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EVOLUZIONE E STRUTTURA NEL GENESI BIBLICO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2021 17:56
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29/08/2010 13:55
 
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INTRODUZIONE


False teorie scientifiche sull'origine del mondo e dell'uomo hanno condotto ad errori nell'interpretazione dei primi capitoli della Genesi, e questi errori, hanno condotto a presentazioni inesatte delle Encicliche Papali scritte per correggerli.

Quando delle interpretazioni erronee di brani della Sacra Scrittura sono rimaste in circolazione per molto tempo, c'è una tendenza fra i commentatori, che le hanno adottate, a considerare ogni tentativo d'affermare la vera interpretazione come un atto d'aggressione, e perciò si considerano giustificati a condannarlo.

La teoria di Laplace sull'origine del nostro mondo, ora provata falsa, che contraddice in pieno il racconto Mosaico, fu in circolazione per così lungo tempo, e fu così largamente adottata dai commentatori, che ogni tentativo di difendere la narrazione Mosaica, fu denunciato come un errore a cui si diede il nome di "concordismo"; e la Enciclica Providentissimus Deus pubblicata dal Papa Leone XIII nel 1893, per condannare la troppa libertà usata da alcuni commentatori, fu, ed è tuttora, rappresentata come uno statuto di libertà che li esonera da ogni ritegno (1).

La dichiarazione di Sant'Agostino, incorporata in questa Enciclica che «Lo Spirito Santo che parlò per mezzo di loro non ebbe 1'intenzione d'insegnare agli uomini queste cose che non sono utili alla salvezza (vale a dire la natura essenziale delle cose dell'universo visibile)» è stata ripetutamente citata fuori del suo contesto, in favore dell'opinione che noi non dobbiamo cercare la verità oggettiva nel racconto Mosaico della creazione, e che in questa Enciclica è data piena libertà di allontanarsene.

Riportiamo qui, a vantaggio dei nostri lettori, l'intero brano che contiene questa dichiarazione perché essi vedano che non ha il significato che le è stato spesso attribuito.

«In secondo luogo dobbiamo opporci a coloro che, usando in malo modo la scienza fisica, scrutano minuziosamente il libro sacro per prendere gli autori in errore, e per avere modo di screditarne il contenuto. Attacchi di questo genere, riferendosi a questioni d'esperienza sensibile, sono particolarmente pericolosi per le masse, ed anche per i giovani che incominciano i loro studi letterari; perché, se i giovani perdono la venerazione per la Sacra Scrittura in uno o più punti, sono facilmente indotti a rinunciare interamente alla fede.

Non è necessario dimostrare che la natura della scienza, che può essere mirabilmente usata per manifestare la gloria del Creatore se insegnata come si deve, può se male impartita, distruggere fatalmente i principi della vera morale. Perciò una conoscenza della scienza naturale sarà di grande aiuto al professore di Sacra Scrittura per scoprire e confutare simili attacchi contro i libri sacri.

Infatti non ci può essere nessuna contraddizione fra il teologo e il fisico a condizione che nessuno dei due oltrepassi i limiti, e si guardino, come ammonisce Sant'Agostino, "dal fare asserzioni temerarie, e dall'affermare come noto ciò che non lo è". Se nasce un dissenso fra i due, ecco la regola dataci da Sant'Agostino per il teologo: "Qualunque cosa riguardante la natura fisica gli scienziati riescano a provare vera, noi dobbiamo dimostrare che è possibile conciliarla con la Sacra Scrittura e qualsiasi cosa essi affermino nei loro trattati che sia contraria alla nostra Bibbia, vale a dire alla fede Cattolica, noi dobbiamo provare, nel miglior modo possibile, che è falsa, o comunque crederla tale, senza la minima esitazione.

«Per comprendere quanto giusta sia la regola qui formulata, dobbiamo ricordare, anzitutto, che gli autori dei libro sacro, o meglio "lo Spirito Santo, che parlò per mezzo loro, non intese insegnare agli uomini queste cose (vale a dire la natura essenziale delle cose dell'universo sensibile), cose che non sono affatto utili alla salvezza". Quindi essi non cercarono di penetrare i segreti della natura, ma piuttosto descrissero e trattarono le cose in un linguaggio più o meno figurato, o con espressioni che a quel tempo erano comunemente usate, e che in molte occasioni sono tuttora di uso comune anche da parte dei più eminenti scienziati. Il linguaggio comune descriveva in modo originale e proprio le cose che cadevano sotto i sensi; un po' alla stessa maniera, gli scrittori sacri - come ci ricorda l'Angelico Dottore - seguirono ciò che appariva ai sensi, o misero in iscritto ciò che Dio, parlando agli uomini, voleva dire in un linguaggio che essi potevano capire e a cui essi erano assuefatti.

«L'interprete cattolico, quantunque debba dimostrare che quei fatti della scienza naturale che gli investigatori danno ora per certi, non sono contrari alla Sacra Scrittura, bene spiegata; deve tuttavia tenere in mente che molto di ciò che a un tempo fu ritenuto come provato, fu poi messo in discussione e rigettato.

«Può anche darsi che il senso di un brano rimanga ambiguo, e in questo caso dei buoni metodi ermeneutici sono di grande aiuto a spiegarli. Ma è assolutamente sbagliato e proibito restringere l'ispirazione a certe parti della Sacra Scrittura o ammettere che lo scrittore sacro abbia sbagliato. Non si può assolutamente tollerare il sistema di coloro che, per sbarazzarsi di queste difficoltà, non esitano ad ammettere che la divina ispirazione si riferisce solo alle materie di fede e di morale, perché (come essi a torto pensano) nella disputa sulla verità o meno di un brano, si deve considerare il motivo e il fine che Egli ebbe in mente quando parlò. Tutti i libri che la Chiesa riceve come sacri e canonici sono scritti nel loro insieme e in tutte le loro parti, sotto la dettatura dello Spirito Santo; ed è tanto impossibile che l'errore possa coesistere con l'ispirazione che l'ispirazione non solo è essenzialmente incompatibile con l'errore, ma esclude e rigetta nel modo più assoluto la possibilità che Dio stesso, suprema Verità, possa affermare ciò che non è vero.


Papa Benedetto XV


Il 15 settembre 1920, Papa Benedetto XV pubblicò l'Enciclica Spiritus Paraclitus nella quale egli ripete ed elabora la suddetta dichiarazione del Papa Leone XIII. La seguente citazione è tolta da questa Enciclica: «Ma quantunque queste parole del nostro predecessore, Papa Leone XIII, non ammettano dubbio o controversia, ci affligge il trovare, che non solo coloro che non appartengono alla nostra religione, ma perfino i figli della Chiesa Cattolica - e quello che più ci rattrista, perfino ecclesiastici e professori delle scienze sacre - nella loro presunzione o apertamente ripudiano, o per lo meno attaccano in segreto l'insegnamento della Chiesa su questo punto... Ma noi ricordiamo loro ch'essi vanno incontro a gravi conseguenze se trascurano le ingiunzioni del nostro predecessore, o oltrepassano i limiti fissati dai Padri.


Elementi primari e secondari


«Nessuno può pensare che aderiscano a queste limitazioni quegli scrittori che, mentre ammettono che l'ispirazione si estende ad ogni frase, anzi ad ogni singola parola della Sacra Scrittura, nondimeno, distinguendo fra ciò che essi chiamano fattore primario o religioso e fattore secondario o profano della Bibbia, restringono l'effetto dell'ispirazione - cioè la verità assoluta e l'immunità da errore - al fattore primario o religioso.

La loro idea è che nella Sacra Scrittura Dio intende e insegna soltanto ciò che riguarda la religione, e tutto il resto - ciò che riguarda le discipline profane e servono alla verità rivelata come veste esteriore della verità divina - Dio lo permette e perfino lascia alla maggiore o minore scienza dell'autore.

Non sorprende perciò che, secondo loro, occorra nella Bibbia un considerevole numero di cose, riguardanti la scienza fisica, la storia e simili, che non si possono conciliare con il progresso della scienza dei nostri tempi.

«Alcuni sostengono perfino che queste opinioni non sono contrarie a ciò che asserì il nostro predecessore, poiché - essi affermano - egli disse che gli scrittori sacri parlarono delle cose della natura secondo l'apparenza esterna e quindi illusoria. Ma le parole del Pontefice dimostrano che questa deduzione è temeraria e falsa; poiché la sana filosofia insegna che i sensi non possono mai ingannarsi in quanto riguarda il loro oggetto proprio e immediato.

«Inoltre, il nostro predecessore, scartando tutte quelle distinzioni che ai critici piace chiamare fattori primari e secondari, dice senza ambagi che "coloro che pensano che quando si tratta della verità di certe espressioni, non dobbiamo considerare tanto ciò che Dio disse, quanto "perché lo disse" sono molto lontani dalla verità.

Egli inoltre c'insegna che la Divina Ispirazione si estende ad ogni parte della Bibbia senza la minima eccezione, e che non ci può essere nessun errore nel testo ispirato: "Sarebbe affatto empio limitare l'ispirazione solo a certe parti della Sacra Scrittura, o ammettere che gli autori sacri abbiano sbagliato.


Verità relativa e Verità assoluta


«Né meno dissentono dalla dottrina della Chiesa, comprovata dalla testimonianza di S. Girolamo e degli altri Padri, coloro che ritengono che le parti storiche della Sacra Scrittura non si basano sulla "verità assoluta" dei fatti, ma semplicemente su ciò, che loro piace chiamare "verità relativa", vale a dire, su ciò che a quel tempo comunemente si pensava.


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