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La vita perfetta
1. Tutti i cristiani, cioè i discepoli di Gesù Cristo, in qualunque
stato e condizione si trovino, sono chiamati alla perfezione,
perché sono chiamati al Vangelo, che è legge di perfezione.
A tutti ugualmente il divino Maestro disse: «Siate perfetti
come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).

2. La perfezione del Vangelo consiste nel pieno adempimento
dei due comandamenti della carità: di Dio e del prossimo.
Qui nasce il desiderio e lo sforzo che il cristiano compie per essere
portato in Dio totalmente: con tutti i suoi affetti e con tutte
le opere della sua vita, per quanto è possibile in questo mondo.
Gli è stato infatti comandato: «Amerai il Signore Dio tuo con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente
» e «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,37.39).

3. Per ottenere questa perfezione di amore a cui il discepolo
di Gesù Cristo deve tendere continuamente, vi sono tre
mezzi utilissimi: la professione di un’effettiva povertà, castità e
ubbidienza.
Questi, però, non sono precetti per ogni cristiano, ma solo consigli
dati dal Vangelo, adatti a rimuovere ogni ostacolo dalla
mente, dal cuore e dalla vita del cristiano, così che possa occuparsi
totalmente dell’amore del suo Dio e del prossimo.

4. La professione dei tre consigli evangelici forma quella
che viene chiamata perfezione religiosa. Questa non è di tutti i
cristiani, ma solo dei generosi discepoli di Gesù che si spogliano
effettivamente delle ricchezze, dei piaceri e della propria
volontà, per essere più liberi di dare tutto il loro amore a Dio e
al prossimo.

5. Il religioso, cioè il cristiano che professa i tre consigli evangelici
dell’effettiva povertà, castità e ubbidienza, deve orientare
questi tre mezzi ad accrescere la perfezione dell'amore,
la stessa perfezione cui sono chiamati tutti i suoi fratelli, gli altri
cristiani.

6. Il cristiano che aspira alla perfezione dell’amore di Dio
senza professare i consigli evangelici (è stato dedicato all'amore
di Dio nel santo Battesimo, e lo ha promesso a Dio) deve
guardarsi, come dice san Tommaso, dal disprezzare tutto ciò
che attiene alla pratica dei consigli evangelici (Summa II,II, q.
186,2). Anzi, deve riconoscerli ottimi, e amarli. Deve desiderare
di avere egli stesso quell’animo generoso e quell'intelligenza
spirituale della verità che spinge l’uomo alla pratica di mezzi
così adatti a liberare il cuore da tutte le preoccupazioni e gli intralci
che impediscono di dirigere tutta la mente e tutta la vita
in Dio nella carità. Chi vive nella vita comune può essere tentato
qualche volta di non apprezzare pienamente questi consigli
divini, perché un suggerimento segreto dell’amor proprio lo
trattiene dal riconoscere in sé una generosità inferiore a quella
degli altri. Invece soltanto con l’umiltà egli piacerà pienamente
al suo Dio e completerà quanto gli manca di generosità e di
conoscenza spirituale, perché l’umiltà lo mantiene giustamente
in un sentire basso di sé, sapendo di avere nel regno di Dio uno
stato molto meno nobile di quello religioso.

7. La carità perfetta, autentica perfezione di ogni cristiano,
poiché porta tutto l’uomo nel suo Creatore, può definirsi una
consacrazione totale o sacrificio che l’uomo fa di se stesso a
Dio, imitando quanto fece il suo Figlio unigenito, il nostro Redentore
Gesù Cristo.
Per questa consacrazione egli propone di avere come scopo ultimo
di tutte le sue azioni solo il culto di Dio, e di non professare
né cercare altro bene o gusto sulla terra se non in ordine al
bene di piacere a Dio e di servirlo.

8. Così il vero cristiano che desidera tendere alla perfezione
a cui è chiamato, deve proporsi di seguire sempre, in tutte le
azioni della propria vita, ciò che ritiene più gradito al suo Dio e
che torna a sua maggior gloria e volontà.

9. Ora, per conoscere che cosa è conforme alla volontà di
Dio nella condotta della propria vita, egli deve avere sempre
davanti agli occhi e sempre meditare tra sé lo spirito del suo
divino Maestro e i suoi divini insegnamenti.

10. Questi insegnamenti divini riguardano due punti
focali ai quali tutto il Vangelo può essere ricondotto. Essi sono:
A - il fine dell’agire, che il cristiano deve aver sempre presente
per seguirlo con la semplicità della colomba; e a questo scopo
cercherà di formarsene la più chiara e distinta idea;
B - i mezzi con cui egli può, con la prudenza del serpente, ottenere
il fine.

NOTA
Circa il fine, il cristiano deve proporsi e meditare continuamente
tre massime fondamentali. E altre tre massime deve
proporsi e meditare circa i mezzi. In tutto sei massime, che sono
le seguenti:
1. Desiderare unicamente e infinitamente di piacere a Dio,
cioè di essere giusto.
2. Orientare tutti i propri pensieri e le azioni all'incremento
e alla gloria della Chiesa di Gesù Cristo.
3. Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene
per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Gesù Cristo,
lavorando per essa secondo la chiamata di Dio.
4. Abbandonare se stesso nella Provvidenza di Dio.
5. Riconoscere intimamente il proprio nulla.
6. Disporre tutte le occupazioni della propria vita con uno
spirito di intelligenza.