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CASI PARTICOLARI DI PAPI CONTESTATI

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2016 08:15
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18/05/2011 12:58
 
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Clemente Romano, vescovo di Roma (circa anno 100 d.C)

Spesso si contesta il fatto che i primi vescovi di Roma non fossero affatto investiti di alcuna autorità su altre chiese, e che quindi tali vescovi succedutisi nella sede romana, non fossero nemmeno consapevoli di avere un ruolo di guida su altre comunità cristiane.


Ma si possiede un importantissimo documento: la lettera di Papa Clemente I ai Corinti, scritta sul finire del primo secolo, pervenutaci sia attraverso il Codice Biblico Alessandrino (V sec.), sia attraverso il Codice Greco 54 (XI sec.), custodito a Gerusalemme.

Ecco i fatti specifici in esso narrati e che possono dissipare i dubbi addotti sul ruolo dei vescovi di Roma.

 Nella comunità di Corinto alcuni fedeli avevano sollevato una sedizione contro i capi della Chiesa locale e l'eco di tali disordini, sfociati nella ingiusta rimozione di alcuni presbiteri, era arrivata sino alla Chiesa di Roma, che stava subendo la persecuzione di Domiziano. La lettera di Clemente I si riferisce proprio a questa persecuzione, da poco terminata quando il Papa mette mano allo scritto, per giustificare il fatto di "aver troppo tardato a dirimere alcune questioni che sono in discussione tra voi". Come potrebbe dirimere alcunché - ci domandiamo chi non ha la necessaria autorità? E perché mai dovrebbe farlo il vescovo di Roma, se ha già i suoi bravi problemi dovuti alle continue persecuzioni? La Chiesa di Corinto, oltretutto, si trovava molto lontana da Roma, ma evidentemente il Papa avverte il suo intervento come un dovere. Dovere che, a nostro avviso, nasce dalla consapevolezza di sedere sulla cattedra di Pietro e di possedere, per ciò stesso, una indiscussa autorità sulla Chiesa universale.

Sta di fatto che Clemente, vescovo di Roma, sicuro di essere ascoltato, sente il diritto - dovere di intervenire e  richiama all'ordine i ribelli ammonendoli, ricordando loro la responsabilità che hanno di fronte a Cristo in questi termini: "Ma se qualcuno non obbedisce a ciò che per nostro tramite Egli [Cristo] dice, sappiamo che si vedrà implicato in una colpa e in un pericolo non indifferente. Noi però saremo innocenti di questo peccato".

Il richiamo all'obbedienza da parte del Papa è significativo al pari delle minacce spirituali riservate a chi disobbedisce. Siamo di fronte, indubbiamente, ad un gesto di correzione fraterna da parte di chi deve confermare i suoi fratelli nella fede, ma anche alla consapevolezza della propria responsabilità sulla Chiesa intera.
E' significativo il fatto che Corinto si trovava molto più vicino ad altre note Chiese, ma nessuna di esse è intervenuta per mettere fine alla diatriba. Mentre è intervenuto proprio solo Clemente da Roma, il quale tra l'altro si scusa per essere intervenuto con qualche ritardo a causa delle persecuzioni in corso a Roma in quel periodo.
Da Eusebio di Cesarea (Historia Ecclesiastica, IV, 23, 11) sappiamo che tale avvertimento pontificio venne accolto, ascoltato e messo in pratica, con ciò confermando l'autorità normativa e disciplinare di chi aveva pronunciato tale monito.

Che importanza ha per noi questo documento? Enorme.
     Se da un lato ci dimostra che sin dalle origini e persino in comunità fondate direttamente dagli apostoli (Corinto) esistevano dissidenti, d'altro lato questa epistola riveste il valore di prova che alla Chiesa di Roma e al suo Vescovo veniva riconosciuto il Primato sia giuridico che di governo rispetto alle altre chiese.” (cfr, Il Timone di Settembre ’99, Gianfranco Nicotra)


[Modificato da Credente 18/05/2011 15:27]
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Lu 12,42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà A CAPO della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
 
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