FENOMENI INSPIEGABILI: SEGNI DEL SOPRANNATURALE

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Credente
mercoledì 25 luglio 2012 00:18

Il miracolo accaduto a Lucy Hussey-Bergonzi I quotidiani inglesi si sono soffermati più volte in questi giorni sull’incredibile storia di Lucy Hussey-Bergonzi, una ragazzina di 15 anni. Gli eventi che la riguardano iniziano nel 2009.

Dopo aver registrato una scena come comparsa in una delle puntate di Harry Potter, ha subito un collasso che ha costretto il suo ricovero al Great Ormond Street Hospital di Londra. I medici hanno parlato di emorragia cerebrale, una prognosi fatale, e hanno tenuto in vita la ragazzina attraverso delle macchine di supporto vitale per cinque giorni. La causa era una malformazione artero-venosa congenita (AVM). Un team di chirurghi ha proceduto a due operazioni, rivelatesi inutili. I medici hanno così dichiarato ai genitori che Lucy non sarebbe sopravvissuta e di trovare il coraggio per radunare la famiglia e dirle “addio”.

Denise, la madre, ha espresso allora il desiderio di battezzare secondo il rito cattolico la figlia. Durante la cerimonia, dopo un momento di preghiera davanti al suo letto, dove Lucy era intubata e circondata da macchine, il sacerdote ha appoggiato qualche goccia d’acqua santa sulla testa della ragazzina. La madre racconta: «In quel momento Lucy ha immediatamente avuto un sussulto e ha alzato un braccio. In un primo momento ho pensato che stesse avendo un attacco epilettico, ma…dopo 24 ore dal battesimo le avevano tolto tutti i tubi e avevano staccato tutte le macchine». Le infermiere che hanno assistito alla scena, riporta il Dailymail, parlano di miracolo. I medici, anche loro presenti, non riescono ancora oggi a capacitarsi di come sia potuta avvenire l’incredibile ripresa, sopratutto resta misteriosa la modalità in cui si sono svolti gli eventi.

Oggi Lucy ha 17 anni ed ha ripreso normalmente gli studi, anche grazie al supporto di un logopedista. Lei stessa commenta«I medici hanno detto che è stato un miracolo. Lo penso anch’io. non riesco a trovare un’altra spiegazione».

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venerdì 10 agosto 2012 23:57
Il sangue di S.Lorenzo Martire

L'ampolla del sangue di S. Lorenzo, esistente in Amaseno, si conserva nella Collegiata di S. Maria.
La reliquia consiste precisamente in una massa sanguigna, mista a grasso, a ceneri e ad un brano di pelle, nella quantità di c. 50 grammi.


Questo sangue, che in tutto il corso dell'anno si mantiene normalmente rappreso, nell'annua ricorrenza del martirio il 10 Agosto , invece e talora anche fuori tale data, diviene liquido, assumendo un colore rosso vivo e nettamente distinguendosi dagli altri elementi, frammisti ad esso.

Dai primi vesperi della vigilia, la massa sanguigna, prima nerastra ed informe, comincia a sciogliersi e a prendere un'aspetto di sangue naturale di denso spessore. In fondo all'ampolla appare chiaro un lieve deposito di cenere, frammista a piccoli pezzi di carbone.

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venerdì 31 agosto 2012 10:33
Una documentazione sull'avvenuta guarigione di un medico.

Coordin.
sabato 29 settembre 2012 23:19

Pontifex.RomaUN EVENTO STRAORDINARIO TRA I MUSULMANI

Questa storia è stata trasmessa al canale televisivo di lingua inglese della CBS. Un mussulmano egiziano ha ucciso sua moglie perché stava leggendo la Bibbia, l’ha sotterrata e con lei le sue due figliolette, seppellite vive, una ancora bebé, l’altra di 8 anni. Egli avvertì la polizia che uno zio aveva ucciso le due figlie. 15 giorni più tardi un altro membro della famiglia morì: quando i familiari andarono a seppellirlo, essi trovarono sotto la sabbia le due bimbe viventi. Il paese rimase sgomento e l’uomo venne giustiziato a fine luglio. La bambina di 8 anni è stata interrogata per sapere come ha potuto sopravvivere; ella ha risposto: “Un uomo vestito con degli abiti bianchi splendidi, con delle ferite sanguinanti nelle sue mani veniva ogni giorno a nutrirci. Egli svegliava la mia mamma perché allattasse la mia sorellina”. La ragazzina è stata intervistata sulla rete nazionale, da una corrispondente mussulmana velata. Ella ha detto sul canale TV pubblico:

 “Non poteva essere altra persona che Gesù, perché nessuna altra persona può fare queste cose”.

Le musulmane credono che Issa (cioè Gesù) potrebbe farlo, ma le ferite significherebbero ch’Egli è stato veramente crocifisso, ed è quindi chiaro ch’Egli è vivente! Ed è ugualmente chiaro che la bambina non avrebbe potuto inventare una tale storia, e non c’era nessuna possibilità che queste bimbe avrebbero potuto sopravvivere senza un vero miracolo.

I dirigenti musulmani stanno passando un cattivo momento per trovare come gestire questo fatto e la popolarità del film “La Passione” non li aiuta. Con l’Egitto al centro dei media e dell’educazione in Medio Oriente, voi potete essere sicuri che questa storia si diffonde. Cristo domina e fa ancora cambiare il mondo.

“Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono” (Le 10,23-24).

Da "Il Segno del soprannaturale", Anno XXIV, n° 291, Settembre 2012

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sabato 1 dicembre 2012 16:28
I FENOMENI LUMINOSI DEL SABATO SANTO AL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME
che molti chiamano " LA SANTA LUCE"




Documentario e testimonianze in filmato (con dettagli in moviola) al seguente  link:
(scegliere la lingua italiana conosciuta per i sottotitoli)
https://www.oodegr.com/english/ekklisia/holylight.htm
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sabato 1 dicembre 2012 16:44

Il fenomeno della Luce Santa nel Santo Sepolcro

Si tratta di uno dei misteri più affascinanti e prodigiosi che si ripetono ormai da millenni nell’ambito della Chiesa Ortodossa: è la discesa del Fuoco Santo sulla Tomba a Gerusalemme che ha ospitato per tre giorni il corpo crocefisso di Cristo. Il miracolo avviene, sistematicamente, al Vespro del Sabato di Pasqua ed ha in sè forti richiami per alla componente del Wellthiness  relativa alla salvezza.

Per capirne il vero significato, l’intero discorso va contestualizzato.

Entrando nel Santo Sepolcro di Gerusalemme si è invasi e pervasi da una misteriosa energia che avvolge e sconvolge il corpo e l’anima, la mente e lo spirito. È una sensazione difficile da spiegare, da tradurre in parole: un senso di serenità e di tristezza che si trasfonde subito in gioia. Una gioia intima, profonda tanto sublime quanto sconvolgente. Un’emozione per nulla umana. Ebbene, mentre si attende in fila il proprio turno di visita del  Sepolcro, è facile vedere molti ortodossi accendere un fascio di candele per poi spegnerle poco dopo per portarle a casa. È un rituale della luce che, immediatamente, rievoca millenni di storia, centinaia di filosofie e sette religiose, di cerimonie che vanno da Zerdust/ Zoroastro/ Zaratustra alla lotta finale dell’Apocalisse tra Luce e Tenebre, da S. Lucia all’”e luce fu”, dal dio del sole Apollo al miracolo del cieco nato, dall’illuminazione buddista al battesimo, dalla venerazione dei primitivi del dio-fuoco alla festa induista della luce, dai lumi della ragione alla manifestazione veterotestamentaria di Dio sotto forma di luce-fuoco che non consuma…

Nel Santo Sepolcro, più che altrove, la luce è una metafora concreta e tangibile della nostra vita, della nostra fede, del miracolo della resurrezione, di Dio…

Così, il Santo Sepolcro non è semplicemente un luogo ma IL LUOGO e qui, mentre la nostra anima, il nostro corpo, la nostra mente vengono squassate da potentissime emozioni divine, ogni anno, il Grande Sabato, il giorno che precede la Pasqua di Cristo, si verifica il prodigio della Luce Santa.

 

UN PO’ DI STORIA DEL FUOCO SANTO

Le prime testimonianze dell’evento risalgono all’antichità.

A parlarne erano già allo scadere del IV secolo San Gregorio di Nissa) e lo storico della Chiesa Eusebio di Cesarea e nell’VIII secolo, San Giovanni di Damasco.

Solo il Patriarca Greco-Ortodosso ha il privilegio, l’onore e la possibilità di celebrare la cerimonia. Nel corso del tempo varie confessioni hanno tentato di sostituirvisi, ma il miracolo non si è mai realizzato.

Tra gli altri episodi che si ricordano, nel 1549, secondo le cronache storiche, gli Armeni hanno corrotto il sultano Mourat per ottenere il permesso di recarsi nella Chiesa del Santo Sepolcro per presenziare la cerimonia. Con il consenso del sultano sono entrati nel Tempio, ed hanno estromesso gli Ortodossi. Il Patriarca Ortodosso, pieno di tristezza alla vista degli Armeni raccolti nella chiesa, ha pregato fuori dall’entrata, accanto alle colonne della porta. Improvvisamente, la colonna centrale si è squarciata con una profonda fenditura dalla quale è emanata un’intensa luce che, propagandosi lungo la via, ha dato fuoco alle torce del Patriarca.

 La testimonianza del fatto è di un arabo, Huri Fosi, arabo, che, nel 1910 ha scritto: “Invano gli Armeni invocavano Dio, il Fuoco non voleva discendere. All’improvviso s’udì un rimbombo del tuono e dalla colonna di marmo, presso la quale era il patriarca Ortodosso, apparve il Fuoco.” I segni del fuoco, che assomigliava da un fulmine, si possono ancora oggi vedere sulla colonna.

Nel frattempo, l’Emiro di Agarino che dirigeva dal minareto il suo sguardo verso la strada, alla vista di tali eventi ha gridato: “La fede dei Cristiani è grande! Il vero Dio è solo Uno, il Dio dei Cristiani! Credo a Cristo risuscitato dai morti. Mi inginocchio a Lui come mio Dio!” Dopo di ciò si è buttato dal minareto per cercare di raggiungere velocemente il luogo del miracolo. I musulmani lo hanno catturato e decapitato. La sua reliquia è tenuta fino a quest’oggi nel Monastero della Grande Vergine di Gerusalemme

I Cattolici non provano mai a ricevere il Fuoco sulla Tomba e preferiscono non parlarne. Ciononostante, non mancano testimonianze antiche anche dei cattolici, come il monaco Bernardo (secolo IX) o il papa Urbano II (secolo XI).

 

IL DUPLICE MIRACOLO DELLA LUCE SANTA

La mattina del Sabato Santo, prima che avvenga la cerimonia della Luce Santa, il Sepolcro è scrupolosamente ispezionato in ogni suo minimo angolo e poi viene sigillato con una speciale mistura di miele e cera. Il controllo è tanto rigoroso in quanto serve ad escludere categoricamente la presenza di qualche oggetto in grado di produrre, in qualche modo, l’accensione del fuoco. Dopo che la tomba è stata preparata, le autorità vi pongono ulteriori sigilli personali. L’apparente eccesso di rigidità e rigore nella cerimonia dipendono dal fatto che, qualora il miracolo della Luce Santa non si ripetesse, la Chiesa Ortodossa perderebbe il proprio diritto alla celebrazione e vi subentrerebbe la prima tra le confessioni nell’ordine di priorità.

Il controllo del Sepolcro dura dalle 10 alle 11 di mattina. Un’ora nel corso della quale gli arabi ortodossi mettono in scena una serie di rimostranze per ricordare e sostenere i diritti ortodossi.

Il controllo viene puntigliosamente registrato dagli scrupolosissimi rappresentanti della santa vigilanza del Sepolcro, dagli Armeni e dalle altre confessioni.

Di seguito inizia la seconda fase.

La cerimonia della Santa Luce avviene alle ore 12 ed è costituita da tre momenti: il canto della Litania d’Intercessione; l’ingresso del Patriarca di Gerusalemme nel Santo Sepolcro e le invocazioni del Patriarca affinché appaia la Luce Santa. Seguendo la tradizione, a mezzogiorno del Sabato Santo, il Patriarca Greco-Ortodosso accompagnato dal suo seguito e dal Patriarca Armeno entra nel Santo Sepolcro mentre le campane suonano a lutto.

Prima del loro accesso, il custode della Sacrestia del Tempio fa uscire la lampada che arde perennemente e la sua fiamma viene utilizzata per accendere le candele solo con la Luce Santa.

Provenendo dall’interno del Tempio dell’Apostolo Giacomo, il Patriarca entra nel santuario e siede sul suo trono patriarcale.

Quindi i rappresentanti di Armeni, Arabi, Copti e altri, passando dinnanzi al Patriarca, lo salutano baciandogli la mano per assicurarsi il diritto di ricevere la Luce Santa.

Immediatamente dopo, inizia la Litania d’intercessione cantata per tre volte attorno al Sepolcro terminando davanti al suo angusto ingresso. Gli officianti si alzano in piedi e  vengono tolti i sigilli al Sepolcro.

Il Patriarca si spoglia dei paramenti pontificali e rimane solo con la tunica bianca (sticario). Il Governatore di Gerusalemme e l’Ispettore di Polizia lo perquisiscono davanti a tutti per assicurarsi che non abbia nessun oggetto in grado di accendere il fuoco.

Di seguito il Patriarca di Gerusalemme prende un mazzo di 33 sottili candeline spente ed entra nel Ciborio con i dignitari Armeni. Ogni lampada è spenta e non vi è nulla di acceso nel Tempio e nel Sepolcro.

Inizia, così, l’ultima fase della cerimonia.

All’interno del Sepolcro il Patriarca prega inginocchiato chiedendo a Gesù Cristo di trasmettere la sua Luce Santa come dono in grado di santificare le persone.

Nel corso della preghiera tutto si intride di un vibrante silenzio squarciato, all’improvviso, da un forte sibilo accompagnato, quasi simultaneamente, dalla comparsa di lampi blu e bianchi di Luce che invadono il Luogo. L’effetto è simile a milioni di flash fotografici che lampeggiano tutto attorno illuminando le pareti.

Il marmo che ricopre la lastra del Sepolcro Glorioso è costellato di tali scintille simili a perline o gocce luminose.

Il Patriarca raccoglie le gocce di Fuoco con l’ovatta e se ne serve per accende le candele. La folla scoppia in forti acclamazioni mentre lacrime di gioia e di fede vengono versate dai presenti.

Ma il miracolo non è ancora finito.

Mentre il Patriarca esce dal Sepolcro e dona la Luce al popolo tramite le 33 candeline, la Santa Luce non ha le stesse peculiarità del fuoco. Chiunque la può toccare senza venire minimamente scottato. Dopo 33 minuti la fiamma torna ad avere caratteristiche usuali.

Molti pellegrini raccontano di avere tentato a brucarsi barba o capelli, senza esservi riusciti. Alcuni sostengono, persino, che si possa respirare il Fuoco Sacro.

La Luce Santa è, dunque, il prodigioso simbolo della Risurrezione di Cristo. È un miracoloso dono del Cielo che si è sempre ripetuto da secoli, un dono della Luce del mondo che è Cristo.

La scienza non può spiegarlo ed, anzi, non tenta nemmeno di darne una giustificazione teorica.

Ogni anno centinaia di persone osservano la Luce Santa e percepiscono nettamente la presenza di Dio in loro. La Luce Santa è uno dei tanti aspetti della meravigliosa e sublime esperienza intima, spirituale, misteriosa di Wellthiness che possiamo compiere recandoci al Santo Sepolcro, un’esperienza che dovrebbe accendere nell’umanità la speranza di un domani migliore.

da: http://wellthiness.wordpress.com/2011/02/05/il-miracolo-della-luce-santa-nel-santo-sepolcro-tra-mistero-e-wellthiness/

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martedì 1 gennaio 2013 16:39

IL MAREMOTO

DI NATALE 2004

 

E’ stata un’ecatombe, un’apocalisse, un evento terrificante ed esclusivo da paragonarsi, almeno per certi aspetti, al biblico diluvio universale che Dio aveva permesso per punire l’umanità ribelle e corrotta. Ma allora Dio aveva messo in salvo almeno quei pochi giusti, Noè e la sua famiglia, ma in questo caso?

Migliaia di esseri innocenti assieme ad altrettanti ipotetici o presunti peccatori… come può Dio così buono permettere calamità di questa portata punendo indiscriminatamente innocenti e peccatori?

A parte il problema del male nel mondo che da sempre ha impegnato la mente di filosofi e di pensatori di ogni tendenza, davanti a tragedie apocalittiche come questa che ha funestato il Natale del Sud-Est Asiatico, gli atteggiamenti che possono nascere sono i più diversi.

 

C’è l’atteggiamento fatalistico di chi ritiene questi fatti inevitabili, fenomeni naturali per i quali non possiamo farci nulla, e si limita a una sterile deplorazione delle conseguenze a carico delle vite umane e a carico dell’ecologia per il disastroso impatto sull’ambiente fisico e biologico.

C’è poi chi, sconvolto e scioccato per il dramma di migliaia di esseri umani travolti da un turbine che si è abbattuto su di loro e sulle loro famiglie, cerca di intervenire mettendo mano ad iniziative di solidarietà a vari livelli, quello sostanzialmente politico-economico, quello più umanitario e quello più esplicitamente religioso, non avendo tempo per gli interrogativi ed i perché.

C’è poi l’atteggiamento di chi, di fronte a questi fatti, è preso da un moto di ribellione e di protesta. Si è allora tentati di cercare colpevolezze e responsabilità: chi poteva prevedere e non ha provveduto, chi poteva avvisare in tempo intervenendo tempestivamente e non lo ha fatto, chi ha edificato strutture non a prova di calamità: e via alla caccia di inadempienze e responsabilità. E così, spinti dalla morsa di un dolore impotente, ci si carica di rabbia e di livore verso un “destino” crudele e maledetto.

È, questo, l’atteggiamento che sfocia facilmente nella protesta e nella critica con la tentazione di colpevolizzare e quasi processare il Padre Eterno.

E così gli agnostici stanno dando fiato alle trombe e, dopo aver tirato fuori dal nascondiglio quel Dio che essi avevano ben sepolto perché scomodo, adesso lo espongono nella gabbia degli imputati per metterlo finalmente alla gogna o per dimostrare che non può esistere un Dio che permette atrocità del genere. Se è davvero un Padre buono, perché lascia che tante creature, soprattutto innocenti, soffrano e siano colpite così crudelmente? E si pensa che Dio non esiste, oppure che abbia abbandonato l’uomo e se ne stia lontano, chiuso nella sua indifferenza sulla sorte degli uomini; anzi Dio è perfino ingiusto perché punisce indiscriminatamente buoni e cattivi.

Ma i più sconvolti in tutta questa vicenda sono quei credenti dalla fede debole o quei miscredenti che si limitano a fare quadrato intorno alla parola “Pace!”. La pace che è anche quella del silenzio delle armi, ma soprattutto è la “loro” pace. La pace di poter condurre indisturbati una vita senza rischi, secondo i criteri delle “beatitudini mondane”, con una libertà di criterio e di scelta che non conosce limiti, al sicuro dalla presenza ingombrante di Dio e dei suoi Comandamenti.

 

Non si tratta certamente di proporre un Dio “vendicativo”; non è certamente questo il Dio di Gesù Cristo, che è il Dio della misericordia e del perdono, ma non dimentichiamo che proprio Gesù ha pianto sulla tragica distruzione di Gerusalemme dovuta al fatto che essa non aveva saputo conoscere ciò che giovava alla sua pace (cfr. Lc.19,42) cioè l’accoglienza di Cristo come Messia-Salvatore.

E nemmeno dimentichiamo che nell’Antico Testamento Dio si è servito di fenomeni e di vicende tragiche – vedi il diluvio, la fine di Sodoma e Gomorra, i serpenti velenosi, pestilenze, guerre, la deportazione in Babilonia, ecc. – come “castighi” per riportare il suo popolo alla conversione del cuore.

 

 

È dunque certamente cristiano partecipare al lutto e al dolore di tanti sventurati fratelli condividendo le loro sofferenze, è cristiano mobilitarci in iniziative di solidarietà e di generosità, è anche cristiano impegnarci per una conoscenza sempre più profonda dei fenomeni della natura per prevenirli e in qualche modo dominarli; ma il cristiano non può limitarsi esclusivamente a queste manifestazioni. Non basta il minuto di silenzio negli ambienti della vita pubblica, non basta la gara di solidarietà per soccorrere le vittime, non basta cercare rimedi alle calamità della natura… tutto questo è certamente nobile e giusto, ma potrebbe finire lì, e addirittura servire per tacitare la coscienza di fronte agli interrogativi più profondi e più importanti. Il cristiano deve andare oltre, deve saper leggere in profondità gli avvenimenti alla luce della fede.

Ma c’è soprattutto un atteggiamento lontano dallo spirito cristiano e perfino ingiusto: quello di abbandonarsi ad una sterile rabbia e a una inutile protesta, pretendendo di chiamare Dio in causa e giudicarlo responsabile di incuria, di indifferenza e perfino di crudeltà.

Se un processo si deve fare, a carico di chi dovremmo farlo? È proprio il Padre Eterno che dovremmo processare o non sono piuttosto gli uomini che meritano un giusto processo? Forse non ci sono oggi nel mondo sufficienti iniquità e corruzione da meritare le ire del Cielo e della terra? Sì, anche della terra. Non si legge forse nella Bibbia che Dio ha detto ai nostri progenitori che “maledetta sia la terra per causa tua”(Gen.3,17) e non ci ricordava San Paolo che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi (Rm.8,22) perché il peccato ha stravolto la finalità stessa della creazione?

Se un processo si deve fare, è Dio che dovrebbe processare la nostra generazione.

E i capi di accusa non mancano, sono tutti lì sotto i nostri occhi:

· lo sfascio della famiglia causato da leggi inique; tradimenti, infedeltà, adulteri…;
· il libertinaggio sessuale, anche nelle sue forme contro natura, giustificato e ostentato sfacciatamente anche nella vita pubblica con la pretesa di considerarlo un diritto da legalizzare;

· la pornografia dilagante nei “mass-media” e nelle società del benessere, e la prostituzione, sia quella delle strade, sia quella ben peggiore di chi si svende per avere successo o per ignobili piaceri;
· siamo proprio convinti che IL GRIDO SILENZIOSO
 (vedi collegamento http://www.vittoresaladino.it/ilgridosilenzioso.wmv ) di migliaia di bambini innocenti soffocati nel grembo materno resti sempre inascoltato e impunito?

· e che dire dei bambini che, con la pedofilia, vengono feriti nel corpo e uccisi nell’anima, perché profanati e usati per ignobili piaceri di adulti, criminali senza scrupoli? ... (...); e saranno gli Angeli i loro accusatori davanti a Dio;

· senza dire dei bambini-embrioni fecondati in provetta e stipati nei congelatori dei laboratori per essere alla fine eliminati in omaggio al delirio di onnipotenza dell’orgoglio scientista.

· Pensiamo poi alle violenze terribili e crudeli dell’uomo contro l’uomo condotte attraverso genocidi, campi di sterminio, strumenti di tortura, deportazioni forzate, stupri e tutte le forme di oppressione e di umiliazione contro la dignità dell’essere umano.

· Infine il rifiuto cosciente e lucido di Dio che viene emarginato dalla vita umana e dalle strutture sociali ed economiche per lasciarle in balìa di gravi ingiustizie e degli egoismi più sfrenati.

 

Insomma, è Dio che ha abbandonato gli uomini, o non sono piuttosto gli uomini che hanno abbandonato Dio?

Lo hanno cacciato dai Parlamenti e dalle Costituzioni, gli hanno tolto cittadinanza nella vita pubblica a disprezzo dei suoi Comandamenti, hanno emanato leggi che giustificano il crimine, premiano il colpevole e stravolgono il concetto stesso di bene e di male.


        Il cataclisma che si è scatenato proprio nel giorno di Natale, nel momento di punta del turismo internazionale, nei luoghi che erano i paradisi dorati del benessere, travolgendo a migliaia cittadini di quasi tutte le Nazioni del mondo occidentale… non ci dice nulla tutto questo?

Dio ci parla anche attraverso gli avvenimenti della nostra vita. Il cristiano deve andare oltre gli avvenimenti, deve saper leggere la storia alla luce di questa verità. Gli uomini devono decidersi di tornare a Dio. Il cristiano che abbia saggezza e fede sa vedere negli avvenimenti natalizi del Sud-Est Asiatico un richiamo di Dio, un invito rivolto agli uomini di aprirsi alla sua verità e al suo amore che sono garanzia del vero progresso e della vera felicità, perché Dio è il primo a volere la felicità delle sue creature. E alla fine della nostra vita, che “è come un soffio, come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte” (dai Salmi), saremo noi che dovremo rendere conto a Dio di noi stessi e delle nostre azioni, e poi… ci aspetta la Vita Eterna.

Si narra che durante uno dei bombardamenti sulla città di Verona, San Giovanni Calabria, che dal monte dove abitava assisteva a quella distruzione, mentre pregava per le vittime e invocava la misericordia di Dio, fu sentito sussurrare:

“Un solo peccato veniale è un male più grave e peggiore di questo bombardamento!”.

Così ragionavano i Santi, e questo ci saremmo aspettati di sentirci dire dagli uomini di Chiesa!

Chi ha orecchi e volontà per intendere, intenda!

 

 D.ssa Patrizia Stella


Tsunami - Vailankanni

 

Sulla costa orientale dell'India sorge la basilica di Vailankanni, intitolata alla Vergine della Salute e detta «la Lourdes indiana» per due motivi: uno, perché ci vanno sui venti milioni di pellegrini all'anno (anche indù e musulmani); due, perché è una copia esatta del santuario di Lourdes. 

Sorge nel luogo in cui, nel XVI secolo, certi marinai portoghesi assistettero ad alcune guarigioni miracolose. Queste ultime si sono ripetute nel tempo e sono così frequenti da aver dato il titolo «della Salute» alla Madonna lì venerata. Riporta «Avvenire» del 2 gennaio 2005 che lo tsunami del 26 dicembre precedente ha solo lambito l'ingresso della basilica. 

Ora, il fatto è che quel santuario sorge ad appena cento metri dal mare e le onde che si sono sollevate quel giorno erano alte dodici metri. L'acqua ha devastato tutto nel raggio di mezzo chilometro, provocando più di mille morti. Dentro la basilica c'erano circa duemila pellegrini, che non si sono neanche bagnati i piedi. Eppure, anche gli edifici alle spalle della chiesa sono stati allagati e distrutti. Tutti sono convinti di un miracolo, compreso il vescovo locale. E anche, per quel che vale, il sottoscritto.

 

IL FATTO
«Salvi nel santuario, per noi è miracolo»

Tratto da http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2005_01_02/dossier.html


    Il complesso della basilica mariana di Vailankanni, sulla costa orientale dell’India, è stato travolto dall’onda (più di mille morti) ma l’acqua si è fermata sulla soglia della chiesa, dove si trovavano altre migliaia di persone: gli edifici vicini, alla stessa altezza, sono stati spazzati via dal mare.

    La fede ricompensa sempre». Il comunicato della diocesi di Thanjore, diffuso giovedì, ha i toni forti che si addicono alla tragedia del maremoto. Ma anche allo stupore davanti al "mistero", che qui non si ha timore di chiamare già "miracolo". Non sappiamo ancora se di ciò si sia trattato, ma di sicuro vi sono lo stupore e la gratitudine che si sovrappongono al dolore. La Basilica di Nostra Signora della Buona salute a Vailankanni domenica era affollata di fedeli quando l'onda assassina si è abbattuta sulle coste orientali indiane. Più di mille persone, comprese centinaia di pellegrini, hanno trovato la morte sotto la furia delle acque, come anche Avvenire ha già riferito. Ma quello che i testimoni ora raccontano e che possiamo vedere direttamente va oltre quelle cronache.
    «Una nota di consolazione nella calamità è data dal fatto che il mare si è sollevato e ha raggiunto l'ingresso principale della Basilica, dove è collocata la statua di Nostra Signora di Vailankanni, e si è poi ritirato dopo aver lambito i primi gradini che conducono al portale», racconta il comunicato ufficiale del vescovo di Thanjore, nel cui territorio si trova il santuario, conosciuto come la Lourdes d'India per essere una copia fedele della basilica costruita in Francia sul luogo delle apparizioni mariane, che attira ogni anno 20 milioni di pellegrini.

    Testimoni oculari sopravvissuti alla distruzione provocata dallo tsunami confermano la versione della diocesi: l'ondata si è arrestata all'ingresso della Basilica, mentre la massa d'acqua ha devastato il terminal degli autobus, che sta 400 metri alle spalle dal santuario ed è posto alla stessa altezza sul livello del mare.

    «Chi può negare che si sia trattato di un miracolo? La potente benedizione della Nostra Signora di Vailankanni ha salvato migliaia di vite: le persone all'interno della Basilica non sono state minimamente toccate dalle mostruose onde assassine», si legge ancora nel testo diffuso dalla diocesi. Più di duemila fedeli si trovano nel santuario e nel complesso adiacente lo scorso 26 dicembre. 
    «Il santuario è ad appena centro metri dalla spiaggia, eppure l'acqua non è entrata», sottolinea il vescovo, Devadass Ambrose, che si è provvisoriamente trasferito nella Basilica per sovraintendere ai soccorsi nonostante per tre giorni siano mancate acqua potabile ed elettricità. «Il terminal del bus è alla stessa altezza, e si trova a 500 metri del mare, tuttavia è stato inondato, così come case e alberghi sono stati gravemente colpiti da onde alte fino a 12 metri. Le stesse onde che si sono come fermate davanti ai cancelli del santuario», racconta monsignor Ambrose.

  

 

 

Credente
martedì 1 gennaio 2013 16:40

la Madonna di Nagasaki 


Volto della Madonna di Nagasaki

Era stato appena annunciato il suo arrivo in Sardegna che subito la notizia rimbalzava di bocca in bocca, suscitando una grande curiosità e un gran desiderio di accogliere il commovente messaggio di pace che sarebbe venuta a portare.

Una delegazione della diocesi di Nagasaki è stata invitata a partecipare alla XXVI marcia della Pace che ogni anno si tiene nella Diocesi di Ales per suscitare una coscienza di pace. e dire no alla violenza e alle guerre.

Con la delegazione è arrivato in Sardegna anche la Madonna di Nagasaki. Si tratta del capo della Vergine, ritrovato sotto le macerie della cattedrale di Urakami –Nagasaki. Questo è quanto è rimasto del bellissimo simulacro della Madonna Immacolata, dopo l’esplosione della bomba atomica lanciata sulla città di Nagasaki il 9 agosto 1945.

Si dice che la preziosa statua, scolpita sulle sembianze del famoso quadro del Murillo, fosse stata donata alla Cattedrale di Urakami, da S. Massimiliano Kolbe nel 1930, durante la sua missione in Giappone.

La prima tappa del pellegrinaggio è stata fatta nella Basilica di Nostra Signora di Bonaria, Patrona massima della Sardegna.

Ad accoglierla c’erano le autorità religiose, civili e militari, e un folto numero di fedeli in costume tradizionale che, con la classica musica delle “Launeddas” e il canto del suggestivo inno “Deus ti salvet Maria” l’hanno intronizzata al cento della Basilica.

P. Giovannino Tolu, odem , parroco della basilica di Bonaria, le ha rivolto una accorata e commovente supplica a nome di tutti i fedeli della Sardegna.

Altri discorsi delle autorità religiose e civili si sono susseguiti per onorare e ringraziare la Madonna di Nagasaki per essere voluta venire tra noi quale Messaggera di Pace.

Mons. Pietro, rettore della cattedrale di Nagasaki, con l’aiuto di un interprete, racconta brevemente la storia del simulacro:

La bomba caduta il 9 agosto 1945 procurò molte vittime e molto dolore tra gli abitanti di Nagasaki.

70.500 morti, di cui 8500 erano fedeli della Parrocchia di Urakami.

La chiesa si è incendiata. (Si pensa che la temperatura al suolo sotto la colonna di fuoco emanata dalla bomba atomica abbia raggiunto i 3 o 4 mila gradi!)

Due mesi dopo, il monaco trappista Kaemon Noguchi, entra tra le rovine della Cattedrale di Urakami per pregare. Da bambino era stato chierichetto in questa chiesa. Spera di trovare un ricordo tangibile della chiesa della sua giovinezza da portare nel Monastero Trappista di Hokkaido.
Dopo più di un’ora di ricerca tra le macerie, Noguchi si siede e si rimette a pregare. E, improvvisamente, vicino all’altare, nota le fattezze senza occhi della Madonna, che lo fissavano cieche in mezzo alla polvere.
Turbato, Noguchi porta l’immagine bruciacchiata nel suo convento, dove la tiene per 30 anni.

Poi tutto è proseguito nella preghiera personale e comunitaria.

Davanti a Lei, per tutta la giornata, è continuata una lunga sfilata di persone che desideravano contemplare quel volto dolce e drammatico insieme. Il volto della Mamma, che ha sperimentato su di se la terribile devastazione della guerra ed è rimasto come monito e invito alla pace. L’altissima temperatura ha sciolto gli occhi di materiale vitreo, facendo colare una lacrima lungo le gote.

Il simulacro è piccolo, ma la sua voce e il suo richiamo per la pace è alto.

Quella parola insistente che ciascuno sentiva nel cuore sembrava si materializzasse nell’aria: pace, pace, pace In tutta la Basilica risuonava continuamente, un po’ nel bisbiglio della gente, un po’ nelle preghiere che si alternavano.

Chi non ha potuto recarsi personalmente ha potuto ascoltare, vedere ed esprimere la sua preghiera attraverso il collegamento del sito della Basilica.

A conclusione dell’evento è stata celebrata una solenne S. Messa dall’Arcivescovo di Cagliari mons. Arrigo Miglio.

Nella sua commovente omelia mons. Miglio ha presentato questo simulacro come una “reliquia” carica del segno della sofferenza di migliaia di persone vittime della terribile tragedia della bomba atomica, considerando inoltre che questa reliquia raccoglie in sé un significato ancora più intenso e commovente perché portata a Nagasaky da S.Massimiliano Kolbe, fondatore della “Milizia dell’Immacolata” ed egli stesso martire della guerra. Questa immagine, prosegue mons. Miglio, ci restituisce quella pace che gli uomini non sono stati capaci di fare nel 1945.

Oggi più che mai la Madonna ci invita ad essere costruttori di pace. La pace esige un lavoro lungo e difficile. La forza di mantenerla ce la dà Dio. Certe volte sembra che Dio sia destinato a perdere ma ciò che a volte sembra sconfitta canta gloria a Dio. Qualche volta il bene si afferma attraverso l’evidenza dell’orrore del male. L’esperienza di questo orrore smaschera il male e ci fa vivere nella verità e nella luce.

Chiediamo alla Madonna di Nagasaki la grazia che le nostre case, le nostre comunità diventino “ Laboratorio di Pace” . Proviamo a scoprire che cosa possiamo offrire, nonostante le difficoltà della crisi

Proviamo ad andare oltre la povertà materiale che ci opprime e, con l’aiuto di Maria, tiriamo fuori le forze della fede, della solidarietà, della cultura, delle tradizioni, dei valori, il valore della pace.

 

La Madonna di Nagasaki
Credente
martedì 1 gennaio 2013 16:44

La croce di Ground Zero 
simbolo di libertà e speranza

Washington, 8.

Uno dei simboli più noti e più familiari a chi negli ultimi dieci anni si è recato in visita a Ground Zero è la croce ricavata da due travi di acciaio che facevano parte della struttura delle Torri Gemelle. Ora, in vista delle cerimonie di commemorazione del decimo anniversario dell’attentato, un deputato repubblicano, Michael Grimm, ha presentato una proposta di legge per proclamare la croce monumento nazionale. Alta sei metri, la croce era inizialmente collocata vicino a una chiesa nei pressi del World Trade Center ma è stata poi trasferita presso il National September 11 Memorial and Museum, che è in corso di ultimazione nella medesima area e che sarà aperto al pubblico dal 2012. Il deputato — che ha dunque chiesto l’approvazione del «9/11 Memorial Cross National Monument Establishment Act of 2011» — ha ricordato che la croce «è divenuta simbolo di speranza e di libertà per i cittadini di New York». Con l’approvazione del provvedimento legislativo, ha dichiarato Grimm, «assicureremo che questo simbolo di libertà possa continuare a restare un riferimento, in ricordo di coloro che abbiamo perduto e di coloro che ci sono oggi».

La croce è, tuttavia, da mesi al centro di una polemica portata vanti dall’associazione American Atheists, che ha sporto denuncia alla Suprema Corte dello Stato di New York. Secondo l’organizzazione ateista l’esposizione della croce all’interno dello spazio museale, che ospiterà anche simboli della religione ebraica, costituisce una violazione della Costituzione degli Stati Uniti e della legge sui diritti civili dello Stato di New York. Il simbolo religioso, essendo esposto in un museo realizzato con i fondi pubblici, afferma American Atheists, violerebbe il principio di imparzialità dello Stato così come stabilito dalla Costituzione.

Commentando la reazione dell’associazione di atei, il deputato Michael Grimm ha osservato «di trovare biasimevole il fatto che questo gruppo disonori i sentimenti religiosi di milioni di persone con l’unico obiettivo di guadagnare l’attenzione dei media». La replica del direttore della comunicazione della associazione atei di New York, Jane Everhart, è stata che il deputato «ha diritto a esprimere la sua opinione ma non a rendere l’opinione un diritto per tutti». Recentemente, l’associazione American Atheists è nuovamente intervenuta sulla questione, chiedendo alle autorità «di non far esporre alcun simbolo religioso nel museo, se la croce resterà l’unico a essere esposto».

La croce di Ground Zero è invece per i responsabili del museo «una parte importante dell’impegno di raccontare la storia dell’11 settembre in modo che nessun altro strumento potrebbe fare».

L’American Center for Law and Justice, un’organizzazione cristiana che promuove la libertà religiosa nel mondo, ha presentato una denuncia contro le affermazioni che sono giunte dall’associazione degli atei, evidenziando che la questione sollevata «è profondamente viziata e priva di merito».

Un religioso francescano, padre Brian Jordan, in occasione della cerimonia di benedizione del trasferimento della croce nel museo, aveva affermato che «la croce è simbolo di consolazione e di conforto per tutti coloro che hanno perso i propri cari e di speranza per i vivi».

 
9 settembre 2011
[parola chiave: America]
Credente
martedì 1 gennaio 2013 16:55
BOMBE INESPLOSE A MEDJUGORJE

A Medjugorje i veggenti hanno riferito che con la preghiera ed il digiuno si possono fermare tutte le guerre anche le più violente, e si possono addirittura sopspendere le leggi della natura. In un messaggio sarebbe stato anche detto che la Madonna avrebbe messo sotto il suo manto la parrocchia di Medjugorje e promesso che la difesa dagli attacchi del diavolo.

Sta di fatto che, quando è scoppiata la guerra nella ex-Jugoslavia, ci sono stati moltissimi bombardamenti a tappeto. I paesi vicino a Medjugorje sono stati rasi al suolo. Anche Medjugorje (che è un piccolo paesino) è stato bombardato. Sono cadute 5 bombe: le 4 che sono cadute vicino alla chiesa e nel paesino sono tutte rimaste inesplose. Solo la 5° è esplosa, in un campo. Ma non ha fatto alcun danno. L'unico effetto che ha avuto è stato quello di ammazzare una mucca.

Credente
martedì 1 gennaio 2013 17:15

Statua della Madonna salvata dal terremoto, si rompe alla mostra

 
 

Madonna Bambino abruzzo

  • Madonna con Bambino
  • Madonna con Bambino mostra
  • Madonna con Bambino terremoto
 Questa storia e’ davvero curiosa. Una statua che ritrae la Madonna con il Bambino era stata salvata in seguito al terribile terremoto che ha colpito la provincia dell’Aquila: era uscita indenne persino dal sisma che ha distrutto tutto. Per poi rompersi durante una mostra.
 
Credente
lunedì 7 gennaio 2013 11:49

Nuova singolare scoperta sulla Tilma di Guadalupe

Hillary Clinton osserva il mantello della VergineNon ci sono solo le incredibili guarigioni di Lourdes o il grande mistero dell’immagine della Sacra Sindoneancora oggi inaccessibile ai più potenti laser eccimeri dei laboratori dell’Enea di Frascati.

Nell’universo cattolico (e solo in esso) esistono tanti altri misteri, tante altre grandi sfida per la scienza e per la fede (ricordiamo che la Chiesa cattolica afferma che nessun miracolo è necessarioalla fede del credente, esso può essere semmai un aiuto ma mai il “motivo” per cui si è credenti), e una di queste è certamente l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe impressa sul mantello (detto anche “Tilma”) appartenuto a Juan Diego Cuauhtlatoatzin, in seguito all’apparizione avvenuta in Messico nel 1531. Nel santuario che è stato costruito è conservato il mantello di Juan Diego, sul quale è apparsa raffigurata l’immagine di Maria, ritratta come una giovane dalla pelle scura (è chiamata dai fedeli Virgen morenita). 

L’immagine non presenta traccia di coloranti di origine vegetale, minerale o animale, come rilevato nel 1936 dal premio Nobel per la chimica Richard Kuhn e la figura di Maria è impressa direttamente sulle fibre del tessuto (esistono delle piccole parti dipinte, come “ritocco”, realizzate in un secondo momento), come determinato dalle foto all’infrarosso del biofisico dell’University of Florida, Philip Serna Callahan nel 1979, il quale ha affermato che l’immagine non è scientificamente possibile essere realizzata dall’uomo. Nel 1977 l’ingegnere peruviano José Aste Tonsmann analizzò al computer le fotografie ingrandite di 2500 volte e riscontrò che nelle pupille di Maria appare un altro disegno, ovvero una sorta di fotografia del momento in cui Juan Diego ha mostrato il mantello al vescovo Juan de Zumárraga, alla presenza di due altri uomini e una donna. Gli occhi della Vergine sul mantello si comporterebbero dunque come occhi umani, che riflettono ciò che vedono attraverso un effetto conosciuto come Purkin-Sampson’s images, e avrebbero “fotografato” la scena con una leggera rotazione di differenza tra i due occhi, come appunto accade normalmente a causa della diversa angolazione della luce che arriva alle pupille. Al centro di esse si vedrebbe inoltre un’altra scena, più piccola, anche questa con diversi personaggi.

Un altro aspetto fortemente misterioso è la durata e la conservazione del tessuto: la fibra di maguey che costituisce la tela dell’immagine, infatti, non può durare più di 20 o 30 anni. Vari secoli fa si dipinse una replica dell’immagine su una tela di fibra di maguey simile, e la stessa si disintegrò dopo alcuni decenni. Mentre, a quasi 500 anni dal presunto miracolo, l’immagine di Maria continua a essere perfetta come il primo giorno. Nel 1921 Luciano Pèrez, un attentatore inviato dal governo, nascose una bomba in un mazzo di fiori posti ai piedi dell’altare; l’esplosione danneggiò la basilica, ma il mantello ed il vetro che lo proteggeva rimasero intatti. Infine, la disposizione delle stelle sul manto non sarebbe casuale ma rispecchierebbe quelle che in cielo, da Città del Messico, era possibile vedere la notte del 9 dicembre 1531

Una sorprendente scoperta matematico-scientifica è invece stata realizzata di recente: dalla sovrapposizione delle stelle e dei fiori sull’immagine emergerebbe, una volta riportata sul pentagramma, un’armonia perfetta (qui la melodia che è emersa). La scoperta è stata presentata durante una conferenza presso l’auditorio San Pio X in Vaticano.

Durante l’International Workshop on the Scientific approach to Acheiropoietos Imagestenutosi presso l’ENEA Frascati nel 2010, J. C. Espriella del Centro Mexicano de Sindonología ha descritto fenomeno, soffermandosi anche sugli studi scientifici realizzati e concludendo così: «l’immagine presente sulla Tilma di Guadalupe è indirizzata ad essere una immagine acheropita, perché secondo la stragrande maggioranza dei ricercatori che l’hanno studiata con un rigoroso metodo scientifico, la sua origine va al di là della spiegazione naturale e fino ad ora, nessuna spiegazione soddisfacente è stata formulata».

Credente
mercoledì 20 febbraio 2013 22:19
MIRACOLI EUCARISTICI
Coordin.
mercoledì 12 giugno 2013 08:33
Gesù vuole rafforzare la nostra fede nella Sua Presenza Eucaristica. È per questo che, di volta in volta, nella storia della Chiesa Cattolica Egli ci dà dei segni-miracoli eucaristici che sottolineano chiaramente il fatto che Egli, lo stesso Signore Risorto nel mistero della Sua divinità e della Sua umanità glorificata, è realmente presente nell’Eucaristia. 
Il più recente miracolo eucaristico riconosciuto dalle autorità della Chiesa si è verificato nel 1996 nella capitale dell’Argentina, Buenos Aires.

Un’Ostia consacrata diventa carne e sangue

Alle 7 di sera il 18 agosto del 1996, padre Alejandro Pezet stava celebrando la Santa Messa in una chiesa cattolica nel centro commerciale di Buenos Aires. Mentre stava finendo di distribuire la Santa Comunione, si avvicinò una donna per dirgli che aveva trovato un’ostia su un candelabro sul retro della chiesa. 
Recatosi sul posto indicato, padre Alejandro vide l’Ostia profanata. Dal momento che non poteva consumarla, la mise in un contenitore con dell’acqua che ripose nel tabernacolo, della cappella del Santissimo Sacramento.

Lunedì, 26 agosto, all’apertura del tabernacolo, vide con stupore che l’Ostia si era trasformata in una sostanza sanguinolenta. Informò quindi il cardinale Jorge Bergoglio, che diede istruzioni perché l’ostia fosse fotografata da un professionista. 

Le foto furono scattate il 6 settembre. Essi mostrarono chiaramente che l’Ostia era diventata un frammento di carne insanguinata ed era cresciuta di dimensioni in modo significativo. 

Per diversi anni l’Ostia rimase nel tabernacolo e su tutta la vicenda fu mantenuto un rigoroso segreto. Dal momento che l’ostia non subiva alcuna visibile  decomposizione, il cardinale Bergoglio decise che fosse analizzata scientificamente.

Il 5 ottobre 1999, alla presenza dei rappresentanti del cardinale, il Dott. Castañon prelevò un campione del frammento insanguinato e lo inviò a New York per l’analisi. Per non pregiudicare l’esame, egli decise di non informare il gruppo di scienziati della provenienza del campione.

Uno di questi scienziati era il dottor Frederic Zugibe, ben noto cardiologo e medico legale. Questi stabilì che la sostanza analizzata era realmente carne e sangue contenente DNA umano. 
Zugibe testimoniò che 

“il materiale analizzato è un frammento di muscolo cardiaco della parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole. Questo muscolo è responsabile della contrazione del cuore. Si tenga presente che il ventricolo cardiaco sinistro pompa sangue a tutte le parti del corpo. Il muscolo cardiaco è infiammato e contiene un gran numero di globuli bianchi. Questo indica che il cuore era vivente al momento del prelievo del campione. La mia tesi è che il cuore era vivo, visto che i globuli bianchi muoiono al di fuori di un organismo vivente. Hanno bisogno di un organismo vivente, per sostenersi. Così, la loro presenza indica che il cuore era vivo quando è stato prelevato il campione. Per di più, questi globuli bianchi avevano penetrato il tessuto, il che indica inoltre che il cuore era stato sottoposto ad un forte stress, come se il suo possessore fosse stato picchiato duramente sul petto.”

Due australiani, il giornalista Mike Willesee e l’avvocato Ron Tesoriero, assistettero a questi esami. Sapendo da dove proveniva il campione, rimasero sbalorditi dalla testimonianza del Dott. Zugibe. 
Mike Willesee chiese allo scienziato quanto tempo i globuli bianchi potrebbero rimanere in vita, se fossero derivati da una parte di tessuto umano che era stato tenuto in acqua.  E il Dott. Zugibe rispose subito che avrebbero cessato di esistere in una manciata di minuti. 
A quel punto, il giornalista spiegò al medico che il campione proveniva da una sostanza che era stata tenuta per un mese in acqua normale e successivamente, per altri tre anni, in un contenitore di acqua distillata; solo allora era stato prelevato il campione per l’analisi. Il Dott. Zugibe rispose che non era in grado di dar conto di un fatto del genere: non c’era modo di spiegarlo scientificamente. 
Fu a quel punto che Mike Willesee informò il Dott. Zugibe che il campione analizzato proveniva da un’Ostia consacrata (pane bianco azzimo), che si era misteriosamente trasformata in carne umana sanguinante. 
Stupito da questa informazione, il Dott. Zugibe rispose: 

Come e perché un’Ostia consacrata avrebbe cambiato la sua sostanza e sarebbe diventata carne e sangue umani viventi, rimarrà un mistero inspiegabile per la scienza, un mistero totalmente al di là delle sue competenze.
Solo la fede nella straordinaria azione di un Dio fornisce la risposta ragionevole; fede in un Dio che vuole renderci consapevoli che Egli è realmente presente nel mistero dell’Eucaristia.

Il Miracolo Eucaristico di Buenos Aires è un segno straordinario attestato dalla scienza. Attraverso di essa Gesù desidera suscitare in noi una viva fede nella Sua Presenza Reale nell’Eucaristia. Egli ci ricorda che la Sua Presenza è reale e non simbolica. Solo con gli occhi della fede Lo vediamo sotto le apparenze del pane e del vino consacrati. Non lo vediamo con gli occhi del corpo perché Egli è presente con la sua umanità glorificata. Nell’Eucaristia Gesù ci vede, ci ama e desidera salvarci.

In collaborazione con Ron Tesoriero, Mike Willesee, uno dei più noti giornalisti australiani (che si è convertito al cattolicesimo dopo aver lavorato sui documenti di un altro miracolo eucaristico) ha scritto un libro dal titolo Reason to Believe [La ragione di credere]. In esso egli presenta dei fatti documentati sui miracoli eucaristici e altri segni che chiamano le persone alla fede in Cristo che è presente e insegna nella Chiesa cattolica. 
Essi hanno anche realizzato un film documentario sull’Eucaristia basata in gran parte sulle scoperte scientifiche connesse con l’Ostia miracolosa di Buenos Aires. Il loro obiettivo è stato quello di offrire una chiara presentazione dell’insegnamento della Chiesa cattolica sull’Eucaristia. 
Il film è stato proiettato in numerose città australiane. 

La proiezione ad Adelaide ha attirato una folla di duemila spettatori. Dopo la proiezione, nello spazio dedicato ai commenti e alle domande degli spettatori, un uomo visibilmente commosso annunciò che era cieco; saputo che si trattava di un film eccezionale, aveva tanto desiderato vederlo. Appena prima della proiezione, aveva pregato con fervore Gesù perché gli desse la grazia di poter vedere il film. Ed ecco che aveva ripreso a vedere, ma solo per i trenta minuti della durata del film. Alla fine della proiezione era tornato alla cecità di prima. A conferma della sua esperienza egli descrisse nei minimi dettagli alcune scene del film. 
Si trattò di un evento incredibile che scosse i presenti fin nel più profondo del loro essere.

Attraverso tali segni mirabili, Dio chiama le anime alla conversione. Se Gesù provoca la trasformazione dell’Ostia in carne e sangue visibili, e fa sì che un muscolo responsabile della contrazione di un cuore umano,  un cuore che ha sofferto come quello di qualcuno che è stato picchiato duramente sul petto, se Egli opera tali cose, è al fine di suscitare e di accrescere la nostra fede nella Sua Presenza Reale nell’Eucaristia. In tal modo Egli ci permette di vedere che la Santa Messa è una ri-attualizzazione dell’intero dramma della nostra salvezza: la passione, la morte e la risurrezione di Cristo. 
Gesù dice ai suoi discepoli: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4, 48). Non c’è bisogno di cercare attivamente segni prodigiosi. Ma se Gesù sceglie di fornirceli, allora è opportuno che noi li si accetti con mitezza, cercando di capire che cosa Egli ci voglia dire con essi. 
Grazie a questi segni molte persone hanno scoperto la fede in Dio, nell’Unico Dio che è la Santissima Trinità, che rivela a noi il Suo Figlio: Gesù Cristo, che dimora nei Sacramenti e ci istruisce attraverso la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa Cattolica.

Ecco una foto del frammento di Ostia trasformata.




Questo articolo di Fr. M. Piotrowski SChr, Eucharistic Miracle in Buenos Aires, è stato pubblicato sul sitoLove one another
Si può ascoltare parte della conferenza tenuta dal Dott. Castañon, citato nell'articolo, a questo indirizzo. Nonostante la conferenza sia in spagnolo, non è difficile seguire ciò che vi si dice.
Credente
mercoledì 12 giugno 2013 19:57


Church of StFrancis Xavier in Angulanain the Archdiocese of Colombo
Sri Lanka: attaccata una chiesa cattolica.
Profanato il tabernacolo: il miracolo delle ostie 


Cresce l'intolleranza religiosa in Sri Lanka: un gruppo di ignoti ha attaccato la chiesa cattolica St. Francis Xavier ad Angulana, nell'arcidiocesi di Colombo. 

I vandali - riporta l'agenzia AsiaNews - hanno distrutto un'antica statua della Vergine, per poi accanirsi sul tabernacolo: lo hanno staccato dall'altare tentando di dare fuoco all'eucarestia.

Il fatto è avvenuto il 5 giugno scorso intorno alle 10 di sera, ma al momento la polizia non ha ancora individuato i colpevoli. 
Da diversi mesi in Sri Lanka avvengono attacchi contro le minoranze religiose, in particolare cristiana e islamica. 

In genere si tratta di aggressioni architettate da gruppi di estremisti buddisti (il Bodu Bala Sena o il Sinhala Ravaya), che lottano per proteggere la popolazione buddista e singalese (la maggioranza, ndr) e la sua religione. 

Simili attacchi sono una novità per il Paese, dove di rado avvengono attacchi di matrice religiosa.

Tra i fedeli dell'arcidiocesi c'è molto risentimento per quanto avvenuto.

Secondo molti però, proprio durante l'attacco è avvenuto un piccolo miracolo, che ha rinfrancato il loro spirito e rinvigorito la loro fede. 

Sebbene il tabernacolo sia stato trovato del tutto imbevuto di cherosene - per gli agenti sono stati versati almeno 30 litri - le ostie consacrate non hanno preso fuoco e sono rimaste intatte.

"Questo - raccontano alcuni fedeli ad AsiaNews - è un miracolo forte, attraverso il quale Gesù dà un messaggio alla nostra società e a chi compie simili attacchi: nessuno può distruggere Cristo e il suo amore. 
Perché egli è morto, ha rinunciato alla sua vita per noi e poi è risorto. Nessuno può fargli nulla".



Testo proveniente dalla paginahttp://it.radiovaticana.va/news/2013/06/10/sri_lanka:_attaccata_una_chiesa_
del sito Radio Vaticana
Coordin.
venerdì 28 giugno 2013 07:33

UNA CLAMOROSA E SCONOSCIUTA SERIE DI MIRACOLI EUCARISTICI A BUENOS AIRES CON BERGOGLIO VESCOVO

 

C’è un “segno” miracoloso rimasto finora sconosciuto che ha toccato la storia personale del cardinale Bergoglio.  

E’ accaduto – prima e durante gli anni del suo episcopato – nella chiesa parrocchiale di Santa Maria che si trova al centro di Buenos Aires, fra i quartieri Almagro e Caballito e – per decisione del parroco e dei suoi fedeli – non si voluto è fare del clamore mediatico.

Tuttavia adesso la “notizia” si sta diffondendo. A rompere il silenzio con una prima rivelazione è stato, poco tempo fa, un religioso, Fr. M. Piotrowski SChr, sul sito “Love one another”. Riassumo ciò che ha scritto.

Era il 18 agosto 1996, alle ore 19. Alla fine della messa padre Alejandro Pezet vide arrivare un fedele che aveva trovato un’ostia (evidentemente profanata) in un angolo della chiesa.

Il sacerdote si comportò secondo la prassi, mise la particola in un contenitore di acqua e ripose tutto nel tabernacolo. Tuttavia pochi giorni dopo, il 26 agosto, dovette constatare, stupefatto, che la particola anziché dissolversi si era trasformata in una frammento di carne sanguinosa.

Così il parroco – secondo la cronaca di Piotrowski – avrebbe informato Bergoglio che era vescovo ausiliare del cardinale Antonio Quarracino, ordinario di Buenos Aires. Ricevendo da lui il mandato di fotografare ciò che era accaduto e conservare tutto nel tabernacolo.

Qualche tempo dopo il prelato – diventato intanto arcivescovo di Buenos Aires – vedendo che non vi era traccia di decomposizione decise di far analizzare quella misteriosa particola.

Il 5 ottobre 1999 si procede. Sono presenti emissari del vescovo e il  dottor Castanon che prelevò un campione del frammento di carne e lo inviò a un laboratorio americano ignaro della sua origine.

Lì il dottor Frederic Zugiba, cardiologo e medico legale, rilevò che si trattava di tessuto umano. Secondo quanto scrive Piotrowski, egli fece questa sconvolgente analisi:

“Il materiale analizzato è un frammento del muscolo cardiaco tratto dalla parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole. Questo muscolo è responsabile della contrazione del cuore. Va ricordato che il ventricolo cardiaco sinistro pompa sangue a tutte le parti del corpo. Il muscolo cardiaco in esame è in una condizione infiammatoria e contiene un gran numero di globuli bianchi. Ciò indica che il cuore era vivo al momento del prelievo… dal momento che i globuli bianchi, al di fuori di un organismo vivente, muoiono… Per di più, questi globuli bianchi sono penetrati nel tessuto, ciò indica che il cuore aveva subito un grave stress, come se il proprietario fosse stato picchiato duramente sul petto”.

Testimoni di queste analisi furono due australiani, il giornalista Mike Willesee e l’avvocato Ron Tesoriero , i quali chiesero quanto potevano vivere i globuli bianchi se fossero appartenuti a un frammento di carne umana tenuto in acqua.

La risposta fu: “pochi minuti”. Quanto il dottor Zugiba seppe dai due che quel materiale era stato tenuto per un mese in acqua e per tre anni in acqua distillata, restò esterrefatto.

Ancor più sconvolto però quando scoprì, dal dottor Castanon, che quel frammento di cuore umano “vivente” era in origine un’Ostia, ossia un pezzetto di pane consacrato.

Si chiesero con sgomento com’era possibile che un frammento di pane diventasse un pezzetto di cuore umano e ancor più come, un tale reperto, prelevato nel 1996, evidentemente da un uomo morto, fosse ancora vivo tre anni dopo?

L’articolo di Piotrowski prosegue riferendo il clamore che questa notizia ha fatto in Australia, dove è stata diffusa e spiegata dalle persone citate.

Questo articolo nei giorni scorsi ha cominciato a circolare in rete, tradotto, fra i siti cattolici, e a fare molta impressione. Così ho fatto delle verifiche sul posto, a Buenos Aires, e ho scoperto che la storia è ancora più clamorosa (però con alcuni importanti dettagli diversi).

In realtà i “segni” sono ben più di uno e cominciano nel maggio 1992, lo stesso mese ed anno in cui Bergoglio fu nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires.

Il 1° maggio di quell’anno, un venerdì,  due pezzi di Ostia furono trovati sul corporale del tabernacolo. Su indicazione del parroco furono messi in un recipiente d’acqua posto poi nel tabernacolo. Però passavano i giorni e le particole non si scioglievano.

Venerdì 8 maggio si notò che i due frammenti avevano assunto un colore rosso sangue.

Domenica 10 maggio – alle messe serali – furono notate delle gocce di sangue sulle patene, il piattino su cui si pone l’ostia.

Domenica 24 luglio 1994 mentre il ministro dell’Eucarestia prendeva il calice contenuto nel Tabernacolo si accorse che una goccia di sangue scorreva sulla parete interna dello stesso Tabernacolo.

Dopo questi segni si arriva ai fatti dell’agosto 1996 di cui abbiamo parlato. Ma – a quanto risulta – iniziano non il 18, ma il 15, festa dell’Assunzione di Maria al cielo. Quando poi ci si accorse della inaudita metamorfosi di quella particola, fu informato direttamente l’arcivescovo Quarracino.

Fu lui che raccomandò la massima discrezione, dette le indicazioni sulla conservazione dei frammenti e ordinò che si stilasse un resoconto dei fatti fotografando tutto e facendo studi approfonditi. Tutto fu poi spedito a Roma.

Quali studi vennero compiuti?

Nel 1992 il sangue fu fatto analizzare da un medico del posto che era una parrocchiana e da altri ematologi. Tutti rilevarono che si trattava di sangue umano.

Nel 1999 – stando a quanto risulta a me – l’arcivescovo Bergoglio (che cominciò a occuparsi del caso solo dal giugno 1997, una volta diventato coadiutore dell’arcidiocesi) autorizzò analisi approfondite negli Stati Uniti di entrambi i “casi”, quello del 1992 e quello del 1996. E tutto si svolse nel 2000.

Le analisi si svolsero in California con le procedure usate per le indagini dell’Fbi. Un dettaglio ulteriore riguarda il campione del 1992 che conteneva anche frammenti di pelle umana. Quindi c’è stata l’analisi del laboratorio di New York col risultato impressionante che sappiamo sul campione del 1996.

E’ evidente che ogni miracolo eucaristico (e ne sono avvenuti diversi, nel corso dei secoli) è per i cattolici il segno del grande miracolo che avviene ogni giorno, in tutte le chiese: la trasformazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo.

Adesso qualche voce tradizionalista già accusa (sulla base di informazioni imprecise) il vescovo Bergoglio di aver tenuto un troppo “basso profilo” su questo caso invece di sbandierare il miracolo.

Ma è evidente invece che egli ha mostrato già in questa vicenda le sue preziose qualità di pastore. Anzitutto è stato l’arcivescovo Quarracino a gestire il caso nei primi anni e a raccomandare discrezione e prudenza.

Quindi Bergoglio ha osservato i criteri dettati dall’ex S. Uffizio nel documento “Discernimento nelle apparizioni e rivelazioni” del 1978.

Ha poi disposto tutte le analisi scientifiche per comprendere cosa è accaduto e – ascoltando la volontà della parrocchia dove si sono svolti i fatti di vivere senza clamori spettacolari quegli eventi misteriosi – ha aiutato la comunità a comprenderli secondo la fede della Chiesa, alimentando la devozione eucaristica.

Lui stesso andava diverse volte ogni anno a fare lì l’adorazione eucaristica.  Che pian piano è diventata adorazione permanente e ora sta coinvolgendo un numero sempre crescente di parrocchie (si parla anche di fatti miracolosi che sono avvenuti).

L’ “impronta” è il segno di Qualcuno che è passato. E il desiderio del cardinale Bergoglio era che quanti andavano ad adorare il Signore lì presente si accorgessero che Egli si avvicina a ciascuno, passa dentro la vita di ciascuno e lascia in tutti la sua impronta. Quindi il cardinale esortava a non trasformare in un rito quell’adorazione, ma a commuoversi, a stupirsi di Gesù e a chiedergli che lasciasse la sua impronta indelebile nel proprio cuore.

 

Antonio Socci

Credente
domenica 28 luglio 2013 14:13


CITTA’ SANT’ANGELO. In mezzo a fusti di alberi spogliati dall’onda d’urto ed in uno scenario post atomico quel simulacro è lì intatto, irto, nemmeno sfiorato dalle centinaia di tonnellate di detriti.
Pare si tratti della statua di Santa Barbara, protettrice di tutti coloro che maneggiano esplosivi (i depositi infatti sono chiamati appunto “santabarbara”).
Che sia la statua della martire o quello della Madonna rimane al momento un mistero ed un alone di sacralità che ha fatto saltare sulla sedia letteralmente il fotografo Adamo Di Loreto che ha scattato centinaia di foto e che oggi le sta osservando con attenzione.
L’onda d’urto è stata violentissima e le esplosioni almeno 4. A meno di dieci metri dalla statua un’auto (indicata dalle frecce gialle) letteralmente sventrata nella parte del muso catapultato a più di 80 metri di distanza (indicato sia con una freccia gialla che nel cerchio giallo). La statua, se è sempre stata lì, è rimasta immobile. Ancora più strano sarebbe se fosse finita lì a seguito dall’esplosione comunque intatta e caduta “in piedi”.
Nel giorno del dolore per la perdita di quattro componenti della famiglia Di Giacomo si ha anche la consapevolezza che il bilancio poteva essere di gran lunga più pesante. Del resto chi si è salvato si è definito un “miracolato”.

Letture

26/07/2013

Credente
mercoledì 4 settembre 2013 10:09
Immagine di Gesù Bambino appare sul luogo della natività a Betlemme
Credente
giovedì 3 ottobre 2013 16:04
Questa lettera è stata letta stamani a Radio Maria da padre Livio Fanzaga

GUARIGIONE A MEDJUGOIRJE

don Giovanni Palmieri
carissimo Padre Livio, Le scrivo per testimoniare una guarigione di cui sono stato testimone il 26 settembre a Medjugorje. Il giovane Cristian di 37 anni, sposato con due figli piccoli, affetto da SLA da cinque anni e da me personalmente conosciuto per essere stato operato nell'Ospedale di Napoli, di cui sono il cappellano nel 2011; paralizzato agli arti inferiori, e dovendo servirsi del respiratore di notte e alimentato grazie alla peg direttamente nello stomaco, dopo una preghiera di Viçka nel corso della testimonianza da suor Kornelia e dopo un'adorazione la notte del 25 quando si è sentito pieno di un'inesprimibile gioia al passaggio di una stella cadente che ha attraversato il cielo, ha voluto farsi accompagnare il giorno dopo in carrozzina ai piedi della Collina delle apparizioni. Lì, sentendosi interiormente chiamato, nei pressi della Croce blu si è alzato in piedi e ha mosso autonomamente i passi per salire appoggiandosi - non sorretto - a me, al suo parroco, all'accompagnatore - cosa fisicamente impossibile per le sue condizioni: è salito fino in cima insieme alla moglie e ai due bambini, e alla vista della statua della Madonna è scoppiato in lacrime. Per la strada più dolce dei misteri del Rosario siamo poi ridiscesi. Tornato al suo paese di Piane Crati cammina, non usa più le carrozzine, di notte dorme senza il respiratore e tra un mese gli sarà tolta la peg. I medici dichiarano inspiegabile questa condizione, non essendoci al mondo casi di remissione della SLA. Il miracolo, se di questo si tratta, è unico nel suo genere. Cristian in una meravigliosa testimonianza di fede e di amore quando era ammalato dichiarava che proprio la malattia gli aveva fatto scoprire il senso della vita - A gloria di Maria, Regina della pace.
Credente
venerdì 11 ottobre 2013 19:45

I miracoli eucaristici: tra fede e ragione, spirito e materia

 Miracolo eucaristicoIn una delle mie ultime catechesi su Radio Maria, mentre si parlava dei miracoli, un radioascoltatore ha telefonato facendo una domanda pertinente e intelligente: a senso, “Come mai i miracoli eucaristicinon sono valorizzati come meriterebbero dalla teologia e devozione cattolica? Eppure si tratta di prove evidenti della presenza nell’Eucaristia di un qualcosa di più oltre al pane”.

Questa più o meno la mia risposta. Innanzitutto, non è del tutto vero che questi miracoli non sono sentiti dalla devozione popolare. Lo sono, e parecchio, a livello locale, come nel caso di tanti altri crocifissi, madonne e santi (v. nella mia terra a Bagno di Romagna). Se non raggiungono un adeguato livello “universale” la cosa può forse essere ricondotta a due motivi:

- si tratta di miracoli – in una certa misura – esistenzialmente neutri. Il vedere delle ostie integre dopo secoli, o delle macchie di sangue, o dei grumi di carne e sangue incorrotti, rischia di essere un qualcosa considerato estraneo dalla vita e dai problemi quotidiani;

- si tratta di miracoli nella percezione dei quali non appare, in maniera evidente, il meraviglioso dietro ad essi, come può essere vedere il sole che si muove, uno zoppo che cammina o un malato di idropisia al quale si “sgonfia” il ventre a vista d’occhio (cf. il miracolo che ha portato alla conversione del premio nobel Carrel a Lourdes).

Eppure, appunto, i miracoli eucaristici (anche se non forti dal punto di vista esistenziale e “a pancia”) sono razionalmente di un valore incommensurabile nella percezione del divino. Il racconto di uno zoppo che cammina, magari in un contesto di secoli o millenni fa, può smuovere partecipazione e interesse ma dal punto di vista scientifico rimanere debole come prova, in quanto difficilmente falsificabile (cioè dimostrabile vero o falso). E questo non accade con i miracoli eucaristici, che si sono dimostrati essere duraturi nei secoli e indagabili con prove di laboratorio.

I miracoli eucaristici presentano inoltre un valore teologico potenzialmente molto più utile e fruttuoso che non i miracoli di guarigione. Non è un caso che siano stati particolarmente numerosi nel medioevo, in particolare nel 1200. Si è trattato di un secolo segnato da molteeresie dualiste e manichee (valdesi, bogomili, catari, patari, albigesi), che in sintesi dicevano: spirito buono, materia cattiva. Dunque malvagi anche stato, chiesa, ricchezza, matrimonio, procreazione, oltre ovviamente l’Eucaristia. Con conseguenti orde di puristi talvolta preoccupate più a distruggere monasteri e uccidere vescovi grassi (come sintetizza Eco ne Il nome della rosa) che non a cercare la perfezione spirituale. Più in sintonia teorica con religioni orientali (prima nobile verità del Buddhismo: tutto è male) che non col vangelo cristiano.

La reazione dei prìncipi medievali, che non gradivano i “pezzenti” che incitavano tra l’altro a non pagare tasse e disconoscere il potere politico, è stata l’istituzione dell’Inquisizione, alla quale la Chiesa ha portato il proprio contributo di discernimento circa le eresie. E la reazione di Dio è stata quella di manifestare la sua presenza evidente nella materia, appunto nei miracoli eucaristici, nei quali non cambia solo la sostanza (da pane a carne di Cristo) ma cambiano anche gli accidenti (colore, odore, sapore).

Tra i miracoli eucaristici più rinomati va certamente annoverato quello di Bolsena: “750 anni fa (1263) di questi giorni si verificava a Bolsena, in provincia di Viterbo, un grande prodigio che viene ricordato con il nome di “miracolo eucaristico di Bolsena”. Un sacerdote (Pietro da Praga), mentre celebrava la Messa, ebbe dei dubbi sulla reale presenza di Cristo nell’Ostia Consacrata e in quel momento l’Ostia cominciò a versare sangue, confermando prodigiosamente la presenza reale di Cristo nel pane eucaristico” (vedi articoli su Zenit1 e 2).

La sua eccezionalità va ricondotta anche all’immediato riconoscimento da parte ecclesiale del fenomeno, sancito dalla bolla di Papa Urbano IV Transiturus de hoc mundo (1264) che istituiva la solennità del Corpus Domini. A sottolineare che i miracoli eucaristici non sono solo cose medievali, epoca in cui appunto ce n’era particolare bisogno, può essere utile ricordare anche il recente (1992) miracolo di Buenos Aires, legato a Papa Francesco.

In sintesi, i miracoli eucaristici ci dicono: non solo che c’è un Dio capace di violare le leggi fisiche; non solo che nell’Eucaristia c’è davvero Gesù, potente aiuto per la nostra vita spirituale; ma anche che questo uomo-Dio, che non ha disprezzato di farsi carne una volta, e pane molte altre volte, ci invita a rispettare la materia quale essa è, una creazione divina.

Roberto Reggi

Coordin.
sabato 16 novembre 2013 08:16

Bambino tocca il crocifisso e torna a camminare: si grida al miracolo




Monreale


Il caso di un bambino di tre anni con “diplegia alla gamba destra”. 
La notizia è stata data dal parroco durante la messa

- Non si parla d’altro a Monreale, in provincia di Palermo. Come accade in casi simili, meglio andarci piano, ma la notizia ha del sensazionale.

La notizia è questa: un bambino di tre anni, Andrea è il suo nome, fino a pochi giorni fa non era mai riuscito a camminare da solo. Stavolta ce l’ha fatta, ma soltanto dopo che la mamma gli ha strofinato sui piedini del cotone che era stato precedentemente passato sulle ginocchia del Santissimo Crocifisso di Monreale. E da queste parti sono in molti a gridare al miracolo.

Il bambino vive in provincia di Messina, ed è gravemente malato: “diplegia alla gamba destra”, dall’età di nove mesi. I terapisti sono spiazzati.

Un prete, don Giuseppe Salamone, rettore del Santuario della Collegiata, dove risiede il crocifisso, ha diffuso la notizia.

fonte
http://www.paroladiugo.it/2013/11/14/bambino-tocca-il-crocifisso-e-torna-camminare-si-grida-al-miracolo/#comments

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venerdì 27 dicembre 2013 23:06

Sanguinazione del volto santo di Gesu' a Cotonou (Benin)

 


I FATTI 

    Il 17 febbraio 1995, a Cotonou, nel Benin, stato dell’Africa occidentale (Golfo di Guinea), un’immagine incorniciata sotto vetro del S. Volto di Gesù (18x24 cm) sanguinò.
    Il medico chiamato per seguire l’avvenimento non poté raccogliere del sangue perché era già coagulato. Erano presenti una dozzina di persone La voce disse: “Io ritornerò ancora e il medico completerà il suo esame”. Furono preparate delle provette per un eventuale ripetersi del fenomeno.

   Il 15 marzo 1995, verso le ore 17, la stessa immagine del S. Volto ricominciò a sanguinare abbondantemente, tanto che i lineamenti erano appena riconoscibili.

Allorché un quarto della provetta fu piena, una voce disse: “Basta così, la riempirò lo stesso” li medico poté accertarsi che 1/4 del tubo era pieno di sangue. Trascorsi 45 minuti constatò, insieme a dodici testimoni, che la provetta era piena si meravigliò grandemente e non riuscì a spiegare tale fatto. Il sangue raccolto venne esaminato e risultò trattarsi di sangue umano del gruppo AB Rh. positivo. 



Per eventuali approfondimenti rivolgersi a: Paroisse St Jean - BP 65 - Cotonou (Rép. Do Benin) 







 

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venerdì 27 dicembre 2013 23:18

Il Volto Santo di Manoppello, e l’intervista a Heinrich Pfeiffer
religioso, teologo e critico dell’arte tedesco.

Intervista a Heinrich Pfeiffer

di  Piergiorgio Greco per il Sussidiarionet  

Il Volto Santo di Manoppello 

«La Sindone e il Volto Santo di Manoppello sono una sfida

alla ragione umana». Il gesuita padre Heinrich Pfeiffer è cordiale e sorridente come sempre.

Ricorda, nei suoi modi di fare, Benedetto XVI, di cui è amico da tempo: il docente della Pontificia Università Gregoriana, dove insegna Storia dell’Arte cristiana, ascolta in silenzio, parla lentamente, argomenta in modo lineare e razionale.Specie, poi, se si tratta di dedicare un po’ di tempo all’argomento sul quale ha speso la sua vita di studioso: il volto di Gesù. In particolare, padre Pfeiffer è diventato uno dei massimi esperti mondiali della riproduzione del viso di Cristo nell’arte cristiana, a partire dai due oggetti considerati “originali”: la sacra Sindone di Torino, la cui ostensione in questi giorni sta richiamando centinaia di migliaia di fedeli, e il meno noto – almeno per il grande pubblico – Volto Santo di Manoppello, il panno con l’immagine di Gesù custodito nel piccolo paesino in provincia di Pescara, dove papa Ratzinger si è recato in pellegrinaggio il 1° settembre del 2006.Se la Sindone è il telo che ha avvolto interamente il corpo di Gesù nel Sepolcro, il panno di Manoppello, secondo gli studi cui ha contribuito lo stesso padre Pfeiffer, è il fazzoletto posto sopra la Sindone: un’usanza antica riservata a personalità importanti, considerato anche il fatto che è un panno di bisso, un tessuto particolarmente prezioso, che si utilizzava in situazioni del tutto speciali. Si tratta di due immagini di cui la trappista tedesca suor Blandina Paschalis Schloemer, che attualmente vive proprio a Manoppello in eremitaggio, ha dimostrato la perfetta sovrapponibilità, convincendo nel tempo lo stesso Pfeiffer, il cui contributo alla conoscenza del Volto Santo nel mondo è stato decisivo.

Padre Pfeiffer, i due volti sono gli stessi? «Sono assolutamente identici, combaciano perfettamente, come ha dimostrato suor Blandina: la sovrapposizione è di 1 a 1. Dirò di più: i due reperti si leggono insieme: dalla loro sovrapposizione sono stati riconosciuti particolari importanti del volto di Gesù, come la barba, i capelli, le ferite e via dicendo. L’uno, in altri termini, ha bisogno dell’altro per essere letto».Suor Blandina, in particolare, ha individuato almeno dieci punti di perfetta sovrapposizione: «In realtà – spiega il gesuita – sono molti di più, quelli indicati da suor Blandina sono probabilmente i più evidenti. Ma nei lavori di sovrapposizione, vengono a galla sempre nuovi punti di identità».I due reperti sono mai stati accostati fisicamente? «No, in quanto si tratta di oggetti particolarmente delicati, e ogni manipolazione è sempre molto rischiosa. Le sovrapposizioni sono state fatte mediante immagini fotografiche fedeli»

 

.In che anno lei è venuta conoscenza del Volto Santo di Manoppello?

«Era il 1986 quando organizzammo un piccolo pellegrinaggio in Abruzzo insieme ad alcuni amici e colleghi, dopo aver sentito parlare di questo panno. Giunto al santuario, sono rimasto semplicemente impressionato, e ho riconosciuto in quel volto quello della famosa “Veronica”, il panno conservato a San Pietro per secoli, scomparso durante il sacco di Roma nel 1527. Com’è noto, da quando è sparito, viene esposto ogni quinta domenica di Quaresima nella basilica petrina un panno completamente sbiadito, in cui non si vede assolutamente nulla, e questo perché i custodi della basilica, e gli stessi pontefici, avevano l’interesse a non interrompere il flusso di pellegrini che da sempre transitava a Roma per adorare quel volto».Come questo panno sia arrivato a Manoppello è ancora oggetto di studio, e non mancano ipotesi accreditate come quelle del giornalista Saverio Gaeta, che ha ricostruito i vari passaggi e i colpi di scena legati ad una sparizione e una riapparizione del velo che assumono i contorni di un vero e proprio giallo.

Ma che cosa rappresenta il volto di Manoppello?

«Si tratta del volto di Gesù al momento della sua resurrezione, mentre quello della Sindone ritrae Cristo sofferente dopo la sua passione. Entrambi i reperti sono un vero e proprio miracolo che sfida gli studiosi, in quanto sono fatti come se la luce avesse impressionato un supporto ma con due effetti diversi: nel caso della Sindone, come se avesse impressionato un negativo fotografico, in quello del Volto Santo, un positivo».

«Come sia stato possibile, nel caso della Sindone – spiega padre Pfeiffer – lo studio più accreditato rimane quello del professor Sebastiano Rodante, di Siracusa, il quale nel 1978 iniziò una serie di significativi esperimenti, a partire dal sudore di sangue. Le prove furono condotte su calchi, modellati a similitudine del volto sindonico, spruzzati di sudore di sangue, cosparsi di una miscela di aloe e mirra. La presenza di una soluzione di aloe e mirra ha poi liquefatto i coaguli di sangue sulla fronte del calco».

«L’osservazione che i coaguli sulla Sindone – continua lo studioso – non potevano lasciare nessuna traccia sulla Sindone stessa, portò Rodante ad adoperare un telo imbevuto della soluzione acquosa di aloe e mirra. I risultati ottenuti si avvicinavano in modo suggestivo all’impronta sindonica, in quanto fornivano una impronta simile ai coaguli della Sindone. Poi, durante esperimenti fatti anni più tardi utilizzando un negativo fotografico del telo torinese, si sono riprodotte le tracce dell’immagine del negativo sindonico».

«Insomma, la Sindone evidenzia al tempo stesso la natura umana e divina di Cristo, grazie alle macchie di sangue e all’immagine negativa. Quest’ultima, in particolare, per essere realizzata necessita di una fonte di energia, qualcosa che dirige i raggi e, infine, un supporto tipo una diapositiva.

«Stesso discorso vale per Manoppello: si tratta di un’immagine creata in modo anomalo, nel senso che gli studi hanno dimostrato che il Volto Santo non è un dipinto, ma un’immagine fatta con una tecnica assolutamente sconosciuta in tutta la storia dell’arte. Solo con la fede, allora, è possibile spiegare questa energia dentro un corpo morto. Ecco perché i due reperti sfidano la ragione, dimostrando i limiti della scienza».

Una delle cose che colpisce di più guardando i due volti è che la Sindone ha gli occhi chiusi, il Volto Santo li ha aperti: «In realtà – spiega Pfeiffer – non possiamo dire con certezza se la Sindone ha gli occhi aperti perché dipende dalle aspettative che noi abbiamo guardando quel volto: se pensiamo che sia di un morto, li vediamo chiusi, se pensiamo che sia di un vivente, li possiamo anche vedere aperti. È solo una nostra interpretazione».

La Sindone e il Volto Santo di Manoppello sono gli unici panni che hanno avvolto il corpo di Gesù? «No, c’è anche il sudario di Oviedo, in Spagna, e la cuffia conservata a Cahors, in Francia». Il secondo cingeva il volto di Gesù nel Sepolcro mentre il primo, secondo suor Blandina, era il panno utilizzato da qualcuno per asciugare il volto di Gesù ancora sanguinante, come dimostrano le impronte esterne di chi fece pressione sul naso per pulire il sangue e il siero fuoriusciti dal setto nasale.

La cosa sensazionale, al riguardo, è rivelata ancora da padre Pfeiffer: «Su tutti, e non escludo anche Manoppello come potrebbero dimostrare studi ulteriori, è stato rintracciato sangue del gruppo AB positivo, dunque con grande probabilità della stessa persona».

Il papa è stato a Manoppello nel 2006, e molti si aspettavano una sorta di “via libera” definitiva nell’identificazione del Volto Santo con la Veronica, ma così non è stato. Perché secondo lei? «Va detto che i due reperti ancora oggi non mettono del tutto d’accordo l’intera comunità ecclesiale. Penso che Benedetto XVI, da padre di tutta la Chiesa, abbia evitato di alimentare dibattiti interni anche nell’episcopato».

Padre Pfeiffer, un’ultima domanda: lei studia da sempre il volto di Gesù. Quali sono i caratteri di questo volto?

«Il Volto Santo di Manoppello non è solo identico con la Veronica romana, ed esso non costituisce solo un’unica immagine con la Sindone, ma è anche uno dei due modelli fondamentali, rappresenta un prototipo per l’immagine di Cristo. Esiste un tipo classico dell’immagine del volto di Cristo così chiaramente delineato che, se visto anche solo una volta, lo si può riconoscere immediatamente in qualsiasi altra opera. Esso è caratterizzato da una testa alta con un naso lungo, da due bande di cappelli che cadono fino sulle spalle, da baffi e da una barba spesso bipartita. Gli occhi guardano leggermente in alto così da mostrare il bianco del globo oculare sotto la pupilla. Dobbiamo concludere, in contrasto con tanta ricerca degli studiosi dell’arte, che l’immagine di Cristo così individuale deve avere il suo modello. Per la struttura fortemente asimmetrica, il modello è la Sindone, o la Sindone insieme con il Volto Santo di Manoppello. Per gli occhi e tutti gli aspetti più vitali, l’unico modello è costituito dal Volto Santo”.

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da una ricostruzione di Antonio Teseo:

Il Volto della S.Sindone e il Volto Santo di Manoppello sono complementari

Avendo di fronte  una foto ingrandita del Volto Santo di Manoppello, oltre l'immagine sindonica, si comprenderebbe che il flusso sanguigno derivava da un trauma che nel volto di Gesù si trovava sotto la palpebra inferiore dell'occhio destro (è bene ricordare che l'immagine sindonica si è impressionata come se la vedessimo da uno specchio, e pertanto l'occhio che noi vediamo a destra è relativo a quello destro di Gesù). Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite.



Dalla ecchimosi evidenziata si potrà dedurre da quale ferita essa sia uscita la perdita ematica e cioè dal foro lacrimale dell'occhio sinistro. 





Se qualcuno osserva solo la S. Sindone e si troverà a meditare su questa macchia di sangue, non potrà mai capire da quale trauma essa sia fluita. Avendo invece vicino all'immagne sindonica anche una foto ingrandita del Volto Santo di Manoppello, capirebbe che questo alone si era prodotto per la ferita della guancia destra dove fu strappata la barba. Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite. 



Se qualcuno osserva solo la S. Sindone e si troverà a meditare su questa figura che per lui rassomiglia alla parte bassa di una semiorbita oculare con un punto all'interno che rimanda ad una pupilla, forse chiedendo al cardinale di Torino di passargli un sindonologo affinché lo delucidi sulla cosa, quest'ultimo gli dirà che si tratta di un grumo di sangue che si era formato sopra la palpebra chiusa e cadaverica di Gesù. Avendo invece insieme alla S.Sindone anche l'immagine ingrandita del Volto Santo di Manoppello, vedrebbe con i suoi propri occhi, e non con quelli degli altri, che quella figura si adatta perfettamente all'orbita oculare sinistra di Gesù, e che quindi la figura sindonica non è relativa al volto di un cadavere ma di una persona Viva, perché risorta. A mio avviso, le tracce degli occhi che si vedono sulla S.Sindone dipendono dal fatto che il sudario con impresso il Volto Santo e che copriva il Volto di Gesù, fu illuminato nel momento della resurrezione di Cristo, nella parte alta dalla luce direzionale proveniente dal Padre, e nella parte retrostante dalla luce adirezionale proveniente dal Figlio, il quale ne proiettò l'immagine sul lino torinese per farla fissare. Sarebbero dunque questi i motivi per cui l'immagine del Volto Santo di Manoppello è diapositiva e olografica, non spiegabile dalla scienza. Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite.



 

Credente
sabato 22 febbraio 2014 15:32
Miracolo eucaristico in Spagna? 16 ostie nascoste durante la guerra civile, integre dopo 77 anni

Domenica 24 novembre 2013, chiesa parrocchiale di Moraleja de Enmedio, un paesino di circa 5.000 anime a sud di Madrid. Il vescovo Joaquín María López de Andújar ha fatto la comunione con un’ostia consacrata il 16 luglio 1936, due giorni prima dell’inizio della guerra civile spagnola e festa della Madonna del Carmelo. “Il sapore che ho provato è come se fosse stata appena preparata” ha detto. 

Si tratta di quello che alcuni considerano un miracolo eucaristico, altri più semplicemente un “evento straordinario”:  ovvero 16 ostie consacrate che risultano intatte, come “nuove”, dopo ben 77 anni. E questo dopo essere state nascoste dalla furia dissacratoria delle milizie Repubblicane prima sotto terra, nell’umidità di una cantina, poi negli anfratti di un solaio, in una pisside tutt’altro che a chiusura stagna, quindi per anni a contatto a con gli agenti atmosferici e avendo subito sbalzi notevoli di temperatura. 16 ostie che sono le rimanenti di un gruppo di 100 e che ora giacciono al sicuro nel tabernacolo della chiesa di Moraleja de Enmedio. 

“Quello che è sorprendente – ha detto il vescovo - è che sia la piccola pisside  che il panno che la ricopriva, si sono deteriorati, ma le ostie no”. 
Attorno a questo fenomeno è fiorita la devozione così come sono molti i racconti di grazie ricevute e altri prodigi o “anomalie”. Una è riconosciuta anche dagli storici: nessun abitante di Moraleja è morto durante la guerra civile e il Paese non è scampato ai bombardamenti, ma le bombe che sono cadute non sono esplose.

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martedì 11 marzo 2014 11:29

Una scienziata atea certifica un miracolo




Jacalyn DuffinL’articolo apparso recentemente sul sito internet della “BBC” è davvero interessante. L’autrice è la dott.ssa Jacalyn Duffin, prestigiosa ematologa e storica della medicina canadese, già presidente della Association for the History of Medicine and Canadian Society for the History of Medicine.


Nell’articolo ha parlato della canonizzazione di Marie-Marguerite d’Youville (1701-1771), una religiosa canadese, fondatrice della congregazione delle Suore della Carità, che ha dedicato la sua vita ai poveri e agli ammalati. La dott.ssa Duffin è stata determinate nell’appurare un miracolo avvenuto ad una giovane donna canadese, molto devota a Marie-Marguerite, affetta da leucemia mieloide acuta, la forma di leucemia più aggressiva che esista, che permette una sopravvivenza al massimo di due anni.


Il Vaticano si avvale sempre dei cosiddetti “testimoni ciechi“, ovvero medici e scienziati chiamati a formare un rapporto senza sapere che il materiale che stanno analizzando è parte di un processo di canonizzazione. Infatti nel 1986 la Duffin ha osservato al microscopio un campione di sangue di questa paziente, trovando una cellula di leucemia mortale e concludendo che la paziente doveva essere morta. Invece, «ho scoperto che lei era ancora viva, circa sette anni dopo il suo calvario», incredibilmente senza alcun sintomo o trattamento. La paziente aveva avuto una remissione dei sintomi, poi una ricaduta durante la quale ha fatto appello a d’Youville per la sua guarigione, ed in seguito una seconda remissione. Un evento mai verificatosi.


Dopo aver saputo che il suo rapporto sarebbe finito in Vaticano, «sono stata invitata a dare testimonianza della mia relazione a un tribunale ecclesiastico. Preoccupata per questa importante richiesta ho presentato alcuni articoli della letteratura medica sulla sopravvivenza nella leucemia»Papa Giovanni Paolo II ha canonizzato d’Youville il 9 dicembre 1990 e la scienziata è stata invitata a partecipare alla cerimonia. «In un primo momento», ha raccontato,«ho esitato non volendo offendere nessuno, io sono atea e mio marito è un ebreo. Ma in Vaticano si sono mostrati felici di includere entrambi alla cerimonia. Un momento indimenticabile».


Nel fascicolo completo del miracolo, la studiosa ha trovato i registri ospedalieri, le trascrizioni delle testimonianze dei medici e della paziente, compresa la sua relazione e gli articoli che aveva lasciato al tribunale ecclesiastico. Venti anni dopo, in seguito a molti viaggi nell’Archivio Vaticano, Jacalyn Duffin ha pubblicato due libri su medicina e religione, analizzando 1400 miracoli, la cui maggior parte «ha visto coinvolta la scienza e la testimonianza dei medici. Ho mostrato che la Chiesa non ha mai ignorato la scienza nelle sue deliberazioni sopra il miracoloso». Anche la conclusione dell’articolo è molto bella e vale la pena riprenderla interamente: «Sebbene io sia ancora atea, credo nei miracoli, nelle cose meravigliose che accadono per le quali non possiamo trovare alcuna spiegazione scientifica. Quel primo paziente è ancora vivo circa 30 anni dopo il suo attacco di leucemia mieloide acuta e non posso spiegare perché. Lei può».


In un articolo del 2011 Jacalyn Duffin ha affermato che «gli atei onesti devono ammettere che nei miracoli accade un fatto scientificamente inspiegabile». Un’affermazione molto simile a quella del Premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier il quale, dopo aver analizzato i miracoli avvenuti a Lourdes, ha affermato«Io non mi spiego questi miracoli, ma riconosco che vi sono guarigioni non comprese allo stato attuale della scienza. Quando un fenomeno è inspiegabile, se esso esiste veramente, non serve nulla negarlo». La testimonianza della Duffin è un omaggio al rigore e all’oggettività della Chiesa nell’esaminare i casi miracolosi, tanto da avvalersi del contributo di scienziati non cattolici e addirittura atei.



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mercoledì 9 aprile 2014 14:37
Fenomeni mariani inspiegabili


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mercoledì 9 aprile 2014 14:53
Fenomeno mariano in Costa d'Avorio (Africa) 20 aprile 2011

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lunedì 19 maggio 2014 18:18




Suora 97enne muore, compare la
scritta "Maria" sul braccio

A Bassano fonti mediche confermano una strana discromia ma i carabinieri smorzano: "Sono segni non recenti"

In provincia di Vicenza una suora di 97 anni è morta all'ospedale di Bassano del Grappa e sul suo braccio sarebbe comparsa la scritta "Maria". Sono state le sue consorelle, che l'hanno assistita fino all'ultimo ad annunciare la notizia ripresa da "Il Gazzettino". Ma i carabinieri, inviati ad indagare dalla Procura, hanno smorzato: "Si tratta di segni non recenti".

Il dermatologo non aveva certezze - Fonti mediche avevano confermato la presenza di una discromia cutanea sul braccio: cioè un'area di colore differente sulla pelle che pareva formare la scritta "Maria". Nessuno però poteva confermare che di tale "scritta" non fosse già presente prima del decesso della religiosa, suor Giuseppina. Anche il dermatologo chiamato a consulto ha solo confermato la presenza della singolare area discromica sull'arto della defunta.

I carabinieri spengono il caso - Sono stati i carabinieri a gettare acqua sul fuoco: la scritta "Maria" sul braccio di suor Giuseppina non è recente. I militari di Bassano del Grappa sono intervenuti su mandato della Procura di Vicenza allertata dal medico legale dell'ospedale bassanese. I carabinieri hanno scattato fotografie del braccio e delle lettere apparse, indicando che le stesse avrebbero "origine pregressa".

Il vescovo non aveva commentato - La Diocesi di Vicenza aveva scelto il riserbo sulla notizia. Mons. Beniamino Pizziol, attraverso il suo portavoce, ha detto di "non avere elementi per giudicare l'episodio". Per concludere ha anche ricordato suor Giusppina come "una donna di preghiera che ha vissuto intensamente la propria fede".

Ma la superiora insiste: "Non è opera dell'uomo" - "La parola 'Maria' sul braccio di suor Giuseppina l'abbiamo vista bene, ce l'ho ancora impressa nella mente. Prima della sua morte non c'era". La madre superiora del convento delle "Figlie di Sant'Anna" a Bassano non desiste, anche dopo l'esame dei carabinieri. "Un miracolo? Sicuramente non è opera dell'uomo - continua -. Non possiamo dire altro al momento. se il Signore vuole che attraverso suor Celsa, come noi la chiamavamo in convento, avvenga qualcosa, ce lo farà sapere".


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venerdì 27 giugno 2014 22:17
Impressionante canto angelico durante la Messa di Padre La Grua

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sabato 20 dicembre 2014 23:22
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Uno dei più Potenti Uragani della Storia
si Ferma ai Piedi della Madonna! (FOTO)

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Anche se gli uomini spesso profanano sia Gesù che Maria, la natura riconosce la propria appartenenza rispettando questa Statua della Vergine Maria a New York.

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Infatti il 30 ottobre 2012 un ciclone post-tropicale, soprannominato Sandy, ha investito tra gli altri lo Stato di New York, portando con sè allagamenti, blackout, devastazione e morte. Secondo i metereologi, con le sue raffiche di vento a 154 km/h e il suo  diametro di azione di 1850 km, è stato il più grande uragano della storia e il secondo più distruttivo dopo Katrina.

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Nello stesso Stato di New York, precisamente a Queens, si è sviluppato un pauroso incendio che ha distrutto un’ottantina di case. Ma nel quartiere di Breezy Point, fra le macerie di una chiesa e la davastazione circostante è rimasta illesa la statua della Madonna della Medaglia miracolosa.


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