00 17/10/2017 21:50
Volendo applicare a un concilio i criteri di un congresso di partito, sappiamo che alla fine Costantino riuscì a ottenere la maggioranza. Con quali strumenti o stratagemmi o procedure? L’obiettivo dell’imperatore era ricondurre le varie fazioni a unità, poiché l’unità religiosa costituiva la premessa della sua politica. Il colpo di genio fu di gettare sul tavolo, dietro suggerimento dei vescovi suoi consiglieri, la carta vincente: Gesù Cristo venne definito homoousios, vale a dire della stessa sostanza, «consustanziale», al Padre, come ancora si recita nel Credo. Con l’aggettivo homoousios Costantino riuscì a ottenere quasi un plebiscito. Tranne Ario e due o tre vescovi, l’intero concilio, piuttosto affollato, approvò la sua proposta. Sappiamo però da Eusebio di Cesarea che, all’inizio, la maggioranza era più o meno dichiaratamente filoariana, per cui è legittimo chiedersi come abbia fatto l’imperatore a guadagnare quella quasi unanimità. È proprio ciò che mi stavo chiedendo. Come ha fatto? Grazie all’ambiguità di quell’homoousios. Consustanziale può infatti voler dire che il Figlio è della stessa sostanza del Padre, e questa era la posizione del vescovo Alessandro. Ma può anche significare che ha la stessa sostanza del Padre, cioè che partecipa sì di quella sostanza, ma in modo non esaustivo: semplificando molto, si potrebbe dire che il Figlio è una parte del Padre, ma non ne costituisce la totalità, e quindi si pone a un livello inferiore, è una sorta di Dio subordinato, di secondo grado. Come spesso accade di fronte a dissidi gravi, si cerca la soluzione con una terminologia ambigua, che tutti possono accettare perché ognuno la intende a modo suo. Indubbiamente, però, il risultato finale venne agevolato anche dall’ossequio verso l’imperatore