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CASI PARTICOLARI DI PAPI CONTESTATI

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2016 08:15
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29/05/2011 20:59
 
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.        Verso la verità storica                                              
.        Le fonti cattoliche dell’Archivio Segreto Vaticano
a.  I principi della politica estera vaticana
b.  Il Concordato di  Pacelli  con il Reich
c.  La politica vaticana verso il razzismo
         L'enciclica Mit brenneder Sorge
d. Il Silenzio di Pio XII                                
.        Conclusione     
 
tratto da  
                              Le fonti cattoliche dell’Archivio Segreto Vaticano.

a. I principi della politica estera vaticana.

...., è grazie all’opera di P.Blet, R.Graham, A. Martini e B.Schneider che tutti i documenti pontifici inerenti l’Olocausto e la seconda guerra mondiale sono stati portati alla luce, consentendo di avere un panorama storico-critico fondato.
Innanzitutto, bisogna considerare l’atteggiamento verso gli stati totalitari della diplomazia vaticana : il totalitarismo non significava una rinuncia ad una politica estera vaticana presso tale stato, ma finché da questo non venivano contestate o abolite norme cattoliche, la questione se cominciare, continuare o interrompere l’attività di politica estera con quello stato o regime era una questione di opportunità, in quanto il fine principale era rappresentato dalla possibilità di svolgere un’azione pastorale di cura d’anime. Inoltre, non va sottovaluto relativamente all’epoca, che la mancanza di mezzi adeguatamente efficaci e la frequente difficoltà di calcolare le conseguenze, principali e collaterali, per l’intera chiesa mondiale rappresentavano il caratteristico dilemma della politica estera vaticana nei confronti di questi stati, ostili da un punto di vista della normatività e della prassi . D’altronde, il poter mantenere relazioni diplomatiche, significava per il Vatic ano una certa possibilità di intervenire e continuare a mantenere contatto con le Chiese locali. 

Viceversa, non essendoci relazioni diplomatiche con l’Unione Sovietica, lì la Chiesa non potè far nulla, non avere notizia di nulla, salvare nessuno.
La massima della politica estera vaticana del periodo che va dal 1922 al 1945 può essere condensata nella storica frase di Pio XI del 24 maggio 1929: “Quando si trattasse di salvare qualche anima, di impedire un maggior danno delle anime, ci sentiremmo il coraggio di trattare con il diavolo in persona”. Una frase molto forte, che fa emergere l’atteggiamento complessivo della Chiesa, soprattutto nei confronti del problema ebraico, visto come problema eminentemente umanitario.

b. Il Concordato con il Reich: un esempio della politica difensiva della Chiesa minacciata.

Il primo problema concreto da affrontare, e che Kung e Rossi sottolineano, è il concordato del Reich, tanto avversato. La Santa Sede, secondo le conferme venute dagli studi storici del 1969 e del 1972, e confermanti le notizie fornite da Rober Leiber nel 1963, non aveva avuto alcun ruolo nell’ascesa al potere di Hitler nella primavera del 1933. In merito alla nomina di Hitler a cancelliere del Reich, avvenuta il 30 gennaio 1933, l’ordinanza di emergenza del 28 febbraio e le elezioni al Reicstag del 5 marzo, non vi sono compromissioni né dell’episcopato tedesco, né del cardinale Pacelli, già nunzio a Berlino dopo la guerra, né della Santa Sede . Per quello che riguarda il sì del Partito del Centro alla legge sui pieni poteri e al comunicato, di poco successivo della conferenza episcopale di Fulda, in cui molti studiosi, secondo l’interpretazione comunemente data, avevano visto il contemporaneo cedimento dei centristi e dei vescovi al nazionalsocialismo perché con lo sguardo a l Concordato del Reich che si andava delineando, per cui la dittatura veniva barattata con concessioni politico-culturali, non vi è affatto conferma dalle fonti : il sì del centro del 23 marzo non era vincolato al concordato del Reich, mentre la presunta ritrattazione degli annosi divieti da parte della conferenza episcopale del 28 marzo nei confronti del nazionalsocialismo era al condizionale : non fu fatta alcuna pressione da parte della Nunziatura di Berlino, né tantomeno da parte del Vaticano.

  L’errore cardinale fu commesso da mons. Kaas, che giudicò molto ottimisticamente la dichiarazione fatta da Hitler il 23 marzo, favorevole al cristianesimo e alla chiesa. Il susseguente sì del centro ai pieni poteri costrinse la conferenza episcopale a revocare “sub condizione” i precedenti divieti dei vescovi verso il nazionalsocialismo. Così, questi eventi, posero il Vaticano in posizione obbligata quando il vicecancelliere cattolico Franz Von Papen si presentò il 10 aprile a Pacelli, cardinale segretario di stato, con l’offerta di chiudere un concordato . Nei fatti, le offerte, fin da principio, contenevano molte proposte allettanti, in maniera economica e di istruzione. 
Negli ambienti vaticani c’era la convinzione che il potere di Hitler, totalitario, sarebbe durato a lungo, con possibili effetti disastrosi per la Chiesa tedesca, e per tale motivo non si volle rifiutare questa offerta di trattativa. Pacelli era pessimista, e si preparava ad una lunga durata del Terzo Reich, ma non si illudeva più di tanto . Solo Pio XI, per un breve periodo, pensò di poter trovare in Hitler un baluardo verso il comunismo , ma dopo il ricevimento del vescovo di Osnabruck, oscillava nel giudizio sulla situazione interna della Germania tra il moderato ottimismo e il pessimismo più radicale, anche se sembrava inclinare più al pessimismo.
 
Verso la fine di agosto, in missive riservate, il Papa censurò la persecuzione degli ebrei in Germania con parole molto aspre, come un’offesa «non solo alla morale, ma anche alla cultura ». Per cui la dimensione che si prospettava dei pericoli in Germania per la Chiesa spinse il Vaticano ad essere disponibile alla trattativa, anche perché, con l’ordinanza di emergenza del 28 febbraio e la legge sui pieni poteri, Hitler aveva creato le basi per lo stato nazionalsocialista. In qualunque momento il governo avrebbe potuto derogare dalla costituzione, e la chiesa era indifesa anche dal punto di vista del diritto. Essa, quindi, era necessita al Concordato, all’accordo con il “demonio”, che sostanzialmente avrebbe rispetto questo accordo in quanto tale. Per cui, agli occhi della Santa Sede, il concordato con il nazifascismo era un’arma difensiva, a differenza dei patti lateranensi. Chiaramente, in Italia la Santa Sede era più ascoltata, poteva intervenire maggiormente, e lo stato f ascista costretto ad accontentare il Papa, anche a malavoglia: cosa non possibile in Germania, dove era necessario garantirsi “il minimo” per la sussistenza.

La genesi fu tormentatissima, con la collaborazione di Pacelli e Kaas, nel frattempo trasferitosi a Roma, dopo essersi dovuto dimettere il 6 maggio da presidente del Partito del Centro, dopo una prima fase di trattativa da parte di von Papen. Partecipò alla fase di emendamento anche l’episcopato tedesco . 
L’ultima discussione avvenne in Vaticano, alla presenza di von Papen, dell’arcivescovo di Friburgo Grober, e di Pacelli, tra il 30 giugno e il 2 luglio, quando il testo del Concordato preparato non fu approvato da Hitler, che voleva prendere tempo. Così fu inviato a Roma il ministero degli interni del Reich, e il dirigente Buttmann. Nel frattempo, alla fine di giugno, il quadro politico tedesco era decisamente peggiorato : i sindacati erano stati sciolti, sia quelli socialisti che cristiani, il Partito Socialista fu soppresso il 22 giugno, mentre il 25 giugno furono arrestati 2000 rappresentanti della BVP, tra cui 200 sacerdoti, per accellerarne lo scioglimento, che avvenne il 4 luglio, insieme alla DVP, liberale, mentre la DNVP si scioglieva il 27 giugno e il partito di Stato (DDP) il 28 giugno. Il partito del Centro, ormai, era alla fine, e Bruning il 29 giugno ne aveva dovuto preannunziare lo scioglimento: cessava così in Germania, sotto la spinta del governo hitleriano , anche la parvenza di un regime parlamentare. Forte di questo fatto, Hitler spinse per un concordato a lui più favorevole, ed esautorò il Von Papen che ormai non gli serviva più. 


continua
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Lu 12,42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà A CAPO della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
 
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