1. musica con coscienza
Introducendoci nella tematica riguardante l’uso della musica e del canto come tecnica di animazione, è importante chiederci quale sia il rapporto che l’uomo comune ha instaurato con questo mezzo espressivo.
“Musica con coscienza” è il titolo di un saggio di musicologia di Gino Stefani nel quale l’autore propone ai lettori un percorso di riflessione sull’esperienza musicale comune. L’esperienza musicale è profondamente radicata nella coscienza dell’uomo tanto che “a ciascuno di noi l’homo musicus che abita in tutti suggerisce i modi, anzi l’arte, di arrangiarsi in musica”.
Tutti siamo “qualcuno” musicalmente, ma ciò che è importante è porre a servizio della maturazione propria e degli altri ciò che la nostra persona per prima ha sperimentato, interiorizzato, maturato.
E’ bene porre in evidenza che, specialmente il mondo giovanile, è particolarmente stimolato dagli eventi musicali:
La musica, in discoteca o ai festival, costituisce uno dei grandi momenti espressivi della sensibilità giovanile: essa penetra nell’animo dei giovani, evolve con loro, ne libera le energie, li unisce e li identifica; attraverso la musica vengono trasmessi modelli di vita e criteri di giudizio.
Non c’è dubbio che l’esperienza musicale favorisca lo sviluppo della coscienza dei giovani, ma perché tale sviluppo sia positivo è importante instaurare un “rapporto maturo” con la musica e i suoi contenuti, in quanto questa può facilmente diventare veicolo di non-valori, esperienza estraniante, occasione di presa di distanza dalla storia personale, quasi un “nirvana” a portata di mano. A questo si aggiunga la diffusione di presunti generi musicali “satanici” che, sempre più in questi tempi, attraggono l’immaginario giovanile, e non solo giovanile, proiettandolo verso un mondo esoterico e misterioso.
In queste poche affermazione già scorgiamo l’urgenza di accostarsi all’esperienza musicale, certo non con diffidenza, ma con spirito critico e disponibilità positiva e costruttiva. Di fatto è così scontato parlare dell’esperienza musicale che spesso o non se ne parla affatto o si cade in luoghi comuni o in analisi e considerazioni superficiali.
Se l’esperienza musicale vuol diventare mezzo di espressione e di comunicazione della fede cristiana deve essere compresa alla luce della profondità delle esperienze umane che essa determina e del significativo ruolo pedagogico che la musica è altamente in grado di assumere.
1.1. Alla scoperta degli eventi musicali
Non ci stupiamo se osservando il mondo che ci circonda lo scopriamo piuttosto assordante. I rumori della città, delle strade, delle macchine, delle stazioni, dei mercati spesso hanno condotto l’uomo a perdere il senso e la capacità dell’ascolto.
La stessa musica, anche quando è accompagnata da un testo letterario più o meno significativo, rischia di non veicolare più eventi comunicativi. Gli eventi musicali, nella maggior parte delle situazioni, sono fruibili come “sottofondo” durante altre attività e non come mezzi diretti di comunicazione di valori. La musica nei supermercati, nelle sale d’attesa, nelle stazioni, nei mezzi di trasporto esplica proprio questa funzione. C’è chi addirittura trova non solo piacevole ma addirittura conveniente studiare con lo sfondo musicale della radio! Tutto ciò ha talora contribuito a far assumere atteggiamenti superficiali nei confronti della comunicazione musicale.
Questa preliminare constatazione ci conduce ad affermare che se vogliamo utilizzare la musica e il canto come mezzi efficaci di animazione pastorale diviene urgente e imprescindibile proporre agli animatori un cammino formativo che li abiliti a fare un saggio uso del materiale sonoro.
1.2. L’educazione musicale
Iniziamo col chiederci cosa vogliamo intendere per educazione musicale. Con questo termine indichiamo quel cammino di coscientizzazione che conduca a porsi di fronte agli eventi musicali con “coscienza”, nel senso di consapevolezza e in opposizione a superficialità.
L’educazione musicale va concepita su due versanti:
1. Educare “alla” musica, ovvero inserirsi in un cammino che abiliti alla comprensione del linguaggio musicale nella varietà dei suoi aspetti;
2. Educare “con” la musica, ovvero acquisire quelle competenze che permettano di utilizzare la musica come tecnica educativa.
1.2.1. Educare “alla” musica
È bene chiarire il fatto che la musica è una realtà polivalente, essa infatti può essere considerata da diversi punti di vista:
a. musica come pratica sociale complessa: a partire dalle pratiche culturali che utilizzano l’evento sonoro (musica terapeutica, religiosa, magica, di lavoro, da ballo...);
b. musica come linguaggio: cioè come schema di comunicazione che rimanda ad aspetti della realtà extra-musicale;
c. musica come oggetto: cioè come qualcosa da analizzare e capire nella sua struttura ed eventualmente da manipolare;
d. musica come “fare”: cioè come evento “producibile” attraverso funzioni e strumenti diversi;
e. musica come sorgente di messaggi: cioè come fonte inesauribile di comunicazione.
f. musica come gioco: cioè la musica nel suo aspetto ludico e ricreativo;
g. musica come celebrazione: cioè la capacità della musica di realizzare situazioni umane che lancino comunitariamente verso la trascendenza;
h. musica come stimolo ad acquisire atteggiamenti personali e collettivi.
L’educazione alla musica deve passare per la comprensione di queste dimensioni così che sia possibile “entrare” in essa, sentendosi coinvolti in una pratica che è di tutti e coinvolge tutta la persona nelle sue diverse componenti.