. In tal caso essi possono accedere alla Comunione eucaristica, fermo restando tuttavia l'obbligo di evitare lo scandalo». (cf. Giovanni Paolo II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, n. 7).

Una precisazione molto importante e chiara.

Come si pone il cattolico dinanzi la scelta del divorzio? Bisogna chiedersi se il credente riesce ad accettare una situazione di sofferenza oppure pensa subito al divorzio per mettere fine al matrimonio. Non parlo degli atei, loro hanno una visione della vita nettamente opposta alla nostra. Una giornalista di Tg5, di cui non ricordo il nome, è stata sposata 4 volte e 4 volte divorziata, ha avuto 4 figli, uno con ogni marito. C’è qualcosa che non và nei 4 mariti o in lei?

Preghiamo per tutti i divorziati e le coppie in crisi, questo è il nostro dovere.

Rientriamo in noi per conoscerci e valutare con Fede scelte fondamentali di vita.

Non seguiamo mai l'istinto.