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PERSECUZIONI CONTRO I CREDENTI IN CRISTO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2023 12:13
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25/06/2013 23:37
 
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CENTRAFRICA, L'ALLARME DEI VESCOVI PER IL PERICOLO ''ISLAMIZZAZIONE'' 
Il drammatico appello della conferenza episcopale mentre 500mila persone rischiano di essere ridotte alla fame entro la fine dell'anno

DAVIDE DEMICHELIS
ROMA
Cinquecentomila persone rischiano di essere ridotte alla fame entro la fine dell’anno, nella Repubblica Centrafricana. Lo ha reso noto l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari in un rapporto pubblicato il 21 giugno.

La carestia è dovuta soprattutto alla guerra e ai saccheggiamenti di cui si sono resi colpevoli i soldati della Seleka, la formazione che oggi controlla il governo nazionale. “Per scongiurare questo rischio stiamo distribuendo semi di arachidi, mais, sesamo ed altre sementi a 85 gruppi sparsi in sette diocesi”.

Padre Elysée Guedjandé è il responsabile della Caritas nazionale della Repubblica Centrafricana, che ha subito molti attacchi da parte di cellule impazzite di soldati governativi (ad esempio, il furto di 22 auto). Ma continua ad operare in tutto il Paese, nonostante le condizioni di sicurezza siano ancora molto precarie. Il 19 giugno ad esempio, un gruppo di soldati di Seleka, si è recato presso l’Ufficio governativo della Sicurezza Sociale della capitale, Bangui, ed ha portato via quattro veicoli.

Erano militari governativi, che però sostenevano di vantare dei crediti con il presidente Michel Djotodia, insediato con il colpo di Stato del 24 marzo scorso. Gli uomini armati che si impossessano di questi mezzi, spesso sostituiscono le targhe con scritte quali “Ce ne freghiamo della morte” oppure “Che lo vogliano o no arriveremo” e poi circolano liberamente, spesso per saccheggiare i granai o commettere violenze contro le persone. “Le vittime di queste violenze sono quasi sempre cristiani e animisti, e non i musulmani” denuncia padre Elysée. Nel villaggio di Dékoa sono state date alle fiamme 225 case, tutte di cristiani.

La Caritas ha appena finito di ricostruirle e tutti i legittimi proprietari sono tornati nel loro villaggio. Anche nella diocesi di Bangassou sono state bruciate cinquecento abitazioni, ancora una volta di cristiani e animisti. L’Arcivescovo di Bangui, monsignor Dieudonné Nzapalainga, ha promosso una serie di incontri con le chiese protestanti e l’Imam della capitale, per promuovere il dialogo interreligioso.

I vescovi del Centrafrica si sono riuniti dal 12 al 23 giugno, a Bangui, ed hanno inviato un messaggio a tutti i loro connazionali, proclamato oggi in occasione della celebrazione conclusiva dell’incontro presso la cattedrale di Notre Dame di Bangui: “Non si è mai visto un conflitto così grave, lungo e violento nel nostro Paese. Tutto questo risponde a un’agenda nascosta?”.

I musulmani sono meno del dieci per cento della popolazione. Il presidente in carica, Djotodia, quando era a capo dei ribelli e non aveva ancora conquistato il potere, ha scritto una lettera a tutti i musulmani chiedendo il loro aiuto, promettendo in cambio l’islamizzazione forzata di tutta la popolazione.

I vescovi denunciano anche “L’ardore e la determinazione con cui elementi di Seleka hanno profanato i luoghi di culto ed i beni dei cristiani, minando così la coesione sociale dei centrafricani. L’unità del popolo centrafricano è stata messa alla prova dalle azioni di alcuni nostri fratelli musulmani, che noi deploriamo”.

E concludono: “La crisi ci ha fatto correre il rischio di un grave conflitto religioso e di implosione del tessuto sociale, ma noi invitiamo i cristiani ad impegnarsi nella riconciliazione e nella ricostruzione sociale”.

Vatican insider
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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