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Peccato Originale



Per conoscere esattamente il pensiero dell’Opera di M. Valtorta riguardo al Peccato Originale, è opportuno ricordare la Genesi e radunare con ordine vari elementi disseminati in questi e in altri scritti dello stesso autore

1 – Dio creò gli angeli, tutti indistintamente buoni. Ma uno di essi divenne malvagio e trasse seco una moltitudine di altri angelici spiriti; “Lucifero era angelo, il più bello degli angeli. Spirito perfetto, inferiore a Dio soltanto. Eppure nel suo essere luminoso nacque un vapore si superbia che esso non disperse, ma anzi condensò covandolo. Da questa incubazione è nato il Male”. pag. In un altro scritto si determina che tale peccato di superbia consisté nel desiderio disordinato di essere simile a Dio, di essere come Dio, cioè: creatore. Gli angeli che, seguendo l’esempio divinamente pre mostrato dell’umilissima, ubbidientissima e castissima Madre (pro-creatrice) di Dio, rimasero umili, ubbidienti e spiritualmente temperanti, ottennero in premio fissa dimora nel Cielo di Dio. Lucifero invece e gli altri superbi disubbidienti e spiritualmente intemperanti, furono per punizione cacciati per sempre dal Paradiso celeste.

2 – Dio inoltre creò l’universo sensibile e in esso il mondo con minerali, piante, animali: e tutte queste cose erano buone. (Genesi. 1, 1-25).

3 – Finalmente Iddio a sua immagine e somiglianza formò l’uomo e la donna, traendo questa da quello, li benedisse dicendo loro di essere fecondi, moltiplicarsi, riempire la terra, dominare tutti gli animali. Adamo intuì e profetò che per la donna, l’uomo avrebbe abbandonato padre e madre, si sarebbe unito alla sua sposa e i due sarebbero divenuti una sola carne. I due vivevano nudi e l’uno non si vergognava dell’altro. Dio li collocò nel Paradiso terrestre perché lo coltivassero e lo custodissero e dette loro in cibo le erbe e le piante (Gen. 1, 26; 2,25). Non gli animali (se non dopo il Peccato e il diluvio: Gen. 9,1-7).

4 – Tra le piante spiccavano l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male (Gen.2,9). Alberi veri o soltanto simbolici? Alberi veri e in più simbolo e causa di realtà o effetti reali? La scrittrice sembra propendere verso alberi veri con veri frutti, però con portata anche simbolica, se si osserva il testo (17.4, 17.12, 17.14, 17.17).

5 – Dio, che aveva permesso all’uomo di cibarsi di qualsiasi erba o albero, gli proibisce invece, sotto pena di morte, di nutrirsi del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male (Gen. 2, 16-17). Il senso profondo di tale proibizione, secondo la scrittrice, sarebbe il seguente: “Dio aveva detto all’uomo e alla donna: “Conoscete tutte le leggi e i misteri del creato ma, non vogliate usurparmi il diritto di essere il Creatore dell’uomo. A propagare la stirpe umana basterà il mio amore che circolerà in voi e senza libidine di senso, ma solo per palpito di carità susciterà i nuovi Adamo della stirpe. Tutto vi dono. Solo mi serbo questo mistero della formazione dell’uomo” (17.4). Secondo la scrittrice, dunque, questa “conoscenza” si riferirebbe alla procreazione, al mistero e al rito procreativo, un po’ come in Genesi 4, 1 e poi attraverso tutta la Bibbia; finché non ebbero questa particolare “conoscenza” non si vergognarono della nudità, come universalmente e anche oggi i piccoli non provano rossore finché incapaci di discernere tra il bene e il male morale o almeno di avvertire tale male.