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SIGNIFICATO DEI VARI TEMPI LITURGICI

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2012 08:42
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05/10/2010 11:40
 
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2. Il giorno liturgico

 

La celebrazione di una festa si concentra in una o più azioni sacre, ma per sè caratterizza tutta una giornata. L’elemento base della divisione del tempo liturgico è il giorno, preso nella sua determinazione cronologica corrente: dalla mezzanotte alla mezzanotte ma in pratica si è tornati alla concezione giudaica dalla sera del sabato alla mezzanotte della domenica. Ciò che differenzia il giorno liturgico da quello profano é l’insieme delle azioni liturgiche compiute dalla Chiesa, allo scopo di santificare lo scorrere del tempo. Queste azioni sono principalmente: il Sacrificio eucaristico e la preghiera pubblica della Chiesa, l’Ufficio divino.

“L’Ufficio divino, secondo la tradizione cristiana, è ordinato a santificare tutto il corso del giorno e della notte per mezzo della lode divina” (C.L. art. 84).

Le diverse “ore” di cui si compone si distribuiscono nella giornata con questo ordine: “Le Lodi, come preghiera del mattino, e i Vespri, come preghiera della sera, sono il duplice cardine dell’ufficio quotidiano, e perciò debbono essere ritenute le ore principali e come tali celebrate.”; durante il giorno le “ore” di Terza, Sesta, Nona, corrispondenti alle ore 9, 12, 15, sono chiamate “ore minori”; Compieta chiude la giornata. L’ora di mattutino è celebrata durante la notte, nelle comunità che hanno il coro; ma essa sarà riformata in modo da poter essere recitata convenientemente nel momento più opportuno della giornata. (C.L. art. 89)

La Messa può essere celebrata in ore diverse, per la comodità dei fedeli. In questi ultimi anni si sono introdotte le Messe vespertine, anche nei giorni feria li. I giorni liturgici in cui non si celebra una festa (del Signore, di Maria, o di un Santo) prendono il nome di “ferie”. Col nome di “vigilia” si intende un giorno liturgico che precede una festa, ed ha nei riguardi di questa ruolo di preparazione. Alcune feste (Natale, Pasqua, Pentecoste,) hanno un’ottava, quasi prolungamento per una settimana della meditazione e della gioia della Chiesa.

La liturgia santifica il giorno con l’ufficio divino, la cui recita è doverosa solo per i sacerdoti ed alcune comunità religiose. Da esso non sono però esclusi i fedeli. “Procurino i pastori d’anime che le “ore” principali, specialmente i vespri, siano celebrate in chiesa con la partecipazione di tutti, nelle domeniche e nelle feste più solenni. Si raccomanda che gli stessi laici recitino l’Ufficio divino o con i sacerdoti, o riuniti tra loro, e anche da soli” (C.L. art. 100).

Il Concilio auspica che si componga qualche piccolo “ufficio”, sullo schema del l’ufficio divino.

Nella pietà cristiana ci sono altre forme semplici per santificare la giornata, nei momenti principali del suo svolgimento. La “Didachè”, libro della fine del primo secolo, prescrive ai cristiani di recitare il Pater al mattino, a mezzogiorno e alla sera. Anche la recita dell’”Angelus”, in questi tre momenti, associa i fedeli ad una comune preghiera nel ricordo dei misteri della Incarnazione e Redenzione (specialmente nella orazione).

 

3. Tempi e feste dell’anno liturgico

 

Il “Codice delle rubriche” del 1960 ha introdotto una divisione più logica dell’anno liturgico, ed una terminologia più significativa. Il documento conciliare prevede la possibilità di una riforma, “conservando o riprendendo gli usi e le disposizioni tradizionali dei tempi sacri, secondo le condizioni della nostra epoca”. Si raccomanda che si “mantenga la natura originale delle feste per alimentare debitamente la pietà dei fedeli nella celebrazione dei misteri della Redenzione cristiana, ma soprattutto nella celebrazione del mistero pasquale.” (C.L. art. 107). E’ opportuno conoscere la divisione dell’anno liturgico secondo il Messale romano attualmente in vigore.

 la C

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