00 08/08/2013 17:42
XVII

1. Oh, mio Dio, mia sapienza infinita, senza misura né limiti, e superiore a ogni angelica e umana intelligenza! Oh, Amore che mi ami più di quanto io stessa mi possa amare e intendere! Perché, Signore, voler desiderare più di quello che voi vorrete darmi? Perché voler stancarmi a chiedervi ciò che è ispirato dal mio desiderio, visto che voi già sapete dove va a finire tutto quel che può vagheggiare la mia mente e a cui può aspirare il mio cuore, mentre io non so come riuscire a trarre per me un giovamento? Se c’è una cosa da cui la mia anima pensa di guadagnare, essa sarà, invece, forse per me una perdita. Se vi prego di liberarmi da una sofferenza che deve proprio servire alla mia mortificazione, cosa vi chiedo! mio Dio? Se vi supplico di mandarmela, forse non è commisurata alla mia pazienza, ancora debole e incapace di sopportare un colpo così forte. E ammesso che la pazienza mi aiuti a sostenere la prova, ma non sia ancora ben salda nell’umiltà, può darsi che pensi d’aver fatto qualcosa, mentre siete voi a far tutto, mio Dio. Se voglio soffrire, non vorrei però che ciò fosse a scapito della reputazione, il che non mi sembra conveniente per il vostro servizio, in quanto, da parte mia, non vedo in me alcune senso di attaccamento all’onore. Può darsi che proprio per la stessa ragione per cui ritengo debba esserci una perdita, ci sia un maggior guadagno in vista di quello a cui aspiro, cioè servirvi.

2. Potrei aggiungere molte altre riflessioni per provare che non capisco me stessa. Ma, perché parlarne quando so che lo conoscete? Solo affinché, quando sento il peso della mia miseria e vedo ottenebrata la mia ragione, cerchi di ritrovarla qui, o mio Dio, in quel che ho scritto di mia mano. Molte volte infatti mi riconosco, mio Dio, così miserabile, debole e pusillanime da andare alla ricerca di quanto è accaduto alla vostra serva, colei che credeva d’aver ricevuto da voi favori tali da poter lottare contro tutte le tempeste di questo mondo. No, mio Dio, no! Nessuna fiducia, ormai, in ciò che può essere un mio desiderio personale. Vogliate voi per me tutto quel che vi piacerà volere; è quanto io voglio, perché il mio bene consiste unicamente nel farvi piacere. E se voi invece, Dio mio, voleste contentare me, adempiendo ogni richiesta ispirata dal mio desiderio, vedo che sarei perduta.

3. Com’è misera la sapienza dei mortali e incerta la loro provvidenza! Disponete voi, con la vostra, i mezzi necessari affinché la mia anima vi serva non come voglio io, ma come volete voi. Non castigatemi col darmi ciò che voglio o a cui aspiro, se il vostro amore (che in me viva sempre!) non lo desidera. Muoia ormai questo io, e ne viva in me un altro che è più grande di me e migliore per me di me stessa, affinché io possa servirlo. Egli viva e mi dia vita; egli regni e io sia la sua schiava; la mia anima non vuole altra libertà. Come potrà essere libero chi se ne sta lontano dall’Altissimo? Quale maggiore e più miserabile schiavitù di quella dell’anima libera dalla mano del suo Creatore? Felici coloro che, tenuti stretti dai benefici della misericordia divina come da saldi ceppi e catene, si vedranno prigionieri e impossibilitati a sciogliersene! L’amore è forte come la morte e duro come l’inferno. Oh, felice chi, sentendosi morto per mano sua, si vedrà scagliato in questo inferno divino; senza più speranza di poterne uscire, o, per meglio dire, senza timore di vedersene messo fuori! Ma, ohimè, Signore, finché dura questa vita mortale, quella eterna è sempre in pericolo!

4. Oh, vita nemica del mio bene, potesse essermi concesso di por fine al tuo corso! Ti sopporto perché ti sopporta Dio; provvedo al tuo sostentamento perché sei sua; non tradirmi né essermi ingrata. Malgrado tutto ciò, ahimè, Signore, com’è lungo il mio esilio! Il tempo è sempre breve per dedicarlo al guadagno della vostra eternità, ma assai lungo è anche un sol giorno o un’ora per chi ignora in cosa potrà offendervi e teme di farlo. Oh, libero arbitrio, così schiavo della tua libertà, se non sei inchiodato al timore e all’amore di chi ti ha creato! Oh, quando verrà quel felice giorno in cui ti vedrai annegato nell’oceano infinito della somma Verità, dove non sarai più libero di peccare, né vorrai esserlo, perché al sicuro da ogni miseria, naturalizzato con la vita stessa del tuo Dio!

5. Egli è beato perché si conosce, ama e gode di se stesso, senza poter fare altrimenti. Non ha, non può avere la libertà di dimenticare se stesso e cessare di amarsi, perché sarebbe, per lui, un’imperfezione. Anima mia, quando penetrerai a fondo questo sommo Bene, conoscerai quel che egli conosce e godrai di quanto è oggetto del suo godimento; allora comincerà il tuo riposo: una volta costatato il venir meno della tua incostante volontà, non ci saranno più cambiamenti. La grazia di Dio, infatti, avrà avuto tanto potere da renderti partecipe della sua divina natura con tale perfezione che, lungi dal desiderarlo, non potrai più dimenticarti del sommo Bene, né cessare di gioire di lui e del suo amore.

6. Beati coloro che sono scritti nel libro di questa vita! Ma se tu lo sei, anima mia, perché sei triste e mi conturbi? Spera in Dio al quale confesserò ancora una volta i miei peccati e di cui proclamerò le misericordie. Di tutto insieme comporrò un cantico di lodi con infiniti sospiri al mio Salvatore e al mio Dio. Può darsi che venga un giorno in cui glielo canti anche la mia gloria, senza che la mia coscienza sia contristata dalla compunzione, in quel luogo dove ormai avranno fine tutti i sospiri e i timori. Nel frattempo, la mia forza sarà nella speranza e nel silenzio. Preferisco vivere e morire sperando nella vita eterna e sforzandomi di conseguirla, piuttosto che possedere tutte le creature e tutti i loro beni destinati a perire. Non abbandonarmi, Signore; io spero in te perché la mia speranza non sia confusa. Ch’io ti serva sempre, e fa’ di me quel che vuoi!