00 29/03/2014 19:37
ESORTAZIONE AI MARTIRI

Traduzione a cura di Gino MAZZONI (1929)

ALTO ASSISTENTE: CARD. PIETRO MAFFI

1. O creature benedette, che siete state chiamate alla gloria del martirio, a voi la Chiesa, madre e signora, dalle sue viscere stesse dà il nutrimento dell'amore suo infinito, che vi tiene ancora in vita; ma anche i fratelli vostri sono pronti a somministrarvi, ciascuno dalle proprie risorse, quanto può esservi sufficiente a sostentare il povero corpo vostro; e da noi pure ricevete qualcosa che serva a sollevarvi e a nutrire l'anima, A che poi prosperare il corpo, quando l'animo giaccia in un languore mortale? Se noi usiamo fervore di cura per ciò che, come il corpo, ha natura inferma, è a buona ragione che non dobbiamo trascurare ciò che presenta carattere di ancor maggiore debolezza. Ma forse io non sono da tanto da poter rivolgere a voi la parola; ma noto che anche ai gladiatori, che pur sono abilissimi, perfetti anzi nell'esercizio dell'arte loro, non soltanto i maestri e chi alle loro esercitazioni presiede, ma anche gente qualunque e chi non ha conoscenza alcuna di ciò che essi stanno facendo, rivolgono a costoro esortazioni e consigli; e le parole stesse che escono così alla buona dalla bocca del popolo, talvolta non sono dette invano.

Per prima cosa io vi dirò, o spiriti eletti: non vogliate contristare lo Spirito Santo, che con voi è entrato in questa vostra prigione. Oggi non sareste costì, se lo Spirito non vi avesse seguito e non fosse con voi; cercate in ogni modo che Egli resti costà, così che dopo, da codesto luogo, vi conduca su fino al Signore. La casa del diavolo è la carcere, e in questa egli raduna chi è familiare a lui, che è lo spirito del male. Ma voi è proprio a questo scopo che siete giunti ad esser rinchiusi nell'oscura prigione: perché in casa del diavolo, nel suo pieno dominio, voi ne abbiate a schiacciare la malvagia natura. Già ne avevate avuto ragione fuori di costì; il diavolo non dovrà dire, dunque: eccoli in mano mia, io li metterò alla prova in ogni modo, usando di ogni insidia, di ogni adescamento, di ogni mezzo di dissensione e di discordia. Lo spirito del male non ardisca resistere al cospetto vostro; vada ad inabissarsi nei suoi regni bui e, come un serpe sul quale siano stati fatti incantesimi e magie o che abbia avuto intorpiditi i sensi per essersi trovato avvolto dal fumo, costui se ne stia come un ebete, irrigidito. E non abbia nel suo stesso regno, su di voi, vanto alcuno, per riuscire a trascinarvi alla lotta e alla discordia, ma vi trovi uniti, concordi, pronti ad una ben salda difesa, perché sono proprio la pace e la serenità vostra che rappresentano guerra per lui,

Ed è questa serena pace che alcuni non trovano nel seno della comunità, e vengono allora a chiederla ai Martiri nelle tenebre delle loro prigioni; per questa ragione appunto voi dovete custodirla intimamente questa pace serena e alimentarla col fuoco della vostra fede e mantenerne la fiamma gelosamente, perché ne possiate far dono ad altri, che a voi ricorrono per ottenerla.

2. E fino alla soglia della vostra prigione vi avranno, ed è del resto naturale, accompagnato i pensieri, le preoccupazioni inerenti alla vita, come anche fino a questo punto vi hanno seguito i parenti vostri. Voi siete stati segregati, allontanati dal mondo; ma se pensiamo che il mondo è un'immensa prigione, noi comprendiamo bene come dovremmo dire che siete usciti dal carcere, piuttosto che entrati» Maggiori di quelle che non circondino voi costì, sono le tenebre in cui è avvolto il mondo, e gli animi degli uomini ne sono turbati e sconvolti; più strette catene delle vostre vincolano e tormentano il mondo, e le anime degli uomini ne sono dolorosamente oppresse; non è da codesto vostro carcere, ma è dal mondo che si sollevano i miasmi più pestilenziali, che sono appunto le sfrenate passioni umane. È il mondo proprio che ha in sè il maggior numero di colpevoli; il genere umano, nel suo complesso, è degno di biasimo, e non è il giudizio del Proconsole che il mondo deve temere, ma il giudizio che scenderà direttamente da Dio. E voi, o eletti, pensate pure d'essere ormai passati da un carcere a un luogo di ritiro sereno e |9 tranquillo, e se pure la tenebra vi opprime, voi stessi rappresentate la luce; se vincoli dolorosi vi stringono, voi ve ne dovete sentire sciolti per opera e per volere di Dio; se da codesto luogo giungono ai vostri sensi esalazioni non buone, sappiate che siete voi stessi il profumo d'ogni soavità; voi ora attendete che taluno vi giudichi, ma sorgerà giorno in cui voi darete il vostro giudizio su coloro che ora sono i giudici vostri. In codesto carcere provi tristezza ed intimo rincrescimento chi aspira ancora, chi agogna ai beni del mondo: ma il Cristiano, anche fuori del carcere, ha ormai rinunziato al mondo. Entrando in prigione, poi, avete sfuggito in certo modo prigionia più dura, che è appunto il mondo stesso. Non importa nulla affatto in quali condizioni o dove voi vi troviate nel mondo: voi siete fuori del mondo, ormai! Ammettiamo che veniate a perdere qualche godimento della vita: ma è sempre un buon affare perdere qualcosa per guadagnare ciò che è di gran lunga superiore: e intendiamoci che non voglio qui alludere al premio al quale Iddio chiama i Martiri Suoi.

Intanto però stabiliamo un paragone fra la vita che si conduce nel mondo e quella che si trascorre in carcere, e vediamo se non ne sia maggiore il vantaggio che ne viene ad avere il nostro spirito dall'esistenza che vien trascorsa in prigione, che il danno che ne possa risentire il nostro corpo.

Anzi, io potrei dire, se volessi parlare seguendo norma di giustizia, che il corpo non viene a subirne danno alcuno. È la Chiesa, nella Sua infinita carità, che vi pensa, sono i fratelli di fede che, nella pietà loro affettuosa, somministrano quanto a lui è necessario: ma lo spirito invece v'acquista quanto è utile per rafforzare, per rinsaldare fermezza e saldezza di fede. Non avete contatto o relazione alcuna con quelle che sono le divinità false e bugiarde; non ti succede mai d'incappare nelle immagini loro; ecco che non ti trovi nella circostanza di partecipare alle feste che si celebrano in loro onore, se non altro per trovarti mescolato al popolo festante. Non siete colpiti da qualche cosa che vi offende o vi nausea; non andate soggetti a manifestazioni inconsulte di stolto giubilo negli spettacoli che presentano atrocità d'ogni genere e ogni pazza bestialità o scompostezze o libertà colpose; e gli occhi vostri infine non sono costretti a fermarsi sulla sentina pubblica di ogni più turpe e vergognoso vizio. Lontani così siete da ogni fonte di scandalo, da ogni tentazione, da ogni ricordo vergognoso ed osceno, e anche, oramai, da ogni persecuzione. È tutto questo complesso di vantaggi che il carcere offre a chi è Cristiano, come perfettamente accadde ai Profeti nel deserto. E il Signor nostro, per poter rivolgere con maggior libertà e serenità la voce della preghiera a Dio, non cercava frequentemente i luoghi dove potesse godere di un senso grande di solitudine? In questa Egli si sarebbe meglio allontanato, diviso dal mondo; e il fulgore della Sua gloria fu proprio in solitudine, ove il Signore lo rese manifesto ai Discepoli Suoi, Non chiamiamo dunque carcere, il vostro; non usiamo un tal nome; diciamolo piuttosto ritiro. Il corpo, si, vi si trova chiuso, e la carne nostra è stretta in esso carcere da vincoli dolorosi; ma lo spirito vi è libero, dovunque esso può spaziare. Può dunque l'animo nostro in tutta libertà andar vagando, non certo per viali riparati, freschi e ombrosi e per lunghi portici, ma per quella strada che conduce fino al Signore» E tu, non ti sentirai mica nel carcere, sai, quando tu volgerai a quella strada, coll'animo tuo, liberamente i tuoi passi. II piede potrà benissimo essere stretto dalla catena, ma nulla avvertirai, quando l'animo è in Cielo. È l'animo che trasporta seco l'uomo, interamente: dove esso vuole, lo rapisce. È stato scritto: il tuo cuore sia proprio colà dove sarà il tuo tesoro; e quindi il nostro cuore voli colà, dove vogliamo che sia riposto il nostro tesoro.