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Ultimo Aggiornamento: 07/02/2019 12:12
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15/12/2011 23:30
 
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Ricercatori italiani:

la fede ha un grande ruolo protettivo sulla psicopatologia

Uno studio sulle condizioni post-traumatiche degli abitanti de L’Aquila, a seguito del sisma del 6 aprile 2009, è stato presentato in anteprima durante le Giornate Pisane di Psichiatria e Psicofarmacologia Clinica organizzate da Liliana Dell’Osso e Giulio Perugi. I ricercatori si sono basati sulle diverse reazioni umane a eventi traumatici di gravità estrema, esattamente come può essere un terremoto. Ne ha parlato Il Riformista in un articolo intitolato: “Per la scienza la religione rende più forti”.

«Dai risultati che abbiamo avuto dai test sulla spiritualità emerge che la fede riveste un grande ruolo protettivo nei confronti della psicopatologia», spiega la prof.ssa Dell’Osso, guida della prestigiosa Clinica Psichiatrica dell’Università di Pisa. I risultati quindi corrispondono a quelli raggiunti dallo studio pubblicato qualche mese fa sull’American Psychologist, prestigiosa rivista dell’American Psychological Association (APA), dove si dimostrava come il coinvolgimento religioso «aiuta a ridurre l’ansia, la depressione e l’abuso di sostanze stupefacenti, promuovendo uno stato di benessere» (cfr. Ultimissima 7/3/11). Riteniamo che una spiegazione di questi risultati possa essere individuata nelle parole che Benedetto XVI ha scritto nell’enciclica Spe Salvi, e cioè che per i cristiani è Dio stesso «il fondamento della speranza. Non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. Il suo regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai, il suo regno è presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge». Così «il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino».

 

LA MALATTIA NON E’ GENETICA. La specialista rivela anche che dallo studio (in parallelo a quello svolto a 20 giorni dal crollo delle Torri Gemelle di New York) emerge come la malattia non è una questione genetica, cioè, «possedere nel proprio DNA un dato gene non significa possedere la malattia a lui associabile, ma servono dei fattori scatenanti in grado di attivare la componente genetica. Fattori ambientali e agenti patogeni ai quali ciascun individuo è esposto nella sua vita dal momento del concepimento e che, nel 90% dei casi, fanno la differenza». Sono dunque i fattori ambientali i responsabili della malattia e non tanto la genetica con cui l’uomo è creato.

CONSEGUENZE DEL DIVORZIO SUI FIGLI. La Dell’Osso ha parlato anche dei tanti eventi stressanti precoci, i quali finiscono per creare una sorta di cicatrice, uno stato di vulnerabilità, sul cui terreno eventi tardivi innescano numerose malattie psichiche. E cita così i diffusissimi casi della sfera affettiva, come le conseguenze del divorzio dei genitori, che porta i figli a «sprofondare nella depressione. Il divorzio dei genitori diventa così una vera e propria ferita momentaneamente rimarginata, ma pronta a riprendere a sanguinare nel caso ci siano nuove rotture».

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