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REGOLE PER IL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI

Conferenze di padre Ludovic Marie Barrielle trascritte dal magnetofono. .

Dagli Esercizi di sant'Ignazio 

Per introdurre adeguatamente il commento di padre Barrielle alle Regole per il discernimento degli spiriti sarebbe necessario - soprattut­to per chi non conosce gli Esercizi spirituali di sant'Ignazio di Loyola - parlare di tutto ciò che li precede e segue. Parlare cioè di quel «Codi­ce di cui deve far uso ogni buon soldato di Gesù Cristo» (Pio XI, Medi­tantibus nobis, 3 dicembre 1922).

Non abbiamo trovato niente di meglio a questo scopo delle belle espressioni che S.E. Mons. Marcel Lefebvre ebbe nel corso di una ome­lia tenuta a esercitanti ignaziani. Vi sono mirabilmente riassunti lo svol­gimento e il significato di questo «cammino spirituale».

Fratelli carissimi, come non ripetere le parole di san Paolo che avete appena ascoltato: «Ringrazio Iddio per la grazia che vi è stata data di conoscere nostro Signore Gesù Cristo e di unirvi a Lui, di avere la scienza di Cristo e così atténdere la venuta del Signor nostro Gesù Cri­sto sino alla fine dei tempi» (1)?

Queste parole si riferiscono perfettamente a tutti coloro che hanno potuto fare i ritiri di sant'Ignazio: è infatti una grande grazia l'aver praticato questi Esercizi. Alcuni di voi li hanno già ripetuti più volte, ri­trovando sempre nuove energie e rinnovato coraggio per realizzare una vita cristiana conforme alla volontà del Buon Dio. Non è infatti con qualche giorno di ritiro che tutti gli ostacoli alla vita cristiana sparisco­no e si è confermati in grazia! Lo sapete bene: rimaniamo peccatori e abbiamo sempre bisogno di far rivivere la grazia che il Signore ci ha da­to nel Battesimo e rafforza coi sacramenti della Penitenza e dell'Euca­restia.

E poiché sentiamo il bisogno, ogni tanto, di ricordarci gli Esercizi già fatti vorrei, in poche parole, ricostruire l'atmosfera di quei ritiri, ricor­dando i punti principali delle quattro settimane di sant'Ignazio; quattro settimane ridotte abitualmente a cinque giorni, perché pochi hanno la possibilità di seguire un ritiro di un mese.

Nella prima settimana, sant'Ignazio ci chiede di considerare i nostri peccati e - per meglio farci comprendere l'orrore e la gravità del pec­cato - ci rievoca le grandi realtà dell'inferno e del purgatorio; poi ci pone davanti agli occhi la croce di nostro Signore Gesù Cristo e il suo sangue che ha versato per i nostri peccati. Con queste meditazioni dob­biamo renderci conto della gravità del peccato per fuggirlo, per pentirci e sottomettere i nostri peccati al sangue di nostro Signore nel sacramen­to della Penitenza.

Nei primi giorni del ritiro si insiste precisamente su questi argomenti, su queste grandi realtà che coincidono con quelle della vita quotidiana. Sì, se san Giovanni afferma che il giusto pecca sette volte al giorno - anche solo con negligenze e mancanze - ebbene, a maggior ragione possiamo pensare di doverci dolere dei nostri peccati e chiedere perdo­no al sacerdote. È proprio ciò che facciamo nel corso del ritiro: una buona confessione, una confessione generale... e la nostra anima, così liberata, riacquista la pace. Il ritorno del «Figliol prodigo» chiude la prima settimana e apre la seconda, ancor più densa.

Siamo alla chiamata di Cristo Re. Liberati dal peso dei peccati, ascoltiamo la chiamata di Gesù: Gesù Cristo Re. Sì, perché Gesù Cristo è Re! È re in quanto uomo poiché unito a Dio e quindi: Re della crea­zione, Re di tutte le cose, Re della terra! Allora Gesù ci chiama... rac­cogliamo l'appello di nostro Signore: «Vieni e seguimi! Prendi la tua croce e sii mio discepolo; ti condurrò nel regno eterno, nel mio regno che non avrà fine»... cuius regni non erit finis, il cui regno non avrà fi­ne!