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CON ARTE A LUI CANTATE

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2017 11:59
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03/09/2010 23:01
 
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4.2.2. Uso di strumenti

L’uso degli strumenti musicali pone in evidenza la differenziazione dei ruoli nell’ambito dell’esperienza musicale. E’ un ottimo mezzo per sottolineare la diversità dei doni e dei carismi che, uniti e armonizzati, contribuiscono a far emergere l’immagine di una Chiesa tutta ministeriale in cui, i diversi doni e le diverse capacità e attitudini dei singoli, sono posti a servizio dell’edificazione di tutti. E’ innegabile la portata coinvolgente e responsabilizzante che deriva dall’uso di diversi strumenti musicali, che oltretutto arricchiscono il canto sottolineandone il fraseggio musicale e i contenuti letterari. Una cosa è certa: per utilizzare nel modo migliore questa tecnica bisogna acquisire una certa competenza musicale!1

Un uso tutto particolare degli strumenti musicali è realizzabile nei gruppi di fanciulli, anche in funzione delle celebrazioni liturgiche. I preanotanda della messa dei fanciulli sottolineano questa valenza:

Anche nella messa dei fanciulli “possono essere di grande utilità gli strumenti musicali” (cfr. Musicam Sacram 62), specialmente se suonati dai fanciulli stessi. Gli strumenti sostengono il canto e favoriscono il raccoglimento meditativo dei fanciulli; talvolta esprimono a loro modo la gioia della festa e della lode a Dio2.

Ancora una volta è sottolineata l’occasione di sintesi tra catechesi e liturgia realizzata dalla tecnica musicale.

4.2.3. Facili composizioni

Il documento dell’episcopato italiano Il rinnovamento della catechesi, riflettendo sul servizio degli operatori di catechesi afferma:

Il catechista deve essere un acuto conoscitore della persona umana, dei suoi spirituali processi, della comunità in cui ciascun uomo vive e cresce. (...) Il suo metodo diventa servizio fraterno , in una ricchezza di insegnamenti, di proposte e di suggestioni, che sviluppano e adattano le facoltà spirituali del cristiano, per meglio abilitarlo all’atto di fede. (n. 168)

La catechesi è tutta tesa verso l’adesione e l’espressione personale della fede, una delle sue precipue finalità è suscitare la “redditio fidei”. Il cristiano è chiamato ad interiorizzare e riesprimere (secondo la dimensione profetica) i contenuti di fede che gli sono consegnati. Ciò è realizzabile attraverso una molteplicità espressiva personale che la psico-pedagogia è solita definire come creatività3. La creatività è una dimensione esistenziale della persona umana che, utilizzando integralmente tutte le sue capacità logiche ed emotive, tende ad esprimere la profondità del proprio vissuto in maniera aperta e originale. La creatività contribuisce a “rimodellare” le proprie esperienze e a renderle nuovamente fruibili alla propria coscienza e all’intelligenza degli altri.

La composizione musicale e letteraria rientra nell’ambito della creatività. Certamente l’esperienza di composizione non vuole rifarsi ai canoni della tecnica musicale classica che necessiterebbe profondissima competenza musicale. Si tratta solo di stimolare quei bambini o quei giovani particolarmente dotati ad aprirsi positivamente verso la creazione di un testo letterario e musicale che possa esprimere il proprio cammino di fede, gli slanci, le difficoltà, le attese, la lode, il ringraziamento...

Ogni uomo, almeno una volta nella sua vita, è poeta e musicista. Perché non destare la disponibilità a cantare anche la propria fede? Perché non suscitare occasioni nelle quali i ragazzi tentano di descrivere poeticamente e musicalmente la propria esperienza cristiana?

Senz’altro non tutti saranno in grado di “cimentarsi” in questo tipo di attività, ma per coloro che dimostreranno povere attitudini verso questa espressione sarà comunque utile riconoscersi nell’esperienza di fede che altri riescono testimoniare col canto.

4.3. Tecniche combinate

Con il termine “tecniche combinate” si vogliono designare quelle possibilità che l’esperienza musicale ha di amalgamarsi con altre forme espressive, sublimando la portata comunicativa ed esperienziale. Il canto è già per se stesso la fusione di due forme espressive: musica e parola. La stessa esperienza liturgica è una combinazione di gestualità comunicative (musica compresa) che pongono in azione tutte le potenzialità sensoriali ed espressive dell’uomo4.

4.3.1. Musica e preghiera

Durante un incontro di animazione o di catechesi l’uso del canto come preghiera acquisisce uno spessore tutto particolare. È bene però far notare ai ragazzi­ — prima di iniziare il canto — che si sta vivendo un momento di preghiera. L’abitudine al canto può far nascere una certa assuefazione o superficialità. C’è canto e canto. Il canto che contiene una preghiera deve essere presentato come preghiera, deve essere eseguito come preghiera, deve essere contestualizzato in un clima di preghiera. È molto utile, pertanto, far precedere il canto da una presentazione, che ne spieghi il senso, che lo contestualizzi alla luce del cammino che si sta compiendo o dell’incontro che si sta realizzando. Ma oltre la presentazione, è cosa buona premettere anche un istante di silenzio e di raccoglimento che susciti la disponibilità all’interiorizzazione e alla preghiera5.

Il canto-preghiera può essere contestualizzato in diversi momenti dell’incontro, ma l’inizio e la fine sono le circostanze più adatte.

Funzioni del canto-preghiera all’inizio dell’incontro:

1. Creare un clima di partecipazione ecclesiale e di entusiasmo;

2. Rinnovare la disponibilità all’ascolto della parola di Dio;

3. Introdurre l’argomento che verrà sviluppato durante l’incontro;

4. Invocare lo Spirito affinché l’incontro possa essere proficuo.

Funzioni del canto-preghiera durante l’incontro:

1. Concludere un primo momento o introdurre un successivo;

2. Rilanciare l’impegno all’ascolto;

3. Trasformare in preghiera parte dei contenuti già espressi.

Funzioni del canto-preghiera alla fine dell’incontro

1. Ringraziamento e lode per la realizzazione dell’incontro;

2. Esprimere l’impegno di vivere quanto è stato presentato nell’incontro;

3. Unirsi alle intenzioni di preghiera dei singoli con una acclamazione o un breve ritornello.

1Per qualche nota tecnica circa l’uso di alcuni strumenti musicali rimandiamo ancora a G. DE COURREGES - P. JACOB, o.c., pp. 409-422.

2Sacra Congregazione per il Culto divino, Direttorio per le messe dei fanciulli, n. 32, in Enchiridion Liturgico, Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1989, n. 1270.

3Cfr. F. FALCINELLI, “Creatività”, in: G. FLORES D’ARCAIS (a cura di), Nuovo dizionario di pedagogia, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 19923, pp. 269-274.

4Pensiamo, ad esempio, ad un canto processionale (segno udibile e “riproducibile” vocalmente) che accompagna un movimento (segno visibile) arricchito dall’uso dei ceri accesi (altro segno visibile) e dall’incenso (segno che interpella contemporaneamente la sensibilità visiva [fumo] e quella olfattiva [profumo]). A questo proposito è utile la consultazione di J. ALDAZABAL, Simboli e gesti. Significato antropologico, biblico e liturgico, LDC, Leumann 1988.

5Interessante ma impegnativo il contributo di Felice Rainoldi, Prassi rituali dei giovani e musica per la preghiera, in: SODI M. (a cura di), Giovani, liturgia e musica, LAS, Roma 1994, pp. 227-253.


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CANTATE AL SIGNORE UN CANTO NUOVO, SUONATE LA CETRA CON ARTE E ACCLAMATE (Sal.32,3)
 
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