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Mentre l’ideale classico vede la donna come custode e promotrice dell’amore, della bontà, della pazienza e della misericordia, il Purgatorio sembra all’opposto il “luogo” della giustizia poco misericordiosa, di una giustizia che non ammette in Paradiso se prima non si sia “ripagato fino all’ultimo spicciolo”, come dice Gesù.

Niente, insomma, sembrerebbe più inconciliabile del binomio Purgatorio-donne, eppure don Marcello Stanzione nel volume “Il Purgatorio nella visione delle mistiche” (edizioni Sugarco) sviluppa, o meglio illustra, esattamente questo rapporto, iniziando da una spiegazione della dottrina cattolica sul Purgatorio, che è un dogma di fede e dunque “appartiene al patrimonio inalienabile del Credo della Chiesa”.
 
Santa Perpetua (II-III secolo)

Perpetua subì il martirio nel 203, e grazie a lei veniamo a conoscenza della fede dei primi cristiani nel Purgatorio e del valore della preghiera per i defunti. In attesa di venire uccisa in odio alla fede, fece un resoconto di quanto le accadeva in carcere: “Pochi giorni dopo la sentenza della nostra condanna a morte, mentre tutti stavano pregando, improvvisamente nel bel mezzo della preghiera mi uscì un grido ed io chiamai: Dinocrate. (…) Compresi anche che dovevo pregare per lui (…) Vedevo Dinocrate uscir fuori da un luogo buio – durante la notte in visione – dove c’erano tante persone riarse e assetate con i vestiti sporchi e pallidissimi, con una ferita sul volto, come egli aveva quando morì. Egli era un mio fratello, che morì a sette anni sfinito da un cancro al volto (…) Lontano dal luogo dove si trovava, c’era un bacino pieno di acqua, il cui bordo però era molto più alto di dove poteva arrivare lui, ed egli cercava di allungarsi come se cercasse di bere (…)”.

“Nel giorno in cui noi rimanemmo legati, in carcere, ebbi poi la seguente visione: Vidi il luogo visto prima, e questa volta Dinocrate, con il corpo lavato, ben vestito, che si divertiva; dove c’era stata la ferita vidi una cicatrice, e il bordo di quel bacino era più basso e arrivava ora solo all’ombelico del fanciullo, egli attingeva senza posa da quel bacino. Sopra il bordo c’era anche una coppa d’oro piena d’acqua; Dinocrate si avvicinò e incominciò a bere dalla coppa d’oro, e questa non si svuotava; dopo che egli ebbe bevuto abbastanza di quell’acqua prese a giocare tutto contento come fanno i bambini, in quel momento mi svegliai e compresi che era stato liberato dalla sua pena”.
 
Santa Brigida di Svezia (1303-1373)

Si narra che un giorno Brigida ebbe una visione del Purgatorio e sentì la voce di un angelo che, consolando le anime, ripeteva queste parole: “Sia benedetto colui che, vivendo ancora sulla terra, soccorre con operazioni e buone opere le anime purganti, poiché la giustizia di Dio esige che senza l’aiuto dei viventi siano queste necessariamente purificate nel fuoco”. E udì ancora altre voci che aggiungevano: “Grazie siano rese a coloro che ci apportano sollievo nelle nostre sventure; la vostra potenza è infinita, o Signore: renda il centuplo ai nostri benefattori, che ci inducono più presto nel soggiorno della vostra luce divina”.
 
Santa Caterina da Siena (1347-1380)

Caterina, che ricevette le stimmate come segno della sua perfetta identificazione con il Crocifisso, riferisce la descrizione fattale da Gesù riguardo al Purgatorio: “E se ti volgi al Purgatorio troverai ivi la mia dolce e inestimabile Provvidenza verso quelle anime tapinelle che totalmente perderono in tempo, ed essendo ora separate dal corpo non hanno più il tempo per poter meritare. A loro io ho provveduto per mezzo vostro, di voi che siete ancora nella vita mortale e avete il tempo per loro e, mediante le elemosine e l’ufficio divino che fate dire ai miei ministeri, insieme ai digiuni e alle orazioni fatte in stato di grazia, potete abbreviare loro il tempo della pena, confidando nella mia misericordia”.

Santa Francesca Romana (1384-1440)

Attraverso molte visioni poté vedere il Paradiso, l’Inferno e anche il Purgatorio. Definisce quest'ultimo come “Regno dei dolori” e lo descrive come diviso in varie regioni: quella superiore, nella quale si trovano le anime che soffrono la pena del danno, quelle che non possono vedere Dio, e pene sensibili meno gravi per colpe lievi; qui il Purgatorio consiste in un’infinita nostalgia di Dio e della sua beatificante visione. Nel Purgatorio di mezzo soffrono quelle anime che hanno colpe
più gravi da espiare. La terza regione, quella più bassa, è molto vicina all’Inferno e piena di un fuoco che penetra le ossa e il midollo, fuoco che si distingue da quello dell’Inferno solo per la sua opera purificatrice e santa. Ciascuna di queste regioni era a sua volta divisa in varie zone in base alle colpe e alle pene.

Per Francesca Romana, Dio accoglie effettivamente le intenzioni di coloro che offrono preghiere o opere di riparazione o di penitenza a beneficio di una determinata anima, a meno che non ci siano particolari motivi per cui queste opere o preghiere non le giovino (ad esempio, se una persona non ha mai avuto stima della Messa o ha trascurato di seguirla o di ascoltarla nei giorni di festa, non usufruisce dei meriti del santo sacrificio offerto per lei).

La santa dice anche che le preghiere e le opere buone offerte dai fedeli sulla terra per una certa anima del Purgatorio tornano subito a favore di questa anima, ma non esclusivamente a suo favore, bensì anche di tutte le altre in forza dell’intima comunione fra loro. Se però quest'anima è già nella gloria, allora il merito delle preghiere e opere buone va naturalmente a favor e delle altre anime del Purgatorio che ancora sono in pena.