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4. Oh, parole che l’anima così favorita da nostro Signore non dovrebbe mai dimenticare! Oh, grazia sovrana a cui non si potrebbe mai pervenire se il Signore non desse la capacità di farlo! Anche se è vero che l’anima non si sente sveglia neppure per amare, benedetto sonno, felice ebbrezza che obbliga lo Sposo a supplire a quanto ella non può fare. Egli, allora, stabilisce in essa un ordine talmente meraviglioso che, mentre tutte le potenze sono morte o addormentate, l’amore resta operante. Senza che l’anima sappia come, il Signore dispone che agisca così prodigiosamente da diventare una cosa sola con lo stesso Re dell’amore, che è Dio, in una sublime purezza, perché non vi è nulla che gli sia d’ostacolo, né i sensi, né le potenze – intendo dire l’intelletto e la memoria. Neanche la volontà ha coscienza di sé.
5. Stavo ora pensando se vi sia qualche differenza fra la volontà e l’amore. Mi sembra di sì; non so se sia una sciocchezza. L’amore mi appare come una freccia scagliata dalla volontà che, se parte con tutta la forza di cui questa dispone, libera da ogni cosa terrena e, intenta solo a Dio, certamente andrà a ferire Sua Maestà; così, dopo essersi confitta nello stesso Dio, che è amore, torna indietro con gli immensi vantaggi di cui parlerò. Lo so per essermene informata presso alcune persone che nostro Signore nell’orazione ha favorito di così straordinaria grazia, facendole pervenire a questo santo rapimento, accompagnato dalla sospensione delle potenze, durante il quale è evidente, anche giudicandone esteriormente, che non sono in sé. Orbene, interrogate su ciò che sentivano, sono state incapaci di esprimersi, né hanno saputo né potuto capire nulla di come in tale stato operi l’amore.
6. Quello che si comprende bene dagli effetti, cioè dalle virtù, dalla fede viva e dal disprezzo del mondo in cui resta l’anima, sono i grandi vantaggi che essa ne trae. Ma, come questi beni siano stati elargiti e in cosa consista ciò di cui gode l’anima in questo stato, s’ignora completamente, tranne al principio, quando ha inizio questa grazia, in cui si prova una straordinaria dolcezza. È chiaro quindi ciò che qui vuole dire la sposa: che la sapienza di Dio supplisce all’impotenza dell’anima, e che egli ordina tutto in modo da farle guadagnare in quel tempo immense grazie, giacché, stando così fuori di sé e così assorta da non potersi servire in nulla delle potenze, come potrebbe acquistar merito? Ed è mai possibile che Dio le conceda un favore così grande perché perda il tempo e non guadagni nulla? Non è credibile.