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Meditazioni per le festività (di Mons.Riboldi)

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2017 21:39
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31/03/2014 08:28
 
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IV Domenica di Quaresima (Anno A)


Un fascio di luce


 Nel 2011 vi sono state le manifestazioni in onore di Renato Guttuso, per il centenario della nascita: un pittore tra i più significativi rappresentanti dell’arte italiana contemporanea, che sulla tela ha anche trasferito il suo impegno politico. E subito si è tornati a parlare del “caso Guttuso”, ossia della sua conversione, in punto di morte, alla fede cattolica, lui comunista dal 1940 e senatore del Pci per due legislature, episodio che aveva suscitato all’epoca polemiche clamorose.


Anche oggi, molti continuano a ‘scandalizzarsi’, quasi fosse un reato entrare nella verità e nella luce della vita, una scelta che squalifica l’uomo. Altri invece si rallegrano, perché lo considerano un immenso dono di Dio.


Ma i più, per grazia, si interrogano seriamente sulla presenza di Dio nella vita, e nel mondo. E così, in un momento di ‘false religioni’, di cecità definite ‘visioni di vita’, di illusioni credute come ‘vere felicità’ o traguardi da proporsi, spunta ancora una volta prepotentemente e per fortuna di tutti, Dio, Luce del mondo.


Leggendo i tanti commenti sulla fede ritrovata, o forse riemersa, di un artista, come di tanti uomini e donne di spettacolo e non, che parlano con sincerità della presenza di Dio nella loro vita, pare di assistere al processo che i farisei fanno al cieco nato, che ha ricevuto la vista da Gesù.


Non vogliono ammettere il miracolo, anche se è sotto gli occhi di tutti.


Al contrario, il modo di testimoniare semplice, quasi sbalordito, del cieco dalla nascita, assomiglia molto alla sorpresa gioiosa di chi ritrova la fede.


Forse, lo stesso Guttuso, se avesse potuto dipingere un quadro nella pienezza della fede ritrovata, avrebbe rappresentato la scena narrata dal Vangelo di oggi, e chissà con quale luce e colori!


La Quaresima provoca anche noi, tutti noi, a rendere consapevole il momento in cui, nel Battesimo, i nostri occhi sono stati accarezzati dal sacerdote, perché si schiudessero alla Luce, che è Cristo.


Chi è un cieco nato? È una persona che non sa cosa sia la bellezza delle creature incontrate; uno che vive senza potere o sapere dare un volto alle persone che gli sono accanto, al cielo che splende sul suo capo, ai colori che formano l’arcobaleno del creato, con cui Dio ha dipinto la sua opera, al fiore che a volte sembra un’opera d’arte. Ma, soprattutto, è uno che non conosce la gioia di poter fissare negli occhi con amore una persona cara. Deve essere una grande tristezza avere gli occhi e non vedere, affidandosi solo all’immaginazione, costretti a camminare per le vie con un bastone tra le mani, indovinando gli ostacoli senza sapere dove siano.


Ma vi è una cecità molto peggiore, nell’uomo che non ha fede, che non conosce Gesù, che è la sola Verità che illumina il mondo, che dà senso ai fatti, spazio all’intelligenza, profondità all’amore, gusto a tutto ciò che siamo e facciamo, affetti compresi. Costui davvero è cieco: che ne sa della Luce, o meglio con quale luce cammina, giudica cose e fatti?


Li conosciamo questi ‘ciechi’, che non vedono la bellezza del vivere, che non riescono a gustare la gioia di essere amati da Dio. Annaspano tra mute ricchezze o piaceri, si agitano nei loro vari ‘fondamentalismi’, che, aggirandosi come fantasmi nella loro vita, rubano loro la serenità, fino a diventare incubi e paure. Gente che non sa vedere la felicità di essere amata da Dio: sono chiusi nel loro egocentrismo, che è la vera cecità dell’anima. Non comprendono il loro vero dramma: il dire sempre di no a Dio che è il solo a meritare il nostro sì.


Non vedono come la violenza sia una tragica ‘potenza’, che crea solo una montagna di morti, di gente che soffre, fino a distruggere chi la promuove.


Non si rendono neppure conto di come il loro parlare sia un bla bla, destinato solo ad aumentare il rumore che è attorno e, soprattutto, non vedono che quella che loro chiamano civiltà è solo una tragica fiera delle vanità.


Chi può rompere questa cecità è solo Gesù, la Luce, come ci narra il Vangelo di oggi. Non sappiamo cosa il cieco guarito da Gesù abbia pensato della bellezza del creato, che finalmente scopriva. Ma possiamo immaginare la nausea di trovarsi di fronte all’ottusità dei farisei che, anziché glorificare Dio, per quanto aveva operato per lui, lo cacciano dalla sinagoga, come un bestemmiatore …


Ma cosa contano i ‘processi’ degli uomini? Sappiamo tutti che i suoi occhi finalmente erano colmi di luce, quando aveva visto il volto di Gesù. E torna da colui che lo ha guarito. Gesù gli chiede: ‘Credi nel Figlio dell’uomo?’. La sua risposta è immediata e profondamente sincera: ‘E chi è, Signore, perché io creda in lui?’. E Gesù gli dice: ‘Lo hai visto: è colui che parla con te’.


Quanto è bella la professione di fede dell’uomo che ora vede, sono parole e gesti che coinvolgono tutto il suo essere: “‘Credo, Signore!’. E si prostrò dinanzi a lui” (Gv 9, 1-4)


Purtroppo se ci guardiamo intorno scopriamo che sono ancora troppi i ciechi tra noi, anche quelli che, seppur battezzati, non vedono più Dio.


Non è un gioco, non è un optional, non è ‘infantilismo’, ‘vedere’ Dio: è allenamento della fede che ci fa andare oltre le realtà che passano davanti a noi. La differenza è che i veri credenti sanno sempre vedere in tutti e anche nei fatti della vita la Presenza di Dio e, nonostante le tante prove, che la nostra povera condizione umana ci costringe ad affrontare, trovano sempre la forza di essere sereni e gioiosi, perché sanno di non essere soli: Dio ha cura di loro, lo sanno, ci credono profondamente. Sono abituati a tenere fisso lo sguardo oltre questa vita terrena, perché si allenano nello spirito a fissare sempre ed in ogni circostanza Gesù. Lo trovano nelle persone che incontrano, in modo particolare in chi soffre ed è povero, e sempre danno fiato alla carità, sicuri di diventare, in Lui, ‘luce che splende’ nel volto della vita.


Dio solo sa quanta gente attende qualcuno che con la sua bontà, la sua attenzione, la sua carità, sappia riportare la speranza e il sorriso nelle prove e sofferenze dei fratelli. Altro che i processi dei farisei!


Ma è necessario dare alla vita il suo vero senso: un cammino in cui Dio ci è vicino e vuole mostrarsi a noi. Per grazia Sua sono ancora tanti i fratelli e le sorelle che, in ogni luogo, manifestano il Volto di Dio, perché Lo hanno incontrato e visto. Sono i tanti ciechi che Dio guarisce. Basterebbe essere presenti ai pellegrinaggi alla grotta di Lourdes o nei confessionali, per vedere quello che si nasconde nelle profondità delle coscienze e dei cuori, che ritrovano ‘la vista’ dello Spirito ed un nuovo gusto nel vivere in pienezza la Grazia e la Parola ricevuta.


Bisognerebbe essere capaci, in questo tempo di Quaresima, di uscire dall’aria soffocante e malsana del mondo, per ‘vedere’ Gesù risorto che si fa vicino, ma ci vuole preghiera sincera, penitenza purificante e carità solidale.


Che il Signore ci aiuti a riscoprire la verità della vita con Dio, come fu per il cieco nato. Forse proprio chi ci è più vicino potrà non capire e in questo caso la storia dei farisei, che è narrata nel Vangelo, si ripeterebbe, ma possiamo ‘barattare’ la gioia di incontrare e vivere per il Signore, per un quieto vivere, che è solo cecità? Dio ci aiuti.


 


Antonio Riboldi – Vescovo


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